Riflessioni e verità – Vol. II
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Riflessioni e verità – Vol. II

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Riflessioni e verità – Vol. II

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Informazioni sul libro

Questo secondo libro del filosofo Rocco Messina, d'ordine pessimista, è una raccolta di riflessioni di carattere esistenziale, redatto dopo il corso di studi liberali. L'autore vuole esternare la verità: l'unica, la sola, eterna. Chiarisce, nella sua esposizione, quale sia l'essenza della nostra vita e qual sia il modo migliore per viverla. Descrive con chiarezza, qual sia la vera felicità e libertà; come sia possibile raggiungerla. Esorta a consacrare la propria vita alla ricerca della verità e non perdere tempo in altre occupazioni.
Il libro è ricco di riflessioni critiche sulla fortuna e sul denaro. Numerose le riflessioni, che invitano a rivolgere tutta l'attenzione allo spirito e disprezzare il corpo. Di notevole interesse sono le riflessioni sulla morte, dove si apprende ha considerarla, come un ingresso divino e amabile; come un rimedio, non un male; come il più gran dono della natura. La Virtù e con essa la saggezza, sono elementi dominanti e costantemente presenti in tutte le riflessioni dell'autore. Non possono mancare, le esposizioni su argomenti fondamentali trattati dal gran filosofo e maestro Schopenhauer, come la negazione e affermazione della volontà di vivere, la vera arte della filosofia, eccetera.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788865378977

Indice dei contenuti

  1. Prefazione – “Perché vuoi allontanarti da noi e dalle nostre idee? Non scrivo per piacervi, ma per insegnarvi qualcosa”, Goethe
  2. Dove vuoi arrivare, anima mia?
  3. Per sfuggire al male c’è soltanto una via
  4. Ti ho lasciato, infine, regno della notte eterna
  5. Mi sono alzato nel mattino con un sentimento…
  6. In quella libertà così spaziosa delle cose eterne
  7. Il velo dell’inganno che ricopre gli occhi dei mortali
  8. Interpretazione di un sogno
  9. Perduti sono ormai i retti comportamenti morali (l’animo si è sottomesso alle basse intenzioni del corpo)
  10. Sei asceso alla felice dimora delle anime affrancate dal corpo (il regno della pace e del silenzio)
  11. Considera i dardi futuri della sorte non come mere eventualità ma come inevitabili certezze
  12. La crescita è lenta, la rovina è rapida (Troia resistette per dieci anni per poi morire a causa dell’inganno di una sola notte)
  13. Pochi riescono a mantenersi coerenti isolandosi dalla massa
  14. E dolcemente trascina e solleva verso l’alto l’occhio dell’anima immerso in un fango veramente barbarico
  15. Che torni in te la mente dritta, turbata dai mali e mitiga il tuo petto
  16. Sbarazzati del fardello del corpo, perché indugi?
  17. “Ed io a mo’ dell’ape che sugge il dolce timo con fatica, vado foggiando umilmente poesie laboriose”
  18. Quanta parte della vita umana è passata in lacrime, in preoccupazioni, nelle malattie, nelle ansie, negli affanni e nei pericoli?
