Diaboliche maledette e disperate. Le donne nei processi per stregoneria (secoli XIV-XVI)
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Diaboliche maledette e disperate. Le donne nei processi per stregoneria (secoli XIV-XVI)

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Diaboliche maledette e disperate. Le donne nei processi per stregoneria (secoli XIV-XVI)

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In un tempo, il nostro, in cui la storiografia preferisce misurarsi con la stregoneria come fenomeno giudiziario, o con gli uomini che condussero in prima persona la persecuzione, o con i trattati demonologici che molto influenzarono i cacciatori di streghe, questo libro mette al centro i soggetti che ne furono vittime. Le donne accusate di stregoneria sono le protagoniste dei processi istruiti fra tardo Medioevo e prima età moderna: fu quello il tempo in cui si scatenò in Europa la grande caccia alle streghe. I profili delle presunte streghe, pur disegnati dai loro giudici, emergono da queste pagine in tutta la loro mutevolezza e drammaticità: donne reticenti a dichiararsi colpevoli di crimini non commessi, segnate dal silenzio ostinato, arrese alla piena confessione di ogni nefandezza estorta con la tortura. Dinora Corsi ha insegnato Storia medievale e Storia della chiesa medievale all'Università di Firenze. Ha curato, assieme a Laura Caretti, Incanti e sortilegi. Streghe nella storia e nel cinema, Edizioni ETS, Pisa 2002; e con Matteo Duni, «Non lasciar vivere la malefica». Le streghe nei trattati e nei processi (secoli XIV- XVII), Firenze University Press, Firenze 2008. Dirige la rivista scientifica «Storia delle Donne», edita da Firenze University Press.

