Questioni di Storia della Calabria. Dal Paleolitico all'età Contemporanea
eBook - ePub

Questioni di Storia della Calabria. Dal Paleolitico all'età Contemporanea

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Questioni di Storia della Calabria. Dal Paleolitico all'età Contemporanea

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questo volume non vuole essere una ennesima Storia della Calabria ma un'indagine sul carattere o sui caratteri esistenziali che, dalla Preistoria ai giorni nostri, essa ha dovuto o saputo esprimere e sul modo che la storiografia più avveduta ha saputo proporli ai lettori del nostro tempo. Il volume ha avuto una lunga gestazione, anche nel titolo, nell'intento di renderlo fruibile anche a un pubblico che generalmente non si appassiona all'indagine sul passato. Proprio per questo è essenziale che sia chiaro al lettore che il termine "questione", non indica affatto, come è abusata consuetudine, un valore pregiudizialmente negativo, ma riprende semplicemente la sua matrice latina "quaestio", cioè "ricerca", che è l'unico valore che giustifica qualunque indagine con qualche pretesa scientifica che abbia come finalità un atto di conoscenza.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Questioni di Storia della Calabria. Dal Paleolitico all'età Contemporanea di Fausto Cozzetto in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a History e World History. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788868224264
Argomento
History
Categoria
World History

L’Età Contemporanea

1. L’Età del Risorgimento e dell’Unità d’Italia

Quando nel febbraio del 1806, le truppe francesi occupano Napoli – da cui ancora una volta è fuggito Ferdinando di Borbone, rifugiandosi in Sicilia sotto la protezione della flotta inglese – e vi si insedia Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, al contrario di sette anni prima il luogotenente del Primo Console decide di muovere verso la Calabria per passare lo Stretto e conquistare anche la Sicilia. Rapidamente e senza colpo ferire le truppe francesi raggiungono Reggio Calabria. Ancora una volta lo Stato borbonico si è dissolto, ma questa volta esso viene immediatamente sostituito da poteri centrali e locali che garantiscano la permanenza francese.
Molto presto il progetto bonapartista di conquista della Sicilia si dimostra impossibile per la forza della flotta e dell’esercito degli Inglesi sbarcati nell’isola a difesa del Borbone. Inevitabilmente, perciò, la Calabria diviene regione di confine tra l’impero napoleonico e la coalizione di forze antinapoleoniche che nel Mediterraneo centrale difende la Sicilia. È questo il contesto in cui va letto quanto avviene in Calabria nel Decennio francese e che costituisce uno dei momenti più importanti della sua storia. Alla fine di marzo del 1806 i rapporti di forza che si sono stabiliti nell’area calabro-sicula consentono la ripresa di importanti iniziative militari anglo-borboniche sulla terraferma calabra. A sollecitarle, episodi spontanei di insorgenza antifrancese che si verificano nella regione, a partire dalla Calabria centrale.
A Soveria Mannelli un episodio di offesa da parte di un militare francese nei confronti di una donna offre il pretesto a bande di irregolari, già massiste e che non hanno affatto sciolte le fila durante la restaurazione borbonica, di prendere le armi contro le truppe francesi. È estremamente significativo che episodi di insorgenza si esprimano, con particolare virulenza, nei Casali di Cosenza, dove gruppi giacobini, che non hanno dismesso neppure loro le armi durante la prima restaurazione, e squadre massiste danno luogo a nuovi episodi di guerra civile tra i calabresi, mentre truppe francesi inviate dal capoluogo cosentino sono costrette ad operare in un contesto che si dimostra molto ostile.
A sostegno di questa agitazione antifrancese che ha ormai coinvolto molti centri della Calabria centrale e settentrionale – mentre l’area reggina è rimasta indenne per la massiccia presenza di militari francesi ivi concentrati per l’impresa siciliana – sbarcano contingenti di truppe regolari anglo-borboniche che supportate da formazioni massiste sconfiggono a Maida, in campo aperto, le truppe francesi. Si avvia così una fase di operazioni militari in Calabria che diviene campo di battaglia di contingenti militari regolari e, contemporaneamente, di una generale insorgenza antifrancese dei centri minori della Calabria interna. Una fase convulsa destinata a concludersi nel 1810, quando si stabilisce una tregua di fatto tra gli anglo-borbonici, da una parte, e i Francesi, dall’altra.
