Memorie / Jane Oulman Bensaude
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Memorie / Jane Oulman Bensaude

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Jeanne (Jane) Oulman Bensaude apparteneva a una famiglia dell'alta borghesia ebraica parigina imparentata con il mondo della finanza e partecipe appieno della vita culturale e politica della Parigi della seconda metà dell'Ottocento. Nelle Memorie Jane rievoca l'ambiente familiare, i viaggi, le letture, i salotti, gli incontri con poeti e scrittori, musicisti e politici. Narra la sua passione per la musica e la scrittura, alla quale si dedicò a Lisbona, dove visse dopo il matrimonio con Alfredo Bensaude. Racconto di formazione e storia di una vita divisa tra la Francia e il Portogallo, l'autobiografia di Jane offre più motivi di interesse: dall'interno della vita familiare degli Oulman, nell'educazione dei figli e delle figlie, nell'osservanza dei riti, nell'intreccio delle vicende della famiglia con la storia della Francia, essa rappresenta un raro documento del processo di assimilazione dell'ebraismo francese ai valori della nazione.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788866558071
Introduzione
1. Gli Oulman
Jane Oulman1 nacque a Parigi nel 1863, quinta e ultima figlia di Émile Oulman e Simonette Cohen. Le prime notizie della famiglia paterna ci portano a Metz, in Lorena, nel nord-est della Francia, e a Isaie Ulman, figlio del medico privato del Principe Palatino, trasferitosi da Mannheim in Germania a Metz, dove già nel 1732 esercitava la professione di medico e dove morì nel 17462. La famiglia Ulman era ashkenazita. La maggior parte degli ebrei dell’Alsazia-Lorena, uno dei due nuclei principali dell’ebraismo francese prima della Rivoluzione3, viveva in villaggi rurali, era strettamente osservante e parlava la lingua yiddish. A Metz invece nel corso del XVIII secolo e soprattutto negli ultimi due decenni prima della Rivoluzione il processo di modernizzazione era già in atto ben prima dell’emancipazione, dal punto di vista economico ma anche religioso e culturale4. Nella città ferveva il dibattito attorno alla ‘questione ebraica’ e alla proposta di concedere agli ebrei i diritti civili: proprio a Metz nel 1787 venne bandito dall’Accademia Reale delle Scienze e delle Arti un concorso, considerato dalla storiografia come una tappa fondamentale nella discussione attorno all’emancipazione5, volto a individuare i mezzi per rendere gli ebrei in Francia «più utili e più felici». Uno dei vincitori del concorso fu l’abbé Grégoire con il suo noto Essai sur la Régénération physique, morale et politique des Juifs6. L’eco della discussione attorno alla profonda trasformazione culturale richiesta agli ebrei per poter essere considerati cittadini trovò sedimentazione, nel corso del XIX secolo, anche in gruppi di intellettuali e attivisti israeliti7. Fu con la Rivoluzione del 1789 che, primi in Europa, gli ebrei francesi ottennero l’emancipazione e l’accesso alla sfera pubblica, e divennero ardenti sostenitori della Repubblica francese. Il franco-giudaismo a cui si ispirava il processo di emancipazione implicava dall’una e dall’altra parte, come ha osservato Pierre Birnbaum, una compenetrazione dei valori e dei destini, «una reciproca permeabilità di visioni del mondo e identità di comportamento»8. Questa visione era fondata su una netta separazione tra spazio pubblico e spazio privato: la nazione era composta di cittadini i cui valori privati, e la religione tra questi, non avevano rilevanza nella sfera pubblica. Gli ebrei dell’Alsazia-Lorena, inclusi quelli di Metz, dovettero attendere altri due anni per essere riconosciuti come cittadini francesi, uguali agli altri. L’eguaglianza giuridica non fu però accompagnata da un percorso altrettanto compiuto di integrazione politica: ancora a metà Ottocento gli ebrei francesi non erano bene accolti nei circoli governativi, nella diplomazia e nelle alte sfere dell’amministrazione civile; solo con la Terza Repubblica nel 1875 essi furono accettati pienamente nello Stato. Birnbaum li definisce Juifs d’État, indicando con ciò una loro piena identificazione nei valori della Repubblica, fino a diventare addirittura i fous de la République9. Agli occhi di molti, l’emancipazione degli ebrei non risolse la questione ebraica10: la persistenza del loro antico profilo culturale ed economico pareva sfidare le aspettative di ‘rigenerazione’ legate al nuovo statuto civile. Ancora nel primo decennio del XIX secolo, soprattutto in Alsazia erano pochi i segni di cambiamento nelle attività economiche e culturali degli ebrei11. La nuova libertà di movimento portò tuttavia a una redistribuzione delle comunità nel territorio e a una crescente urbanizzazione, in Alsazia-Lorena e nell’intero paese. Nel 1809 Parigi era già un importante polo di attrazione con quasi 3.000 ebrei e ne contava 25.000 nel 1861: era diventata la più importante comunità ebraica della Francia. Rispetto a coloro che erano rimasti in Alsazia-Lorena e anche agli altri immigrati, gli ebrei a Parigi erano in larga maggioranza più aperti alle nuove opportunità economiche offerte dal paese agli inizi del secolo12.
