Un cerchio perfetto
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Un cerchio perfetto

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Informazioni sul libro

Cosa succede quando si vive oltre i confini della normalità? Cosa succede quando una persona si trova in bilico sul filo sottile della propria sanità mentale e rischia costantemente di cadere nel baratro della follia?
Len Holland ha tredici anni quando gli viene diagnosticato il disturbo bipolare e diciannove quando inizia a raccontare la propria caduta e ascesa: un viaggio di sette anni attraverso mania, depressione, mostri interiori e reali, incubi ad occhi aperti e distruzione, costantemente in lotta contro se stesso, in corsa contro il tempo per raggiungere la luce, la propria salvezza.
Riuscirà Len a vedere il sole dopo l'eclissi?

Domande frequenti

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788868825737

Atto II - Una settimana con me

Osserva il fumo nero uscirle dalla bocca, mentre con le mani preme contro lo specchio. Guarda nel riflesso i suoi occhi liquidi senza potersi vedere davvero. Le sue dita tremano. Inspira profondamente.
Si lascia cadere contro la parete del bagno, con uno sbuffo di stanchezza. Guarda il pavimento, fissando le venature del marmo mentre riflette sul suo ennesimo errore. Piano si alza e si avvicina nuovamente allo specchio, riavviandosi i capelli. Li modella pettinandoli con le dita e si passa velocemente il rossetto sulle labbra lisce, aggiustandosi il vestito nero sui fianchi. Si guarda ancora, riflessa nel vetro freddo.
-Sei pronta. Fatti coraggio, Danielle.-
Il cliente di questa sera, Vittorio, è un piccolo politico della zona, impegnato da anni in una campagna elettorale che ogni volta si conclude a suo sfavore. Pochi giorni prima c'erano state le elezioni provinciali e per l'ennesima volta era stato sconfitto. Danielle tutto questo lo sa, è stato il cliente stesso a raccontarglielo; e lei sa anche cosa aspettarsi.
È il suo lavoro, in fondo.
L'ha scelto lei.
Il primo pugno la colpisce sullo zigomo. La pelle diviene bollente e a lei sembra spaccarsi. Il secondo pugno la ferisce poco sotto l'orecchio con un taglio che prende subito a sanguinare, forse fatto con un anello. Al terzo pugno, che le arriva dritto nel fianco destro, chiude gli occhi e si concentra con tutte le sue forze su qualcosa di diverso.
Si concentra, sebbene il dolore le arrivi comunque. A poco a poco una sagoma si delinea nella sua mente. Stringe il manico di un trolley ed è fermo sulla soglia di casa sua. Osserva con un sorriso i suoi capelli neri e corti.
Dio, quanto le piace Will coi capelli corti.
-Allora, mi fai entrare?- domandò lui. Lei si scansò, mostrando l'ingresso con un ampio gesto teatrale del braccio.
-Accomodati pure.-
Lui si fece strada, trascinando il bagaglio, le cui ruote scricchiolavano leggermente. Si fermò al centro della stanza, lasciando il manico del trolley che scivolò silenziosamente al suo posto. Will incrociò le braccia e la fissò torvo.
-Allora?-
Lei rise. -Allora cosa?-
-Sono qui come volevi. Cosa vuoi che faccia?-
Chiese. Danielle sorrise, mandando i capelli biondi all'indietro con un gesto della mano. -E cosa dovresti fare? Porta la tua roba al piano di sopra. Ti mostro la camera.-
Gli prese una mano, per condurlo verso le scale del piano superiore della casa, ma lui si divincolò con uno scatto.
-Nervosetto, eh?-
Commentò, salendo le scale. Sentiva i passi di Will alle sue spalle, perciò non ebbe bisogno di girarsi a controllare. Arrivati al piano superiore girò a sinistra, mostrando due porte.
-Quella a sinistra è il bagno- spiegò, indicando con l'indice -quella a destra è la nostra camera da letto.-
-Nostra?!- esclamò lui. Danielle annuì. -Nostra. Dormirai con me. Ora vai in camera, lascia la valigia e preparati, andiamo a cena fuori.-
Si voltò verso le scale e cominciò a scendere gli scalini, lasciandosi alle spalle un ragazzo confuso.
Un pugno la colpisce in pieno stomaco. Le viene da rimettere ma rimane ferma al suo posto. Sente il sangue colarle dal naso lungo il viso, caldissimo. Non apre gli occhi, continua a sognare.
-Non dovevamo andare a cena fuori?-