  19. L’anima più coraggiosa e più saggia è la meno soggetta a sconvolgimenti e alterazioni dall’esterno
  20. Sull’atto di concepimento o di generazione della specie umana
  21. Abbi il coraggio di sapere
  22. Tanti e tanto vari sono i dardi cui siamo esposti
  23. Il fine è rendersi simile agli Dèi: la virtù basta alla felicità
  24. E dall’abisso risalire, passo passo, alla luce
  25. Il fine è rendersi simile a Dio: la virtù basta alla felicità
  26. O duri fati, insensibili a qualunque merito
  27. Il saggio è stato sempre semplice nel modo di vivere
  28. È entrato nella vita piangendo
  29. Non è da nessuna parte, chi è dappertutto
  30. Liberati dal dolore e dalla paura
  31. Perché mi si chiede di apprendere tante sterili cognizioni?
  32. Sia la filosofia che contempli giorno e notte, e che ti è sempre presente al centro dei tuoi pensieri
  33. L’anima infelice, dispone ciò che è posto in grembo al Fato e trascura ciò che è in suo potere!
  34. Scalerò l’alto muro con la giustizia o con torti inganni?
  35. Il fine è rendersi simile a Dio: la virtù basta alla felicità
  36. Onoriamo e annoveriamo tra le persone felici, chi ha saputo fare buon uso di quel poco di tempo che gli è toccato
  37. Vi è una folta nebbia tra il falso e il vero
  38. Come può preferire la miseria chi può avere la felicità?
  39. La debolezza circonda l’uomo
  40. Che cosa ci può essere di più grande o di più forte del respingere gli attacchi dell’avversa fortuna?
  41. Come gli antichi ci hanno insegnato, dobbiamo seguire la vita migliore, non la più dilettevole
  42. La porta più dura da aprire è quella del carcere
  43. Tutto quello che lo spirito sa imporsi lo ottiene
  44. Tutto ciò che porta rovina e distruzione è il male, ciò che da salvezza e giovamento è il bene
  45. Gli Dèi non tengono l’uomo buono in mezzo ai piaceri, ma lo mettono alla prova, lo irrobustiscono e in questo modo lo fanno degno di loro
  46. Noi staremo bene, appena ci staccheremo dalla folla
  47. Quanto è meglio per noi seguire la diritta via e giungere finalmente al punto dove l’onestà e la gioia s’identificano
  48. La confusione nel nostro spirito
  49. Da capo, il dolor cresce e dentro l’amor ferve
  50. È un valore più grande di un regno, la forza con cui si disprezzano le ricchezze
  51. Poiché il più gran delitto dell’uomo è d’essere nato
  52. Una preghiera per i frati trappisti della stretta osservanza
  53. La saggezza non insegna vuote parole, ma cose concrete
  54. È un perfido genere di sollievo, la massa dei miseri (informe e malfida)
  55. Ascendiamo sul tetto de l’alto albergo nostro
  56. È uno schiavo, ma forse è libero nell’animo
  57. Oh, lieto giorno e festo, o dì di nozze, vanne e partiti via
  58. Il tuo volto è ostaggio di un dolore ininterrotto, di tanti anni
  59. Buon Dio, quanto mi sarebbe stato più sopportabile ciò che temevo, di fronte a ciò che ho tanto desiderato!
  60. Non la vendetta ancora seguite mani: già in me caduta è l’ira, e mi pento, e vergogno di quel che lassa ho fatto
  61. Dobbiamo annoverare tra le ingiurie di madre natura, l’aver dato all’uomo la parola
  62. Non è da nessuna parte, chi è dappertutto. Potrà mai uno essere sapiente di ciò di cui non riesce a raggiungere il vero?
  63. L’umana leggerezza
  64. Le avversità non hanno altra funzione e altro scopo che di esercitare la virtù
  65. E quanto più tento d’ammorzare un tal foco, esso più cresce
  66. Non c’è giorno che io non consideri come ultimo
  67. Ecco, nuovo orrore ha percorso il mio core, e tutte mi s’agghiacciano le membra, mi trema il petto
  68. Non bisogna fare quello che fa il volgo; è cosa spregevole seguire la via battuta da tutti
  69. Oh, che cosa orribile e proprio spiacevole rischia di essere un uomo troppo ciarliero!
  70. Ciascuno è vittima delle sue illusioni
  71. Il tempo porterà alla luce tutto ciò che la terra nasconde, come seppellirà cancellandone la memoria, tutto ciò che risplende
