VI.
Per un avantesto alvariano:
il dattiloscritto pavese dell’Età breve
A. «L’età breve» o del romanzo ciclico
“L’età breve” e il ciclo delle “Memorie del mondo sommerso”
Nell’inserto pubblicitario con cui nell’autunno del 1946 Bompiani annunciava l’uscita del romanzo L’età breve, si poteva leggere: «il romanzo a cui Alvaro si preparava da vent’anni» Tale espressione – che, come si tenterà di dimostrare nelle seguenti pagine, non va intesa in senso letterale – ci rivela, al di là dei toni enfatici propri del linguaggio pubblicitario, l’importanza e le aspettative che lo scrittore e il suo editore riversavano in questa opera; un’euforia e trepidazione per l’impresa, di cui l’epistolario intercorso tra i due fornisce in più passi testimonianza.
L’età breve è il romanzo di formazione di Rinaldo Diacono; il giovane protagonista la cui vicenda umana è ambientata tra l’istituto religioso vicino a Roma, dove è mandato a studiare per riscattare dalla povertà la propria famiglia, e il suo paese d’origine Corace, al quale dovrà fare ritorno in seguito all’infamante espulsione dal collegio. Già in questi primi elementi della trama si riconosce un tema centrale della narrativa alvariana. È il motivo del provinciale inurbato che cerca attraverso la cultura un riscatto sociale dalla miseria contadina e che, una volta fallito in questo progetto, si trova a vivere la condizione insostenibile di una doppia estraneità: sia rispetto alla babele cittadina, che egli non capisce e vede insidiosa come un «labirinto», sia verso il proprio mondo d’origine che dopo la bruciante esperienza della modernità gli appare come terribilmente semplice e non più confacente alla sua mutata sensibilità. Tuttavia in questa storia dell’infanzia e della prima adolescenza di un ragazzo calabrese d’inizio secolo, più che in altre precedentemente scritte dall’autore, sono stati individuati, sin dalla sua uscita, molti aspetti della biografia di Alvaro stesso.
Il fatto di aver inserito alcune vicende biografiche nel flusso della creazione narrativa non basta da solo a spiegare il coinvolgimento intellettuale dell’autore ma vi è un elemento ulteriore da considerare. L’opera risulta essere infatti l’unica terminata e pubblicata in vita di un ambizioso progetto di romanzo ciclico, nel quale l’autore riproponendo i consueti temi voleva da un lato approfondire alcuni aspetti della sua poetica – cercando magari di raggiungere quell’unità di intenti e tematiche la cui mancanza gli era stata spesso rimproverata dalla critica –, dall’altro riflettere sulla storia italiana degli ultimi anni e sulla sua esperienza di scrittore e di uomo meridionale. In altre parole Alvaro vedeva in questo progetto l’opportunità di comporre quel “romanzo-capolavoro” che lo consacrasse definitivamente nel canone della narrativa novecentesca.
Già all’uscita dell’Età breve una breve nota nel risvolto della sopraccoperta lasciava intravedere la possibilità che il libro avesse un seguito:
Il primo lettore di questo romanzo ha concluso che, fra cento anni, uno storico potrebbe ricercarvi alcuni elementi per una storia intima dei mali d’Italia. Lo scrittore aggiunge che colui vi potrebbe trovare anche elementi della forza vitale italiana. E se il lettore vi s’appassionerà vedrà poi il dramma e la commedia di questa umanità ingrandire con gli anni e arrivare fino a noi.
Troviamo qui un rapido accenno alla natura ciclica del romanzo senza che sia specificato un dettagliato piano dell’opera. Tuttavia in alcune recensioni del romanzo, che traevano forse le loro notizie da colloqui con l’autore o da informative della casa editrice, si parla di un ciclo di tre, quattro e persino cinque romanzi. Oggi sappiamo che il progetto di Alvaro si arenò dopo questo primo romanzo per ragioni che sarà utile indagare al fine di una migliore comprensione della sua ultima produzione, e non soltanto di questa.