Domandò Will, con la voce un po' meno cupa. Danielle lo fissò senza capire. -Infatti, perché?- domandò a sua volta. Lui indicò il suo abbigliamento: un jeans scolorito e una maglietta aderente con la stampa di un pescecane cartoon. -Non mi pare che tu sia vestita da cena galante.- Danielle ride. -Non ho mica detto che ti avrei portato allo Chèz Maxim! E non pare che tu sia vestito diversamente da me.- concluse con un sorriso, osservando i suoi jeans troppo larghi e la maglietta a collo alto. -Mh, domani andremo a fare shopping.- aggiunse, prendendo le chiavi dell'auto dal tavolo. -Quel che ti pare.- borbottò Will, seguendola fuori dalla casa. Danielle chiuse a chiave la porta della villetta e si diresse verso una Opel Astra argentata parcheggiata nel vialetto davanti. Fece scattare le serrature e indicò a Will di salire. Dopo pochi minuti erano in strada, con le sottili note dei Placebo a occupare il silenzio nell'abitacolo.
-Allora, di cosa hai voglia?- domandò lei, tamburellando il volante al ritmo di Every You, Every Me. Will continuò a guardare fuori dal finestrino. -Di nulla.- Danielle sorrise. -Ok, allora decido io. Qualcosa di semplice. Ti va un hamburger? Adoro Burger King. Andiamo lì?-
-Quello che pare a te.-
-Ok, andiamo da Burger King. Whopper con doppia cipolla sto arrivando!- esclamò, ridendo subito dopo. Will la guardò di soppiatto, tornando poi a osservare le strade che scorrevano fuori dal finestrino.
-Non sapevo ti piacessero i Placebo.-
-È perché non me l'hai mai chiesto.-
Sente che il suo occhio destro si sta gonfiando e che lo zigomo sottostante pulsa da morire. Le sta scoppiando la testa. Vorrebbe urlare ma non può, può solo prendersi i colpi aspettando che lui si stanchi.
-Dovresti metterti questi. Sono carini.-
Gli mostrò un paio di jeans strettissimi, sbiaditi su polpacci e cosce.
-Va bene.- -Non ti piacciono?- -Non può importarmene di meno.- -Ok, allora provateli.-
Prese i jeans che Danielle gli porgeva e si girò verso il camerino. Vicino alla cabina notò uno scaffale di maglie nere e ne tirò giù una per curiosità. Aveva stampata, nel centro, un'arancia cartoon che guardava con sguardo triste un bicchiere di spremuta, sussurrando "Mom?". Un sorriso si abbozzò sulle sue labbra.
-Ti piace?- domandò Danielle alle sue spalle. Will la ripose velocemente sullo scaffale. -No.-
-Uffa, quanto sei difficile.- la riprese, spiegandola per osservarla meglio. -È buffa. Provatela pure.- disse, lanciandogliela. Lui la prese al volo e si infilò nel camerino. Lì, dove Danielle non poteva vederlo, sorrise di nuovo.
-Allora, ti va una grigliata stasera? Dammi una mano.-
Will annuì. Era il quarto giorno a casa di Danielle e, sebbene non capisse ancora le sue intenzioni, stava diventando più tranquillo. a un estraneo potevano sembrare due amici, o due fratelli visto che lei sembrava prendersi cura di lui. Will si aspettava qualcosa di strano, che lo strangolasse nel sonno o lo rinchiudesse nella villa chiedendo un riscatto, a esempio. Eppure erano già passati quattro giorni e non era successo nulla.
Quella sera, tra la carne arrostita e il vino, si ritrovò persino a ridere con lei parlando di stupidaggini. Non accadde niente.
Sente il suo naso rotto. Le lacrime hanno iniziato a scendere da molto tempo, e sente il sapore del sangue in bocca. Le gambe sono a pezzi, sente che perderà i sensi a breve. Concentrati sul ricordo più bello. Concentrati.
Il sesto giorno avevano fatto la spesa insieme, chiacchierando come due normalissimi amici, posando nel carrello pasta, vodka, insalata, Martini, pomodori, vino, mozzarella. Una volta a casa avevano cucinato insieme, sempre parlando o canticchiando qualche canzone che conoscevano entrambi. Danielle, appena sentiva la voce di Will, si zittiva per poterla sentire bene.
Mangiarono al tavolo del soggiorno, l'uno di fronte all'altra, bevendo diversi bicchieri di un vino dolce e fruttato, scelto da Danielle. Alla fine erano entrambi un po' brilli, ma si sedettero comunque sul divano con due bicchieri e la bottiglia del Martini. Continuarono a bere, con le voci che diventavano sempre più molli.
