Note
Prefazione
1 Questa affermazione va bilanciata con la presa in considerazione dell’influenza dello Hegel della Fenomenologia dello spirito e del pensiero di Jean Hyppolite: in proposito si rinvia, per i vari studi dedicati alla questione, alla bibliografia citata in R. M. LEONELLI, Foucault généalogiste, stratège et dialecticien. De l’histoire critique au diagnostic du présent, Tèse pour l’obtention du grade de Docteur en Philosophie, Université de Paris X – Nanterre, Année Universitaire 2006-2007, cap. I, Une archéologie du «pour nous». Pratique généalogique et métamorphose de l’hégélianisme dans l’Histoire de la folie, pp.15-72: tale capitolo, di cui è da auspicare la pubblicazione, rappresenta a mio avviso il punto più maturo a cui è giunta la ricerca su questo tema fino ad ora.
2 Cfr., M. FOUCAULT, Préface, in Folie et Déraison. Histoire de la folie à l’âge classique, Plon, Paris 1961, pp. I-XI.
3 Cfr., M. BLANCHOT, La parole «sacrée» de Hölderlin; in La part du feu, Gallimard, Paris 1943.
4 Cfr., S. RIGHETTI, Letture su Michel Foucault, Liguori Editore, Napoli 2011.
5 In proposito, l’autore richiama le affermazioni, particolarmente esplicite di Foucault, fatte nel corso del dibattitto radiofonico fra Hyppolite, Canguilhem e Hyppolite, che egli moderò nel 1965: cfr. Philosophie et vérité (entretien avec A. Badiou, G. Canguilhem, D. Dreyfus, M. Foucault, J. Hyppolite, P. Ricœur), «Dossier pédagogiques de la radio-télévision scolaire», 27 mars 1965, pp. 1-11; in M. Foucault, Dits et Écrits I, pp. 476-492.
6 P. KLOSSOWSKI, Nietzsche, le polythéisme et la parodie; in Nietzsche, le polythéisme et la parodie. Sur quelques thèmes fondamentaux de la «Gaya Scienza» de Nietzsche, Gallimard, Paris 1963.
7 Cfr. Infra, p. 146 e sgg.
8 Cfr. Il saggio di M. FOUCAULT, L’Ordre du discours, Gallimard, Paris 1971 e l’intervista Folie, littérature, société (1970), «Bungei», (47) n. 12, pp. 266-285; in Dits et Écrits I, cit., pp. 972-995, che Righetti richiama infra, p. 108 e sgg.
9 Cfr., M. FOUCAULT, Le gouvernement de soi et des autres. Cours au Collège de France 1982-1983, Gallimard-Seuil, Paris 2008; e M. FOUCAULT, Le courage de la vérité. Le gouvernement de soi et des autres II. Cours au Collège de France 1983-1984, Gallimard-Seuil, Paris 2009.
10 Cfr., M. FOUCAULT, L’hermeneutique du sujet. Cours au Collège de France 1981-1982, Seuil-Gallimard, Paris 2001.
1. Le letture francesi di Nietzsche
1 La traduzione francese di Essere e tempo appare del resto con molto ritardo: la 1° sezione solo nel ’64 (undici anni dopo la traduzione della Lettera sull’umanismo), e l’opera completa solo nel 1985 (Cfr. D. JANI-CAUD, Heidegger en France, Hachette Littératures, Paris 2001; qui nell’edizione 2005, vol. 1). Il che spiega forse perché Foucault, pur considerando Heidegger un autore fondamentale per la propria formazione, può confessare candidamente di non conoscerlo a sufficienza e di non avere mai letto Essere e tempo.
2 Le retour de la morale (intervista con G. Barbedette e A. Scala, 29 maggio 1984), in “Les Nouvelles littéraires”, n. 2937, 1984, pp. 36-41; in Dits et Écrits II 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, n. 354, pp. 1.515-1.526; trad. it. di. S. Loriga, Il ritorno della morale, in Archivio Foucault vol. 3, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 268-269).
3 Ibid., p. 269.
4 Conversazione con Michel Foucault; intervista di D. Trombadori, in “Il Contributo”, (4), n.1, gennaio-marzo 1980, pp. 23-84; trad. fr. cura di F. Ewald e D. Defert, Entretien avec M. Foucault, in Dits et Ècrits II 1976-1988, cit., n. 281, pp. 860-914; pp. 33-34; qui in D. TROMBADORI, Colloqui con Foucault. Pensieri, opere, omissioni dell’ultimo maître-à-penser, Castelvecchi, Roma 1999, pp. 33-34.
