Lo stile della casa
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Lo stile della casa

Quaderno Alte Scuole n. 2 2014

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Lo stile della casa

Quaderno Alte Scuole n. 2 2014

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Nei saluti iniziali è importante, oltre ad accogliere i partecipanti, ringraziare le persone che con il loro lavoro hanno reso possibile la realizzazione di questo incontro. Penso in particolare al professor Cesare Kaneklin che, con felice intuizione, anni fa ebbe l'idea cardine che diede origine al percorso di riflessione sulla qualità dell'apprendimento e la condivise. L'altro ringraziamento va al collega Michele Faldi che, coordinando le diverse persone implicate – docenti, tutor, enti esterni – mi ha aiutato a sviluppare questa idea e a renderla realtà. Infine, un grazie a tutte le persone dentro e fuori dall'Ateneo, che si sono coinvolte con grande dedizione, mettendo la loro professionalità e la loro esperienza a servizio di questo progetto.
Non sono ringraziamenti formali, sono ringraziamenti convinti, verso coloro che si sono premurati in questi anni di procedere su una pista innovativa, con un lavoro di ricerca e riflessione sulle modalità di svolgere la tutorshipall'interno di un settore non molto normato come quello dei Master.
Da anni esistono diverse tipologie di Master; ogni Master ha un suo mercato di riferimento, ogni Master ha le sue attività didattiche specifiche, ogni Master ha le sue caratteristiche organizzative. Anche se negli anni si sono forse eccessivamente moltiplicati, i Master rimangono, tuttavia, un prodotto attraverso cui la nostra Università ha potuto incontrare moltissimi studenti che li hanno frequentati.
Che cosa trasmette l'Università Cattolica attraverso i suoi Master? E attraverso quali metodi e strumenti lo trasmette? Questo è quanto abbiamo cercato di indagare e far emergere attraverso il lavoro che oggi vi sarà presentato. L'Università, riflettendo su queste domande, ha definito una caratteristica, che abbiamo quasi scherzosamente denominato lo stile della casa. Lo stile della casa è diventato col tempo una sorta di claim, ma dice di un'attenzione particolare che la nostra Università in questi anni ha perseguito e realizzato.
I Master tecnicamente sono titoli propri dell'Università e, quindi, percorsi formativi con un'organizzazione propria. In questa organizzazione a un certo punto è comparsa una nuova funzione, quella del tutor, che in qualche modo si è andata progressivamente affermando. È una funzione, dunque non una professione, ma una funzione particolare perché implica un modo di trasmissione tra Università e studente molto più interattiva di quello che noi possiamo pensare. Riflettere su queste nuove modalità di interconnessione tra lo studente e la struttura di un Master penso sia interessante e intelligente.
Sono molto contento, quindi, di veder realizzata un'idea progettuale nata anni fa, perché sono convinto che questa sia una delle caratteristiche della nostra Università, un proprium, che coloro che hanno frequentato i nostri Master, hanno appreso quasi per osmosi.
Penso proprio che tutti noi oggi avremo di che imparare.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788867804177

PARTE SECONDA

Quando il Master trasforma:
evidenze empiriche

Il caso SMEA. Master in Management agro-alimentare

Davide Mambriani

Il processo di valutazione secondo SMEA (Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare)

Lo scopo dell’Alta Scuola attraverso il Master in Management agro-alimentare è quello di generare profili professionali allineati alle esigenze delle aziende soprattutto agro-alimentari. In funzione di questo obiettivo assume rilievo il processo di valutazione, che si gioca ad un doppio livello:
– valutazione formale alle selezioni per l’ammissione e, in seguito, per gli ammessi, valutazione nei corsi che compongono la struttura del Master;
– valutazione informale che trova fondamento nell’osservazione quotidiana del corsista, nel monitoraggio lungo tutto il percorso anche mediante colloqui con gli allievi: tendenzialmente due strutturati e tanti estemporanei e in base all’occorrenza.
Il processo di valutazione si presenta così articolato e integra attenzioni di tipo quantitativo con attenzioni qualitative, allo scopo di creare un consapevole match tra il profilo dello studente e le specifiche esigenze aziendali.

