Tra Levante e Ponente
eBook - ePub

Tra Levante e Ponente

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Tra Levante e Ponente

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Prefazione di Maurizio Costanzo Un racconto, in parte autobiografico, sulla vita nella straordinaria provincia italiana. Quella provincia che da piccola sa farsi grande. Un libro che ruota, idealmente, attorno al Porto Canale di Cesenatico, oggetto per secoli di grandi interessi economici e politici, virtuale spartiacque fra due mondi che si integrano: da un lato quello della tradizione, dall'altro quello della modernità.
Tante sono le storie della gente di mare e altrettanti sono i personaggi divenuti molto popolari senza perdere la loro identità locale, ma anzi essa è parte integrante della loro fama, come Tonino Guerra o Lucio Dalla, Alberto Zaccheroni e Azeglio Vicini, Giorgio Ghezzi e Marco Pantani.
È il quadro di una provincia spesso invisibile ma sempre sorprendente.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Tra Levante e Ponente di Sergio Barducci in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Literature General. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788873816942
L’IMPRONTA DEL GENIO
C’è un sottile ma solido legame affettivo tra la gente di Cesenatico e Leonardo da Vinci, il grande genio del Rinascimento. Ingegnere, pittore, scienziato, uomo d’ingegno e di creatività, Leonardo si era messo in viaggio verso queste terre nel maggio del 1502. Aveva appena compiuto 50 anni e si apprestava a mettersi al servizio del nuovo signore della Romagna, Cesare Borgia, detto “il Valentino”, figlio naturale di Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI.
Si trovava in quello che gli storici definiscono “il suo periodo errabondo”. Era entrato in contato con Cesare Borgia a Milano, nel 1499, in un periodo delicato per la Romagna e per il territorio cesenate in particolare, segnato da una forte incertezza politica e da una situazione economica piuttosto difficile. C’era una singolare vivacità artigianale e commerciale, ma il benessere economico era ancora lontano.
Il “Valentino” aveva conquistato la città di Cesena nel 1501, lasciando subito intendere di volerla trasformare nel suo Ducato, e questo sembrava offrire interessanti opportunità sul fronte economico ma anche sul piano culturale e intellettuale.
Borgia aveva pensato a Leonardo come consulente per trasformare la città, per portare innovazioni urbanistiche e fortificarla sotto il profilo militare.
Fra i progetti che accarezzava c’era il prolungamento del porto di Cesenatico, per farlo arrivare fino alle porte della città. Sognava di veder attraccare le imbarcazioni direttamente a Cesena, trasformandola in un grande centro economico, frequentato da commercianti provenienti da ogni luogo.
Leonardo, era da qualche tempo affascinato proprio dallo studio delle acque, dell’ingegneria idraulica. A col pirlo, durante la sua permanenza a Milano, erano stati i navigli e i numerosi canali che attraversavano la Lombardia. La sua maggiore attenzione l’aveva destinata al Naviglio Grande, di cui annotava: “Vale 50 ducati d’oro, rende 125 mila ducati l’anno il Naviglio ed è lungo 40 miglia e largo braccia 20”. Da straordinario osservatore aveva registrato sul suo taccuino alcuni pensieri sulla natura dell’acqua: “infra i quattro elementi il secondo men grieve e di seconda volubilità. Questa non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento dove, non essendo molestata dai venti, si stabilisce e riposa con la sua superfizie equidistante al centro del mondo”.
Borgia lo aveva incaricato di “osservare luoghi fortezze dei suoi Stati”, rilasciandogli un documento in cui lo autorizzava a muoversi liberamente in tutti i luoghi del suo dominio. Un lasciapassare firmato a Pavia, il 18 agosto 1502, in cui c’era scritto: “Sia libero il passo al nostro prestantissimo e dilettissimo familiare Architetto e Ingegnere generale”.
Nei giorni precedenti, e per la precisione il 30 luglio, Leonardo si trovava a Urbino, e lì aveva incontrato un altro personaggio illustre del Rinascimento: Niccolò Machiavelli.
I due, successivamente, si sarebbero ritrovati spesso durante il viaggio in Romagna, e probabilmente anche a Cesenatico, il 6 settembre del 1502, quando Leonardo traccia il celeberrimo schizzo del porto e ipotizza gli interventi di ingegneria idraulica per evitare i fenomeni dell’insabbiamento.
Mi piace immaginare questi due grandi uomini, così diversi tra loro, passeggiare lungo le sponde del porto canale di Cesenatico, chiacchierando e scambiandosi opinioni in merito agli incarichi che hanno entrambi ricevuto da Cesare Borgia.
Leonardo avrebbe certo parlato dei suoi progetti sulle strutture, Machiavelli degli aspetti politici e militari. L’in gegnere si sarebbe dilungato nei dettagli della sua opera di contenimento della forza delle acque e sulle difficoltà che avrebbe incontrato nel prolungamento fino a Cesena, come chiedeva il Valentino; più interessato agli equilibri politici e alle mire di conquista verso questi territori, l’autore de “Il Principe” si sarebbe concentrato di più sulla necessità di fortificare le difese, mettendo in evidenza le sue preoccupazioni per lo stato di instabilità che caratterizzava la Romagna.
