PARTE I
Saggi
Capitolo I.
LIBERTÀ O MANIPOLAZIONE?
Le reazioni dei lettori alla presenza dell’autore
in The French Lieutenant’s Woman[*]
Uno dei temi principali dell’opera letteraria di John Fowles, in particolare di The French Lieutenant’s Woman, è la libertà. Come ha dichiarato lo stesso Fowles (Halpern 1971: 45):
Ciò che mi ossessiona è il raggiungimento della libertà. È il tema di tutti i miei libri. La domanda è: esiste davvero il libero arbitrio? Si può scegliere liberamente? Si può scegliere? Come si fa?
Più precisamente, parlando di The French Lieutentant’s Woman, in un’intervista con Melvin Bragg del 1982, Fowles ha affermato:
Non ho mai saputo veramente cosa stavo facendo fino a quando ho scritto The French Lieutenant’s Woman. E tuttora vedo in esso cose di cui non mi ero accorto all’epoca. Penso che la libertà abbia una parte così rilevante nel romanzo poiché stavo cercando di liberare, o oggettivare, questa specie di relazione che lega tutti noi alla madre scomparsa dell’infanzia. In altre parole, mi stavo, per così dire, psicoanalizzando, anche se non me ne ero reso conto durante la scrittura del libro.
Una descrizione approfondita delle posizioni di Fowles sulla libertà si trova nella sua opera non narrativa dal titolo The Aristos, e dal sottotitolo A self-portrait of ideas, di cui scrisse due versioni: la prima nel 1964 e poi un’edizione rivista, semplificata e di più facile comprensione, pubblicata in Gran Bretagna nel 1968 e negli Stati Uniti nel 1970. “La mia preoccupazione principale, in The Aristos,” scrive Fowles, “è quella di preservare la libertà dell’individuo” (1968: 7), che include la libertà di pensiero, la libertà di coscienza, la libertà di volontà, la libertà di azione e la libertà di essere se stessi. La nozione di libertà, del resto, è ben illustrata dalla struttura stessa del libro (come anche da The French Lieutenant’s Woman). Quella che invoca Fowles, pertanto, è una libertà legata non solo alla sfera sociale ma anche al mondo letterario, ed è estesa ai lettori e ai personaggi della narrazione. Fowles vuole che i lettori esercitino la loro libertà nell’atto di interpretazione in modo da essere coinvolti attivamente nel processo creativo; in tutti i romanzi di Fowles, infatti, in modo particolare nell’ambito della struttura aperta di The French Lieutenant’s Woman, ai lettori viene data ampia possibilità di esercitare questa libertà.
D’altro canto, tuttavia, ai lettori non è dato di raggiungere questo obiettivo da soli: c’è nella tecnica narrativa di Fowles un aspetto decisamente educativo e didattico che sembra limitare la ricerca di libertà da parte del lettore. Dal momento che Fowles ha fatto notare che per lui la scrittura è “una forma di insegnamento” (Newquist 1964: 220), viene da chiedersi se vuole veramente far crescere nei suoi lettori un senso di libertà o se manipola le loro reazioni in base a un “disegno” d’insieme sapientemente congeniato e, in tal caso, quali tecniche adopera.
The French Lieutenant’s Woman, pubblicato nel 1969 e ambientato negli anni tra il 1867 e il 1869, è una commistione di romanzo storico e opera narrativa. Benché l’ambientazione sia quella dell’Inghilterra vittoriana, la storia è raccontata da un narratore che vede i comportamenti e i valori vittoriani da una prospettiva indubbiamente moderna. Nei capitoli iniziali del romanzo, infatti, il narratore ricorda ai lettori che il mondo vittoriano di cui parla è inserito in una cornice moderna. Entrambi i mondi, tuttavia, sia quello moderno che quello vittoriano vengono presentati e messi in relazione. Non a caso, citando un critico, Fowles, fa riferimento alla “visione stereoscopica [del romanzo], al fatto cioè che è scritto da una prospettiva insieme vittoriana e moderna” (1981: x).
Nel capitolo 13 il narratore demolisce esplicitamente la realtà o la verosimiglianza della storia vittoriana e introduce le sue idee sulla libertà e sul ruolo del romanziere. Pone così i lettori di fronte alla consapevolezza delle differenze tra il mondo vittoriano e il loro mondo moderno, soprattutto in relazione alla libertà individuale e al loro riconoscimento di tale libertà. Il suo interesse principale è quello di postulare una nuova libertà, moderna, dell’individuo in rapporto a Dio, che si riflette nella libertà del lettore in rapporto al narratore. La relazione del narratore o del romanziere moderno nei confronti della storia differisce da quella del narratore vittoriano nella stessa misura in cui differiscono le relazioni del dio vittoriano e del dio moderno nei confronti dell’umanità. A differenza del Dio/narratore vittoriano, che ha il controllo, o piuttosto l’illusione del controllo, della sua creazione, il Dio/narratore moderno no. Il narratore moderno, benché continui ad essere simile a Dio, si rifiuta di divulgare ciò che sa sui suoi personaggi, per il grande rispetto che ha nei confronti della loro libertà, che gli impedisce di render conto di tutte le loro azioni.
Il romanziere resta sempre un dio, dal momento che crea (neanche il più aleatorio dei moderni romanzi d’avanguardia ...