5 Ibid., p. 34.
6 Ibid., p. 44.
7 Ibid., p. 47.
8 Cfr., M. HEIDEGGER, Nietzsche, Verlag Günter Neske, Pfullingen, 1961; trad. it. a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1994.
9 Ibid., p. 531.
10 Ibid., pp. 638-639.
11 Ibid., p. 788.
12 Ibid., p. 788.
13 K. LÖWITH, Von Hegel zu Nietzsche, Europa Verlag A. G., Zürich 1941; trad. it. di G. Colli, Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, Giulio Einaudi editore, Torino 1949 e 2000, p. 53.
14 Ibid., pp. 53-54.
15 Ibid., p. 52.
16 Ibid., p. 52.
17 Ibid., p. 51.
18 La figura di Wagner è, a questo riguardo, emblematica: «Dominare un’orchestra, trascinare la folla e sapere esercitare un fascino erano e rimasero l’ambizione della sua carriera teatrale. Nietzsche l’ha chiamato un artista che si impone nell’epoca delle masse democratiche». (K. Löwith, Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, cit., p. 278). Per Wagner, tuttavia, è chiaro che le problematiche attuali dell’arte sono influenzate «dalle intraprese industriali delle nostre grandi città», che derivano dal tramonto della polis e della tragedia greche: «Gli “eroi della Borsa” dominano il mercato dell’arte moderna, mentre la tragedia greca era la “libera espressione di una libera universalità”. Le tragedie di Eschilo e di Sofocle furono “l’opera di Atene”; il teatro moderno è “un fiore del pantano della bourgeoisie moderna”. La vera arte del presente dev’essere necessariamente rivoluzionaria, poiché essa ha ragione di esistere solo in antitesi alla situazione di fatto». (Ibid., p. 281).
19 E. FÖSTER-NIETZSCHE, Das Leben Friedrich Nietzsche’s, Naumann, Leipzig, 1895.
20 M. MONTINARI, Che cosa ha detto Nietzsche, Adelphi, Milano 1999, p. 181. Il riferimento di Montinari è al volume di R. M. MEYER, Nietzsche. Sein Leben und sein Werke, Beck, Münken, 1913, che rappresenta la prima legittimazione accademica e politica del pensiero di Nietzsche in Germania.
21 Ibid., p. 181.
22 Ibid., p. 181.
23 E. BERTRAM, Nietzsche. Versuch einer Mythologie, Bondi, Berlin, 1918; trad. it. di , Nietzsche. Per una mitologia, Il Mulino, Bologna 1988; trad. fr. di R. Pitrou, 1932, Nietzsche. Essai de mythologie, ried. Édition du Félin, Paris, 1990.
24 M. MONTINARI, Che cosa ha detto Nietzsche, cit., p. 181.
25 Ibid., p. 182.
Karl Jaspers interviene apertamente contro il pericolo di un’interpretazione mitica di Nietzsche, e del pensiero nietzschiano, come quella operata da Bertram: «Si spiega la complessiva realtà di Nietzsche con simboli mitici, che gli conferiscono un significato eterno e la profondità del radicamento storico. Qualcosa di persuasivo c’è forse nel simbolo di Giuda, per indicare la persistente negatività dialettica di Nietzsche […], ed in altre immagini di questo tipo (cfr. Bertram). Ma questi simboli, non appena pretendono di essere più di quel che sono, cioè un gioco bello e ingegnoso, diventano inattendibili: essi semplificano, annullano il movimento, fanno di Nietzsche un essere irrigidito, lo sottomettono ad un tipo di comprensione che segue necessariamente criteri prefissati e, sulla base di essi, pretende di estendersi a tutto, anziche seguirlo nella sua effettiva realtà». (K. JASPERS, Nietzsche. Einführung in das Verständnis seines Philosophierens, R. Piper GmbH & Co KG, München 1922; trad. it. di L. Rustichelli, Nietzsche. Introduzione alla comprensione del suo filosofare, Mursia, Milano 1996, p. 26). E lo stesso afferma Löwith in un testo più tardo, apparso nel 1978, nel quale rimprovera a Bertram di non voler assumere Nietzsche «nel quadro della problematica storica della sua esistenza filosofica, bensì come una sorta di leggenda, come “simbolo”, “immagine simbolica”, “figura”. Per questa trasfigurazione Bertram utilizza quali modelli i miti degli eroi antichi e le leggende medievali dei santi. […] Bertram non riesce ad afferrare realmente in nessun punto l’opera di Nietzsche; la circoscrive ...