Aperta parentesi
eBook - ePub

Aperta parentesi

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Aperta parentesi

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

COMMENTI Una storia di avventure, una "parentesi" di vita che attraversa l'arco di tre anni (2005/2008). Una ragazza, poco più che ventenne, appena laureata, con un impiego al primo colpo, lascia la sua città – una piccola nicchia di provincia – e cerca aria nuova nella caotica Londra, un delirio di otto milioni di abitanti. Nuova vita, tante esperienze, un mondo "altro" e opposto al silenzio della immobile e stagnante pianura della sua terra. Un susseguirsi di lavori, incontri amicizie e amori accompagnano Giulia in questo percorso di crescita; ma anche tante fatiche e delusioni che non sono facili da affrontare sola, lontana da casa e dagli amici di sempre. Una storia intrigante, stilata sotto forma di diario, che segue le tappe del disincanto dalle sublimi illusioni giovanili.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Aperta parentesi di Giulia Scabbia in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788873816195
Fe, 1 Novembre 2005, Martedì, 10,48pm, Umore: 3
A dire il vero non ho molta voglia di parlarne. Ma dare carta e penna a me è come invitare un’oca a bere. Ventidue anni e un giorno, stavo giusto tirando le somme della mia fortunata vita ieri pomeriggio, quando ho avuto la malaugurata idea di passarlo a prendere, farlo sedere davanti a una cioccolata calda, e chiedergli se c’era qualcosa che non andava. E ora eccomi qui, laureata da due settimane, un lavoro offerto al primo colloquio, un appartamento tutto per me che aspetta solo il mio nome sul campanello. E di nuovo sola. Scaricata, mollata, spenta come un interruttore. “Non è che non ti voglio bene, è che non te ne ho proprio mai voluto”. Questo è scemo, cinque minuti prima aveva detto il contrario. E poi che gran tatto, il giorno del mio compleanno. “Te lo dico adesso perché non volevo rovinarti la gioia della laurea”… Che riguardo. Un gentiluomo. Cosa volete che dica, meglio ora che dopo. E meno male che glie l’ho fatta io, quella domanda; chissà da quanto se lo teneva dentro, chissà quando me l’avrebbe detto. Devo cercare di non pensarci altrimenti mi metto a piangere ancora. Per fortuna ho i miei amici, la mia famiglia e tra poco questo nuovo lavoro. Devo solo raccogliere i cocci dei miei sogni infranti. E trovare un po’ di Vinavil.
Alla prossima
Giulia
Fe, 10 Novembre 2005, Giovedì, 11,27pm, Umore: 6
Stasera in centro c’eravamo solo io, immersa nel mio cappotto, e la luna piena che litigava con la nebbia. L’aria fredda riempiva le narici, e io mi scartavetravo il cervello con mille pensieri. È da stamattina a colazione che percorro e ripercorro le tappe di questa storia come se fosse uno di quegli ordini cronologici di eventi che dovevo memorizzare per gli esami di storia. Ormai ho analizzato il dado faccia per faccia, e il fatto che è da dieci giorni che non scrivo è un chiaro segno che forse non c’è poi molto da spiegare. E ora sono qui come una pirla, mentre lascio che la tazza piena di the bollente mi ustioni le dita, e senza fretta, fisso il vuoto. Mi sento un po’ l’ultima arrivata, come se fossi salita troppo tardi sul palcoscenico di un teatro ormai vuoto, dopo che un magico spettacolo è finito, e gli attori sono già dietro le quinte a riprendere le loro usuali sembianze. È come tornare la mattina nel luogo in cui c’è stata una festa durata tutta la notte. Le persone si sono divertite, e poi se ne sono andate. E nell’aria vaga solo il ricordo lontano di ciò che è stato. A questo punto mi domando se c’è stato. Forse c’è stato solo per me. Chissà. Non lo voglio sapere.
“Cara Giù,
ti sono vicina nel cuore e nei pensieri, i più tristi, i più arrabbiati, i più dolci.
Buona notte. Domani sarà un altro giorno, più lieto e pieno di novità che non conosciamo.