Si è aperta in realtà una fase nuova, inaugurata nel 1808, dalla sostituzione sul trono napoletano di Giuseppe Bonaparte con il cognato Gioacchino Murat, che porta un politico e un militare di ben altro spessore alla guida del Regno. La fase nuova è caratterizzata da una sorta di guerra ideologica che vede proprio in Calabria un interessante luogo di confronto. Gli Inglesi intendono rafforzare la coalizione antinapoleonica rivolgendosi ai popoli europei in nome dei principi liberali e costituzionali che caratterizzano il loro sistema politico, propaganda tanto più efficace in quanto non è difficile presentare Napoleone come un despota militare che ha messo da parte ogni principio ereditato dalla Rivoluzione francese.
L’amministrazione della Sicilia diviene così uno strumento di propaganda. Il governo inglese costringe quello di Ferdinando di Borbone e di Maria Carolina a trasformare l’antica monarchia siciliana in moderna monarchia costituzionale. Sia o meno affidabile la forzata adesione dei sovrani al nuovo modello di vita civile e politico, essa viene imposta dai rappresentanti del governo inglese. Nel contempo, proprio in Calabria l’amministrazione del Regno francese ha profondamente trasformato l’assetto dello Stato, utilizzando sia intellettuali e politici al seguito dell’esercito napoleonico, sia, naturalmente, i superstiti dei gruppi giacobini sopravvissuti alla reazione borbonica del 1799. Molti esponenti sia francesi che calabresi mantengono intatte le loro idealità giacobine, che trovano, però, nel nuovo impero napoleonico forme organizzative non dissimili dalle antiche società segrete. Nasce, perciò, in Francia e viene portata in Calabria la Carboneria, con le sue idealità radicali.
Di recente Mastroberti ha dedicato uno studio a Pierre Joseph Briot alla guida della provincia di Calabria Citra, tra il 1807 e il 1810, in qualità di intendente – la nuova figura di capo della provincia introdotta dai francesi sul modello dell’amministrazione d’oltralpe. Briot è figura di rilievo del giacobinismo in Francia, ma è anche una delle menti guida di una setta politica che si muove all’ombra del governo bonapartista, di cui non condivide il regime autoritario. Si sviluppa in Calabria un carbonarismo che è sostenitore di un regime costituzionale e perciò critico della monarchia napoletana di Giuseppe Bonaparte, ma attento agli orientamenti murattiani. Contemporaneamente, nel capoluogo cosentino in particolare, una vasta e ramificata organizzazione dei servizi pubblici, iniziativa portata avanti da parte dello stato murattiano produce un alto numero di addetti alle attività amministrative e giudiziarie.
In questo nuovo ceto amministrativo si riprendono suggestioni repubblicane e giacobine, si forma un’opinione pubblica che discute i modelli di organizzazione dello Stato di cui si sono fatti patrocinatori gli Inglesi in Sicilia, a confronto con l’esperienza politicamente autoritaria dei regimi bonapartisti. Andreotti, storico cosentino dell’Ottocento, scrive perciò della nascita in città e della sua proliferazione nella regione di tre forme di carbonarismo: il primo che sostiene l’esperimento monarchico murattiano, il secondo che riprende il costituzionalismo inglese, secondo il modello siciliano, il terzo che propone una tradizione libertaria calabrese innestata su forme costituzionali e liberali moderne. Nessuna delle tre forme di associazione carbonara ha un ruolo vincente, ma la terza, quella che ha radici nella cultura regionale, esprime attività sovversive con agitazioni di gruppi carbonari guidati da esponenti della burocrazia cosentina e da liberali provinciali come Federici, detto Capobianco, che organizza senza esito una sommossa carbonara contro la monarchia murattiana.
