Donne, fiori recisi. Dallo stalking, al bullying, al cyberbullying, al femminicidio
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Donne, fiori recisi. Dallo stalking, al bullying, al cyberbullying, al femminicidio

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Informazioni sul libro

Questo libro indaga i due fenomeni dello stalking e del c.d. femminicidio (donne vittime di comportamenti ossessivi e violenti), analizzandone similitudini e differenze.
Gli autori utilizzano le norme giuridiche e le neuroscienze per condurre il lettore in un viaggio tra le devianze psichiche poste alla base di questi e simili comportamenti, seguendone lo sviluppo nel corso del tempo e trovandone talvolta l'origine nel fenomeno del bullismo.
Il libro vuole superare il racconto della pura cronaca nera, per diventare uno strumento di comprensione di tali fenomeni, da utilizzare accanto ai testi di leggi esistenti (in particolare alla normativa sullo stalking e sul bullismo).

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Informazioni

Editore
Go Ware
Anno
2018
ISBN
9788867979301

1. La cronaca “nera”

Per rendere esattamente l’idea della gravità di stalking[1] e femminicidio[2] iniziamo con la “lettura” di alcuni tragici episodi. Essi riguardano entrambi i fenomeni, sui quali torneremo singolarmente in seguito per evidenziarne gli elementi differenziatori. Faremo un excursus dai fatti tragici meno recenti fino ad arrivare ai più recenti che, comunque, temiamo, saranno in futuro superati da ulteriori, in un malefico contesto di quasi emulazione.
Il 30 giugno 2010, un uomo è fermo nella sua auto parcheggiata in una tranquilla strada di Riva di Chieri, nel Torinese, vicino all’abitazione della sua ex fidanzata.
Sono circa le 7,30 del mattino, in casa, Maria Montanaro, una bella e giovane donna, si sta preparando per recarsi al lavoro. Compie le rituali operazioni di ogni mattina, lavarsi, vestirsi, far colazione, accudire il suo cane; come sempre tutto nella norma.
Fuori, nell’auto parcheggiata, c’è il suo ex fidanzato, Gaetano De Carlo, soggetto violento, possessivo, mai rassegnatosi alla rottura della relazione voluta da Maria. Come si verificherà purtroppo tardivamente, a carico di De Carlo pendevano già ben sette denunce per molestie, avanzate da un’altra giovane donna, Sonia Balcone, residente a centinaia di chilometri di distanza a Rivolta D’Adda, in provincia di Cremona. La donna aveva troncato da anni qualsiasi contatto con De Carlo ma, nonostante ciò, quest’ultimo aveva continuato ad assillarla.
A seguito delle denunce di Sonia, era stato aperto un fascicolo penale contro De Carlo, il cui processo avrebbe dovuto celebrarsi a novembre di quell’anno ed i Carabinieri di Vailate, ove era residente, avevano anche sequestrato delle armi detenute nella sua abitazione.
Purtroppo, tutto ciò era stato tragicamente inutile.
Gaetano De Carlo, in quella luminosa mattina di inizio estate, esce dalla sua vettura, attraversa la strada e suona alla porta di Maria Montanaro.
Non si sa esattamente cosa sia successo ma dai rilievi della polizia scientifica e dalle deposizioni dei vicini, emergerebbe che l’uomo sia entrato in casa ed abbia iniziato una breve e violenta discussione con Maria. Poi, improvvisamente tre colpi, uno al viso e due al corpo, con una pistola calibro 7,65 di provenienza illecita.
Uscito dalla casa della sua vittima, De Carlo risale sulla sua auto e si allontana rapidamente.
I vicini di Maria Montanaro, allarmati prima dalle voci concitate della ragazza, poi dagli spari, avevano prontamente chiamato Carabinieri e 118 e, proprio mentre veniva trasportata in ospedale, Maria moriva, probabilmente riuscendo a pronunciare il nome del suo assassino. Tant’è che i Carabinieri diramavano immediatamente i suoi dati iniziando la ricerca in area torinese e in direzione del confine con la Francia ove si presupponeva stesse fuggendo.
Invece Gaetano De Carlo aveva ben altro folle progetto in testa.
Stava tornando verso la sua zona di residenza, a Vailate, in provincia di Cremona, e si fermò, nel pomeriggio dello stesso 30 giugno a Rivolta d’Adda, ove abitava con la propria famiglia, marito e figlia di cinque anni, Sonia Balcone.
Il suo tentativo di troncare qualunque legame con l’uomo, aveva sortito l’effetto opposto: anziché farsene una ragione, De Carlo l’aveva continuamente molestata e perseguitata, tanto da costringerla a presentare, con l’aiuto del marito, ben sette denunce e per le quali, essendo entrata nel contempo in vigore la nuova legge contro la stalking, il processo penale avrebbe dovuto iniziare a novembre di quell’anno.
Quel maledetto pomeriggio, Gaetano De Carlo aspettò che Sonia rientrasse a casa dal lavoro e, intercettandola alla guida della propria auto, le sparava dapprima attraverso il vetro del finestrino e, successivamente, mentre la donna cercava di fuggire a piedi, la uccideva con altri colpi di pistola.
