I Sessantotto di Sicilia
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I Sessantotto di Sicilia

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Il Sessantotto non è avvenuto solo a Roma o nel Nord Italia. C'è stato un Sessantotto anche nel Sud, e in Sicilia. Qual è stato l'apporto e quali sono state le caratteristiche del Sessantotto delle periferie? E quale "periferia", quale "centro"?Come ha funzionato l'incontro / scontro tra modernità e resistenze locali? Questo è il primo studio organico che sia stato fatto sul Sessantotto in Sicilia, in occasione del "trentennale" del Sessantotto (Bologna 1998, a cura dell'istituto Gramsci Emilia Romagna). Lo ripubblichiamo in forma ampliata come utile materiale documentario per il "cinquantenario" del 2018 e per i successivi.

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Informazioni

Editore
ZeroBook
Anno
2016
ISBN
9788867110674
Argomento
History

Il caso Catania

Introduzione

Catania è il caso di una città che negli anni Sessanta conosce una serie successiva di sperimentazioni nel settore della speculazione urbanistica. Il ricambio delle classi dirigenti che si verifica, e che porta dal blocco di potere rappresentato da Magrì-La Ferlita a Antonino Drago sarà cruciale: da una parte permetterà lo sviluppo di una imprenditoria legata all'interventismo politico statale, che si fa forza del controllo sul territorio che avviene grazie alla milizia del racket e del clientelismo di quartiere; dall'altra porterà, nella crisi politica alla metà degli anni Settanta, alla proiezione di quel blocco di potere su una più ampia compagine nazionale: si forma una triarchia, in cui i "cavalieri del lavoro" forniscono le caratteristiche peculiari della mafia imprenditrice catanese, le cosche legate ad esse collaboreranno - ma alla pari, in una spartizione dell'isola in due - con i corleonesi nel controllo della Sicilia, mentre ai politici tocca assicurare la continuità degli afflussi di denaro pubblico e protezione giudiziaria.
Catania è negli anni Sessanta una città degradata, una "megalopoli imperfetta" come la definirà con una punta di civetteria uno dei suoi storici. All'interno di questo calderone, si muovono spinte centrifughe che non riescono a trovare se non nella protesta misoneista risposta costruttiva.