L’attenzione sul Porto Cesenatico, era in quegli anni piuttosto alta. Mentre Cesare Borgia governava le terre di Romagna, suo padre, il Papa Alessandro VI, stava trattando il terzo matrimonio della figlia Lucrezia, già divorziata da Giovanni Sforza, conte di Pesaro, e vedova del secondo marito, Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie.
Ogni matrimonio, all’epoca, aveva motivazioni e mire politiche, e il Papa, Alessandro VI, aveva scelto, come terzo marito di Lucrezia, Alfonso d’Este, figlio primogenito del duca di Ferrara, Ercole d’Este, che riceve la proposta nel febbraio del 1501. Un matrimonio che il duca non vedeva di buon grado, preoccupato per la reputazione di Lucrezia e per le possibili reazioni del Re di Francia. Finge di accettare la volontà del Papa e apre una lunga trattativa nel tentativo di scoraggiarlo. Le proposte però si fanno sempre più allettanti e il 10 novembre, dopo 9 mesi di negoziati, Alessandro VI rilancia, aggiungendo il pegno dei territori di Russi, Granarolo e Solarolo, fino a quando non si concluderanno le trattative per Cento e Pieve, già promesse al signore di Ferrara. Ercole d’Este tenta un ulteriore rilancio e chiede di far includere anche Porto Cesenatico, ma il Pontefice rifiuta contrariato, e Cesenatico resta nel dominio di Cesare, in Romagna.
Il Taccuino L, sul quale Leonardo annotava tutti i suoi pensieri, gli scritti, le informazioni, è un libretto di 11 centimetri altezza per 7 di larghezza. Ha 94 fogli e si trova nella biblioteca dell’Istituto di Francia a Parigi; sottratto all’Italia da Napoleone con altri Codici. È il documento che permette di ricostruire il percorso di Leonardo in Romagna e nelle Marche, che il genio fiorentino aveva iniziato a scrivere nel 1497, quando era ancora al servizio di Ludovico il Moro. Una riproduzione del “Taccuino L” è conservata nella biblioteca comunale di Cesenatico.
Le innovazioni suggerite dal “genio”, non sarebbero diventate mai un vero e proprio progetto: Leonardo si era limitato a tracciare un rilievo, qualche appunto sullo stato di fatto, spunti che in futuro avrebbero portato a realizzare una rete di canali laterali, il più importante dei quali è ancora la centrale “vena Mazzarini”, che attraversa orizzontalmente la zona di Levante, fra il porto e viale Trento.
Successivamente, sempre seguendo i suoi schizzi, sono state costruite alcune paratie per il contenimento delle maree, da cui sono discese le attuali “porte vinciane”, inspirate alle riflessioni di Leonardo. Queste porte sono state realizzate in anni recenti, per impedire al mare in tempesta di allagare le zone del centro, come è accaduto più volte in passato.
Leonardo aveva indicato anche di allungare il molo di Levante, considerando la direzione delle correnti marine, lasciando invece così com’era quello di Ponente.
Quando il Valentino perde la Romagna, nel 1503, alla morte di Alessandro VI, Leonardo da Vinci era già tornato a Firenze e, secondo gli storici, aveva iniziato a dipingere la sua opera più celebre: la Gioconda, sicuramente il ritratto più carico di mistero e fascino nella storia dell’arte. Se la paternità del dipinto non è mai stata messa in discussione, altrettanto non si può dire per il soggetto, le modifiche approntate negli anni dallo stesso Leonardo, lo sfondo rappresentato.
L’opera è conservata al Louvre, perché lo stesso Leonardo lo aveva portato con sé nel suo viaggio in Francia, nel 1516, forse tentato da una nuova trasformazione. In effetti, la Gioconda esposta a Parigi non è la stessa dipinta da Leonardo nel 1503. Analisi ai raggi X, compiuti sul dipinto, hanno dimostrato che ci sono tre versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale.
Anche sul panorama alle spalle del soggetto, le congetture si sono ripetute e moltiplicate.
Per alcuni esperti si tratta di un punto preciso della Toscana, “là dove l’Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana”. Per altri, invece, si tratterebbe dei dintorni di Lecco o delle Paludi Pontine o ancora del Lago d’Iseo. C’è anche chi propende per uno sfondo del tutto inventato, frutto solo della fantasia di Leonardo.
Per Olivia Nesci, geomorfologa dell’Università di Urbino, e la pittrice-fotografa Rosetta Borchia, i territori raffigurati alle spalle della Gioconda sono quelli del Montefeltro. E questa è la ricostruzione più suggestiva, quella alla quale, almeno affettivamente, ci sentiamo più vicini.
La considerazione delle due “cacciatrici di paesaggi”, deriva da uno studio durato ben 4 anni che ha messo in evidenza, a loro giudizio, la corrispondenza con i luoghi di Pennabilli, la Valmarecchia, la valle del Senatello. Panorami che Leonardo avrebbe memorizzato proprio durante il suo soggiorno in terra di Romagna e nelle Marche. A sostenere la tesi delle due ricercatrici ci sarebbe anche lo studio dello storico Roberto Zapperi, che in un libro pubblicato nel 2012 (“Monna Lisa addio. La vera storia della Gioconda”), sostiene che la donna ritratta sarebbe Pacifica Brandani, dama alla corte di Urbino, amante di Giuliano de’ Medici, morta dando alla luce il figlio avuto da Giuliano.