Si è già detto che i Francesi costruiscono nel Mezzogiorno una nuova struttura dello Stato. Dal punto di vista amministrativo la Calabria rimane divisa in due province, anche se non mancano progetti, non realizzati, di una terza provincia sia nella intenzione di dividere la territorialmente troppo ampia provincia di Calabria Ulteriore, sia nell’altra, non meno sostenuta da personalità della politica provinciale di dividere la Calabria Citeriore in corrispondenza con i centri urbani situati nella Piana di Sibari e nell’aria pedemontana del Castrovillarese. Né l’una né l’altra opzione si realizzano, mentre la monarchia francese spinta da concrete ragioni militari sposta il capoluogo di Calabria Ulteriore da Catanzaro a Monteleone, senza riguardi alle scarse potenzialità urbane della cittadina, ma privilegiando esclusivamente la sua posizione geografica mediana nella regione.
Di grande valore è, invece, la nuova organizzazione amministrativa dei poteri locali: i comuni sostituiscono le antiche università e vengono amministrati da nuovi organismi quali il decurionato, organismo nello stesso tempo elettivo e di nomina regia su base censitaria, e il sindaco scelto dall’intendente sulla base di una terna proposta dal decurionato. All’intendenza provinciale, guidata dal rappresentante dello Stato centrale, si aggiunge un nuovo organismo elettivo su base censitaria, il Consiglio provinciale. Un organo di autogoverno di cui non va affatto sottovalutato il rilievo. Infatti le sue decisioni influenzano le scelte dello Stato sul piano locale e offrono al regime francese l’opportunità di sottolineare la sua apertura nei confronti della partecipazione popolare. Un’altra importante innovazione è costituita dai distretti, quattro per ciascuna delle due province, organismo intermedio tra la provincia e il comune che ha un fondamento elettivo nel consiglio distrettuale, sempre su base censitaria. La vitalità politica di questo organismo è, tuttavia, di gran lunga minore rispetto al Consiglio provinciale.
Un ultimo organismo intermedio, nell’ambito di ciascuno dei distretti, è costituito dai circondari. Soprattutto dopo il 1811, essi realizzano una gerarchizzazione dei valori urbani tra i tantissimi piccoli centri abitati della regione e alcuni centri che nei secoli precedenti si sono affermati per il loro ruolo di capoluoghi degli Stati feudali.
Proprio il riferimento alla vecchia organizzazione feudale consente di sottolineare l’importanza in Calabria dell’abolizione della feudalità, prodottasi per volontà del governo francese nell’immediatezza della conquista, nel 1806. L’effettiva realizzazione della riforma richiede, naturalmente, tempi lunghi. Tuttavia, gli effetti sulla vita della Calabria sono di grande rilievo. In primo luogo la feudalità viene ridimensionata immediatamente e perde il ruolo centrale e per certi versi esclusivo nel governo della regione. Il feudatario viene trasformato in grande proprietario terriero, poiché gli si lascia quella parte del territorio del suo precedente feudo di cui è certamente titolare del dominio utile, cioè della rendita in danaro o in vettovaglie che da esso trae direttamente. Il resto del territorio viene, invece, considerato demanio universale e quindi appartenente alla comunità e si procede attraverso commissari ripartitori, per ciascuna delle due province, alla divisione di parte del demanio in massa, cioè in quote ai contadini che non hanno proprietà. Tenendo conto, tuttavia, che i titolari di queste quote devono pagare una cifra annuale in denaro, ciò renderà senza reali prospettive di sopravvivenza questa piccola proprietà contadina. Un’ultima quota viene lasciata a disposizione del comune per gli usi civici e per tutto quanto consenta lo stabilirsi di una rendita che impingui la cassa comunale.
Altre importanti innovazioni e riforme riguardano l’introduzione del Codice Napoleone che proprio per opera di un magistrato catanzarese, Giuseppe Raffaelli, viene tradotto in italiano e raccordato con il complesso degli ordinamenti giuridici dello Stato napoletano ancora degni di sopravvivere. Un ultimo importante riferimento va fatto al sistema educativo medio-superiore che i Francesi creano nella regione con la fondazione del collegio di Catanzaro istituito nel 1808, che assume il carattere di istituzione universitaria, e con la nascita di licei, nei maggiori centri della regione, con quattro indirizzi di studi: lettere classiche, scienze matematiche e fisiche, medicina e il già citato indirizzo universitario catanzarese di studi giuridici.