  72. La viziosa inclinazione degli spiriti e la profonda decadenza morale
  73. Una società malata
  74. Vi auguro di conservare la sanità dell’anima: in altre parole il favore di tutti gli Dèi
  75. Le umane cose vacillano e scorrono
  76. Quanta nebbia mette avanti alle vostre menti una gran fortuna (il miraggio del guadagno)
  77. Oh santa pietà! Oh reggitore del cielo! E tu che hai il regno del mare! Donde è venuta questa peste infame?
  78. Il saggio non sa vivere per le speranze o per i timori
  79. Non smettiamo: eseguiamo il nostro compito e facciamo la nostra parte d’uomini probi
  80. E noi, che abbiamo l’animo in tante parti spezzato e contorto, crediamo di poterlo guarire cambiando paese?!
  81. Questo è il prezzo che noi paghiamo per aver bramato oltre la misura del lecito i piaceri
  82. È più facile che l’acqua col fuoco, il vento col mare, la morte con la vita si giurino pace e fedeltà!
  83. Fugge il tempo irreparabile
  84. Insofferente la natura, non lo sopporta più il nostro piede
  85. Avanti, anima mia, fa cosa che nessuno dei posteri approvi, ma che nessuno ne taccia
  86. La ricchezza non è nulla, se non desideri nulla
  87. Non è facile ritornare alla vita: non c’è ragione di non morire, quando di morire si è deciso, e bisogna morire
  88. Trascorriamo in tranquillità e pace quel poco tempo che ci resta
  89. Interpretazione di un sogno – L’animo saggio rimane padrone del suo regno
  90. È questo il premio di una vita austera
  91. La pallida morte, picchia con piede imparziale alle porte dei tuguri e dei palazzi
  92. A nulla la legge divina è valsa e neanche la misura ordinaria del male
  93. Una vera arte del dire che non sia unita alla verità, non c’è e non ci sarà mai
  94. Quante genti fece uscire dall’inferno la voce del sacerdote
  95. Il saggio è al sicuro e non può essere raggiunto né da ingiurie né da offese
  96. Ho pietà di voi, per la passione abietta che vi ha preso
  97. Nel bosco si leva più alto, con la sua cima, albero che mano maligna non recide o mutila (l’uomo grande nelle ciarle degli stolti)
  98. Scacciamoli i pensieri che ci assediano, anime inebetite dal dolore
  99. Consacriamo la vita alla verità
  100. I beni più grandi ci provengono mediante una follia che c’è data per concessione divina
  101. Un uomo di grande animo, fa in modo che nulla possa essergli tolto
  102. L’umanità non è perfetta in nessun genere, nel male non più che nel bene; lo scellerato ha le sue virtù, come l’uomo onesto, le sue debolezze
