LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE - VOL 4 - LA COSCIENZA Alla scoperta degli stadi della mente: dal conscio all'inconscio, dall'influsso dei ritmi biologici, al sonno e ai sogni.
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LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE - VOL 4 - LA COSCIENZA Alla scoperta degli stadi della mente: dal conscio all'inconscio, dall'influsso dei ritmi biologici, al sonno e ai sogni.

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LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE - VOL 4 - LA COSCIENZA Alla scoperta degli stadi della mente: dal conscio all'inconscio, dall'influsso dei ritmi biologici, al sonno e ai sogni.

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Scoprire la storia della psicologia ed i suoi ambiti applicativi non è mai stato così semplice. In questo volume si passano in rassegna le principali correnti di pensiero che hanno caratterizzato la nascita e l'evoluzione della psicologia scientifica. Dai primi laboratori di psicologia alla teoria psicodinamica, dal cognitivismo alle neuroscienze, la prima parte di questa guida vi prende per mano e vi accompagna tra le scoperte più importanti della materia. La seconda parte del volume è dedicata alla scoperta della psicologia clinica, del lavoro, giuridica, dello sviluppo e dei vari ambiti applicativi della materia. Il tutto attraverso uno stile discorsivo semplice, veloce ed essenziale. Il libro si conclude con un piccolo test autovalutativo che permette al lettore di ripassare e fissare i concetti principali. Dimenticate i manuali di psicologia da migliaia di pagine o dal costo proibitivo e cominciate ad esplorare il funzionamento della vostra mente attraverso una serie di guide a prezzi imbattibili.

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Sì, puoi accedere a LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE - VOL 4 - LA COSCIENZA Alla scoperta degli stadi della mente: dal conscio all'inconscio, dall'influsso dei ritmi biologici, al sonno e ai sogni. di Stefano Calicchio in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Crescita personale e Carriera. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788867558414
Categoria
Carriera

L’attenzione


L’essere umano è bombardato quotidianamente da miliardi di stimoli. Questi sono raccolti a livello fisiologico dagli organi di senso e poi convertiti in impulsi elettrici, per essere infine inviati al cervello. Molti di questi stimoli sono semplicemente ignorati e tralasciati, oppure archiviati a livello inconscio e rielaborati successivamente (ad esempio durante il sonno).

Quando, al contrario, l’informazione giunta al cervello è degna di essere notata, è posta alla considerazione della nostra consapevolezza. Questo processo è reso possibile per mezzo di un preciso stato di coscienza: l’attenzione.

Semplificando il procedimento appena descritto, possiamo definire l’attenzione come quel meccanismo evolutivo che ha permesso la selezione di alcuni specifici stimoli ambientali, in modo da ignorare completamente o da demandare all’inconscio tutti gli altri.

La funzione dell’attenzione è quindi semplice: si tratta di un meccanismo per filtrare le informazioni provenienti dall’esterno, in modo da garantirci maggiori possibilità di sopravvivenza.

Se pensiamo ai pericoli affrontati dall’uomo primitivo, diviene evidente l’importanza di un sistema di allarme in grado di avvisare la coscienza su di un imminente pericolo (ad esempio l’avvicinarsi di un predatore), così da poter attuare delle efficaci contromisure (la fuga o la preparazione alla lotta).

Anche se oggi l’uomo non deve difendersi dai pericoli caratteristici della natura selvaggia, è chiamato ugualmente a fare largo uso delle sue abilità attentive. L’enorme complessità del mondo moderno lascia ben immaginare lo stato confusionario nel quale vivremmo qualora l’evoluzione non ci avesse rifornito di adeguati strumenti di selezione delle informazioni.

Queste spiegazioni possono sembrare abbastanza evidenti dal punto di vista pratico, ma lo studio scientifico dell’attenzione ha posto non poche difficoltà. Per prima cosa era necessario distinguere tra attenzione volontaria o involontaria. Nel primo caso facciamo la scelta precisa di concentrarci su alcuni dettagli, per tralasciarne altri. Nel secondo caso, è uno stimolo esterno a rievocare il nostro livello di coscienza e a permearlo.

Alcuni psicologi hanno studiato in profondità i meccanismi della percezione e dell’attenzione. Delle varie teorie prodotte, molte di queste riprendono il concetto di attivazione, utile per misurare le prestazioni rispetto al proprio stato di attenzione. E’ il caso di compiti molto complessi, che richiedono elevati livelli di concentrazione protratti per lungo tempo.

In questo senso, possiamo distinguere tra tre piani differenti di attivazione:

- prestazione scadente o mediocre, caratterizzata da un basso livello di attivazione. Un esempio tipico è la sonnolenza, poiché non permette di sfruttare al meglio le proprie capacità attentive.
- Altrettanto scadente risulta la prestazione derivante da un livello di attivazione troppo alto. In questo caso parliamo di sovraeccitazione, oppure di un livello di ansia tale da non permettere l’esecuzione dei compiti con sufficiente attenzione.
- Infine, una performance ottimale si ottiene quando il livello di ottimazione resta all’interno di un range equilibrato, ovvero non risulta troppo elevato o troppo basso.

