L'economia in classe
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L'economia in classe

Come raccontare bene l'economia ai ragazzi. Manuale per educatori e insegnanti

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L'economia in classe

Come raccontare bene l'economia ai ragazzi. Manuale per educatori e insegnanti

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A scuola di economia: 15 incontri, note di metodo e contenuti. I temi dell'economia salgono in cattedra. "L'economia in classe" mette nero su bianco l'esperienza di "Cambiamo registro!", in cui i giornalisti della rivista Altreconomia hanno portato nelle classi delle scuole medie superiori 15 argomenti di stringente attualità. Questo libro raccoglie i contenuti degli incontri ma soprattutto illustra il metodo utilizzato con i ragazzi: i luoghi comuni da sfatare, uno schema narrativo pensato a partire dalle loro esperienze, il momento del dibattito, i materiali a cui attingere. Un vademecum per chi – genitore, insegnante, educatore – vuole affrontare con i ragazzi temi complessi, drammatici, a volte considerati ostici, ma che non possono essere elusi perché toccano la nostra quotidianità. La globalizzazione, la finanza internazionale, la povertà e le disuguaglianze, le migrazioni, il cambiamento climatico, le energie da fonti rinnovabili e la mobilità sostenibile, l'agricoltura biologica, il consumo di suolo, l'acqua "bene comune", il commercio equo e il consumo critico, i viaggi di turismo responsabile, l'informazione e i suoi padroni, l'economia di Internet e dei social network. Gli autori:
Duccio Facchini Giornalista, coautore di "Armi, un affare di Stato" (Chiarelettere) e autore di "Mi cercarono l'anima. Storia di Stefano Cucchi", "Trolls Inc.", "Kenya. Una guida di turismo responsabile" e "Le ragioni del NO" (Altreconomia). Pietro Raitano Giornalista e direttore della rivista Altreconomia. È autore di "Paura del buio", "Rose & lavoro", "Il mestiere della libertà" e "Lo speculatore inconsapevole" (Altreconomia). Luca Martinelli Giornalista, autore di "Imbrocchiamola!", "L'acqua (non) è una merce", "Le conseguenze del cemento", "Salviamo il paesaggio!" e "La Posta in gioco" con Antonio Tricarico (Altreconomia).

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788865162514

Parte 1. Il metodo

Premessa. L’economia in cattedra

“Insegnare è imparare due volte”
Joseph Joubert


IL PUNTO DI VISTA
Nel 2015, quando abbiamo iniziato l’avventura di “Cambiamo registro!”, noi di Altreconomia non ci siamo posti tanto il problema di “che cosa” quanto quello del “come”. I temi infatti erano tutti sotto la luce dell’attualità, ma noi - la redazione - non sapevamo se ci fosse davvero un modo “giusto” - o un unico modo - di spiegare ai ragazzi questioni come la globalizzazione o la finanza internazionale, che non risuonavano nella loro vita quotidiana se non nell’eco dei media.
Perché il recente salvataggio delle banche li riguardava se nessuno aveva il conto corrente in un istituto a rischio? Che cosa gli poteva interessare della filiera di un prodotto equo-solidale o biologico se i loro genitori facevano la spesa al supermercato?
Il “nostro” registro - il cui nome evoca il cambiamento - non poteva dunque che essere quello classico del giornalismo, fedeli alla massima dello scrittore George Orwell: “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire”.
La scelta di fondo - in qualità di cronisti - è stata quindi quella di privilegiare i fatti rispetto alle opinioni, ma senza la presunzione di credere che un racconto possa essere davvero in qualche modo obiettivo, per quanto rispettoso dei fatti, dei tempi, dei numeri. Il nostro faro non è mai stata perciò la “neutralità” o l’“obiettività” ma - se mai, cosa che vale anche per la rivista e la casa editrice stessa - l’indipendenza, ovvero la possibilità di raccontare un fatto o di formarsi un’opinione a prescindere da ogni condizionamento, economico, politico, intellettuale.
Se la nostra professione - a volte vilipesa, e non sempre a torto - obbliga a dotarsi di un punto di vista, noi allora siamo quelli che forniscono un angolo visuale, una posizione (o più posizioni) da cui guardare, spesso scomode. La “notizia” non è quindi solo una novità in sé, ma un modo nuovo di guardare gli avvenimenti, i fenomeni, la quotidianità. Un temporale devastante capitato la settimana prima è un modo per riflettere sul tema dei cambiamenti climatici. I dati del particolato rilevati dalle centraline della zona sono lo spunto per parlare di mobilità sostenibile. La distruzione di un terreno agricolo è la plastica occasione per denunciare il consumo di suolo, ma anche per capire in che rapporto siano la costruzione di nuovi alloggi, la crisi del settore immobiliare e la creazione della cosiddetta “bolla”. Leggendo i fatti - in solido con i nostri principi - siamo allora in grado di capire se un giornale o un altro media possono essere usati come schermo per non vedere la realtà o come cannocchiale per metterla a fuoco; se la nostra posizione attuale ci permette di vedere solo i fatti - una scena nuda - o di scorgerne anche le ragioni, i prodromi, le conseguenze. In ln altre parole guardare il mondo da una prospettiva differente.


