Ornamento e Liberty: un rapporto che può apparire scontato, ma che, invece, si rivela essere complesso e stratificato. L’architettura Liberty milanese risentì degli influssi di un panorama letterario e teorico sorto in Europa dalla metà dell’Ottocento. Il presente volume intende ricostruire quell’orizzonte culturale che da una parte rese possibile l’esperienza Liberty milanese, dall’altra costituì un terreno di riflessione fecondo per le epoche successive. I palazzi Liberty vengono visti attraverso la mediazione di testi – di letterati, critici e filosofi – che rendono viva l’architettura stessa, mostrando quanto le interconnessioni tra le varie discipline abbiano dato vita ad un movimento culturale in grado di abbattere le divisioni tra i diversi saperi. Questa visione totalizzante dell’arte e della conoscenza nasce proprio in virtù della centralità data all’ornamento. Il testo mostra la complessità della nozione di ornamento, partendo dalla relazione tra decorazione e struttura, sino a giungere a quella tendenza della decorazione Liberty milanese verso la deformazione, il grottesco, il mostruoso. La contemporaneità potrà allora recuperare un’idea di ornamento, e di arte, che sappia riproporre la bellezza come qualità, conoscenza, creatività.
L'Autrice
Laura Gilli svolge la propria attività di didattica e ricerca alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Si è laureata in Filosofia all’Università degli studi di Milano (rel. Prof. S. Zecchi, tesi in Estetica: “John Ruskin: verità e decadenza dell’arte”). Ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Letterature Comparate presso l’Università IULM con una tesi riguardante l’estetica dell’ornamento nella letteratura e nelle arti tra Ottocento e Novecento (tutor Prof. P. Proietti). Nel 2007 vince una borsa di studio presso il Comune di Milano svolgendo il progetto di ricerca “La Milano Liberty nel contesto europeo”. Si sta dedicando al progetto di ricerca Sapori delle parole e saperi del cibo: etnogastronomia e pluralismo culturale nel’immaginario lombardo (Università IULM e Regione Lombardia) e collabora alle attività di ricerca promosse dalla Cattedra UNESCO-IULM “Studi Culturali e Comparativi sull’Immaginario”. Le sue pubblicazioni e interventi a convegni internazionali riguardano i rapporti tra letteratura, ornamento, immaginari culturali del cibo.
Collana Centopagine
Tutti i volumi sono soggetti a peer-review
Walter Benjamin, Bambini, abbecedari, giocattoli, a cura di Stefano Calabrese e Antonella De Blasio.
Francesco Laurenti, Giuseppe Ungaretti traduttore e scrittore [ePub]
Thorstein Veblen, Il consumo vistoso a cura di Vanni Codeluppi.
Maria Pia Casalena, Il Risorgimento nella storia d’Italia
Aby Warburg, Immagini permanenti a cura di Stefano Calabrese e Sara Uboldi.
Freud, Bulgakov, Benjamin, Intossicarsi a cura di Cristina Bronzino e Antonella De Blasio
Cesare Lombroso, L’uomo bianco e l’uomo di colore a cura di Lucia Rodler
Claudio Bisoni, La critica cinematografica: un’introduzione
Enrico Menduni, La grande accusata
Georg Simmel, Ponte e Porta: saggi di estetica a cura di Andrea Borsari e Cristina Bronzino
Fanny Lewald, Ricordi di Heinrich Heine traduzione e cura di Giovanna Neiger.
Ovidio, Tertulliano, Tuke, Baudelaire, Serao, Teoria del maquillage a cura di Federica Fioroni.
Giovanna Neiger, Wanderlust
L’ornamento in architettura è la materia poetizzata o, se vuolsi, il sorriso della materia
A. Melani, Dell’ornamento in architettura, vol. I
Melani, voce importante del dibattito milanese, principiava il suo testo con un’espressione che potremmo considerare il più importante e innovativo messaggio dell’estetica Liberty e Art Nouveau: la centralità dell’ornamento, che racchiude in sé tutte le manifestazioni dell’artistico. L’ornamento, dunque, supererebbe tutte quelle sterili contrapposizioni tra decorazione e struttura, bellezza e funzionalità. La città di Milano mostra di aver accolto il messaggio europeo sull’ornamento e di aver elaborato, pur tra incertezze, importanti risposte alla questione ornamentale.
Il testo nasce da un progetto di ricerca svolto per il Comune di Milano sul tema «Arte e bellezza a Milano», di cui vorrei presentare intenti e metodologie.
In tale progetto, attraverso l’analisi delle decorazioni dei palazzi milanesi e lo studio di critici e letterati, si è inteso illustrare gli aspetti più fecondi del Liberty, mostrando come la cultura italiana abbia accolto le suggestioni provenienti dalla letteratura e dall’estetica europea. Attraverso i testi e gli esiti architettonici, la ricerca ha inteso sottolineare il processo di contaminazione tra l’Italia e il resto d’Europa, mostrando come le forme ibridate della cultura italiana, in particolare milanese, tra tradizione classica, barocca e nuovi fermenti, abbiano dato luogo ad una versione originale nell’orizzonte europeo dei primi del Novecento. I processi generativi e la vitalità della cultura si pongono in quello spazio intermedio tra le diverse discipline in cui, in un processo osmotico, le attività umane si scambiano, contaminandosi, immaginari, conoscenze, metodologie: il lavoro di ricerca si è concentrato in tale area intermedia per cogliere le specificità del Liberty milanese.