Risalito in auto, il criminale raggiungeva un’altra località, in provincia di Milano, ove, parcheggiata l’auto nel piazzale del cimitero, si toglieva la vita sparandosi alla testa.
Nella sua abitazione di Vailate fu poi rinvenuto un biglietto di scuse.
Il 17 gennaio del 2004, Carmine Sarubbi, un giovane macellaio con la passione per la caccia, ha ucciso a Francavilla sul Sinni, Patricia Gabriela Krahenbuhl, 33 anni, di nazionalità svizzera.
Il Sarubbi, come riferito dai giornali dell’epoca, era già stato fermato dai Carabinieri perché aveva avuto dei precedenti contatti telefonici con la vittima nelle ore precedenti all’omicidio. Dopo un lungo interrogatorio, Sarubbi è crollato ed ha confessato il delitto.
L’assassino e la vittima si erano incontrati in un supermercato. Sarubbi aveva fatto molte lusinghe alla donna, ma lei era stata irremovibile. Lo aveva intimato a lasciarla in pace, a non chiamarla mai più al cellulare, ad allontanarsi dalla sua vita. Anche in questo caso invano: l’uomo, tornato a casa, prende uno dei suoi fucili da caccia e raggiunge l’agriturismo dove lavora la ragazza, la incontra e le spara uccidendola.
Durante gli interrogatori, l’assassino dichiara di averla uccisa perché non sopportava più i suoi rifiuti.
Torniamo al 2010, il 7 giugno, a Pesaro.
Non voleva accettare che lei l’avesse lasciato per un altro. Per questo, ha aspettato che lei fosse insieme al nuovo compagno per aggredire l’uomo. Un attacco di gelosia che si è trasformato in tragedia: il “contendente” è rimasto a terra, ucciso da una ventina di coltellate. È accaduto a Pesaro dove, Guido Volterri, 44 anni, è stato assassinato da Giovanni Broccoli, un operaio di trent’anni, fermato e interrogato dai Carabinieri. Il fatto è avvenuto sotto l’abitazione della donna, in via Giolitti. L’omicida avrebbe citofonato alla coppia e quando Volterri è sceso nell’androne l’altro lo ha aggredito con il coltello. Incensurato ma con qualche piccolo precedente per droga e ubriachezza, Broccoli è stato rintracciato dai Carabinieri nella sua abitazione, dove era tornato per farsi una doccia dopo aver gettato via gli abiti insanguinati. Interrogato, ha confessato. Fino a quattro mesi fa, l’uomo aveva una relazione con la donna, una signora pesarese di 42 anni, madre di una ragazza di 14 anni avuta da un precedente matrimonio, e da poco legata sentimentalmente a Volterri, agente di commercio senza precedenti penali. Però non aveva mai accettato la fine del rapporto con la donna, che da settimane pedinava e tempestava di telefonate minacciose e sms. Ieri sera Broccoli ha capito che l’ex compagna e Volterri si trovavano insieme, a casa di lei, e ha perso la testa. Ha cominciato a telefonare, inviare messaggi sul cellulare, fino a piazzarsi armato sotto lo stabile di via Giolitti, nel centro della città, per provare a far scendere il rivale. Volterri e la donna però non hanno risposto. L’operaio allora ha deciso di aspettare che l’uomo scendesse per riprendere l’auto e tornare a casa, a Marotta, e con un grosso coltello – con una lama di circa 30 centimetri – ha sferrato 20 fendenti alle spalle della vittima. Quindi è tornato a casa, dove i Carabinieri l’hanno rintracciato poco dopo. A dare l’allarme era stato un passante, dopo aver visto il corpo di Volterri riverso a terra, fra il portone e la strada[3].
L’estate del 2010 ha visto in circa sessanta giorni compiersi ben 14 omicidi, di cui 7 terminati anche con il suicidio dell’assassino, oltre a vari casi di aggressione.
Nemmeno le mura del carcere a volte fermano lo stalker[4].
A febbraio 2011, un detenuto nel carcere di Taranto, ove stava scontando anche la condanna per l’omicidio di un uomo, inviava numerosi messaggi minacciosi, alla propria ex compagna, perseguitandola, e per tale fatto è stato assoggettato ad una nuova misura cautelare.
Era da molti anni che la donna veniva minacciata, quanto meno dal 2001, e continuava a vivere in un profondo stato di terrore.
Le indagini hanno portato alla luce tali episodi che hanno coinvolto anche i “postini” delle varie missive[5]
A Bologna, sempre nel febbraio 2011, a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Presentazione
  5. Premessa
  6. 1. La cronaca “nera”
  7. 2. Lo stalking
  8. 3. Il femminicidio
  9. 4. Aspetti patologici
  10. 5. Le motivazioni di una diversa analisi – coscienza, conoscienza e realtà scientifiche in evoluzione
  11. 6. Tabù e miti, antichi e moderni. Il ruolo della donna
  12. 7. I geni e la loro incidenza nei comportamenti deviati
  13. 8. Il libero arbitrio, la volontà nelle azioni e l’imputabilità
  14. 9. La neuro scienza e i comportamenti criminali
  15. 10. Bad girls
  16. 11. Le leggi contro lo stalking e il femminicidio
  17. 12. La legge italiana 29 maggio 2017 n.71 “disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”
  18. 13. La Legge brasiliana N. 11.340/2006 “Lei Maria Da Penha”
  19. PostfazionePensieri sciolti di una lettrice
  20. Lista dei nomi e dei luoghi citati