Otello Marilli
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Otello Marilli (1915-1979) fiorentino, comunista. Sindaco di Lentini (SR), deputato alla Camera e all'Assemblea Regionale Siciliana, docente di Meccanica Agraria all'Università di Catania. Protagonista della vita politica siciliana negli anni della maggiore trasformazione sociale ed economica che l'isola abbia conosciuto negli ultimi due secoli. Questa di Ferdinando Leonzio è da considerarsi la prima biografia che sia stata dedicata a questa importante figura della storia siciliana.

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Informazioni

Editore
Zerobook
Anno
2018
ISBN
9788867111558
Argomento
Historia

Otello Marilli

Otello Marilli nacque a Firenze il 15 novembre 1915, alcuni mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale1 , da Ettore, macellaio, e da Olimpia Becucci, maestra di ricamo2 .
Il padre era titolare di una macelleria ben avviata che garantiva alla famiglia un discreto benessere. Tale relativa agiatezza, unitamente alla lucida intelligenza manifestata sin da giovanissimo, consentì al giovane Otello di intraprendere gli studi superiori, iscrivendosi al Regio Liceo Scientifico Leonardo da Vinci.
Ma nel 1932, quando aveva appena 17 anni, accadde qualcosa che gli sconvolgerà la vita. Fu coinvolto in un disgraziato incidente stradale3 che gli procurò al volto delle cicatrici, che neanche le dispendiose cure effettuare nell’ospedale di Udine, allora all’avanguardia nella chirurgia plastica, riusciranno a cancellare.
Non è difficile immaginare quante sofferenze, non solo fisiche, una simile fatalità abbia potuto procurare ad un giovane di quell’età, alto, biondo, prestante, cui lo specchio ogni giorno ricordava la sua tragedia.
Per questo destano ripugnanza le maliziose calunnie messe in giro - anni dopo - sul suo conto, secondo cui quelle cicatrici gli erano state causate da un incendio avvenuto nella sede del partito fascista di Catania, in cui egli si trovava. Una falsità grande come la cattiveria di chi la inventò.
Il giovane Otello, comunque, non si perse d’animo e, l’anno seguente, conseguì la maturità.
Iscrittosi al Regio Istituto Superiore Forestale ed Agrario di Firenze, nel 1938 si laureò in Scienze Agrarie.
Gli anni universitari non erano passati infruttuosamente per Marilli neanche sotto il profilo politico, poiché in quel periodo egli era stato in contatto con altri giovani militanti del GUF4 , fiorentini e non, che avevano formato gruppi di confronto e di discussione5 , inizialmente per confutare la pretesa dei futuristi di considerarsi gli interpreti più autentici della politica culturale del regime. Il dibattito si era poi esteso a varie altre tematiche ed aveva finito per contestare il fascismo come tale.
Fu lo stesso Marilli a dirmi che notizie sul suo percorso politico giovanile potevano trovarsi in un libro di Ruggero Zangrandi6 , in cui si racconta la storia politica – nel decennio 1933/1943 - di gruppi di giovani intellettuali, militanti nelle organizzazioni giovanili del regime, formatisi in varie città italiane ad imitazione dell’iniziale gruppo romano7 , che cominciavano ad interrogarsi sul regime fascista, l’unico che essi avevano potuto conoscere.
I giovani, dopo un po’ tenuti sotto osservazione dalla polizia fascista8 , si erano divisi tra coloro che avrebbero voluto modificare certi aspetti del regime dall’interno dello stesso e quelli invece disposti a passare all’antifascismo vero e proprio. Questa divisione e la necessità di essere assai prudenti avevano portato poi allo sgretolamento dei gruppi contestatori.
In ogni caso diversi giovani di varia tendenza finiranno per approdare all’aperto antifascismo e, durante la guerra, alcuni di essi saranno deportati in Germania.
Non deve meravigliare questo lungo viaggio attraverso il fascismo, a volte tormentato da dubbi e contraddizioni, di Otello Marilli, perché si è trattato di un percorso di maturazione comune a molti, anche ad eminenti personalità antifasciste, che ebbero un’esperienza giovanile nelle organizzazioni del regime.
Nel 1939 il Nostro conseguì l’abilitazione all’esercizio della professione presso la facoltà di Agraria dell’Università di Torino e quindi la specializzazione in Agricoltura Coloniale presso L’Istituto Agronomico per l’Africa Italiana di Firenze, qualifica quest’ultima che lo porterà a un viaggio in Africa per uno studio sul posto. Nel 1940 vinse un concorso come assistente di Meccanica Agraria all’università di Pisa e successivamente fu assunto all’Ente per il Cotone dell’Africa Italiana (ECAI), e, di conseguenza, si trasferì a Roma.
La guerra, i bombardamenti, le persecuzioni antiebraiche, i contatti con gli amici del periodo universitario probabilmente portarono a conclusione il suo giudizio critico nei confronti del fascismo.
La critica divenne avversione e il gruppo con cui Marilli era in contatto – come mi confidò l’interessato - si spostò su posizioni repubblicane con venature anarchiche, che poi lo portarono, dopo la liberazione di Roma9 ad aderire, su posizioni laiche, razionalistiche, solidaristiche al Partito Repubblicano Italiano (PRI)10 e a collaborare al suo giornale La Voce Repubblicana11 .
Nel 1945 Marilli lascia l’ECAI e si trasferisce a Palermo12 come amministratore del giornale La Regione Siciliana, diretto da Aurelio Natoli13 e trova lavoro presso l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS), istituito dalla legge 2 gennaio 1940 n.1, con il compito di assistere tecnicamente e finanziariamente i proprietari nell’opera di trasformazione dei terreni agricoli e di colonizzare direttamente le terre di cui l’Ente fosse venuto in possesso14 .
Alla guida dell’ECLS, come direttore generale, stava il torinese ing. Mario Ovazza15 , col quale Otello, diventato nel 1946 direttore zonale per alcune province orientali16 instaurò un rapporto di amicizia e di solidarietà che andava oltre la loro attività professionale.
In seguito ad una ristrutturazione dell’Ente tuttavia sul finire del 1947 Marilli perse il lavoro, ma rimase nel campo della problematica agricola come capo dell'Ufficio tecnico interprovinciale17 dell’Unione Siciliana delle Cooperative Agricole (USCA), avente come scopo l’assistenza alle cooperative agricole che avevano avuto in concessione terre incolte.
La permanenza in Sicilia, da allora ininterrotta, e lo studio “sul campo” dei problemi agricoli dell’isola lo misero ben resto in contatto con la triste realtà di un bracciantato affamato e vessato da un padronato ingordo e semifeudale, spesso sostenuto dagli apparati repressivi dei gruppi parassitari e malavitosi che si ingrassavano alle spalle dei lavoratori.
L’intellettuale dal parlare forbito e cordiale e vagamente ironico, venuto dal Continente in una terra lontana di cui non imparò mai il dialetto, dimostrò allora di avere non solo una solida preparazione professionale, ma anche una profonda sensibilità umana che lo indusse a solidarizzare con i lavoratori della terra, a immedesimarsi nella loro drammatica situazione lavorativa, spesso ai limiti della sopravvivenza, e a lasciare la fredda neutralità della scienza, per schierarsi apertamente con la causa dei lavoratori e a fianco delle organizzaz...

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