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Percorsi contemporanei nel pensiero ecologico

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Percorsi contemporanei nel pensiero ecologico

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I saggi, contenuti in questa raccolta, segnano i punti d'incontro di differenti e molteplicipercorsi. Si tratta degli esiti del seminario/laboratorio, tenutosi presso l'Università diBologna, che risponde al nome di Ubi Minor, gruppo di ricerca trans-disciplinare tra FilosofiaTeoretica, Storia della Scienza e Etnosemiotica, e che si avvale di contributi provenientidall'antropologia culturale, dalle scienze giuridiche, dall'etno-psichiatria e dai gender studies.
Questo volume rappresenta l'avvio di un percorso insieme accademico, culturale, etico escientifico. Un percorso che trova nel momento filosofico il collante trans-disciplinare: némadre di tutte le scienze né pura speculazione astratta, costretta a inseguire un concreto chele sfugge sempre. La filosofia, intesa come Ecosofia, apre spazi di gioco e di manovra per potergettare le basi di una problematica delle nature, delle culture e dei saperi in manierainnovativa. Questo volume vuole essere il primo tassello di un lavoro collettivo, giovane e conmolteplici punti di vista, che condivide insieme la passione per la ricerca e le difficoltà di unpensiero che si rivela, ogni giorno di più, sempre più debole.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788870007381
ECOLOGIA FILOSOFICA*
Temi e prospettive
Manlio Iofrida
Università di Bologna; “Officine Filosofiche”

