Elementi di agronomia
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Elementi di agronomia

Paolo Paris

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Elementi di agronomia

Paolo Paris

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La produzione agraria è il risultato delle attività agricole che le società del passato e di oggi svolgono nell'ambiente, mettendo a frutto una parte dell'energia solare nel processo fotosintetico di piante utili all'uomo. Le colture agrarie forniscono una lunga serie di alimenti, una parte dei quali destinati all'allevamento di animali domestici, o un insieme di prodotti non alimentari ma comunque utilizzati dall'uomo per numerosissimi tipi di impieghi (tessile, industriale, ecc.).
L'agricoltura, dunque, non coincide con l'agronomia. Questa è una scienza applicata, della quale si può accogliere la seguente articolata definizione di L. Cavazza:
"L'agronomia è scienza (o gruppo di scienze) che studia l'influenza – negativa o positiva – che, sulla produzione vegetale agraria per unità di superficie di terreno, sulla sua qualità nonché sulle modalità del processo produttivo, viene esercitata dall'intervento dell'uomo sui fattori fisici, chimici e biologici che determinano la produzione stessa, entro un campo di variazioni di questi interventi che comprenda situazioni tecniche di effettivo o presumibile interesse pratico." (dall'introduzione dell'Autore)

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788867804863

CAPITOLO 1

CLIMA E AGRICOLTURA

Tutta la vegetazione agraria è data da piante radicate al terreno. Si tratta di un sistema nel quale terreno e pianta sono componenti invarianti, mentre lo stato meteorologico, ossia la condizione dell’atmo­sfera, è la grande variante.
La pianta è quindi inamovibilmente sottoposta alle fluttuazioni del­le condizioni atmosferiche. Queste fluttuazioni vanno distinte, per il diverso periodo temporale entro il quale si esprimono, in istantanee, di breve e di medio periodo. Va rimarcato il concetto di fluttuazione, in­tesa come cambiamento di valori che è funzione del tempo [minuto, ora, giorno, decade, mese, stagione, anno, decenni].
Occorre ammettere che la pianta avverte e usa lo stato meteorologico, mentre noi ci siamo abituati a ragionare sui valori medi pluridecennali, e cioè sul clima.
Concetti di clima, stagione e tempo – È necessario avere in partenza una definizione univoca dei termini clima, stagione e tempo.
Si intende con clima l’insieme dei fenomeni meteorologici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera di una località, o di un’area geografica più o meno estesa, con riferimento ad una durata temporale di una certa entità. Già in questa definizione è implicitamente contenuta la nozione che le condizioni atmosferiche sono altamente mutevoli per effetto di una lunga serie di fattori, di processi e del loro interagire. È quindi necessario disporre in qualche modo di una misura di queste fluttuazioni, misura che è rappresentata dai valori medi di un periodo di tempo sufficientemente lungo in modo che siano ridotti a non rilevanti i coefficienti di irregolarità o anomalia. In genere, si usa mediare i dati di 25 anni.
Con stagione si intende invece indicare le condizioni atmosferiche effettive di un periodo di tempo più breve – un arco di qualche mese, appunto – periodo entro il quale si verificano andamenti meteorologici alquanto diversi fra loro, ma comunque caratterizzabili in un certo modo: una stagione piovosa, o calda, o nebbiosa, ecc. ...
Il termine tempo viene infine utilizzato per indicare lo stato dell’atmo­sfera in un periodo davvero breve, quale può essere una mattina, o un giorno o più giorni, fino al massimo di un mese.
Dell’atmosfera e dei suoi fenomeni si interessano due discipline: la climatologia e la meteorologia, che hanno obiettivo comune e, almeno in parte metodi di studio comuni, ma ottiche e finalità differenti. La climatologia descrive il passato, cercando di caratterizzare – sulla base di valori registrati dalla meteorologia per un lungo periodo – le condizioni e le tipologie climatiche. La meteorologia studia il divenire dei processi che si svolgono nell’atmosfera, sia per approfondire il livello delle conoscenze esistenti sia per cercare di pre-vedere lo stato del tempo in un futuro brevissimo (domani) o breve (pochi giorni); il fine principale della meteorologia è appunto la previsione meteorologica.
Quando ci si interessa al clima, occorre subito chiarire quale sia la scala dimensionale che ci riguarda. Poiché l’atmosfera ha dimensioni di altezza ed estensione, una sua descrizione deve essere circostanziata per il riferimento alle località o alle regioni: si differenziano così i macroclimi o climi generali, i mesoclimi, o climi regionali, ed i micro­climi.
I principali fattori climatici ai quali va dedicata una minima attenzione sono: la radiazione solare e le radiazioni indotte; la luce; la temperatura dell’aria; la pressione atmosferica; i moti aerei; l’umidità atmosferica e le idrometeore.
Se, come è stato affermato[1], il clima in agricoltura è importante come i fattori economici, allora nell’ambito dell’agronomia va considerato come il più importante, dal momento che i fattori economici sono estranei all’agronomia.
I fattori climatici di rilievo per l’agricoltura sono raccolti nel seguente prospetto.
fattori climatici
risposta dei vegetali
radiazione solare (luce)
fotosintesi
temperatura
respirazione
precipitazioni
evapotraspirazione
vento
evapotraspirazione
umidità atmosferica
evapotraspirazione
La radiazione solare rappresenta il principale flusso di energia che l’intero pianeta riceve e che costituisce la forza motrice del processo della produzione agricola.
Alla superficie esterna dell’atmosfera giunge, proveniente dal sole, una quantità piuttosto costante di energia elettromagnetica, che si definisce costante solare e che si valuta pari a 1,94 ± 0,02 cal cm–2 min–1. Tuttavia, molteplici processi (assorbimento e riflessione) che intervengono nel tragitto atmosferico e vari fattori astronomici (stagione e ora della giornata) e atmosferici (nuvole) riducono il valore di questa radiazione, e ne trasformano alcuni caratteri. A terra, giunge quindi un flusso di energia in varia misura attenuato, che nel periodo estivo e nelle ore centrali può raggiungere 1,4-1,6 cal cm–2 min–1. Questa radiazione solare è definita globale (G) perché si compone di una radiazione solare diretta (S) e di una radiazione solare diffusa (s) aventi diverse caratteristiche spettrali. Si distinguono le tre classiche bande del­l’ultravioletto (UV), del visibile e dell’infrarosso (IR).
Altre radiazioni – Seguendo le leggi delle radiazioni ed essendo corpi grigi (ossia non neri), anche l’atmosfera e la terra, colpite dalla radiazione solare, emettono radiazioni. Date le temperature che caratterizzano la superficie dei due corpi, queste sono radiazioni confinate nel campo dell’IR e hanno la prerogativa di essere continue, giorno e notte, a differenza della G che, in una data stazione, alterna presenza e assenza.
Il suo ruolo fondamentale nella fisiologia della pianta è stato evidenziato in corsi precedenti. In questa sede non merita altra considerazione che – essendo la luce soltanto una parte dello spettro della radiazione solare – non agisce come fattore climatico per se ma semplicemente come componente di quello spettro. Dal punto di vista climatico non copre alcun ru...

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