Molecole d'autore in cerca di memoria: dramma scientifico-civile in due atti
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Molecole d'autore in cerca di memoria: dramma scientifico-civile in due atti

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Molecole d'autore in cerca di memoria: dramma scientifico-civile in due atti

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Liberamente tratto da Il Sistema Periodico di Primo Levi, il dramma si ambienta in uno scenario da Fahrenheit 451. In tale mondo senza libri né memoria si affaccia un uomo della strada con dei foglietti non ben decifrabili: con l'aiuto della voce narrante, di suoi amici - Scienza, Tecnologia e Natura - e di due attori a lungo fuori campo, Primo e l'amico Alberto, l'uomo riesce a ricostruire l'episodio del racconto Cerio. Grazie al ricordo si ricostruisce così l'identità perduta, ossia la nostra storia. Scienza, Tecnologia e Natura consentono all'uomo senza memoria di appropriarsi di sapere scientifico ed emanciparsi dal suo stato. Il dramma trova la sua catarsi con un passo commovente, ispirato al racconto Carbonio, che liricamente crea un nesso atemporale fra un atomo di carbonio del fumo di un forno crematorio e il medesimo dimorante nel corpo di qualcuno di noi, parabola poetica di una scienza immersa nella vita e nella storia dell'uomo. Luigi Dei, studioso di fama internazionale della chimica dei materiali al Dipartimento di Chimica "Ugo Schiff", insegna chimica alla Facoltà di Scienze dell'Università di Firenze. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, si dedica anche alla divulgazione scientifica e ai temi del rapporto fra scienza, arte e letteratura. Brillantissima, in questo contesto, la sua recente conferenza-spettacolo "La scienza racconta il Bolero di Ravel".