GLI OBIETTIVI
Nell’editoriale del numero 189 di Altreconomia (gennaio 2017), il direttore Pietro Raitano, scrive così, prendendo proprio spunto dal dialogo tra un adulto e sua figlia: “L’economia non è solo mercato (e denaro), così [come] il benessere non è solo ricchezza (e quindi, ancora, denaro). (…) A metà dicembre 2016 l’Istat ha presentato il suo quarto Rapporto sul Benessere equo e sostenibile, scontando la consueta disattenzione dei media e della pubblica opinione. Eppure la ricerca (130 indicatori, articolati in 12 domini: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi) racconta molto di noi e delle nostre vite. Certamente si può discutere di tutto, ma il quadro che ne emerge è molto più sfaccettato rispetto all’ossessione per lo ‘zero virgola’ di Pil”.
Qui non si enuncia una teoria, ma si spacchetta una “verità”, o un’informazione che spesso è stata confezionata perché sia consumata dal cittadino così com’è, senza farsi altre domande.
Allora questo è il primo obiettivo, quale che sia il tema (in questo caso l’economia nel suo complesso): battere forte sulla roccia finché non scocchi una scintilla che permetta ai più giovani di accendere la propria curiosità e - a questo lume - di esplorare la realtà, di trovare la propria strada per comprendere i fatti e arrivare alla ragione profonda delle cose e degli avvenimenti, forse l’unica condizione a cui un ragazzo può appassionarsi a temi così complessi.
Fa quindi parte di un primo passo impegnarsi a sfatare alcuni luoghi comuni,per suscitare così una reazione – anche se può polarizzare la discussione-: del resto se molti ragazzi amano vedere i “dietro le quinte”, tanti altri vogliono che sia “confermata” la propria visione del mondo.
Se il primo obiettivo è stimolare lo spirito critico dei ragazzi, il secondo obiettivo è dotarli degli strumenti per poter esercitare questa indipendenza di pensiero: ma che cosa c’è in questo tool kit?
La cassetta degli attrezzi contiene innanzitutto alcune informazioni di base per ciascuno degli argomenti: un glossario per non rimanere attoniti di fronte alle parole sconosciute; una solida piattaforma di pochi concetti e di definizioni a cui attingere via via che ci si addentra in un tema; un contesto storico e una cronologia che collochi sul cammino le pietre miliari della conoscenza di un fenomeno; i numeri e i dati che non possono essere ignorati; la sostanza del fenomeno, i suoi opinion leader, la sua attualità, legata a quello che si può leggere su un giornale o sul web.
Il terzo obiettivo è quello che ci fa entrare mani e piedi nel tema che - di volta in volta - affrontiamo. L’incontro con la complessità, che corrisponde quasi sempre all’incontro con l’“altro”, con l’umano, con il punto di vista altrui, è decisivo. La possibilità di comprendere a pieno un settore economico o la sua dinamica non è infatti correlata alle nozioni apprese ma alla capacità di mettersi nei panni dell’altro - del contadino del Sud del mondo o del risparmiatore etico, del migrante e dell’amministratore pubblico - e di condividerne lo sguardo, le lotte, l’impegno. Un’empatia cognitiva che permette di passare dal senso critico al consumo critico, e di formare nuovi cittadini attivi.