Gli anni Cinquanta

La Catania del quartiere san Berillo

Punto di forza del potere della DC negli anni Cinquanta è la possibilità di far convergere su Catania i fondi per la "ricostruzione" - ma tenendo presente un particolare non secondario:
"La città non ha subito per guerra danni gravi al patrimonio edilizio: un censimento accerterà che ad essere danneggiati sono meno di 15 mila vani, attorno al 10% del patrimonio cittadino (e nel 1948 un terzo era già stato riparato). Sicché la 'ricostruzione' è un pretesto per rilanciare gli antichi progetti di risanamento" [57 ].
E' l'occasione per procedere più che al rammodernamento edilizio alla speculazione su aree e su stabili. Quartieri interessati: s. Berillo, Consolazione, Zia Lisa (arch. G. Nicotra), Idria-Antico Corso, Civita (arch. Giuseppe Marletta), Teatro Greco (arch. B. Miccichè), s. Cristoforo (arch. R. Marletta).
I progetti "sono già pronti dal 1947. Non ci sono però le risorse finanziarie" [58 ]. Il sindaco Perni allora a capo di una giunta qualunquista, nomina una commissione di studio (58 sedute, dal 13 aprile 1949 al 12 maggio 1952): "vi trova mediazione un blocco di interessi, che fa capo agli ingegneri F. Fusco, C. Majorana e F. Costarelli, e trova il suo punto di forza nella cosiddetta 'operazione San Berillo'" [59 ].
Nei giorni in cui la DC è estromessa dal governo cittadino (intesa tra MIS e Qualunquisti, sindaco Gallo Poggi), "ottiene gli appoggi nazionali e regionali necessari per costituire (27 novembre 1950) l'Istituto immobiliare di Catania, l'ISTICA" [60 ]. Presidente ne è l'on. Claudio Majorana (era stato eletto alla Regione nel 1947 per il BLDQ; nel 1951 diventa uno dei 6 eletti della DC, insieme all'ing. F. Costarelli) che fa approvare il piano su s. Berillo di Giuseppe Marletta e B. Miccichè redatto in meno di un mese. Si costituisce l'Istituto per l'edilizia popolare di San Berillo, con convenzione tra ISTICA e Comune (3 gennaio 1951): viene revocato il piano del 1947, e adottato il nuovo piano che prevede 700 mila mc di cubatura per 50 mila abitanti (a fronte di 3 mila famiglie residenti allora).
Il rafforzamento della DC riceve la sanzione politica alle elezioni regionali del 1951. Nel governo regionale Restivo, Silvio Milazzo è assessore ai lavori pubblici.
Il commissario prefettizio che succede a Gallo Poggi, il 6 gennaio 1952, F. Scolaro, il 12 maggio inserisce il piano ISTICA per san Berillo nel piano regolatore generale di Catania, che adotta il 16 maggio (10 giorni prima delle elezioni!).
Appena eletto sindaco D. Magrì con l'accordo DC-Partito nazionale monarchico, "piovono i finanziamenti" soprattutto legati all'affaire san Berillo [61 ]:
"sono quasi 4 miliardi e mezzo accumulati in pochi mesi, cui vanno aggiunti i 3000 alloggi popolari dell'INA-Casa e dell'UNRRA-Casa: un pacchetto imponente di edilizia sovvenzionata su cui costruire il potere democristiano e la propria fortuna politica" [62 ].
Negli anni Cinquanta l'operazione san Berillo permette a Magrì di assumere l'egemonia all'interno della DC catanese e provinciale (dal maggio 1952 è commissario straordinario nella DC catanese, "guida la riscossa dei 'catanesi' sui 'calatini' che culmina nel suo successo al VI congresso provinciale" [63 ] nel febbraio 1953. Nel 1953 è senatore); succedono gli stanziamenti per le opere pubbliche gestite da La Ferlita (che era stato assessore ai lavori pubblici sotto Magrì), pur continuando a costituire san Berillo oggetto di attenzione stanziativa costante.
La Ferlita gestisce non solo
"l'edilizia sovvenzionata, ma un altrettanto imponente pacchetto di lavori e opere pubbliche: più di 2 miliardi per strade, quasi altrettanto per la rete fognante e la Centrale del latte, 700 milioni per le infrastrutture della zona industriale. Sarà solo l'inizio: ai primi del 1955 il Comune avrebbe avuto dalla Regione altri 4 miliardi per opere pubbliche (fogne, vie, edilizia scolastica, case popolari)" [64 ].
Dopo il rimpasto di giunta del luglio 1954 "il ritmo degli interventi finanziari nel settore dei lavori pubblici si fa convulso" [65 ]: zona industriale, mercato ortofrutticolo, illuminazione, risanamento IACP del quartiere Antico Corso. Tuttavia: "è un modo di rispondere alle critiche, che si fanno insistenti e persino concitate, e montano entro la stessa maggioranza, sulla convenienza della operazione san Berillo" [66 ].
Il risanamento/sviluppo del quartiere san Berillo è parte emblematica del sacco edilizio a cui è sottoposta la città, gestito male e in maniera truffaldina dai democristini.
Giarrizzo [67 ] assume la vicenda san Berillo come il nodo centrale del potere democristiano del dopoguerra, il nucleo da cui non solo si sviluppano i poteri individuali di alcuni notabili democristiani, ma che dà, crediamo, il modello su come sviluppare e mantenere il proprio potere e il consenso locale nella città. Il successo dell'affaire san Berillo per la DC (un successo tutto per la DC, non tanto per la città e per lo sviluppo urbano e sociale, che anzi ne ...

Indice dei contenuti

  1. Nota
  2. Introduzione
  3. La Sicilia negli anni Sessanta
  4. Il caso Catania
  5. Il caso Palermo
  6. Il caso Messina
  7. Il caso Lentini
  8. Le fonti
  9. Le interviste
  10. I temi della memoria
  11. Conclusioni
  12. Appendice
  13. Bibliografia
  14. Indice generale
  15. Nota editoriale