Tra le varie teorie dell’attenzione come strumento di selezione, è possibile indicarne alcune che si sono dimostrate particolarmente interessanti e attendibili.

La prima è la cosiddetta teoria della selezione attentiva, ipotizzata dallo psicologo statunitense Ulrich Neisser nel 1976. Secondo il ricercatore, la mente è da considerarsi come un elaboratore d’informazioni. L’attenzione è quindi un processo di focalizzazione, legato alla reale disponibilità di risorse del sistema mentale.

Un po’ come avviene con un computer, anche la mente umana sarebbe chiamata a gestire le informazioni (ovvero gli stimoli provenienti dagli organi di senso) secondo delle capacità limitate; questo spiegherebbe anche l’esistenza di processi automatici che ci consentono di lasciare libera una parte della nostra capacità di elaborazione, ma anche di dividere l’attenzione su più compiti contemporaneamente.

Ad esempio, quando impariamo a guidare dobbiamo concentrare tutte la nostra attenzione sulle azioni da compiere (premere i pedali nella sequenza corretta, azionare la leva del cambio, coordinare i movimenti del volante, ect). Dopo un po’ di esperienza, questo processo diventerà automatico.

Con l’esercizio diventiamo in grado di parlare con un nostro amico mentre guidiamo, perché avremo automatizzato i compiti necessari alla conduzione di un veicolo. L’automatizzazione ci permette di conservare risorse altrimenti spese per la guida e d’impiegarle in altre attività, come la comunicazione verbale.

La seconda teoria prende la dicitura di “filtro primario” e si basa sugli studi di Broadbent. Secondo questo ricercatore durante il processo di attenzione il cervello non riceverebbe tutti i segnali esterni. Infatti, quando gli organi di senso raccolgono le informazioni le incanalano verso filtri posizionati lungo i nervi, che conducono al cervello.

A questa teoria se ne oppone una terza, detta concezione del filtro tardivo. In questo caso, ogni segnale esterno sarebbe percepito dai recettori sensoriali e inviato correttamente lungo i fasci di assoni mielinici, fino al cervello.

Una volta giunti a destinazione, i segnali sarebbero però oggetto di una fase di pre-elaborazione molto veloce ed efficiente, nella quale avverrebbe la selezione delle informazioni ritenute abbastanza importanti da giungere alla coscienza e l’esclusione delle altre.

Ciò che accomuna ognuna di queste teorie è che le capacità attentive sarebbero strettamente legate agli stati di coscienza. L’attenzione deve quindi essere considerata come un derivato della grande capacità di autocoscienza e di attivazione della mente umana.

Il rilassamento


Il rilassamento è uno stato di coscienza caratterizzato da assenza di tensione. Dal punto di vista fisiologico possiamo distinguere tra rilassamento fisico (contraddistinto da allentamento e decontrazione muscolare) e psichico (ovvero uno stato di serenità mentale).

Come avviene per il sonno, anche il rilassamento è uno stato di coscienza al quale sono stati applicati diversi strumenti d’indagine psicofisiologica. Con l’EEG (o elettroencefalogramma) si è scoperto che quando ci rilassiamo il tracciato evidenzia onde di tipo alfa, cioè tra gli 8 e i 14 Hz.

Questo tipo di tracciato è riscontrabile anche in alcuni particolari stadi di contemplazione, di raccoglimento e di concentrazione; ad esempio, durante profonde sessioni di preghiera o di meditazione. Un altro strumento utilizzato per analizzare gli stadi del rilassamento è l’EMG (elettromiografia). Questo strumento studia l’attività muscolare attraverso un piccolo ago inserito nel muscolo, che funge da elettrodo.

Come abbiamo già visto, il rilassamento è in grado di condurre verso una diminuzione dell’attività dei muscoli; un fenomeno che diventa ben presente nei tracciati prodotti dall’EMG.

Può sembrare scontato ma è importante sottolineare che un individuo in salute sa come rilassarsi correttamente e trova facilmente del tempo per questa pratica durante la propria quotidianità. La tensione e lo stress eccessivo (inadattivo) sono alla base di molte patologie sia fisiche che psicologiche.

In merito al primo caso è facile riscontrare tensione muscolare, rigidità, dolori, senso di pesantezza, mancanza di energie. Ma lo stress dell’anima è a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE 4
  3. Indice dei contenuti
  4. Disclaimer
  5. Introduzione
  6. Definire la coscienza
  7. Basi fisiologiche della coscienza
  8. L’approccio freudiano
  9. Gli stati di coscienza
  10. Il sonno: scopo e origine
  11. Il sonno: meccanismi di funzionamento
  12. Posizioni del sonno
  13. I sogni
  14. I sogni lucidi
  15. L’attenzione
  16. Il rilassamento
  17. I cicli biologici
  18. L’orologio biologico
  19. Conclusione
  20. Test Auto - Valutativo
  21. Soluzioni
  22. Bibliografia Essenziale