Uno degli aspetti probabilmente meno noti è quanto abbia pesato il periodo francese sulle attività produttive della regione. A parte il provvedimento di eversione della feudalità che, comunque, trasforma centomila contadini e nullatenenti in piccoli proprietari terrieri, dando loro l’opportunità di scegliere il tipo di coltura da adottare nella terra in proprietà, si avvia in Età francese l’attività delle Società economiche di Calabria Citra e di Calabria Ultra, con il compito di indirizzare le attività produttive agricole ed industriali nella direzione di una maggiore resa e di un aumento della produttività in modo da inserire la Calabria e il Mezzogiorno nel sistema economico che i napoleonici vorrebbero creare in Europa. La statistica murattiana, una grande indagine sulle attività produttive nelle varie parti della regione, porta a definire il suo ruolo nell’ambito del Regno e del sistema napoleonico. Si tratta di un ruolo di produzione di materie prime, soprattutto agricole, a basso costo. Lo sforzo, quindi, compiuto nei primi anni di vita dalle Società economiche è quello di proporre innovazioni produttive nei settori agricoli, come avviene per l’introduzione della patata in alcuni territori regionali in particolare quelli silani. Anche nell’allevamento del bestiame la spinta delle Società si risolve nell’incoraggiamento alla introduzione di pecore di razza merinos, che producono una quantità di lana di maggiore pregio oltre che di più elevata quantità. I Francesi si interessano di ammodernare i processi produttivi dell’unica grande attività industriale regionale, la ferriera di Mongiana, situata sulle Serre, nella Calabria centrale, introducendo innovazioni tecnologiche che ne migliorino la qualità del ferro ottenuto, anche se non viene mutato il suo carattere di industria fondata sull’utilizzo di una fonte di energia, la legna da ardere a buon mercato sul piano locale, ma che costituisce un vincolo all’aumento quantitativo del prodotto ferroso.
La spinta alla modernizzazione delle attività economiche, introdotte nel periodo francese, va tenuta presente per comprendere l’aumento della popolazione che si verifica in Calabria tra il 1820 e il 1850. La regione passa da circa ottocentomila abitanti a un milione centotrentamila. Per la prima volta, quindi, supera il milione di abitanti e ciò è sicuramente dovuto all’aumento delle sue capacità produttive. Dopo la seconda restaurazione, re Ferdinando di Borbone, che ora si denomina come re delle Due Sicilie, non modifica affatto gli orientamenti produttivistici di Età francese, così come il quadro complessivo delle innovazioni introdotte dalle riforme del decennio, ivi compreso l’adozione, sotto la denominazione di codici ferdinandei, dei codici napoleonici tradotti dal Raffaelli. La crescita demografica è inoltre favorita in seguito al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie e all’introduzione di vaccinazioni di massa, come l’antivaiolosa.
L’immagine della monarchia, nonostante la moderazione imposta a re Ferdinando, sia dai trattati di pace siglati alla fine delle guerre napoleoniche, sia dalla presenza nel suo governo di personalità che hanno vissuto l’esperienza del governo costituzionale siciliano, non è affatto popolare. Proprio in Calabria sono rimasti intatti gruppi politicizzati già ostili nei confronti del governo murattiano, ma non lo sono di meno nei confronti della monarchia borbonica, accusata tra l’altro di aver tradito gli impegni costituzionali presi in Sicilia. L’abitudine alla cospirazione è largamente attecchita nel decennio precedente e all’indomani della restaurazione in Calabria è un pullulare di associazioni segrete con centinaia di aderenti. Secondo la ricostruzione del Lepre [1969], in provincia di Reggio Calabria e nello stesso capoluogo è notevole il numero degli adepti appartenenti alle classi popolari. I catechismi delle associazioni segrete sono presenti nei laboratori artigiani e, dopo la rivoluzione del 1820-21 la gendarmeria borbonica ne sequestra molte copie presso artigiani, alcuni dei quali analfabeti. È convinzione comune che l’adesione alle sette non possa che arrecare vantaggi dati i rapporti di fratellanza che si stabiliscono con personalità eminenti della vita locale e della burocrazia statale borbonica.