Ed è proprio questo il bello della vita e della tua giovinezza.
Un abbraccio, La Mamma”
Alla prossima
Giulia
Fe, 20 Novembre 2005, Domenica, 2,04pm, Umore: 7
Incredibile che sole c’è fuori. Incredibile tutto quello che mi sta succedendo in questi giorni. È come se la chiusura di questa storia stesse facendo spazio alla riapertura di infinite strade, di cui per troppo tempo avevo dimenticato l’esistenza. È incredibile che io senta il peso delle parole che non mi ha mai detto, ma l’idea di avergli dato tutto quello che potevo mi faccia sentire incredibilmente leggera, con la coscienza pulita. Incredibile persino che a mente così lucida io arrivi ad ammettere che essere di nuovo da sola con il mio respiro non sia necessariamente un male. E che inizi, lentamente, a sognare ancora. Ben chiara dentro di me è la consapevolezza del mio ignorare cosa significhi “stare insieme”, del mio idealizzare le persone che ho accanto, mettendole su un piedistallo che ogni volta, volente o nolente, mi ritrovo a dover smontare e fare a pezzi. È un sogno che svanisce come le onde, arriva, ti bagna le caviglie, ti fa venire i brividi e poi se ne va. Ecco, forse la soluzione a questo brutto vizio è l’unica cosa che riesco a sognare ora; il saper trovare un equilibrio tra ciò che vedo e ciò che effettivamente è. Con onestà, con buona volontà, e con la mia solita im/ pazienza. Per ora nella vita e nei rapporti con le persone, un giorno magari anche nei sentimenti, se mai avrò capito come gestirli.
“Ma certo Oreste, se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo. Niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è. E viceversa. Ciò che è non sarebbe, e ciò che non è, sarebbe”.
(W. Disney, Alice nel Paese delle Meraviglie)
Alla prossima
Giulia
Fe, 1 Dicembre 2005, Giovedì, 9,20am, Umore: 7
Giornata uggiosa, eppure umore accettabile. Forse perché la mia mente ha adottato la soluzione dell’incanalare i brutti pensieri nei sogni notturni, invece che farli emergere durante le ore del giorno. Mai come in questo periodo mi sono resa conto di quanti amici ho intorno, di quante persone mi vogliono bene, e sono pronte a darmi una parola di conforto anche senza che io la chieda. Al di là delle ore lavorative il mio quotidiano mi porta un po’ dove soffia il vento, ma riesce sempre a farmi contenta. Se la mia vita fosse una persona, la cercherei fino in capo al mondo per ringraziarla di ciò che mi sta insegnando. Ieri sera come da rituale mi sono seduta al buio sulla mia poltrona gialla, e appoggiando la testa all’indietro mi sono resa conto che il cuscino era ancora lì, fermo dalla sera prima, pronto ad accogliere il mio cervello carico di pensieri. Delle volte mi piacerebbe avere un pulsante per spegnere quella macchina infernale. Geniale, ma spesso troppo analitica. O forse è solo il mio ad essere così. Non tutto il male viene per nuocere però. È utile sapere quando il malessere ha un fondamento, quando ti può insegnare qualcosa di buono. Anche se immagino si debba sbagliare un sacco di volte prima di arrivare a comprendere i limiti umani.