I - Ecologia e filosofia: tra Fenomenologia e Scuola di Francoforte
Non è certo facile il compito che mi è stato assegnato: la questione ecologica è oggi un tema di grande attualità ed estremamente complesso. Già il termine stesso è equivoco: esiste, ad esempio, l’ecologia in senso scientifico – che è, in certa misura, il contesto originario –, l’ecologia come discorso politico – che ha una lunga storia e che, a partire dagli anni ’80/’90 del Novecento, ha iniziato a organizzarsi con movimenti, partiti, etc. – e infine esiste l’ecologia come discorso filosofico – che personalmente declino come il tema della natura. Inserendo il tema della natura, tuttavia, si moltiplicano gli equivoci: il termine natura può essere legato ad un discorso sull’origine, sulla purezza, insomma penso qui ad un certo roussovismo deteriore che aleggia intorno al tema e al concetto della natura – lasciando da parte J.J. Rousseau, però, che meriterebbe un discorso a parte. Quel che qui mi preme evidenziare è che l’intersecarsi dei piani scientifici, politici e filosofici finisce col produrre una gran confusione intorno al problema dell’ecologia e della natura.
Non mi concentrerò sull’aspetto scientifico, ma ci tengo a sottolineare una cosa che mi pare importante: ogni qual volta parliamo di natura, e quindi di ecologia, è praticamente necessario e inevitabile che vi sia un certo rapporto con il discorso scientifico, con il problema dell’ambiente, il problema della bio-diversità, etc. Ma, dal mio punto di vista, vi è una irriducibilità di questo problema alle questioni scientifiche: il problema ecologico non è una questione oggettiva, piuttosto riguarda il rapporto soggetto-oggetto. Detto altrimenti, la Natura non è un oggetto. Questo è tutto il senso filosofico dell’ecologia. Ora, mettendo in discussione il rapporto soggetto-oggetto, mi pare che l’ecologia sia più precisamente un problema fenomenologico. Insomma, per come la vedo io, l’ecologia filosofica ha un profondo legame con la tradizione fenomenologica.
Entro un po’ nel dettaglio. Anche dal punto di vista politico, ad esempio, la questione non è semplice ma è ineludibile in quanto, a mio parere, il discorso politico e quello filosofico sono inestricabili.
Il problema ecologico, almeno per come lo conosciamo oggi, nasce con la Rivoluzione Industriale e con la Rivoluzione Francese, cioè con l’avvento della borghesia. Tuttavia, esso nasce in virtù di un paradosso, paradosso che però è essenziale alla nostra questione: il problema della natura si pone proprio nel momento in cui essa è posta in pericolo. Come se ci si rendesse conto di questo Altro-irriducibile, che è la natura e che ci accompagna sempre, soltanto nel momento della sua massima rimozione.
Mi pare che questo sia un nodo cruciale da pensare filosoficamente. Il problema della natura, infatti, a cavallo della rivoluzione industriale è, ovviamente, diverso da quello del Rinascimento o del XVIII secolo: nasce assieme al soggetto moderno, all’individuo atomico e con l’avvento di una nuova dimensione collettiva. Sin dall’avvento della Rivoluzione Industriale, si ha la sensazione che queste due novità, l’individuo atomico e la nuova forma di collettività, possano distruggere il momento naturale.
A partire da questa considerazione si può comprendere tutta l’ambiguità di due movimenti che, rispetto al tema della natura, risultano fondamentali: sto parlando del Romanticismo e dell’Idealismo tedeschi. Sebbene i rapporti tra queste due correnti siano molteplici e non vi sia sempre una stretta coincidenza, il tema del dominio sulla natura, tuttavia, mi pare avvicinarli molto: il problema del dominio della Natura e la critica di questo dominio sono in essi inestricabilmente allacciati.
Si pensi all’Idealismo. Si può dire che, da un certo punto di vista, esso sia l’espressione massima di una soggettivizzazione del mondo; d’altro lato, anche il Romanticismo ha una forte tendenza alla soggettivazione (penso a F. Schlegel, Novalis, etc). Ora, mi pare che nessuno di questi due movimenti filosofici possa essere escluso dall’orizzonte di una ecologia filosofica. Anzi, direi quasi che l’ecologia è essenzialmente ed inevitabilmente tedesca o, quanto meno, innanzitutto tedesca.
Certamente, ci sono molte ambiguità e differenti punti di vista all’interno di queste correnti. E qui penso a Novalis, erede di una lettura di J.G. Fichte tale da far emergere il tema della Natura; oppure, al libro di M. Shelley, Frankenstein, in cui risuonano, se non altro indirettamente, i temi idealistico-romantici tedeschi nell’ottica di una critica al prometeismo. È doveroso, poi, ricordare la filosofia di F.W. Schelling, forse tra i primi a porre il problema della natura.
Ma quando dico che l’ecologia è innanzitutto tedesca, non intendo solo e tanto il Romanticismo e l’Idealismo classico – pur con tutte le loro ambiguità. Ho in mente anche, e soprattutto, il pensiero kantiano, con tutte le ambiguità e difficoltà che intercorrono tra la Prima e la Terza Critica. Ritengo importante, in particolare, tener presente il §65 della Critica del giudizio, laddove Kant parla dell’organismo, gettando le fondamenta del grande filone della critica al meccanicismo.
C’è poi da includere J.W. Goethe e la sua filosofia della natura. Certo, la sua filosofia ha molti e variegati aspetti, ma mi preme sottolineare come emerga nella sua riflessione una natura fatta di forme e strutture, di elementi di ripetizione e stabilità. A questo si può accostare il Goethe dell’episodio di Filemone e Bauci del Faust, un Goethe critico del mondo borghese.
Infine, credo non ci si debba neppure dimenticare di F. Schiller e delle sue Lettere sull’Educazione estetica dell’uomo.
Quindi, per comprendere l’ecologia nei suoi aspetti teorico-politici, il riferimento essenziale non è solo all’Idealismo e al Romanticismo, ma a anche questi autori che, di fatto, a quei movimenti sono legati, pur avendoli avversati. Senza dimenticare che Schopenhauer e Nietzsche sono figli, a modo loro, di questo retroterra.
Provo un po’ a precisare il perché ritenga importanti questi autori. Tanto in Kant, quanto in Goethe e in Schiller, troviamo sia una critica alla ragione strumentale, utilitaria e meramente meccanica, sia una importante centralità della tematica della corporeità. Questi sono, a mio parere, i temi cardine dell’ecologia oggi.
Prima, però, di approfondire questi aspetti, vorrei riprendere il filo del discorso politico. Tutti e tre i tedeschi hanno un rapporto molto complesso con la Rivoluzione Francese. Soprattutto, Schiller propone un’alternativa, che non vuol dire che egli la rifiuti: possiamo dire, piuttosto, che propone un’altra strada. Così, mi pare, troviamo un ulteriore tema fondamentale per l’ecologia: la questione della natura si lega inestricabilmente a quella di un rapporto diverso fra gli uomini. Uscire dalla ragione strumentale significa rifiutare sia il dominio dell’uomo sulla natura che quello dell’uomo sull’uomo – il fatto, cioè, che l’uomo sia strumento e mezzo di un altro uomo. Significa, altresì, che la natura non è oggettiva, ma un soggetto uguale all’uomo, con pari diritti e che, come tale, deve essere rispettata. Si pone quindi l’avvicinamento tra questione della natura e questione dell’uguaglianza. Mi pare che questo sia un nodo cruciale, in quanto questo forte legame non sempre viene immediatamente riconosciuto. Questo, dal mio punto di vista, ci porta al delicato problema del rapporto fra ecologia, critica del capitalismo e marxismo.
Per un lato, il legame tra questione della natura e uguaglianza fra gli uomini si ripropone in modo positivo nel Novecento tanto con la Scuola di Francoforte quanto con la fenomenologia. Certo, non tutta la fenomenologia: penso principalmente a M. Merleau-Ponty; non è un caso, infatti, che la filosofia di quest’ultimo sia stata attraversata dal marxismo.
Ecco, queste due correnti sono eredi, in certa misura, di questo groppo tematico tedesco che risale al periodo tra Sette-Ottocento.
Per un altro verso, mi preme sottolineare tutta l’ambiguità di K. Marx, il quale mi pare ripetere le ambiguità dei romantici e degli idealisti. Marx, infatti, in alcuni scritti si mostra erede del prometeismo capitalista, penso in particolare a Il Manifesto dove possiamo trovare un elogio della borghesia come la classe che è stata capace di scatenare le forze produttive e di cui il proletariato si pone come erede; penso, inoltre, ai Manoscritti.
D’altra parte, però, il Capitale definisce il sistema borghese-capitalistico come produzione per la produzione, una produzione fine a se stessa. Non si può negare che qui vi sia una posizione implicitamente ecologica.
Oppure, si pensi al tardo Critica del programma di Gotha. Qui Marx afferma che l’idea secondo la quale la natura sia il mero prodotto del lavoro è un’idea tutta capitalistica. Il valor d’uso e la natura non sono solo lavoro. La posizione di Marx – che è comunque figlio della stagione romantico-idealista – è, come sempre, molto complicata e delicata soprattutto se pensiamo che, di fatto, il socialismo reale è stato il regime più antiecologico che ci sia mai stato. Questo, in certa misura, ci porta a separare l’ecologia dal marxismo.

