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Viaggi nel futuro presente

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Viaggi nel futuro presente

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Informazioni sul libro

Millennial è un aggettivo che indica le generazioni nate dagli anni '90 ai primi decenni del XXI secolo. Ma si estende a tutto quanto faccia parte di questo trapasso epocale.
Il libro è un piccolo manuale d'uso dell'età contemporanea senza pretese accademiche, basato sulle esperienze dell'autore, che vanno dal giornalismo al romanzo, passando per gli itinerari geografici, le ricerche sul campo e le letture.
Le nuove tecnologie, il loro impatto nella vita quotidiana, i lati oscuri dell'attualità, il narcotraffico, derivato al culto della droga e dall'ondata psichedelica degli anni '60: la civiltà avanzata non trova più un baricentro. L'informazione di massa diventa rumore confuso o gossip, il pensiero colto si nasconde.
Il terzo millennio accorpa problemi irrisolti sul piano etico, politico, sociale e scientifico. La ferocia della guerra viene riverberata dai media. La moralità delle amministrazioni pubbliche è sotto inchiesta dovunque. La coscienza civile non attecchisce tra i nuovi barbari. Il sapere scientifico non scopre nemmeno il rimedio per il raffreddore, al punto che forse la scienza deve ancora cominciare.
La percezione del futuro passa unicamente per i clamori elettronici e si ripropone uno scenario che James Joyce applicava a tutti i tempi nel celebre motto dell'Ulisse scelto per epigrafe: «La Storia è un incubo dal quale cerco di risvegliarmi».