Nel 1960 e 1961 furono pubblicati a cura di Arnaldo Frateili i romanzi postumi Mastrangelina e Tutto è accaduto; ritrovati fra le carte inedite dello scrittore. In essi si ritrova il protagonista dell’Età breve, Rinaldo Diacono, e possono pertanto essere considerati come la continuazione del primo romanzo. Mastrangelina, il cui titolo è ricavato dal nome della sorellastra di Rinaldo, incomincia proprio dove era finito L’età breve con la fuga dal paese di Rinaldo che va in giro per il mondo in cerca di fortuna. Gran parte del romanzo è ambientato nella cittadina di Turio durante l’anno 1914, e segue il protagonista nella sua educazione sentimentale fino ad una sera del maggio 1915 quando, dalla finestra di una pensione, vede partire i primi soldati italiani per il fronte. Tutto è accaduto è il romanzo della maturità di Rinaldo. Lasciato in Mastrangelina sedicenne, Rinaldo abita adesso nella capitale ed è diventato un’intellettuale («maestro di regia») stimato e conosciuto nell’alta società romana. L’arco cronologico compreso dalla narrazione va dagli anni Trenta fino al giorno della caduta del regime fascista e l’inizio della Liberazione. Per quest’opera – nella quale, ancor più di quanto era stato per Mastrangelina nei confronti dell’Età breve, si realizza un forte rinnovamento di temi e di stile – in molti hanno parlato di «romanzo di costume». Si nota infatti una forte somiglianza, talvolta un vero e proprio recupero di materiali, con molte pagine del diario autobiografico tenuto dallo scrittore sin dai tempi della piena affermazione del regime fascista (1927) e pubblicato nel 1950.
Il salto temporale esistente, a livello della fabula, tra la fine del secondo e l’inizio del terzo romanzo può far legittimamente sospettare che Alvaro avesse progettato quantomeno un altro romanzo. Tuttavia, allo stato attuale delle nostre conoscenze, soltanto le tre opere edite possono dirsi come facenti parte del romanzo ciclico dedicato a Rinaldo Diacono che, a quanto riferisce il Frateili, Alvaro aveva pensato di intitolare Memorie del mondo sommerso.
Con questo ciclo romanzesco lo scrittore si proponeva di raccontare la storia di un personaggio dall’infanzia paesana alla piena maturità e partecipazione agli eventi della storia più recente. A partire dalla stessa composizione della trilogia si nota tuttavia come il tema del provinciale inurbato, assai frequente nella narrativa di Alvaro, sia in quest’opera declinato secondo una nuova volontà, direi maggiormente analitica, di indagare il fenomeno attraverso le varie età dell’uomo e i diversi ambienti sociali e geografici. I tre libri costituiscono infatti altrettante tappe di due diversi tipi di movimento, quello in avanti della crescita di Rinaldo: infanzia, adolescenza e maturità; e quello, per così dire, a cerchi concentrici che porta il personaggio dal piccolo paese rurale alla città di provincia e infine a Roma, centro del potere e della vita mondana. Alvaro sembra intenzionato ad avviare con le Memorie del mondo sommerso una riflessione in ambito narrativo sulla storia degli ultimi cinquant’anni della società italiana, al pari di quanto aveva fatto, con inaspettata lucidità politica, nel suo pamphlet L’Italia rinunzia? Nel ciclo questo proposito trovava il suo corrispettivo formale nell’intreccio tra la storia intima del protagonista Rinaldo e l’esperienza collettiva di un’intera nazione; tentando in tal modo di soddisfare anche la richiesta di un maggior impegno etico-politico che in quegli anni giungeva al mondo delle lettere da più parti della società.
Cronologia relativa del ciclo romanzesco
Nell’Avvertenza a Tutto è accaduto il curatore dà notizia anche di alcuni retroscena relativi alla vicenda redazionale del ciclo; ad esempio, il fatto che l’ordine assunto dai tre romanzi rispetto alla cronologia dei fatti narrati (quello che si mantiene anche nella successione delle pubblicazioni) non corrisponda all’ordine di ideazione e stesura. Tutto accaduto, l’ultimo romanzo della trilogia, era in realtà stato scritto per primo e solo successivamente Alvaro aveva pensato di narrare con L’età breve la storia del personaggio sin dalla sua infanzia. Siamo in presenza di un doppio procedimento a ritroso, poiché sempre dal Frateili veniamo ad apprendere che lo stesso Tutto è accaduto nasceva come la rielaborazione di un racconto lungo, intitolato Ultimo giorno, scritto dall’autore nel precipitare degli eventi bellici tra il giugno e il luglio 1944. Dopo aver narrato con questo racconto la caduta del regime fascista, Alvaro sentì evidentemente la necessità di risalire il corso degli eventi e raccontare la vita del protagonista negli anni della piena affermazione del regime; infatti L’ultimo giorno corrisponde, nella redazione a stampa, alla terza ed ultima parte di Tutto è accaduto. Rispetto alla gestazione e alla cronologia dei tre rom...