In una prospettiva che si apre alla contemporaneità, si è voluto porre in luce, inoltre, come l’estetica Liberty e il pensiero europeo in ambito Art Nouveau riscoprano alcune linee teoriche che affondano le radici nelle civiltà più remote, ridando vita ad un sentire profondo che l’uomo contemporaneo ha ormai dimenticato. Oggi l’arte misconosce quel ruolo centrale che l’ornamento ricopriva in passato: rigetta la coincidenza tra ornamentale e artistico e dà spazio alle decorazione solo nel frivolo e nel superficiale, cercando la propria vocazione in campi che non le appartengono, come la scienza: l’arte condanna se stessa a vivere una vita non propria, incapace di veicolare nuovi valori e nuovi significati per la civiltà, ridotta a mero intrattenimento e a svago. Ripercorrere il cammino del Liberty vuol dire, pertanto, porsi su una strada che ci riconduce alle radici della nostra civiltà verso un pensiero che può ridare dignità all’arte.
Si è, dunque, partiti da alcune considerazioni sui termini che nelle civiltà antiche indicavano la decorazione o l’atto del decorare: le parole analizzate, come alamkāra, mostrano che la decorazione era concepita come ciò che conduce al completo dispiegamento dell’essenza di qualcosa. L’ornamento è intimamente connesso con l’essenza. Attraverso lo studio di κόσμος prima e di decorum poi, si è potuto vedere come nell’ornamento riposi l’idea di ordine, il principio che regola il cosmo stesso. La decorazione, dunque, è intimamente connessa all’essenza stessa del cosmo.
Tale linea di pensiero viene ereditata dall’Art Nouveau, che mostra come nell’ornamento vi sia la verità dell’Essere e l’unica via di salvezza per recuperare la dignità dell’arte e dell’uomo. Nel Liberty milanese vi è un’importante eco delle teorie europee: da un punto di vista stilistico, il movimento secessionista ha profondamente influenzato lo stile milanese, come ormai attestano all’unanimità i critici che si sono occupati di Liberty. È, invece, interessante sottolineare maggiormente le linee di convergenza con l’area inglese e francese, soprattutto in ambito teorico, ove sono state elaborate le risposte, a nostro avviso, più interessanti per una riscoperta del valore dell’ornamento.
La ricerca si è successivamente concentrata sulla questione del rapporto tra decorazione e struttura in campo architettonico, problema che si inserisce nella più vasta questione dell’essenza dell’ornamento: si incontrano, infatti, il nesso tra sostanza e accidenti, bellezza e funzionalità. Fin dalla metà dell’Ottocento in Europa si sono susseguiti diversi scritti in cui si trovano accenni a tale problema. L’autore che esercitò una grande influenza fu John Ruskin. Nella ricerca vengono ripercorsi i punti in cui l’autore inglese riconosce nell’ornamento l’anima artistica dell’architettura, così come i passi ove descrive i rapporti tra elemento costruttivo e decorazione. Il pensiero ruskiniano viene ereditato in Italia dai critici più aperti alle innovazioni stilistiche, come Alfredo Melani. Nei primi del Novecento, i critici italiani, nel commentare lo stile nascente, si dividono proprio sulla definizione di ornamento e, conseguentemente, sul nesso struttura-decorazione. Interessante è notare che Melani, nel propugnare un’estetica che porti alla caduta delle barriere tra arti maggiori e minori, si appelli proprio alla grecità; interessanti sono i passi in cui parla della policromia greca, ove nota l’interazione tra il colore, elemento decorativo, e la costruzione. Nell’estetica greca vi sarebbero, pertanto, i germi della futura rivalutazione delle arti applicate.
I critici italiani non giungeranno, tuttavia, a concepire una totale coincidenza di arte e ornamento e quindi di decorazione e struttura; essi, infatti, ereditano le stesse contraddizioni che sono state riscontrate in Ruskin.
Le incertezze teoretiche si riflettono nell’estetica dei palazzi Liberty a Milano, in cui si ha la compresenza di visioni diverse: la decorazione si porrà, talvolta, come elemento accessorio alla struttura architettonica, oppure si presenterà come elemento totalmente autonomo dotato della medesima dignità rispetto alla costruzione. In alcuni casi, invece, si ha una fusione di decorazione e struttura: l’ornamento può divenire elemento portante, oppure elementi strutturali vengono concepiti in senso decorativo. Lo scontro/incontro tra decorazione e struttura avviene spesso nei balconi: interessante è il caso di Mazzucotelli, che concepisce unitariamente le strutture in cemento e gli inserti in ferro battuto, che colloquiano in un mutuo scambio di forme. La ricerca ha contemplato anche lo studio dei suoi bozzetti preparatori, cartoni e schizzi attingendo al ricco materiale, che meriterebbe una maggiore visibilità, conservato nella Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Archivio M...