Capitolo II -
«Athena»
Nel 1906 fu pubblicata a Milano la rivista di letteratura e di cultura «Athena», fondata e diretta da Romolo Murri che, a metà dello stesso anno, vedeva la soppressione di «Cultura sociale» per via della condanna ecclesiastica. Sempre nel 1906, Murri fondò «La Rivista di Cultura», destinata a durare fino al 1908, mentre «Athena», che ebbe cadenza mensile, si concluse entro l’anno.
Tra le firme che comparvero sul periodico, spiccano quelle di Antonio Fogazzaro, Emilio Cecchi e dello stesso Murri, ma non mancano personalità straniere, come il filosofo francese Marc Sangnier.
Il programma di «Athena» venne pubblicato in apertura del primo fascicolo; la concezione estetica sottesa era quella dell’arte come forma di conoscenza e di «possesso della vita e del mondo»[46]. Dopo un riferimento velatamente polemico alla critica positivista e alla sua «analisi minuziosa del documento storico letterario»[47], viene accolta la tendenza a riunificare l’attività artistica e letteraria a quella spirituale: si esalta infatti l’arte quale «sintesi rappresentativa dell’attività conquistatrice dello spirito umano, come momento dei processi della coscienza e del volere»[48]. Non più dunque intesa soltanto come documento e testimonianza, l’arte è definita «strumento efficace di trasmissione di stati di coscienza e di energie spirituali»[49].
Questo primato dello spirito fa sì che non vi sia separazione tra le differenti espressioni creative: storia, musica, letteratura e arti figurative concorrono a costituire il fatto estetico, che «accompagna e raccoglie le voci indefinibili di anime e di popoli che si cercano e cercano la luce, le anticipazioni geniali della fede, le aspirazioni profonde della coscienza sub-liminare»[50].
Il rilievo attribuito all’aspetto spiritualistico dell’arte era un riflesso delle inquietudini che caratterizzarono la produzione letteraria tra Otto e Novecento e la cui espressione più evidente furono i romanzi di Fogazzaro.
Le finalità della rivista venivano ulteriormente precisate nell’intervento Athena di Romolo Murri sul quinto fascicolo[51]: ai collaboratori spettavano diversi compiti, tra cui quello di farsi un proprio giudizio intorno ai problemi, di natura non puramente estetica, in relazione «con le credenze e l’azione di esse nella vita»[52]. Occorreva, nel progetto di Murri, rivivere la tradizione artistica in forma attuale, per compiere «una missione nostra, che sia quasi un sacerdozio di bellezza e di progressi spirituali»[53]. Viene ancora ribadito il primato dello spirito:
la letteratura nostra, che si è venuta esaurendo e snervando [...] aspetta di essere rinvigorita e rinsanguata da energie vive ed eroiche [...]. E la letteratura e l’arte, che non attraggono né analizzano, ma esprimono quello che è nell’uomo e nelle cose, una coscienza che vive e sente, o le cose che una coscienza vive e sente, non possono esser sicure e felici nell’espressione estetica, se non sanno spingersi sino alle più riposte profondità dello spirito, vedere gli uomini nell’insieme della loro vita psichica, sullo sfondo della quale emergono gli speciali atteggiamenti e le speciali emozioni che l’arte coglie ed esprime[54].
In questo senso la rivista vuole essere «agitatrice di menti e risvegliatrice di energie valide e forti nel campo della cultura e dell’arte»[55].
Inoltre il clima che caratterizzava «Athena» era quello irrequieto dell’ambiente modernista, che cercava di conciliare fede cristiana e desiderio di innovazione, tradizione e modernità; in effetti la pubblicazione si concluse con il dodicesimo fascicolo, per le difficoltà incontrate e per l’opposizione dell’ambito ecclesiale. Come viene chiarito nel Commiato
La rivista cade perché ci par di non essere riusciti, in questo suo anno di vita, a tradurre in fatti convenientemente il programma con il quale ne avevamo intrapreso la pubblicazione, a darle una ragion d’essere sua propria ed evidente[56].
Tuttavia il programma di «Athena» non scompare: infatti
A Milano, un gruppo di giovani credenti, di alcuno dei quali il nome è già noto ai nostri amici, benché nessuno di essi abbia scritto in «Athena», si va preparando da tempo, in una silenziosa ed operosa intimità di ideali e di lavoro, a prendere una parte meditata e possente nella vita di cultura del nostro paese[57].
Il riferimento era rivolto a Fulco Tommaso Gallarati Scotti, Aiace Antonio Alfieri, Alessandro Casati: il testimone passava così al periodico «Il Rinnovamento», definito rivista «insieme religiosa, filosofica, storica, giuridica, letteraria»[58].
Nella rivista «Athena» prevalgono gli interventi di critica letteraria, ma trovano ampio spazio anche testi creativi, sia in prosa sia in poesia: vi si leggono molti spunti, interessanti soprattutto come testimonianza dell’inquietudine spirituale che caratterizzò le correnti artistiche del primo Novecento.
Testi critici su opere italiane
Sul primo numero di «Athena» apparve la riflessione di Murri su Il “Santo” di Antonio Fogazzaro[59], opera di fondamentale importanza per la diffusione presso un largo pubblico delle idee innovatrici in materia religiosa. Il discusso romanzo dello scrittore vicentino viene giudicato particolarmente riuscito nella prima parte, quella che precede l’arrivo di Piero Maironi a Roma; la struttura della narrazione è ben equilibrata e «i varii personaggi si muovono con spontanea e fresca semplicità»[60]. Murri giudica le pagine in cui Fogazzaro espone il suo pensiero religioso come le più efficaci del libro; meno riuscito gli appare l’incontro tra il protagonista e il papa: il dramma che i lettori si sarebbero potuti aspettare sembra venir meno tra il tono declamatorio di Benedetto e la prudenza del pontefice. Appare, poi, all’estensore dell’articolo che nel libro si possa trovare «non già un romanzo, ma il prologo e la fine di un romanzo»[61].
Comunque Murri apprezza che nell’opera siano messi in luce, con parole infuocate, gli errori della politica coeva, anche se «l’anima del Maironi, per quella vivacità di sfo...