II - L’ecologia: un pensiero della finitezza
A questo punto vorrei soffermarmi e approfondire due punti che mi sembrano cruciali, ovvero la tematica dell’organismo e la critica alla ragione strumentale.
A questo proposito, vorrei evidenziare alcuni aspetti di Kant sul tema della finalità interna. Essa esprime l’idea di una teleologia antitetica alla causalità oggettiva, opponendosi all’idea di una costruzione meccanica del mondo. Credo che, in questo concetto, sia insita una critica radicale, da parte di Kant, al capitalismo del suo tempo e all’ideologia del meccanicismo e della ragione strumentale. Si badi, per ragione strumentale intendo, in definitiva, un altro modo per dire meccanicismo: riduzione di tutta la realtà a mero oggetto, a qualcosa che non ha fini propri. Il vivente, invece, è per Kant ciò che ha un fine in sé, un fine autonomo rispetto a tutto ciò che è a lui esterno e che non può essere ridotto a costruzione: in particolare, credo che già in Kant si possa trovare un’idea della vita e dell’organismo come fasci di relazioni reciproche tra le parti e il tutto che non posso essere ridotte a mero meccanismo cartesiano (e rinvio di nuovo, su questo, al celebre §65 della Critica del giudizio).
Ciò che, invece, del pensiero di Schiller vorrei evidenziare è la ricerca di una terza via rispetto al dualismo fra i principi della sensibilità e dell’intelletto, ovvero tra il cieco determinismo dell’esteriorità naturale e l’assoluta libertà dell’interiorità razionale Questa terza via è espressa dal tema del gioco che, in certa misura, equilibria i...

Indice dei contenuti

  1. Frontespizio
  2. Colophon
  3. Introduzione
  4. 1. ECOLOGIA FILOSOFICA
  5. 2. ECOLOGIA PSICO SOCIALE
  6. 3. ECOLOGIA EPISTEMICA
  7. 4. IL COMPORTAMENTO COME UN TESTO
  8. 5. ECOLOGIA AMBIENTALE
  9. 6. ETNO-ECOLOGIA
  10. 7. APPENDICI
  11. 8. Bibliografia