PUBBLICARE OPEN ACCESS JOURNAL:
DALLA PROGETTAZIONE ALLA PROMOZIONE
Fulvio Guatelli, Alessandro Pierno
Sin dalla loro prima apparizione nel corso del Diciassettesimo secolo periodici e bollettini sono stati al centro della fabbrica dell’universo scientifico. Il Journal des sçavans (Parigi, 1665) e il Philosophical Transactions of the Royal Society (Londra, 1665) sono stati gli ignoti e operosi capostipiti di un modello di comunicazione scientifica che in forme nel tempo quasi inalterate ha laboriosamente e senza clamore sostenuto lo sviluppo della scienza galileiana. Le riviste sono diventate velocemente un importante veicolo della comunicazione scientifica perché hanno consentito agli autori di condividere più velocemente con i loro pari i risultati della propria ricerca e allo stesso tempo di affermare pubblicamente la paternità delle proprie idee, dei propri argomenti e delle proprie scoperte, in definitiva del proprio valore. Oggigiorno i periodici scientifici (peer-reviewed journal) sono irritualmente al centro dell’attenzione. Autori, lettori, istituzioni di ricerca e decisori istituzionali soppesano, valutano e comparano journal quasi che il ‘vettore di trasporto’ sia più importante dei suoi ‘passeggeri’. I periodici scientifici sono al centro del dibattito sulle cause, le conseguenze e le soluzioni della ‘crisi dei prezzi dei periodici’ (serials crisis). Allo stesso modo, i journal sono i protagonisti del dibattito sulle evoluzioni delle forme di letteratura scientifica: le monografie sopravvivranno come genuina forma di comunicazione scientifica? Sempre le testate scientifiche sono il campo di battaglia del vivace confronto di forze e d’idee che contrappone gli strumenti bibliometrici alla peer review nella valutazione della produzione scientifica e delle carriere. I periodici scientifici, infine, sono il caso di studio, l’esempio d’elezione, del modello dell’accesso aperto (open access) alla letteratura scientifica. Un modello di comunicazione scientifica in cui i risultati della ricerca sono gratuitamente, immediatamente e completamente accessibili e allo stesso tempo non limitati nell’uso da parte dei lettori.
La sovraesposizione mediatica che i periodici scientifici stanno vivendo affonda le sue ridici in processi più ampi e profondi che vanno ben al di là dell’ambito della ricerca scientifica. La rivoluzione digitale e la diffusione della rete hanno cambiato il modo in cui i contenuti sono prodotti, fruiti, conservati, valutati e scambiati. Non vi è aspetto dell’industria dei contenuti che non sia in fase di trasformazione: cambiano i mezzi di produzione, le filiere produttive, i costi di produzione, i produttori stessi; cambiano i fruitori e soprattutto i modi di fruire i contenuti. Arretrando rispetto alla riva del fiume per guadagnare uno sguardo più ampio e attento si può chiaramente percepire come i cambiamenti nella produzione e consumo di contenuti scientifici non siano altro che un sottoinsieme del più ampio cambiamento dell’industria dei contenuti tout court. È assai probabile che a rivoluzione conclusa i peer-reviewed journal torneranno a essere strumenti tanto essenziali quanto sconosciuti della diffusione della conoscenza certificata. Tuttavia, allo stato attuale l’anonimato imposto dalle funzioni di servizio deve cedere il passo alla riflessione analitica sui nuovi strumenti di comunicazione con cui la scienza si diffonde e sulla loro interazione con la rivoluzione digitale.
Sono sicuramente forme radicalmente innovative di diffusione dei risultati della ricerca scientifica quelle rappresentate dalla crescente diffusione di periodici scientifici ad accesso aperto (open access journal, OA journal), ovvero, di periodici i cui contenuti sono gratuitamente, immediatamente e completamente accessibili e allo stesso tempo non limitati nell’uso da parte dei lettori. In questo contesto, quindi, ci occuperemo di enucleare gli elementi caratteristici di un open access journal con il chiaro obiettivo di contribuire al dibattito sul tema, ma soprattutto di fornire uno strumento operativo, un ‘utensile’, un supporto alla progettazione, realizzazione e promozione di un periodico scientifico ad accesso aperto. Il nostro lettore, infatti, non è rappresentato dalla minoranza che tutto sa, ma dalla maggioranza che vorrebbe sapere per orientarsi nella giungla dei travolgenti e recenti sviluppi dell’editoria digitale, dei processi di valutazione della ricerca, dei modelli di fruizione dei contenuti ad accesso aperto. Che cos’è un periodico scientifico ad accesso aperto? Qual è il suo modello economico? E ancora, come si progetta e realizza? Come lo si promuove e diffonde? Queste sono alcune delle questioni che troveranno spazio nelle pagine a seguire e che potranno interessare a un lettore il cui identikit è tripartito: è uno studioso, legge, scrive o dirige un periodico scientifico; è un decisore pubblico che orienta le scelte strategiche del sistema della ricerca; è un editore che vuole pubblicare un periodico scientifico ad accesso aperto.