CHE COSA FARE, CHE COSA NON FARE
Non pretendiamo di aver fondato un metodo, ma riportiamo semplicemente alcune osservazioni, che derivano dall’esperienza di questi due anni e che possono aiutare tutti a costruire un incontro o una serie di incontri soddisfacenti. Che cosa è importante fare?
Una regola fondamentale è instaurare un contatto efficace e positivo con l’insegnante di riferimento. Sembra ovvio ma non è scontato, vista la frequente difficoltà dei docenti nel gestire il poco tempo a disposizione. Entrare in una classe preparata fa la differenza, per questo è utile un breve dialogo - anche virtuale - con il professore, la condivisione dell’impostazione, dei materiali e degli strumenti tecnici.
Ma che cosa succede quando ci sediamo - non solo metaforicamente - in cattedra o su un banco? La propria presentazione personale e professionale (e quella di eventuali ospiti) è importante perché rappresenta il primo impatto, il momento in cui gli studenti si predispongono - o meno - all’ascolto: va curata perché non risulti sciatta o poco chiara e possa creare empatia e interesse. Un aspetto importante da sottolineare - almeno per noi - è il ruolo etico del giornalista: così nello stesso modo, qualunque sia la professione, è fondamentale specificare la propria esperienza e prospettiva, l’“angolo” che offriamo ai ragazzi. Mettere in chiaro e spiegare il taglio dell’incontro - in modo non dissimile da quello di un articolo - è il passo successivo. Non stiamo certo parlando di agricoltura per spiegare come si seminano i cereali, ma per capire quali conseguenze abbia il cambiamento del ruolo del cibo da nutrimento a commodity, per fare un esempio.
Alcune cautele sono una buona prassi: gli argomenti di attualità - come rilevano alcuni esperti - sono tra i più difficili da porgere agli studenti, perché sono ancora vivi, non “storicizzati” e tutti - giovani e meno giovani - cercano di definire chi abbia torto o ragione, chi sia un “amico” o un “nemico”. La sfida è qui non cedere alla semplificazione: i ragazzi prendono istitintivamente una posizione, ma noi possiamo fornire loro le informazioni corrette per affrontare la complessità del reale. Questo non significa affatto rimanere neutrali: la maggior parte dei processi economici genera infatti diseguaglianze e disfunzioni che, nella nostra prospettiva, sono da combattere e correggere.
E così via, come apparirà evidente nei singoli moduli.


GLI STRUMENTI TECNICI
Non ci addentreremo nella descrizione degli strumenti tecnici: ci limitiamo a elencare la dotazione minima che utilizziamo come supporto (ma non “al posto di”) al nostro racconto e alla presenza di altri testimoni. Un PC e un proiettore sono quasi sempre indispensabili. Salvo eccezioni infatti, le presentazioni prevedono come accompagnamento o incipit la proiezione di interviste, brani di documentari e altri audiovisivi. Il filo del discorso è mantenuto teso attraverso il succedersi di slide riassuntive o l’avvio di un Prezi, un’evoluzione mobile del powerpoint che permette anche a una persona priva di conoscenze specifiche di approntare una presentazione dinamica e interessante, di mettere in evidenza le gerarchie concettuali, di inserire grafici, tabelle e foto e di passare facilmente da un’immagine all’altra con piena consequenzialità. Ma sono importanti anche gli strumenti più “analogici” e tradizionali, come i libri, le foto, le mappe geografiche o concettuali, che possono essere usati come esempio, inquadramento del contesto, o persino come provocazione, per lanciare il dibattito o la discussione. Lo vedremo argomento per argomento.


IL CONFRONTO
No, il dibattito no! Una buona parte delle ore spese con i ragazzi è dedicata alle classiche “domande” (la prima richiede sempre un po’ di tempo, ma alla fine arriva) e al confronto tra opinioni, conoscenze pregresse, esperienze dirette, discipline diverse.
Il “lancio” del dibattito dovrebbe andare comunque oltre il vecchio “ci sono domande?”. Come per l’inizio dell’incontro il punto di partenza può essere - ad esempio - un’affermazione paradossale, che smentisce e sovverte le abitudini più radicate. La frase di Einstein “Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana” sradica anni di educazione a base di “mangia la carne che ha le proteine” o “che fa buon sangue” e permette di entrare nell’esperienza quotidiana di ciascuno studente. Oppure si può partire da una parola o un’espressione sconosciuta. O da una domanda a cui quasi nessuno sa rispondere correttamente - ad esempio quanta energia rinnovabile si usa in Italia - non per dare un giudizio ma per cercare insieme una “stra...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'economia in classe
  3. Indice dei contenuti
  4. Introduzione
  5. Parte 1. Il metodo
  6. Premessa. L’economia in cattedra
  7. Parte 2. I moduli
  8. Premessa. I macrotemi
  9. I moduli tematici
  10. 1. Globalizzazione e mercati mondiali
  11. 2. Finanza internazionale e debito
  12. 3. Povertà e disuguaglianze
  13. 4. Migrazioni e accoglienza
  14. 5. Il clima che cambia
  15. 6. Agricoltura biologica, filiera corta e gas
  16. 7. L’energia rinnovabile: la transizione
  17. 8. La mobilità sostenibile
  18. 9. Consumo di suolo e difesa del paesaggio
  19. 10. Acqua, diritto o commodity?
  20. 11. Commercio equo e solidale e consumo critico
  21. 12. Finanza etica, denaro responsabile
  22. 13. I viaggi di turismo responsabile
  23. 14. L’informazione, istruzioni per l’uso
  24. 15. L’economia di internet e dei social network
  25. Gli autori