Alla prossima
Giulia
Fe, 10 Dicembre 2005, Sabato, 9,40am, Umore: 7
Ieri sera parlavo con I. delle montagne russe su cui il mio umore sembra divertirsi un sacco ultimamente, e del mio impaziente desiderio di trovare un modo per spegnere la giostra. Lei, specialista nel racchiudere mille risposte in una sola frase, mi ha fissato con la sua inconfondibile calma; ha scostato quei suoi mille ricci agitati dalla fronte, e come se fosse l’unica cosa sensata da dire, ha sentenziato: “Ma noi non abbiamo mica fretta”. Non sarà mica un caso, se ci conosciamo da vent’anni. Lei sa già quello che voglio dire, ancora prima che io concepisca il pensiero. E mi spiazza ogni volta, con quella infantile, matura sincerità. Quella risposta che arriva e ti risveglia dal torpore delle tue paranoie. E poi, a chiudere la cornice, quel sorriso sempreverde, che fa sorridere anche me quando ci penso. Ebbene sì, credevo di aver sfrattato tutti i miei brutti pensieri ma il lavoro non è ancora al completo. Ancora avverto colpi di coda delle bugie di R., anche se comincio a pensare che la sua non fosse cattiveria. Probabilmente quando me le raccontava ci credeva pure lui. Tuttavia non riesco a giustificarlo, perché trovo che se non si vuole fare male agli altri, qualche domanda bisogna porla anche a se stessi, e poi agire di conseguenza. Pazienza. Sarà per la prossima volta, quella che già ho iniziato ad idealizzare. Che genio, sono sempre stata una specialista nel rovinarmi la vita in anticipo.
Alla prossima,
Giulia
Fe, 20 Dicembre 2005, Sabato, 10,02am, Umore: -
Queste sono le ultime parole che ti scrivo, le ultime cose che ti dico, perché dopo quasi due mesi che mi hai fatto quel gran regalo vorrei davvero eliminarti dai miei pensieri senza riguardo alcuno. Un brutto ricordo va dimenticato, non scolpito su carta. Era chiaro come il sole che eri meno coinvolto di me, ma credevo che l’amore bastasse e sarebbe bastato a farti cambiar idea. Credevo fosse sufficiente volerti bene per quello che eri, accettando tutti i lati del tuo imprevedibile dado. Sei riuscito a disilludermi, te ne do atto; mi hai tirato un mattone sui denti, ma una cosa non sei riuscito a fare: non mi hai tolto la voglia di sognare. Non mi hai tolto l’entusiasmo, quello mio, quello con la G maiuscola. Non ti ho ancora perdonato, non nel senso che non ti ho capito, ma nel senso che non riesco a non condannare le bugie, né la mancanza di dialogo tra due persone, siano esse amici, amanti o famigliari. Credo e sempre crederò nella parola, quella ponderata e cauta, ma che sa restare onesta e pulita. E solo ora mi rendo conto di quante preoccupazioni in meno mi trovo ad avere da quando tu non ci sei più. Fa male, è vero, ma mi solleva dall’ingrato compito del dover sempre tradurre in parole tutto il tuo non dire. Tu dicevi cose che non pensavi e non dicevi quelle che pensavi. Tu usavi il silenzio come mezzo di comunicazione, io invece uso qualunque mezzo di comunicazione pur di vincere il silenzio. Non c’è nulla che non rifarei se tornassi indietro nel tempo. Adesso, però, non lo farei più. Mi hai fatto fare un milione di errori che spero di non ripetere mai, a meno che non ci sia un validissimo motivo. Perché continuerò sempre a preferire il discutere fino all’alba piuttosto che voltare le spalle, il dirsi ciò che si sente finché si ha voce, piuttosto che tacerlo per non rovinarlo. E vorrei poterti insegnare a perdere la paura delle cose troppo belle, ma non spetta a me. Solo tu lo puoi fare. E così ognuno di noi.
Alla prossima
Giulia
Fe, 31 Dicembre 2005, Sabato, 2,10pm, Umore: 7,5
Devo ancora capire come funziona quel tostapane. È la quarta fetta che brucio oggi. Mi vedesse mio padre, mi direbbe di leggere le istruzioni prima di armeggiare coi pulsanti, di capire la teoria prima di tentare la pratica. Pensiero sensato papà, peccato sia poco applicabile alla vita. Non esistono anticorpi per gli sbagli. Tutto è necessario, specie le lacrime. E la funzione di ogni pulsante si impara bruciando una fetta alla volta, come ho fatto io in questo 2005. Sorprendente la velocità con cui quest’anno è arrivato, mi ha travolto e se ne è andato. Una storia finita ancora prima che mi rendessi conto che era iniziata, la mia laurea organizzata in cinque minuti, un lavoro caduto dal cielo all’improvviso. E io qui, col sorriso a metà, a cercare il capo e la fine di questo gomitolo. Rileggo i miei diari degli anni scorsi e le mie giornate tinte di viola, e pagina dopo pagina mi sembra di incontrare una persona sempre diversa. È come se io stessi diventando qualcun’altra, come se avessi bisogno di “vomitare” parti di me che non mi piacciono, senza chiedermi cosa penserò quando le andrò a rileggere. Tutto succede in meno di un istante, tutto sfugge al nostro controllo, sia ciò che ci viene dato che ciò che ci viene tolto. Ma poco si può fare. L’importante è non soccombere, bruciare meno fette che si può. Coltivare il proprio giardino fiore per fiore, senza calpestarne nemmeno uno. Con pazienza, ogni giorno, dal momento in cui apriamo gli occhi la mattina e ci tuffiamo in un nuovo oggi.