1. Che cos’è un periodico scientifico open access?
Prima di addentrarci in un’analisi delle caratteristiche salienti di un periodico scientifico ad accesso aperto vale la pena dedicare una seppure fugace attenzione al seguente ovvio truismo: un open access journal è necessariamente un periodico digitale on-line. Storicamente la nascita del movimento open access è stata spesso messa in correlazione, insieme ad altri fattori, con quella che in letteratura viene oramai definita la crisi dei prezzi dei periodici. Fermo restando l’importanza e la gravità della divaricazione crescente fra budget bibliotecari e costi della letteratura scientifica, così come il fatto che lo sviluppo di un ampio patrimonio di letteratura scientifica ad accesso aperto possa costituire una delle soluzioni del problema, la correlazione di crisi dei prezzi e open access rischia di oscurare un fattore più innovativo. Un periodico ad accesso aperto, infatti, sarebbe stato fisicamente ed economicamente impossibile nell’era della stampa. La letteratura ad accesso aperto è letteratura ‘nativa digitale’, diretta progenie della digitalizzazione della conoscenza e dell’accesso ai contenuti tramite il web. In termini prospettici, quindi, l’espansione dei contenuti digitali e il web saranno capaci di modificare, più di quanto non facciano oggi, la natura di un periodico scientifico trasformando una rivista digitale copia ‘in formato pdf’ dell’edizione cartacea in qualche cosa di radicalmente innovativo. Se la crisi dei costi dei periodici scientifici è stata il Boston Tea Party dell’accesso aperto, la sua natura intrinsecamente digitale è la caratteristica destinata a segnarne l’evoluzione. In prospettiva è possibile che i vantaggi di un’ampia disponibilità di contenuti ad accesso aperto non debbano essere valutati solamente in termini di risparmio dei costi, ma anche e soprattutto di un ampliamento delle potenzialità di fruizione per la collettività dei lettori.
La cessione gratuita del diritto d’autore
Un open access journal è una rivista nativa digitale, ma quali sono gli elementi che la caratterizzano? In primis, un OA journal è un periodico che si basa sulla cessione gratuita dei diritti relativi a un’opera di ingegno da parte dell’autore. L’autore sceglie di rendere disponili al mondo i contenuti da lui prodotti rinunciando a ogni forma di retribuzione (royalty-free literature). Lo fa volontariamente e facendolo esercita un diritto legalmente riconosciuto: insomma, ne ha la facoltà. Schematicamente, un contenuto scientifico può essere pubblicato ad accesso aperto se:
- è accompagnato dall’esplicito consenso da parte dell’autore, nel caso di nuova letteratura scientifica;
- è accompagnato dall’esplicito consenso da parte del detentore dei diritti (l’autore stesso, il periodico scientifico, l’editore, l’agenzia letteraria, ecc.), nel caso di letteratura scientifica già pubblicata;
- se è un contenuto che già appartiene alle opere di pubblico dominio, nel caso di letteratura scientifica già pubblicata.
In tutte le fattispecie menzionate la pubblicazione ad accesso aperto di un contenuto non implica in nessuna forma la necessità di infrangere, abolire, raggirare ed emendare le ordinarie leggi sul diritto d’autore o sul copyright. Sebbene stiano prendendo piede forme di licenze alternative ai modelli tradizionali di regolazione del diritto d’autore, e in particolare le pubblicazioni ad accesso aperto con sempre maggiore slancio si accompagnino all’utilizzo di licenze d’uso Creative commons, l’acceso aperto è compatibile con le attuali leggi sull’editoria e la stampa, segnatamente la Legge sul diritto d’autore (L. 633/1941). In altri termini, l’accesso aperto è perfettamente legale. Per le stesse ragioni, l’accesso aperto non è una nuova forma di scambio di contenuti (file sharing) paralegale e può avvenire solo su base volontaria con il consenso di colui che ne detiene legalmente i diritti. L’accesso aperto non può essere imposto, né indotto coattamente, ne insufflato. In altri termini l’accesso aperto non si colloca nella vasta area legalmente grigia dello scambio di contenuti nell’era della rivoluzione digitale, quanto piuttosto si configura come una scelta volontaria effettuata alla luce del sole e legalmente valida relativa alle modalità di condivisione, libere e gratuite, dei contenuti scientifici. Il vascello dell’accesso aperto non ha alcuna necessità di innalzare il vessillo pirata.
La rimozione delle barriere economiche di accesso e dei limiti di utilizzo
Come abbiamo visto l’atto costitutivo della letteratura open access è la cessione alla collettività a titolo gratuito di un determinato contenuto da parte dell’autore, ma quali sono le caratteristiche che un utente si deve aspettare da una pubblicazione ad accesso aperto? Un periodico ad accesso aperto sarà ovviamente digitale e on-line, ma soprattutto privo di barriere economiche di accesso (price barriers) e di limiti di utilizzo (permission barriers). La letteratura ad accesso aperto, quindi, non dovrà prevedere alcuna necessità di pagamento di canoni d’abbonamento, di lettura, di scaricamento, ecc., così come non dovrà prevedere molte delle restrizioni all’uso previste per i contenuti coperti dai più diffusi contratti editoriali. Un periodico è ad accesso aperto se e solo se contempla sia la gratuità dell’accesso immediato (in forme, quindi, che non prevedano embarghi e dilazioni) e completo (full text, vale a dire, non limitato a porzioni del testo, abstract e sommari) ai suoi contenuti, sia l’assenza di restrizioni nel...