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Informazioni

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Scena prima
Di nuovo l’arredamento della scena seconda e quarta del primo atto, ma ora la lavagna è senza scritte. Personaggi: Voce narrante, Uomo della strada, Primo, Alberto, Scienza e Tecnologia.
Voce narrante (Si rivolge all’Uomo della strada che, pensoso e pieno di scoramento, legge l’ennesimo foglietto tratto dalla tasca) – Ti vedo pensoso e scoraggiato. Ricorda la grande saggezza nelle parole del nostro amico: perdi l’entusiasmo dopo così pochi fallimenti?
Uomo della strada – Non è questo il problema. È che la matassa della mia storia sembra così aggrovigliata che penso di non riuscire a venirne a capo.
Primo – Ti assicuro che sono venuto a capo di una storia molto più disperatamente senza uscita della tua!
Uomo della strada – Speriamo! In questo foglietto siamo di nuovo ai recipienti: leggo «barattolo» e poi «campo» – sarà il famoso campo di sterminio di cui mi parlavate? – e ancora «tedeschi» e infine «cilindretti» e «insapori»: ancora una volta siamo alla questione della fame, penso.
Alberto – Coraggio, credo che questo possa essere il tentativo definitivo, quello che avrà successo.
Uomo della strada – (Rivolgendosi alla Voce narrante, in riferimento all’uscita di Alberto) Quest’uomo è meraviglioso. Trasfonde ottimismo ad ogni parola. (Rivolgendosi ad Alberto) Grazie, ne ho bisogno.
Scienza – Forse posso ancora essere d’aiuto.
Primo – Credo che l’attenzione del vostro – (solo sussurrato alla Voce narrante e ad Alberto) mio – prigioniero si stia rivolgendo a dei cilindretti.
Tecnologia – Mi sembra evidente, come mi pare altrettanto evidente che stiano dentro ad un barattolo. Poi, se posso descriverne una forma propria, vuol dire che sono solidi e che quindi hanno una discreta densità, e pertanto un alto valore unitario. E ancora direi che non necessitano di imballaggio perché date le loro dimensioni – vengono chiamati cilindretti non cilindroni – possono essere nascosti in un’unica tasca.
Primo – L’occhio del chimico, quale importante qualità! intuisce che proprio lì potrebbe nascondersi la chiave di volta per la salvezza.
Uomo della strada – Che stupido! Era assai più semplice dei precedenti. Ecco il testo completo: «C’era un barattolo misterioso… Conteneva una ventina di cilindretti grigi, duri, incolori, insapori, e non aveva etichetta. … I tedeschi non dimenticano mai le etichette… ne nascosi tre in tasca e me li portai la sera al campo». Stavolta forse ce la fa ad impiegare qualcosa di chimico per sfamarsi, ma ancora non ne sono certo, dopo tutti quei fallimenti con la cera, il cotone e la glicerina purgante! (Porta il foglio con la scritta al riquadro della libreria che comincia ora ad esser ben tappezzata con i frammenti della storia, con molti meno soprammobili, vasi da fiori e con un solo televisore rimasto in loco).
Voce narrante – Vedo che sei più ottimista di quanto non sarei io. Onestamente mi pare che il contenuto di questo frammento non aggiunga quasi niente alla nostra storia. Anzi, direi che a differenza degli altri che ci facevano comunque intravedere una possibilità di tentativo chimico di produrre cibo da materia grezza, in questo caso i tuoi cilindretti mi appaiono davvero difficilmente utilizzabili. (Si rivolge a Primo). E mi meraviglio della tua affermazione. (Fra sé, senza farsi sentire dall’Uomo della strada). O meglio capisco perché tu sia così speranzoso, ma non guastare il pathos e l’attesa del mio amico.
Uomo della strada – Mi viene subito la curiosità di sapere di cosa siano fatti questi maledetti o benedetti cilindretti. Forse troverò la risposta nel prossimo foglietto? Proviamo. (Dispiega l’ennesimo frammento di carta sgualcita). «Alberto», mi pare due volte ma non ne sono certo, e «raschiarlo».
Alberto – Che emozione!
Primo – A chi lo dici.
Voce narrante – Per favore tacete: non potete rovinare tutto proprio ora che ci stiamo avvicinando alla mèta.
Scienza – Penso che in quel momento e in quel luogo non vi fosse la possibilità di ricorrere ai fantastici mezzi che offre mia figlia Chimica Analitica per determinare la natura dei cilindretti.
Uomo della strada – Anch’io penso che non avessero grandi mezzi! Ho l’impressione che fosse necessario improvvisarsi chimici analitici da trincea.
Scienza – Bene! Vedo che mi segui senza problemi e allora permettimi di parlarti di un’altra figlia ancora, dal nome veramente esoterico, Tribologia, che viene dal greco trìbein che vuol dire strofinare, logorare per strofinamento e che da sempre è innamorata di un giovane chiamato Attrito.
Uomo della strada – Anche se non conosco questo giovane, penso comunque di sapere cosa è l’attrito!
Scienza – Questo giovanotto è molto legato ad alcune forze che chiamiamo dissipative, le quali tendono ad impedire, o comunque ad ostacolare, il moto relativo fra due superfici a contatto.