E domani? Anno nuovo!
Alla prossima
Giulia
Fe, 9 Gennaio 2006, 9,45pm, Umore: 6
Non l’ho mai capita questa cosa, che quando mi metto a tirare le fila della mia vita mi rivolgo senza esitazione alla scrittura, come se fosse un portafortuna per il futuro. Certe volte carta e penna servono più dell’ossigeno. Un altro anno è iniziato, e nemmeno troppo male. E oggi è uno dei pomeriggi più tranquilli degli ultimi due mesi, 60 giorni pieni di impegni che ho voluto prendermi a forza, giusto per avere una scusa per non pensare (come se essere impegnati bastasse per riuscirci…). Ho estinto tutti i miei debiti sentimentali, grazie al cielo non ne ho di finanziari, i brutti ricordi sono solo distanti memorie di qualcosa che un tempo, da qualche parte della mia vita devo avere vissuto, una reminiscenza sfuocata. La voglia di sorridere sta tornando a farsi viva, così come il desiderio testardo di comprendere le persone, nel loro cuore e nelle loro teste; sempre acceso in me è il motore che mi fa cercare la chiave per l’armonia tra gli esseri umani, che altro non sono che piccole pedine sulla scacchiera del mondo, e portano avanti tutti insieme la propria vita giorno dopo giorno, anche quando non hanno niente in comune. Mia madre mi dice sempre che, se fossi nata in Grecia duemila anni fa, sarei stata uno di quei filosofi che andavano al mercato, si sedevano in un angolo, e guardavano le persone condurre il proprio quotidiano, osservando come ognuno di noi porta e trasporta un fardello sulle spalle, più o meno pesante. E che forse, la parte più bella è proprio il farlo con fatica. Fatica nel senso di dignità. Che bello sarebbe, se ogni essere umano facesse ogni cosa con dignità. Che sia spolverare i mobili o crescere un figlio, apparecchiare la tavola o parlare a un collega. Peccato solo che tutte le cose giuste non sempre gratifichino, e peccato che gli esseri umani tendano sempre a scegliere la strada più facile.
“Prendi la direzione opposta all’abitudine e quasi sempre farai del bene”.
(J. J. Rosseau)
Alla prossima
Giulia
Fe, 15 Gennaio 2006, Domenica, 12,20pm, Umore: 4
Pochi giorni fa il nonno di S., ora anche la nonna di I. Tutti se ne vanno, tutti ce ne andiamo, alla velocità della luce. E cosa rimane? Cosa resta, al di là dell’amore che abbiamo dato? Nulla. Allora forse è vero, forse la vita è troppo breve per non amare, per non dare il meglio di sé. Perché poi, quando le persone se ne vanno, arrivi sempre a chiederti come mai, quando erano in vita, non hai detto loro un “Ti voglio bene” in più.
