In un mondo di imbecilli
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Informazioni sul libro

Questo è un libro sulle possibilità di sopravvivenza del genere umano. Ma non è il solito volume di stampo ecologista, per cui l'aumento del consumo di combustibili fossili e il conseguente rialzo estremo della temperatura atmosferica provocherà lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari causando inondazioni apocalittiche sulle coste di tutti i continenti e così via. No, qui si parla di qualcosa di ben più serio. Di un problema che il genere umano da sempre si porta dietro, da quando cioè decise di abbandonare nella savana africana pelo e banane e di variegare sia lo stile alimentare che l'abbigliamento per avventurarsi alla scoperta di questo meraviglioso pianeta blu.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788865377932
I quattro pilastri
“Ribadisco che quella guerra era più che giustificata”
(Tony Blair, gran impostore di Sua Maestà)
Benché assai diffusa in ogni ambito della vita quotidiana, l’imbecillità trova la sua massima espressione in quattro campi distinti. In questi essa dà libero sfogo alla propria fantasia, si sviluppa e si manifesta senza pudore, in ogni momento e in ogni dove. Per questo motivo si è ritenuto doveroso definire questi campi come i 4 pilastri fondamentali su cui poggia. Essi sono:
  1. In strada
  2. Il calcio
  3. La televisione
  4. I social network
Questi sono ovviamente i 4 pilastri della nostra epoca, ma va da sé che non è sempre stato così e che non saranno gli stessi per l’eternità. Vi sono stati periodi in cui i pilastri erano solo 3 oppure 5 o più ancora. Ogni tempo storico ha le sue caratteristiche. Non bisogna nemmeno andare tanto indietro nel tempo per trovare altri pilastri: ad esempio negli ultimi decenni del secolo scorso c’era il walkman, che è vero oggi non esiste più, ma unicamente perché è stato soppiantato da altri aggeggi tecnologicamente ben più avanzati. Per i più giovani (ma non solo), erano diffusissime, negli stessi periodi, le sale giochi: un vero e proprio paradiso per imbecilli di ogni genere, in cui si poteva dar sfoggio delle proprie immense incompetenze in ambiti assolutamente inutili della vita quotidiana. Ma con estremo divertimento! Chi delle nuove generazioni sa ancora cos’è un flipper? O un calcio balilla?
I cambiamenti avvengono di sovente in brevissimo tempo. ad esempio, fino a pochi anni fa non si sapeva nemmeno cosa potessero essere i social network, e chissà tra pochi anni quali sorprese ci riserverà il futuro. In fondo la fantasia del genere umano è sconfinata per quanto riguarda possibili nuovi spunti con cui ostentare imbecillità. Sembra quasi che il successo di ogni nuova invenzione sia proporzionale alla sua compatibilità con l’imbecillità.
Noi andremo ora a esplorare questi 4 pilastri che contraddistinguono il nostro tempo presente. Il primo riguarda tutto ciò che avviene sulla strada ed è così vasto che si è reso necessario affrontarlo sotto svariati aspetti. Infatti sulla strada si trovano molti soggetti diversi, ognuno con proprie specificità in ambito di imbecillità. Le peculiarità dell’automobilista non sono le stesse di quelle del motociclista, il quale a sua volta si differenzia nettamente dal ciclista, che prova profondo sdegno se confrontato con un insulso pedone.
1. In strada
La scelta dell’automobile
L’automobile è di gran lunga l’ambito in cui l’imbecillità dà il meglio di se stessa. Sono talmente vaste le situazioni in cui essa si palesa quando di mezzo c’è un veicolo che si può solo cercare di tratteggiarne a grandi linee le più emblematiche, perché elencarle tutte richiederebbe non solo uno sforzo di tempo ed energia spropositato, ma si finirebbe comunque col dimenticarne almeno altrettante di quante ne vengono menzionate.
L’imbecillità si manifesta già al momento della scelta della vettura. Un tempo si ponderavano varie opzioni prima di optare su quell’automezzo che ci avrebbe garantito di poter soddisfare il maggior numero di necessità. Si partiva quasi sempre dalle dimensioni, sia dell’abitacolo che del bagagliaio. Poi si passava inevitabilmente al design, perché l’occhio ha sempre voluto la sua parte. La lista degli accessori dava una specie di euforia incontrollata tanto che inizialmente si accettava senza opporre obbiezioni anche la necessità di installare il gancio traino. Senza dimenticare un’occhiata ai consumi, alle garanzie, ai costi accessori e di manutenzione. Si giungeva così a una cifra sfacciata che imponeva inevitabilmente un passaggio a ritroso con cesoie da giardiniere su tutte le posizioni.