Uomo della strada – E che cosa dissipano queste forze misteriose?
Scienza – Te lo dico io. Producono quell’energia che è la quintessenza della dissipazione, il calore o energia termica! Ti prego, però, non confondere dissipazione con annichilimento: l’energia non si crea né si distrugge, sempre si conserva. Quando si dissipa è perché finisce ad incrementare il caos molecolare, impedendoci di farla rendere al massimo. Ma se incrementa il caos molecolare, incrementa la velocità delle particelle…
Uomo della strada – … e quindi aumenta la temperatura!
Scienza – Molto bene! Sei uno studente perfetto, capisci al volo le cose!
Tecnologia – Guardate che questo è un problema tutto mio che si collega proprio a quella parola «raschiarlo» che tu sei riuscito a decifrare.
Uomo della strada – Cioè, cosa vorresti dire?
Tecnologia – Da tempo mi sono trovato a che fare con i seguenti problemi, mica da poco: quando c’è tanto attrito, viene fuori anche tanto calore, e voi non avete idea quanto sia impazzita (sullo schermo si vede una macchina di formula uno in frenata violenta) per fare dei dischi da freno per le macchine di formula uno, che quando frenano fanno talmente tanto attrito che i miei dischi devono resistere anche a mille gradi centigradi! D’altra parte sapete bene che se invece c’è poco attrito, io non ho grossi problemi per i materiali, ma d’altra parte anche il guadagno di calore è ridicolo! Pensate un po’ quando (si frega le mani e poi se le pone sulla fronte per verificare il grado di temperatura raggiunto) vi fregate le mani per il freddo: attrito poco, ma anche l’aumento di temperatura sarà di pochi gradi che però vi bastano per scaldarvi un po’ le mani! Naturalmente mi sono trovata a dover affrontare anche situazioni che stanno nel mezzo, in cui l’attrito non è granché, ma comunque sufficiente a raggiungere 150-200 gradi centigradi, come se uno raschia … (mostra un temperino all’Uomo della strada).
Uomo della strada – … il cilindretto con un coltellino! Ovvio, ecco la frase: «Li mostrai al mio amico Alberto. Alberto cavò di tasca un coltellino e provò a raschiarlo…» (Affigge anche questo foglio).
Primo (Commuovendosi) – Perché questi ricordi per me strazianti?
Uomo della strada (Attonito e un po’ stupito) – Non capisco perché quest’uomo provi tali sentimenti.
Voce narrante – Capirai alla fine. Ora prosegui che la vetta non è più così lontana.
Uomo della strada – Allora il mio uomo sta facendo un esperimento chimico con un certo Alberto. Forse dal raschiamento del coltellino sul cilindretto può dedurre qualcosa? Chissà. Proviamo a scoprire se trovo qualche nuovo indizio sull’esito di questo esperimento nel prossimo foglietto. (Lo estrae dalla tasca) Leggo purtroppo una sola parola: «gialle». Ma non erano grigi i cilindretti? E poi, comunque, se avessero cambiato colore dopo l’esperimento sarebbero diventati «gialli». Che ha fatto il raschiamento, ha cambiato sesso ai cilindretti?
Scienza – Per capire l’esito di questo esperimento devo raccontarvi ancora una storia legata alle mie figlie Fisica e Chimica su dei processi misteriosi ma affascinanti e anche un po’ inquietanti e drammatici che si chiamano auto-ignizione e scintille, non quelle di origine elettrica, bensì quelle di origine meccano-chimica.
Uomo della strada – Forse «gialle» si riferisce a queste scintille.
Scienza – Non correre, ascolta con attenzione e capirai. Anche gli elementi chimici hanno, per così dire, le loro inclinazioni e l’ossigeno, per esempio, è un fanatico, spietato cacciatore di elettroni. Li porta via a quasi ogni sostanza, secondo la reazione: sostanza più ossigeno uguale ossido più energia. (Va alla lavagna e scrive la reazione sostanza + ossigeno = ossido + energia termica o calore). E mentre riempie il carniere e priva la preda dei suoi elettroni trasformandola in ossido, l’ossigeno è così felice di impadronirsi degli elettroni e di legarsi agli atomi della sua preda, che libera una bella quantità di energia sotto forma di calore. La caccia è talvolta molto lenta, graduale, come quando l’ossigeno si lega al ferro corrodendolo a ruggine (fa vedere un chiodo arrugginito) e sviluppando sì una buona dose di calore, ma con calma e a piccole porzioni ogni giorno: un grammo di questo ferro si arrugginisce totalmente in un mese! Immaginiamo minuto dopo minuto quanto poca sia l’energia sviluppata nell’unità di tempo.
Tecnologia (Sorridendo) – Se avessi dovuto usare questo processo per scaldarvi costruendo una stufa a ferro e ossigeno, avrei messo su un apparato con una potenza da ridere: cinquecentomila volte più debole delle comuni stufe elettriche che acquistiamo nei centri commerciali!
Scienza – Ma se consid...

Indice dei contenuti

  1. Pagina del copyright
  2. Sommario
  3. Presentazione
  4. Personaggi in ordine di apparizione
  5. Atto Primo
  6. Scena prima
  7. Scena seconda
  8. Scena terza
  9. Scena quarta
  10. Atto Secondo
  11. Scena prima
  12. Scena seconda