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788866553427
Quasi un’introduzione
Sprenger dit (avant 1500): “Il faut dire l’hérésie des sorcières, et non des sorciers, ceux-ci sont peu de chose”. Et un autre sous Louis XIII: “Pour un sorcier, dix mille sorcières”.
“Nature les fait sorcières”. C’est le génie propre à la Femme et son tempérament. Elle naît Fée. Par le retour régulier de l’exaltation, elle est Sybille. Par l’amour, elle est Magicienne. Par sa finesse, sa malice (souvent fantasque et bienfaisante), elle est Sorcière, et fait le sort, du moins endort, trompe les maux.
[...] D’où date la Sorcière? Je dis sans hésiter: “Des temps du désespoir”. Du désespoir profond que fit le monde de l’Église. Je dis sans hésiter: “La Sorcière est son crime!”1.
Mi piace cominciare da Jules Michelet per l’attenzione che dedicò, al di là del suo empito romantico, alle donne vittime delle persecuzioni. La sua è «la storia della Strega e non della stregoneria». Nel secolo e mezzo che ci divide dal suo tempo, non sono state molte le ricerche sulle accusate di maleficium e bisogna arrivare agli studi che sono fioriti nella stagione dei movimenti femminili, studi peraltro a lungo confinati ai margini da storici impreparati – specialmente in Italia – ad accogliere temi e linguaggi nuovi, ritenuti poco accademici e quindi poco scientifici. Eppure i gender studies ebbero il merito indubbio di mettere in evidenza il legame tra la stregoneria e i processi di disciplinamento e gerarchizzazione della società nell’ultimo Medioevo e nella prima età moderna2. Alle vittime e alle loro credenze rivolsero lo sguardo anche gli studiosi che indagarono a fondo il sostrato folklorico remoto che sottostava al mito del sabba: tanto i persecutori che i perseguitati erano al centro della ricerca nel convincimento che l’immagine del complotto satanico fosse una «formazione culturale di compromesso»: l’ibrido risultato di un conflitto tra cultura popolare e cultura dotta3.
A partire dagli anni ottanta del Novecento, il tema della stregoneria lascia il margine della ‘grande storia’ per guadagnarne il centro anche se nel prevalente interesse degli studiosi verso gli aspetti giuridico istituzionali, una scelta, questa, che inevitabilmente sposta l’attenzione dalle vittime ai soggetti che condussero la persecuzione e al loro ‘discorso’ sulle streghe, ‘discorso’ che fu parte integrante e centrale della cultura della prima età moderna. E i trattati demonologici ne furono l’espressione più attenta. Considerati ormai dagli storici non più aberrazioni, ma contributi vitali al dibattito scientifico, teologico e politico che si sviluppò dal Quattrocento al Settecento, questi scritti sono divenuti polo di interesse privilegiato della storiografia contemporanea4.
Nella «babele prodigiosa di linguaggi storiografici»5 degli ultimi decenni, diversi anni fa Giorgio Galli propose una lettura eccentrica e suggestiva della stregoneria; non era uno studio sistematico del fenomeno, ma la sua interpretazione nel quadro della evoluzione della storia delle dottrine politiche. Partiva dall’ipotesi secondo la quale «i momenti “alti” del pensiero politico che portano all’istituzionalizzazione (“democrazia” greca; “grande Chiesa” di Roma; mandato e rappresentanza che portano alla democrazia parlamentare) possono essere visti come una “risposta” a momenti di “sfida” particolarmente marcati di movimenti e culture alternative non suscettibili di processi di istituzionalizzazione».
La dinamica sfida-risposta è notoriamente, scriveva ancora Galli, quella utilizzata da Arnold Toynbee nel suo A study of history sulla nascita, lo sviluppo e il declino delle civiltà, anche se l’impostazione dello studioso inglese, assai criticata peraltro, vede la sfida prevalentemente «in termini di ambiente naturale». L’ipotesi che sottende il suo libro, invece, «è quella di una “sfida” sostanzialmente culturale. Le culture alternative e minoritarie “sfidanti” – quella del “dionisismo”, delle “baccanti”, del movimento gnostico e della stregoneria – sono caratterizzate da una presenza del “femminile” più marcata (e poi soccombente) rispetto alle culture che poi si affermarono come egemoni: il razionalismo greco (con l’emarginazione della donna), la chiesa cattolica universale (senza sacerdozio femminile), la rivoluzione rappresentativa (con la subalternità della donna)»6. Definiti i caratteri specifici di ognuna delle tre situazioni e dei loro protagonisti (baccanti, gnostici, streghe), Galli ha cercato di cogliere elementi comuni ai tre periodi che segnarono l’evoluzione del pensiero politico e sfociarono anche nella creazione di «istituzioni determinanti per lo sviluppo dell’Occidente: la democrazia ellenica, la grande chiesa di Roma, la moderna democrazia rappresentativa7.
La successione sfida-risposta, nel quadro così proposto e argomentato, mi pare meriti attenzione perché coglie, e pone al centro della scena, fenomeni di grande significato che scandirono la storia delle donne e segnarono il rapporto donne-sacro. Proprio alla luce del nesso donne-sacro, credo si debba considerare la persecuzione delle streghe, anche come risposta alla sfida che non poche mulieres religiosae avevano portato alla gerarchia della chiesa nell’ultimo Medioevo: le polisemiche...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. Quasi un'introduzione
  3. Parte I
  4. Processi per stregoneria nel Trecento: luoghi e soggetti
  5. Franceschina e la sua storia: una strega o una ladra?
  6. Le donne nei processi medievali alle streghe
  7. “Figlia di un demonio minore”.La stregoneria nei processi toscani del Quattrocento
  8. Parte II
  9. A Cavalese
  10. Donna del bon zogo
  11. Se son una striga, sia! Che voli che diga?
  12. Parte III
  13. «Exponitur Sanctitati Vestre». Racconti del sabba nelle suppliche alla Penitenzieria (secolo XV)
  14. La supplica della “fatuciera” Bellezze Ursini (1528)
  15. Nota editoriale
  16. Bibliografia
  17. Indice dei nomi