Ecco allora che i consumi si potevano in fondo ridurre scegliendo una cilindrata minore. Nessun rimpianto all’idea che si potevano fare vacanze senza portarsi mezza casa sul carretto e quindi anche il gancio traino non sembrava più così indispensabile come in un primo momento. Improvvisamente molti più modelli sembravano incredibilmente attraenti, in maniera inversamente proporzionale al loro costo. E si ammetteva con se stessi che mai e poi mai avremmo dovuto portare nel bagagliaio un pianoforte a coda. Questo permetteva di accettare il dignitoso compromesso di una berlina con alza-vetri manuali, sedili in simil-plastica, color arancione scuro tonalità pesca marcia (l’unica con uno sconto aggiuntivo) e bagagliaio sufficiente per una borsa da spiaggia e un paio di scarponi.
E si noti bene che quest’automobile avrebbe poi costituito un vanto davanti ad amici e conoscenti per anni e anni. Sì perché una volta il veicolo lo si cambiava quando ormai lui stesso ti pregava in ginocchio di dargli un colpo di grazia e di finirla lì, ché un milione di chilometri dovevano essere un limite ragionevole per imporre un cambiamento. Che avveniva ogni venti o trent’anni circa, sia chiaro.
Oggi è cambiato tutto, perché oggi è l’imbecillità che ci guida alla scelta del mezzo. Anche perché non è più un oggetto che serve a portarti da un posto all’altro. Oggi l’automobile è lo specchio di noi stessi, o meglio, di quello che avremmo voluto essere, o che pensiamo di essere. È l’immagine che abbiamo di noi stessi. Roba da tener occupate generazioni di psicologi a venire.
Ecco allora spiegata la diffusione sconsiderata dei cosiddetti SUV con particolare riguardo alla loro versione più depravata: gli Hummer. Questi, per definizione, sono autoveicoli con caratteristiche da fuoristrada: scopo per il quale assolutamente mai, per nessun motivo al mondo, li si utilizzerà. E già, perché come si può pretendere di avventurarsi su una stradina sterrata di montagna larga non più di un metro e mezzo con un bisonte che ha bisogno di almeno mezzo metro in più da entrambi i lati? Senza contare che la sola idea che un rametto o una pietruzza possa lasciare la sua firma su una portiera è sufficiente per far rabbrividire anche un domatore di coccodrilli.
Perché si sceglie di acquistare un SUV allora? Semplice, perché non c’è il benché minimo motivo valido per farlo! Un SUV è innanzitutto un ingombrante scatolone troppo grande fuori e spesso, molto spesso, troppo piccolo dentro. Infatti erronea è l’idea che un SUV sia un veicolo spazioso, vale anzi il contrario: la comodità, soprattutto nei sedili posteriori, è in genere un dettaglio su cui non ci si è soffermati troppo in fase di progettazione.
Una benna a quattro ruote come questa risulta volutamente pesante. Quindi consuma. Molto. Beve come una spugna. So di gente che ormai non riesce più a chiudere occhio, rosa dal dubbio che il proprio SUV si scoli dei cicchetti di benzina al chiaror della luna piena, nascosto nell’intimità del parcheggio sotterraneo. Così, da fermo. Avvii il motore la mattina e la lancetta del serbatoio è scesa di due tacchette rispetto alla sera precedente quando hai parcheggiato, indice di chissà quali festicciole proibite tra allegri fuoristrada nel cuore della notte. Un po’ come quelle persone che ingrassano di mezzo chilo solo fermandosi un paio di minuti a godere della sublime visione di una vetrina di una pasticceria ricolma di ogni forma di peccato di gola, analogamente questi veicoli consumano mezzo litro solo quando ti avvicini con le chiavi in mano a meno di un metro. Benzina e olio, oltretutto, perché mica si accontentano. Ogni due settimane, giù una bella tracannata di olio rigorosamente raffinatissimo, perché il palato ha le sue irrinunciabili necessità. Olio carissimo, che a volte ti dispiace che lo Champagne non abbia proprietà lubrificanti perché ti costerebbe meno.
Tali locomotive hanno inoltre lo spregevole svantaggio di ridurre drasticamente la quantità di parcheggi agibili, nel senso cioè che permettano non solo di accedervi, ma anche di aprire la portiera e addirittura scendere dal veicolo. Mi è stato raccontato di conducenti che passavano ore e ore in parcheggi pubblici impossibilitati a uscire dalla vettura. Altri che prendevano lezioni serali di contorsionismo per riuscire a evadere dal portellone posteriore. La maggior parte dei conducenti di SUV risolve pertanto questo dilemma nella maniera più odiosa e irrispettosa: occupando due parcheggi e stazionando, col centro del veicolo, esattamente sulla linea di demarcazione con una precisione per nulla lasciata al caso. Peggio ancora, si arrogano il diritto di posteggiare il veicolo nello spazio riservato ai portatori di handicap per poter agevolmente usufruire di uno spazio più ampio, anche se va riconosciuto che in questo caso qualche ragione potrebbero addirittura averla, dal momento che a livello mentale sono sicuramente gravemente deficitari.