E allora mi domando, come si fa ad amare completamente, senza preoccuparci di quanto ci verrà restituito, e senza avere il terrore di non dare abbastanza? Forse l’amore vero, quello incondizionato, è l’unico che non chiede niente in cambio, come quello che un genitore può avere per un figlio. Ma ancora non ho visto, coi miei giovani occhi, un amore che coinvolgesse i sentimenti senza desiderare una ricompensa. L’amore tra due anime deve essere ripagato, ne ha bisogno per non cessare di esistere. Continuo a rileggere le pagine di questo diario, e vedo la gioia fiorire nelle parole che scrivevo quando ero convinta che il mio amore fosse corrisposto. Mi piace vedere, in mezzo a quella fitta trama di righe, la convinzione che il mio sentimento fosse riposto in buone mani. E quando mi è stato detto che non lo era, la cosa è morta. E io l’ho lasciata morire, non sono rimasta lì dov’ero a continuare ad amare senza ricompensa. Lo può fare una madre con un figlio, ma non due anime che si incontrano per caso. E forse l’averlo scritto su carta mi aiuta a vederlo ancora meglio, a far sì che io mi possa guardare indietro, e vedere ciò che è stato è ancora lì, pronto ad insegnarmi qualcosa.
Alla prossima
Giulia
Fe, 20 Gennaio 2006, Giovedì, 12,35pm, Umore: 6,5
È una di quelle mattine che non vanno né su né giù; in ufficio – non si sa perché – non c’è poi molto da fare, l’e-mail tace, il telefono dorme, e tu hai tutto il tempo del mondo per guardare fuori, vedere il cielo grigio da quella porzione di finestra che stai ormai imparando a memoria, e farti assordare dal rumore dei tuoi pensieri che sbattono l’uno contro l’altro. Bisogna che mi metta a far qualcosa, e poi mettermi di nuovo a scrivere. Ma sono sicura che non farò le cose in quest’ordine. Quelle lancette di spostarsi proprio non ne vogliono sapere, il computer fa sempre lo stesso identico ronzio, quasi mi volesse dire “Guarda come sono fortunato io, che sono una macchina! A me basta spingere tre tasti e torna tutto come prima!”. Eh sì, forse lui soffre meno di me. Però non ha idea di cosa si perde; non può vedere che proprio ora è spuntato il sole, non può immaginare come ci si sente al desiderio di prendere la macchina e scappare in montagna. Già mi immagino l’autostrada verso il tramonto, il cielo che diventa arancione e ti fa stringere gli occhi, e ti lascia lì, a chiederti se anche domani farà così freddo, dentro e fuori dal cuore. Finché non ti si spalancano davanti le montagne, e tutto diventa chiaro. Che meraviglia, pagherei perché ogni giornata fosse così. Ogni fine settimana un posto diverso. Quasi quasi chiamo L. e gli chiedo come si sta a Torino.
Alla prossima
Giulia
Eurostar per Torino, circa all’altezza di Parma, 26 Gennaio 2006, Giovedì, 9,50pm, Umore: basito
Questo treno è fermo da un’ora. Bloccato nella neve. Rotto nel cuore della campagna. L’elettricità non arriva, le porte sono bloccate. Fuori dal finestrino solo fiocchi di neve grandi come biscotti. E qui dentro si comincia a morire di freddo. Dicono che servirà ancora un paio d’ore, un altro treno deve essere mandato qui ad agganciarci e trainarci alla stazione più vicina. Prevedo una nottata lunga e piuttosto gelida. Altro non ho da fare che leggere le mille riviste piene di pubblicità delle olimpiadi “Torino 2006” … Bel titolo per iniziare l’anno!
Alla prossima
Giulia
Torino, 29 Gennaio 2006, Domenica, 2,31am, Umore: 8
Due e mezza del mattino. Intorno a me solo il ticchettio dell’orologio e il ronzio del frigo. La luce opaca fuori dalla finestra parla di gelo. E come ogni volta che esco dalla ristretta cinta di mura di Ferrara mi rendo conto che non tornerei indietro, non tornerei alle cose di sempre. La pace delle volte consiste nell’evadere dal “normale”, in qualunque ambito. Con umore sognante parlavo oggi pomeriggio con L., mentre discutevamo di ciò che avremmo chiesto, se mai avessimo trovato la lampada di Aladino. Città ideale, situazione ideale, e infine, persona ideale. E io, immaginando di poterla creare su misura per me come un sarto crea un ve...

Indice dei contenuti

  1. Aperta parentesi
  2. Titolo
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Aperta parentesi