-E alla fine questa settimana è finita. Domani te ne andrai.- disse lei, versandosi l'ennesimo bicchiere. Will rise, scolandosi le ultime gocce dal suo.
-Già. Anche se non ho ancora capito che diamine di ricatto mi hai fatto. Voglio dire, che cazzo te ne fai di avermi qui? Avresti dovuto chiedermi soldi, o altro, non lo so.-
Danielle rise, fissando il Martini rosso nel suo bicchiere.
-Sei proprio stupido, Will. Davvero. Sei scemo.- rise ancora. Lui le diede una spintarella, con la faccia imbronciata.
-Non sono stupido! Cosa cavolo volevi da me?-
Danielle posò il bicchiere per terra e prese anche quello di Will, mettendolo vicino.
Si voltò verso di lui e Will sentì un brivido lungo la schiena.
-Volevo solo stare con te. Ti amo, Will. Dal giorno in cui ti ho incontrato. Sono rimasta in Italia solo per te. Ti amo.- mormorò. Avvicinò il suo volto a quello di Will, socchiudendo gli occhi, e posò le sue labbra sulle sue. Will non la cacciò. Le prese le mani e approfondì il bacio, sentendo sulla sua bocca ancora il sapore del Martini.
Il sesto giorno, l'ultima notte, fecero l'amore.
Il mattino arrivò nel silenzio assoluto. Will ricompose i propri vestiti nella valigia con una lentezza esasperante. Non capiva assolutamente nulla di quella situazione, era ancora più confuso di prima. Ricordava benissimo quello che era successo la sera prima, il "ti amo" di Danielle. Doveva crederle? Possibile che avesse davvero fatto tutto questo solo per stare con lui? Era tutto troppo assurdo. Quando si era svegliato non aveva trovato Danielle al suo fianco, perciò non si stupì di trovarla al piano inferiore, che sorseggiava un caffè seduta al tavolo del soggiorno.
-Sei pronto?- chiese lei, senza alzare lo sguardo dalla tazza.
-Sì. Ma prima di andarmene vorrei parlare di ieri sera.-
-Non c'è nulla da dire. È stato bello. Sono soddisfatta, hai esaudito la mia richiesta, non cercherò più di darti fastidio.-
-Aspetta Danielle, cazzo, non puoi fare così! Discutiamone un attimo-
-Vai via.-
Il tono di voce di Danielle era raggelante e lo lasciò paralizzato sul posto. -Vai via. Fuori da casa mia. Ti ho detto che non ti creerò problemi. Fuori da qui.-
Will le voltò le spalle. -Fa come cazzo credi.- e se ne andò sbattendosi la porta alle spalle.
Danielle si mise le mani nei capelli.
-Cristo... cristo...-
Il dolore le tempesta il cervello di lampi bianchi. La sofferenza è al culmine e non può fare a meno di gridare quando l'ennesimo pugno la colpisce al fianco.
-STA ZITTA, TROIA!-
Un altro pugno la colpisce in viso, e lei sviene.
A svegliarla è il trillo del telefono. È ancora nella camera dell'hotel, con la pelle chiazzata di lividi viola. A fatica allunga un braccio per afferrare la cornetta, mordendosi le labbra per non urlare dal dolore. Sospira, cercando di calmarsi, e finalmente risponde.
-...Pronto...?-
“Cristo, stavo per chiudere! Danielle?”
-Will…?- domanda, sgranando gli occhi neri dalla sorpresa.
“Sì, sono io. Sono alla reception. Dobbiamo parlare.”
-Non ora. Non è... il momento.-
“Non me ne frega nulla se è o non è il momento. Ora salgo da te.”
Will chiude la chiamata, e lei rimane ad ascoltare il segnale vuoto della linea. Cristo, perché proprio adesso?
Lentamente scende dal letto e con passi trascinati si dirige verso la porta, aggrappandosi al chiavistello e chiudendolo. Scivola sul pavimento, non riesce nemmeno a reggersi in piedi.
Dopo pochi secondi bussano alla porta, che vibra contr...

Indice dei contenuti

  1. Inizio
  2. Dal diario di Len Holland
  3. Febbraio 2009 – Mania
  4. Maggio 2009 – Rosso
  5. Settembre 2009 – Abisso
  6. Dicembre 2009 – Vetro
  7. Marzo 2010 – Danielle
  8. Giugno 2010 – Il mio nome è
  9. Agosto 2010 - Punto di Rottura
  10. Settembre 2010 - Sull’orlo del precipizio
  11. Gennaio 2013 - Il lato oscuro del Sole
  12. Sipario - Prologo
  13. Atto I - Acqua
  14. Atto II - Una settimana con me
  15. Atto III - Dal suo punto di vista
  16. Atto IV - Black Eyed
  17. Atto V - Dal punto di vista dell'Altra
  18. Atto VI - Felicità - Sai...-
  19. Atto VII - Blu
  20. Atto VIII - Svanire
  21. Atto IX - La fine e il principio
  22. Sipario - Epilogo
  23. I am Will