Un visitatore inglese, residente a Napoli, Keppel Craven riferisce, in una sua cronaca della rivoluzione, come in Calabria gli impiegati pubblici nei centri urbani siano tutti affiliati alla Carboneria o ad altre società segrete. Il moto insurrezionale del 1820 trova perciò non casualmente tra i protagonisti un numero molto elevato di calabresi. L’insurrezione di un reparto militare a Nola, nel 1820, che avvia la rivoluzione ha tra i suoi promotori il monteleonese Michele Morelli. A reprimere la sommossa Ferdinando di Borbone invia il generale Guglielmo Pepe, catanzarese, che aderisce però al movimento rivoluzionario e costringe il sovrano a concedere e giurare la costituzione del 1820. Nell’assemblea legislativa che si riunisce a Napoli compatto è il numero degli eletti calabresi guidati da una delle maggiori personalità della rivoluzione, Giuseppe Poerio. La vicenda napoletana coincide con la ripresa di importanti processi rivoluzionari in varie parti d’Europa, in particolare in Spagna, in Sicilia e più tardi in Grecia. Le grandi potenze che nel 1815 hanno posto in essere la Santa Alleanza, stabilendo il principio di intervento negli Stati in cui viene sovvertito l’ordine monarchico, per riportare al potere i sovrani. I membri della Santa Alleanza, riuniti in congressi periodici, sia pure con la contrarietà inglese decidono interventi per riportare l’ordine negli Stati in subbuglio. Nel 1821, è lo stesso Ferdinando di Borbone a tradire, come nel 1799, il giuramento costituzionale e chiede alle potenze europee un intervento militare contro l’assemblea parlamentare per cancellare la costituzione. L’intervento militare dell’esercito austriaco sconfigge facilmente l’esercito di Pepe, cattura i capi della rivoluzione e procede alacremente alla repressione in tutto il Mezzogiorno, ivi compresa la Calabria.
Sono tuttavia anni di cambiamento nella regione, poiché il peso della presenza austriaca obbliga il governo borbonico a un forte aumento delle imposizioni fiscali colpendo, in particolare, i ceti più deboli che sono la maggioranza, attraverso la tassa sul macinato. Inoltre, si assiste alla rinuncia, da parte di contadini che l’avevano ricevute a censo dalla Stato, a centinaia di quote di terreno agricolo, per impossibilità a pagarne il canone. Poi, nel 1830, l’ascesa al trono di Ferdinando II sembra aprire un’epoca nuova nella vita del Regno e i primi suoi atti di governo fanno parlare di riformismo ferdinandeo.
In questi anni si svolge in Calabria un importante dibattito su agrarismo e industrialismo, cioè su quale delle attività economiche possa contare la regione per una importante accelerazione del suo sviluppo produttivo. Il governo borbonico, preoccupato della possibilità che i flussi di produzione agricola e di materie prime prendano la strada dell’esportazione e che ciò si trasformi in pericolo di ribellione da parte della popolazione, cambia il carattere della sua politica economica e diventa sostenitore di un atteggiamento protezionista. Nelle varie aree della regione sotto la protezione delle tariffe doganali viene rafforzandosi un’industria domestica che si aggiunge alla centralità della ferriera di Mongiana che con ulteriori investimenti è in grado di provvedere alle esigenze di materiale ferroso del Regno. I costi per l’economia meridionale non sono ininfluenti, perché il ferro prodotto in Calabria è fino a tre volte più costoso di quello prodotto e importabile da altre regioni d’Europa come il Belgio e la Germania. A metà degli anni Trenta il sopraggiungere del colera, una malattia fino ad allora sconosciuta in Europa e che in tutto il continente fa numerose vittime, suscita un clima di paura in tutti i centri della Calabria. Le condizioni igieniche dei centri calabresi sono precarie sia per l’inesistenza di regole sanitarie formulate e rispettate dalle diverse comunità, sia per l’assenza di approvvigionamento idrico abbondante e di condutture fognarie anche nelle città della regione, sia infine per la testa...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Preistoria ed Età Antica
  3. Il Medioevo
  4. L’Età Moderna
  5. L’Età Contemporanea
  6. Bibliografia
  7. Indice dei nomi