Ma non è finita! Che dire della montagna di accessori che traboccano da ogni centimetro quadrato dell’abitacolo? Si comincia dal volante scaldabile, al massaggio shiatsu alla schiena, al sedile che si auto-regola sulla posizione pre-memorizzata e riconosciuta sulla base dell’alito del conducente, agli alza-vetri a comando telepatico, fino al sostegno differenziato del fondoschiena: un meccanismo che registra e interpreta i rumori intestinali e altre contrazioni muscolari del basso addome e al momento opportuno diminuisce il sostegno di una sola chiappa per volta (ognuno può pre-impostare se la destra o la sinistra, a proprio gradimento e discrezione) così da facilitare la fuoriuscita delle riserve gassose in eccesso senza prodigarsi in pericolose torsioni dorsali o quant’altro. Insomma, tutti accessori sicuramente gradevoli e a loro modo anche indubbiamente utili, ma a costi stratosferici, tanto che con lo stesso importo si potrebbero comodamente acquistare alcune tra le più piccole utilitarie in commercio.
Non possono mancare poi i cerchi in lega. C’è chi arriva a rinunciare a due settimane di vacanza (magari già prenotate) in Polinesia in una residenza a 5 stelle tutto incluso pur di potersi togliere lo sfizio di montare, all’interno degli pneumatici, dei ferri di un metallo ignoto e dal design tristemente banale. E già che si parla di pneumatici, che dire della loro misura e dimensione? Che nessuno pensi che questi mezzi vengano accessoriati con insulsi copertoni dalle dimensioni condivise con altri veicoli, che magari – non si osi nemmeno pensarlo – non sono neppure dei SUV! No-no-no, ci vanno delle dimensioni uniche, esclusive, à la carte. Così che, ogni qualvolta si renda necessaria la sostituzione di un solo pneumatico, le azioni in borsa della ditta che li produce si rialzano di un buon mezzo punto. Senza calcolare poi che hanno tutti una lista d’attesa di un paio d’anni come minimo. Insomma, uno deve sapere con un buon biennio d’anticipo se intende bucare una gomma. E poi la manutenzione e i costi di assicurazione. Posso garantire dell’esistenza di alcuni avvocati e notai che hanno abbandonato la loro professione per diventare meccanici di SUV, vista la tariffa oraria nemmeno paragonabile con quanto vergognosamente richiedevano nell’esercizio della loro professione precedente.
Ma il bello di tutto questo è che sin dall’inizio tutto ciò è ben chiaro in testa, fin nei minimi dettagli, a ognuno di quelli che acquistano un SUV. Limpido e cristallino come acqua di sorgente. Nessun dubbio in proposito. Nessun mistero, niente che non si sapesse già. E allora ci si chiede di nuovo: perché?
Il fatto è che, come già accennato in precedenza, l’automobile è diventata oggi lo specchio della propria personalità. Chi acquista un SUV lo fa principalmente perché vuole dare di sé una rappresentazione muscolosa senza assumersi la fatica di dover andare in palestra, tentando così di aggirare nella maniera più ignobile i valori imperituri del quarto principio enunciato nelle pagine precedenti. Ma vi è sicuramente anche la brama di voler apparire arroganti, al limite del costantemente incazzato. Questo per giustificare uno stile di guida di puro egocentrismo: la strada è mia, io ho la precedenza sempre e in ogni occasione, per me le regole stradali sono al massimo dei consigli che posso liberamente valutare se e in che misura seguire. Poi, per la maggior parte degli acquirenti, perché è fondamentalmente la più elevata, e di sicuro l’unica, forma di trasgressione cui pensano di poter aspirare. E infine per il gusto perverso di voler mostrare di essere in grado di poter pagare di più. Molto di più!
Bene, fin qui per quanto riguarda la scelta della vettura. Poi vi è il suo utilizzo ed è a questo punto che esplode la vera imbecillità, perché quanto descritto finora era solo un assaggio, un aperitivo. Qui ci si addentra in un vero e proprio universo dagli infiniti risvolti.
Alla guida
Vi sono persone che sembrano aver frequentato anni di intenso studio in atenei specializzati per apprendere tutti i trucchi atti a migliorare di continuo il proprio grado di imbecillità alla guida. Il loro atteggiamento sulla strada può essere definito molto semplicemente con tre parole: Imbecilli al pascolo. Costoro hanno appreso e mettono continuamente in pratica l’arte di vagare sulla strada senza scopo e senza meta. Più che condurre un veicolo è come se brucassero il catrame. Poi all’imbrunire ritornano al fienile per riposare le stanche ossa, così da essere in perfetta forma il giorno seguente già all’...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Cinque principi universali
  3. I quattro pilastri
  4. Propensioni particolari
  5. Momenti di vita quotidiana
  6. Un po’ di storia
  7. Convivere con gli imbecilli
  8. Una prospettiva per il futuro
  9. Conclusioni
  10. Ringraziamenti
  11. Bibliografia non esaustiva