1) Obiettivo del processo di valutazione

Definire le competenze dell’allievo diviene l’obiettivo rilevante per la realizzazione del match “profilo / azienda”.
SMEA si prefigge di insistere sulla creazione di profili caratterizzati dalla presenza delle basi strutturali potenzialmente preludio/fondamento allo sviluppo di competenza professionale. Docenti e staff operano coscienti di come il vantaggio competitivo dell’impresa moderna si fondi sulla qualità delle persone e dei sistemi professionali che le persone sono in grado di costruire all’interno della loro organizzazione (è concreto il rischio che l’eccesso di sviluppo, l’applicazione irrazionale e impersonale o peggio incompetente dei modelli tolga efficacia all’attività di focalizzazione dei profili dei Master).
Partiamo dall’analizzare quali siano gli aspetti strutturali che l’azienda ricerca nel profilo:
a) Competenze di base: conoscenze e abilità acquisite nel percorso degli studi fino alla laurea (Sapere/Conoscere: conoscenze teoriche). Esempi di competenze di base: conoscenze relative al corso di studi, conoscenza della lingua inglese, buon uso dell’informatica, capacità di espressione sia scritta che verbale.
b) Competenze professionali: conoscenze e abilità acquisite in un Master e dall’esperienza in azienda attraverso uno stage (Saper fare/Abilità concrete/Capacità). Esempi di competenze professionali: capacità di inserirsi velocemente in un processo aziendale, ancora deboli di esperienza, ma forti di conoscenze specifiche e metodologiche che lo consentano (elaborazione e gestione anche statistica di dati, creazione di presentazioni efficaci, capacità di raccogliere, elaborare e trasferire informazioni).
c) Competenze trasversali: conoscenze e abilità che si manifestino efficacemente nel comportamento lavorativo e organizzativo come analizzare, valutare, relazionarsi, affrontare (Saper essere/Comportamenti). Esempi di competenze trasversali: apertura mentale, flessibilità, proattività, creatività, lavoro in team, assunzione di responsabilità, attitudine alla negoziazione, problem solving.
Caratteri più specifici richiesti dalle aziende:
a) conoscenza del settore e dei suoi meccanismi di funzionamento;
b) familiarità con l’interrelazione funzionale;
c) conoscenza dell’operatività aziendale;
d) capacità di comunicazione;
e) capacità di lavorare in gruppo;
f) apertura mentale;
g) dotazione di competenze trasversali;
h) conoscenza della lingua inglese e dell’informatica;
i) disponibilità alla mobilità sul territorio nazionale ed estero.
L’azienda focalizza la sua attenzione sulla combinazione tra dotazione di competenze specifiche del settore e soft skills (carattere, energia, vitalità, abilità sociali e relazionali).
Per poter correttamente perseguire questo fondamentale obiettivo per il successo dell’azienda, occorre operare per la formazione e acquisire la migliore conoscenza possibile delle caratteristiche dell’allievo.

2) Profonda conoscenza dell’allievo

Il processo di valutazione, descritto nella tabella seguente (Tab. 1), si articola lungo tutto il percorso che vede coinvolto dapprima il candidato come potenziale allievo, poi come studente frequentante e quindi come diplomato.
Tab.1 – Mappa delle “Valutazioni”
Tab1.tif
A) Valutazione formale
a) Valutazione in ingresso. Il processo di valutazione iniziale prelude alla selezione per le ammissioni al Master e così si struttura:
Preselezioni: analisi dei curricula standardizzati dalla modulistica della domanda di ammissione e trasformazione dei titoli in punteggi.
Selezioni: test “logico-attitudinali”: ANALISI VERBALE, QUANTITATIVA e LOGICA; osservazione delle dinamiche di gruppo gestita da psicologi professionisti e colloquio con la Commissione; conclusioni finali e stesura della graduatoria.
b) Valutazione sulla base degli esami di profitto: per ogni disciplina svolta sono previste una prova intermedia e la prova finale, lavori di gruppo e presentazioni formali in aula.
B) Valutazione informale
a) Valutazione in ingresso: si osservano reazioni, linguaggio, entusiasmo, vitalità; con l’obiettivo, seppure precoce, di cogliere le potenzialità specifiche.
b) Monitoraggio lungo tutto il percorso: l’osservazione quotidiana del corsista prende l’avvio nei primi giorni di ottobre per finire al 20 maggio con una sospensione di 15/20 giorni a Natale e di una settimana a Pasqua.
La vita si svolge nell’Alta Scuola, un ambiente circoscritto dove gli allievi, avendo obbligo di frequenza, si possono vedere nei corridoi, in gruppo o singolarmente, mentre prendono un caffè, si rilassano, ma anche quando studiano, discutono e si confrontano.
Le relazioni strutturali tra allievo e Alta Scuola vedono coinvolti diversi soggetti: i docenti, il tutor delle discipline di area gestionale, i ricercatori che vivono la struttura, l’addetto delle pulizie, il custode/bidello, la segretaria, la bibliotecaria, le segretarie accademiche, gli allievi della Laurea Magistrale.
Poiché la struttura è “a misura d’uomo” e tutti arrivano rapidamente a conoscere i nuovi arrivati – anche grazie ad uno strumento di lavoro distribuito a tutti: il “facciometro” (Fig. 1) – raccogliere dati relativi soprattutto alle caratteristiche macroscopiche degli studenti è agevole.
Un “giudizio” sui partecipanti viene generato dal concorso di tutti gli elementi, formali e informali: un primo seme scaturisce dalle selezioni, vi si aggiungono poi i risultati degli esami, i resoconti sociali e i colloqui.
Fig.1 – “Facciometro”
sagomine.tif
C) Colloqui: la conoscenza diretta persegue programmando due colloqui ai quali si aggiungono le estemporaneità che in taluni casi possono essere quotidiane, il tutto eventualmente integrato da resoconti sociali.
Al primo colloquio inizialmente non porgiamo domande “guida”: lasciamo che inizino spontanea...

Indice dei contenuti

  1. Indice
  2. PARTE PRIMA
  3. PARTE SECONDA
  4. PARTE TERZA