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788868225865

Narcoshow

320 miliardi di dollari.
È il fatturato mondiale della droga.
I narcotrafficanti messicani realizzano i più temibili mezzi di trasporto dei film di 007 o della fantascienza postapocalittica. La polizia dello stato centroamericano ha scoperto grossi veicoli blindati, dalle preoccupanti caratteristiche, immediatamente battezzati narco-tanks. È successo a Ciudad Camargo, nello stato federale di Tamaulipas, prospiciente la frontiera con gli Stati Uniti, destinatari della droga messicana. Le forze dell’ordine hanno sequestrato un’officina meccanica della malavita, dopo giorni di appostamento per osservare l’elevato numero di individui armati che la frequentavano. Attrazione inattesa: due bisonti della strada a metà fra l’autoblindo ed il camper. Dal successivo esame, risultava che i narco-tanks possono resistere a proiettili calibro 50, granate, e trasportare 20 passeggeri ciascuno. Ne erano in preparazione altri 24.
Immediato il paragone con i mostri su ruote impiegati da criminali immaginari e predoni del medioevo prossimo venturo nei film del ciclo di Mad Max. I blindati in corsa su strade dissestate e riarse dal sole supertorrido del terzo millennio evocava quegli scenari da dopobomba. D’altronde, fin da oggi, l’Occidente avrà anche vinto la guerra fredda, ma perduto quella contro se stesso. Il degrado non scaturisce da un conflitto di proporzioni planetarie, bensì dall’estinzione di identità e di valori per esigenze monetarie. Gli emuli messicani di Mad Max sono parodie tragicomiche di un futuro calato nel presente, dove il crimine, il teppismo e la violenza convivono con Internet e le nuove tecnologie. Cibersottosviluppo.
Nel Messico, l’impiego di narco-tanks segna la nuova fase della micidiale dotazione motorizzata che accentua la pericolosità dei trafficanti. Su strada, infatti, li consumano le sfide più sanguinarie, con la polizia e le bande rivali. In difesa, ma anche in attacco. Prima dei grossi blindati, si ricorreva ai mitici pick up, ai fuoristrada ed ai camion, tutti di fabbricazione americana. La polizia messicana ne ha compilato perfino una classifica sulla scorta delle marche preferite. Al primo posto i Ram della Dodge, poi le Chevrolet Cheyenne, i Ford Lobo, i SUV Chevrolet Traverse e Grand Cherokee ed il pulmino Nissan Largo. Viaggiano in minacciose colonne, proprio come nei film con Mel Gibson. Da una città all’altra per asserire il controllo del territorio ed effettuare consegne. O con intenzioni aggressive rispetto ad un clan rivale. Di frequente, i narcos non si cimentano solo con brevi scontri a fuoco. Le loro battaglie possono prolungarsi per ore o giorni.
Approvvigionarsi di un simile parco macchine non comporta né finanziamenti a tasso zero né leasing. Basta irrompere in una concessionaria e rifornirsi dei modelli occorrenti. Meglio ancora, depredare i camion che li trasportano, freschi di fabbrica.
Dopodiché, pick up, fuoristrada e SUV, vengono personalizzati per il tipo di uso previsto. Innanzi tutto, la blindatura. Dovrà reggere al minimo l’impatto dei proiettili più comuni nel giro dei narcos, quelli dei Kalashnikov e degli Ar 15. Per un lavoro ottimale, bisogna investire fino all’equivalente di 70 mila Euro.
E questa è la difesa. Poi l’offesa. All’interno di ogni veicolo si può installare una cellula protetta per montarvi una mitragliatrice o una postazione per il fucile di precisione Barrett, una delle armi più potenti di tale categoria fra quelle in circolazione. Non solo Mad Max, anche James Bond. Un veicolo sequestrato dall’esercito messicano presentava dispositivi per spargere sull’asfalto chiodi ed olio, come l’Aston Martin di 007. Del resto, l’organizzazione dei gruppi criminali che detengono questi mezzi da combattimento ricalca la SPECTRE.
Il nucleo più temuto dei trafficanti messicani è Los Zetas, fondato alla fine degli anni ’90 da Osiel Cárdenas Guillén, il capo del cartello del Golfo. Per garantirsi la supremazia e la sopravvivenza in un ambito rischiosissimo, reclutò le guardie del corpo fra gli ex membri del GAFE, Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales, un’unità speciale sul tipo del SAS inglese. Il primo comandante del corpo paramiliare era il tenente Arturo Guzmán Decena, che, quando faceva parte della polizia federale, aveva per codice radio la zeta.
Le autorità ammettono di non poter competere con uno spiegamento di mezzi dalla portata del genere. Nemmeno per proteggere i magistrati ed i funzionari che conducono le inchieste sui cartelli della droga. Altri bersagli delle offensive stradali effettuate dai narcos. È successo a Minerva Bautista, la responsabile della sicurezza nello stato di Michoacan. Deve la salvezza alla jeep blindata con cui ha fronteggiato dieci interminabili minuti di spari. 2700 proiettili, 350 sulla carrozzeria. La donna ha imparato la lezione, dimettendosi. I narcos, irritati per il fallimento, si sono rifatti sul meccanico che aveva blindato la vettura, uccidendolo.
Il territorio a sud del Rio Grande non è un Paese per vecchi.
E ancora: 20 mila leghe sotto i mari. Per trasportare la droga. I narcos usano anche sommergibili. Come quello scoperto all’inizio di quest’anno dall’esercito della Colombia nel dipartimento sudorientale del Cauca. I narco-sub sono di produzione artigianale. Sui 30 metri di lunghezza, alimentati da coppie di motori diesel, con aria condizionata e periscopio. Imbarcano un equipaggio di 6 uomini ed un carico di 8 tonnellate di cocaina.