  103. Chi si adatta bene alla povertà è ricco
  104. Tanto più sei forte, tanto più sei felice (le persone felici mantengono il giusto mezzo)
  105. Sugli affaccendati, uomini d’industriosa attività, lente giumente, cani aizzati
  106. Come gli antichi ci hanno insegnato, dobbiamo seguire la vita migliore, non la più dilettevole.
  107. P. S. (Invano, chi è padrone di se, bussa alla porta della poesia)
  108. Come si dice: che alcuni dall’Ade siano ascesi tra gli Dèi!
  109. Ogni giorno strappa al corpo un petalo della sua bellezza
  110. Me, me devi colpire, spietato Signore del profondo
  111. Quanti fiori han foglie velenose e mortifere
  112. Perché correte così inquieti di qua e di là?
  113. Ecco l’empia Fortuna, volubile e fugace
  114. Non c’è notte lunga che luce non trovi
  115. Se non conosco Socrate, mi sono dimenticato anche di me stesso
  116. La porta più dura da aprire è quella del carcere
  117. Trascorriamo in tranquillità e pace quel poco tempo che ci resta (piccola è la porzione di vita che viviamo)
  118. Chi ti chiama per sé, ti allontana da te (si gioca con la cosa più preziosa di tutte: il tempo)
  119. Pigro che sei, animo mio, che giorno mai aspetti?
  120. Armati, animo mio: tu ti prepari a guerre non di poco peso
  121. Il saggio non sa vivere per le speranze o per i timori (quando un frutto è maturo, si stacca dall’albero)
  122. No, nemmeno lui, con tutte le sue acque, potrebbe lavare questa macchia: il Signore del mare
  123. Oh, quanto poco gli uomini avidi di gloria, conoscono che cosa essa sia veramente e come bisogna cercarla!
  124. O bene fallace, quante sventure copri con una fronte lusinghiera!
  125. È simile a uno spettatore, poiché, separato da tutto, guarda lo spettacolo (fissare in pensieri durevoli, ciò che fluttua in ondeggiante apparizione)
  126. A far voti costringe quei disgraziati, dall’animo infermo, l’estrema paura
  127. Chi la vista a sì sottile, le cose oltre mar penetra e vede
  128. Viva egli, e vada errando per ignote contrade
  129. Frenate, voi ricchi e benestanti, le lacrime che ogni momento della vostra vita richiederanno
  130. Nel nostro regno la morte è una grazia, e la s’invoca
  131. Ogni vita è una schiavitù
  132. La tua passione ha trovato un freno?
  133. Un umile tributo a Seneca
  134. Niente è difficile, quando la mente si è imposta di sopportare
  135. Possano gli Dèi, sterminare la razza!
  136. Il tuo animo malato vede cose false per vere
  137. Ahimè, non sei più un compagno del nostro credo
  138. L’occhio del corpo è troppo debole per spettacoli così grandi (nessun altro, se non il filosofo, può gustare il piacere che procura la contemplazione dell’essere)
  139. Ora posso lodarvi, mani
  140. Il filosofo cerca di liberare, per quanto possibile, l’anima da ogni influenza del corpo, riuscendovi assai meglio degli altri
  141. Interpretazione di un sogno – L’ira è il desiderio di contraccambiare il male.
  142. Il mondo intero, con quanto vi è contenuto, è carico d’intenzioni basse, volgari e cattive
  143. Più pura brillerà l’arte della filosofia, come più fulgida riluce la luna, quando si slancia a piena notte e mostra il suo volto dorato, e non reggono al suo fulgore le stelle
  144. Che succede? Le mie mani non vogliono obbedire, il ferro si fa troppo pesante, la mia destra si abbassa
  145. Se uno vuol morire, la morte non si tira indietro
  146. Ho vinto le resistenze dell’ottuso mondo
  147. Sedete in silenzio, e obbedite al mio motto
  148. È con false speranze che tu, animo mio, cerchi di alleggerire le tue paure
  149. La brevità è la condizione della nostra esistenza
  150. Sopra la mia testa tuona la vasta porta del cielo
  151. Quando mi sarà dato di fuggire dal mondo dei vivi?
  152. Il fine è di rendersi simile agli Dèi (dove vuoi arrivare, anima mia?!)
  153. Non c’è notte lunga che luce non trovi
  154. E qual peccato mi si puote opporre?
  155. Come posso io chiamarti, o vergine? Il tuo volto non è quello di una mortale e non suona umana la tua voce. Mostrati propizia e chiunque tu sia, porgi sollievo ai nostri travagli
  156. Sul mio libro come un beneficio
  157. Appena ebbe introdotto qui il suo piede, non dovette indugiare: il luogo gli offriva già un buio notturno
  158. Mentre l’uomo nella sua pena è muto, mi diede un Dio di dire quel che soffro
  159. Quanto dovrebbe compiacersi chi mantiene la sua tranquillità e la confronta con la disordinata insipienza altrui
  160. Molti portano il tirso ma pochi sono i veri iniziati
  161. Pochi riescono a mantenersi coerenti isolandosi dalla massa
  162. Signore Iddio, via questo presagio!
  163. E dall’abisso risalire, passo passo, alla luce (si sostiene che alcuni dall’Ade, siano ascesi nel regno degli Dèi)
  164. Dunque, il mio sforzo è tutto rivolto alla filosofia, poiché in essa provo a produrre persuasione
  165. Per sfuggire al male c’è soltanto una via
  166. Ahimè, cari signori, con quanto vigore ho levigato il mio libro, come una statua da sottoporre al giudizio!