Tornando ora agli Oulman, il nipote di Isaie, Cerf Ulman13, divenne cittadino francese nel settembre 1791, quando l’Assemblea Nazionale Costituente estese anche agli ebrei dell’Alsazia-Lorena il diritto di cittadinanza. All’inizio dell’Ottocento Cerf Ulman si trasferì a Parigi – vi arrivò «con un carretto da ambulante»14, racconta Jane nelle sue Memorie – insieme al cognato e amico Isaac Hayem; il figlio di Isaac, Simon, divenne un grande commerciante parigino mentre il nipote, George Hayem, medico, fu uno dei fondatori dell’ematologia francese15. Nell’amicizia tra le due famiglie e nell’ascesa economica e sociale degli Hayem, Jane coglieva una similarità di percorso con la propria famiglia e delineava in brevi tratti anche la rapida ascesa degli Oulman, nella Parigi tra Secondo Impero e Terza Repubblica.
Tra il 1807 e il 1809 Cerf Ulman, come molti altri ebrei di origine lorenese e alsaziana, francesizzò il suo nome in Oulman16. Attraverso il matrimonio di Cerf con Babet Salmon, appartenente a una delle poche famiglie ebraiche che vivevano a Parigi prima della Rivoluzione17, e grazie al successo delle attività commerciali, gli Oulman fin dagli anni Trenta del XIX secolo erano annoverati tra le famiglie più in vista della borghesia ebraica di Parigi: un’ascesa sociale assai rapida, confermata dalla cooptazione del capofamiglia, Cerf Oulman, nel notabilato del Concistorio israelita parigino tra il 1832 e il 184018. Istituito da Napoleone nel 1808, il Concistorio israelita di Francia era l’istituzione che rappresentava pubblicamente le comunità ebraiche e la loro principale struttura comunitaria. Nel corso del XIX secolo divenne uno strumento importante del progetto di ‘rigenerazione’ portato avanti dalla leadership ebraica19: il notabilato concistoriale, nella cui selezione lo Stato era direttamente coinvolto, conferiva infatti la guida della comunità a una élite laica e progressista20. Cerf Oulman entrò a farne parte negli anni Trenta, seguito da suo figlio Émile negli anni Cinquanta21.
Quando nacque Jane, la famiglia Oulman era dunque già inserita nelle più alte sfere della società ebraica parigina. In conformità alle strategie familiari di mobilità sociale proprie dell’epoca, la sorella di Émile, Palmyre, sposò il notaio Émile Fould, appartenente a una importante famiglia di banchieri e uomini di Stato22, mentre Émile Oulman e suo fratello Alphonse proseguirono e incrementarono la ditta Fils de C. Oulman ereditata dal padre, sp...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. I
  3. II
  4. III
  5. IV
  6. V
  7. VI
  8. VII
  9. VIII
  10. IX
  11. X
  12. XI
  13. XII
  14. XIII
  15. I
  16. II
  17. III
  18. IV
  19. V
  20. VI
  21. La signora Marchesi e la sua scuola (seguito)
  22. VII
  23. VIII
  24. IX
  25. X
  26. XI
  27. Epilogo