I narco-sub hanno fatto la loro prima comparsa sul teatro del traffico sudamericano nel 1993. Da allora, sono stati costantemente monitorati dalla marina militare degli Stati Uniti. Inzialmente si trattava di battelli realizzati nella giungla e varati dagli acquitrini della Colombia e dell’Equador, le stesse località dove si effettuano i carichi di droga. Erano di legno e fibre di vetro, con scafi spessi 50 centimetri, costretti a navigare appena sotto la superficie e la torretta in emersione. Le nuove unità, invece, viaggiano fino a 9 metri di profondità e sui radar non appaiono che come scie, difficilmente inquadrabili. L’unico modo per localizzarle con certezza è attraverso la ricognizione aerea.
Oggi i narc-sub hanno un vantaggio in più oltre ai normali impianti radioriceventi: il navigatori satellitari GPS. E possono contare sulla copertura logistica da parte della formazione guerrigliera FARC, oltre a pescherecci che trasportano i viveri e pattugliano il mare. L’autonomia che va dai 4 ai 5 mila chilometri e la velocità oscillante fra gli 8 ed i 15 nodi garantiscono un servizio di consegna che aggiorna il traffico criminale di droga ai tempi ed ai metodi della grande distribuzione.
Non si allarmino animalisti e ambientalisti se i piccioni corrono il rischio di subire un’accanita caccia. A prenderli di mira non saranno bracconieri e fanatici del carniere, bensì le forze dell’ordine. Il sospetto che questi simpatici volatili vengano utilizzati come inconsapevoli corrieri della droga sta diventando una certezza. Prima ancora che un’episodio della popolare serie TV Hunter presentasse l’inquietante ipotesi come espediente di fiction, erano giunte alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) numerose segnalazioni di piccioni viaggiatori ritrovati in pessime condizioni, evidentemente persi e privi di anello. Quest’ultimo è obbligatorio, sorta di targa, da registrarsi nelle prefettura, sotto il controllo dell’Ispettorato Telecomunicazioni della Difesa.
A insinuare il dubbio sul pericoloso sfruttamento degli uccelli è l’insolita quantità dei ritrovamenti. Un piccione può volare per 800 chilometri a una velocità che varia fra i 60 e i 100 chilometri l’ora, trasportando un carico utile di 20 o 30 grammi: il dieci per cento del proprio peso ed abbastanza per trasferire via etere ingenti partite di droga. Del resto, i piccioni hanno precedenti ancora più romanzeschi. In passato sono stati utilizzati nello spionaggio.
Ma sul fronte della droga, i trucchi degli spacciatori vanno ben oltre. “Guerra d’inganni”, la definì Dale B. Cooper, che per conto della rivista Soldier of Fortune seguì le operazioni dell’United States Customs Service – la polizia di frontiera statunitense – nell’area ad alto rischio della Florida.
Qui l’afflusso di eroina, cocaina, marijuana e hashish dal Sudamerica è un torrente in piena. Per ogni carico scoperto, altri sfuggono tra le maglie pure sosfisticatissime della giustizia. I veterani sul campo lamentano problemi di coordinamento fra le principali agenzie governative impegnate contro i narcos. FBI, CIA e DEA (Drug Enforcement Administration) dispongono di informazioni da fonti umane ed elettroniche spesso in sovrapposizione. Può capitare che gruppi diversi di operatori della legge diano la caccia alla stessa partita di droga, ciascuno all’insaputa dell’altro.
Gli uomini della Dogana nella zona di Miami vantano comunque una rispettabile media di successi. Proprio perché sono di continuo sul chi vive per scoprire le novità escogitate dai narcos a getto continuo. Una delle ultime è di imbarcare la droga su aerei privati che denunciano regolarmente la loro rotta alla FAA (Federal Aviation Administration), l’ente preposto al controllo del traffico aereo civile sul territorio degli Stati Uniti. Ma questo non bassa a far abbassare la guardia dell’US Customs. Nel caso di un apparecchio del tipo Aero Commander proveniente dal Venezuela, la droga fu trovata in un serbatoio supplementare. Operazioni simili presuppongono lo sventramento dello scafo, una forma estrema di ispezione per la quale ci si attenderebbe un regolare mandato. Infatti, il Quarto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce ogni cittadino da indebite forme di perquisizione ed arresto. Ma non così per gli oltre 444 milioni di stranieri che entrano annualmente in territorio americano. Può capitare naturalmente che a volte si vivisezioni un apparecchio invano. In questi casi la Dogana rimette assieme i cocci, m...

Indice dei contenuti

  1. Incontrollabile
  2. Geopolitica
  3. Disagio
  4. Narcoshow
  5. Arretramenti
  6. Disamore
  7. Morti viventi
  8. Cadaveri utili
  9. Guerre di strada
  10. Esodi
  11. Risus abundat in ore malorum
  12. Il pianeta delle scimmie
  13. Foresta di simboli?
  14. Nero tedesco
  15. Metallica
  16. Telefagia
  17. La frontiera dell’ansia
  18. Temponauti
  19. Ritorno allo spazio
  20. Rosso
  21. Lunaria
  22. La grande pietra
  23. Vacanze a rischio
  24. Strade
  25. Palazzi sull’acqua
  26. Celsius
  27. Infelicità legale
  28. Il fattore m
  29. Hic sunt leones
  30. Il dio spaghetto
  31. Terrore su gomma
  32. Titani volanti
  33. Non luoghi
  34. Nettare all’ingrosso
  35. Smart sex