Tra i codici di Leonardo (codice Arundel, Royal Library-London), le due ricercatrici hanno rinvenuto anche alcuni disegni preparatori di quel paesaggio, mai prima d’ora riconosciuti. Due le possibili date in cui furono fatti quei disegni: 1502, quando al seguito di Cesare Borgia spaziava in quei territori nella veste di Soprintendente generale alle fortificazioni militari, o 1516, in un viaggio da Roma a Bologna fatto insieme a Giuliano de’ Medici e Papa Leone X: lasciata la Toscana, si imboccava la via Ariminensis, proprio dentro quei territori.
Confutabile o meno che sia, la ricostruzione storica lega indissolubilmente Leonardo a questi territori.
I FIGLI ILLUSTRI
Cesenatico, come forse tutte le città di mare, è segnato da una forte dicotomia dettata dalle stagioni. In primavera rifiorisce per prepararsi ad un’estate fatta di suoni, divertimenti, attrazioni e, soprattutto, opportunità di occupazione; in autunno chiude gli ombrelloni e spegne gli sfarzi dell’industria dell’ospitalità, per un letargo fatto di nebbie e giornate sempre più lunghe.
Questa doppia personalità ha un effetto anche sulla popolazione, sui ritmi di vita, sul futuro dei giovani che affollano i bar e i luoghi di ritrovo. Ognuno investe a modo suo questi lunghi periodi di interregno, nell’arco di tempo che separa l’autunno dall’estate.
A prevalere sono due tendenze, due poli apparentemente opposti ma che partono dalla stessa radice: la propensione ad adagiarsi o lo stimolo a migliorarsi.
C’è chi sceglie di rilassarsi, lungo il sentiero del suo cammino di maturità e si lascia cullare sul pendolo che oscilla fra le nebbie e il sole, accetta passivamente quel ritmo che lo fa vivere intensamente solo in estate, quando l’economia offre mille opportunità di lavoro stagionale, optando per il torpore nei mesi più freddi, fra ottobre e marzo. In questo caso il rischio è quello di diventare prigionieri dell’inedia, della noia, di una monotonia che può aprire la strada della depressione, del disagio.
C’è, invece, chi approfitta della calma invernale e trova le condizioni per dare corpo alle sue inclinazioni, ai talenti, agli interessi più nobili. Sono quelli che non si accontentano, che si impegnano per migliorarsi, che inseguono un sogno, un’aspirazione. Rifuggono con tutte le loro forze al rischio dell’appiattimento.
Ho visto perdersi alcuni di coloro che sono rimasti intrappolati nella noia esistenziale, nella solitudine; alcuni vittime dell’alcolismo o dell’uso di droghe, altri sempli cemente rassegnati a un’esistenza di piccolo cabotaggio; incuranti di gettare alle ortiche anche capacità e competenze. Così come ho visto persone lottare per combattere la banalità, trovare motivazioni e passione nelle opportunità anche lontane da una comunità piccola, per quanto dinamica e vivace.
Sono i figli migliori, espressi da una comunità di provincia. Hanno affrontato la difficile scalata del successo, in ogni ambito lavorativo e professionale, spesso varcato confini geografici e mentali. Dal poeta e scrittore Marino Moretti al compianto campione di ciclismo Marco Pantani, dal “portierone” Giorgio Ghezzi noto come “il Kamikaze”, al Mister Alberto Zaccheroni diventato CT della nazionale giapponese dopo i successi inanellati nel campionato di calcio italiano. Poi il CT della nazionale italiana, Azeglio Vicini o la voce strabiliante di Emilio Pericoli, protagonista sui palcoscenici di tutto il mondo; e ancora l’eclettico batterista Pier Foschi, per anni prezioso compagno di strada di Jovanotti, e il grande Giulio Capiozzo, anch’egli batterista di livello mondiale, dai Ribelli agli Area e poi insieme ai più grandi jazzisti del mondo.
Eccellenze nel loro campo, come Patrizio Fariselli, musicista raffinato, già tastierista degli Area o Euclide Zoffoli, illustre clarinettista (papà del mio amico d’infanzia Marco) che al pari dei suoi fratelli, Gottardo e Osvaldo, ha calcato le scene dei migliori teatri e palcoscenici del mondo. L’elenco potrebbe continuare e sicuramente sto dimenticando qualcuno. Di certo si conferma la vivacità intellettuale, artistica e sportiva di questa piccola località sul mare.
IL CAPANNO
Nella lunga fila di splendidi capanni da pesca che dominano la punta del molo di Ponente, il punto più avanzato sul mare, ce n’è uno che spicca sugli altri. Più che per le linee architettoniche si distingue per i colori: lunghe fasce alternate, bianche e marroni, disposte in orizzontale. È il capanno del Conte Alberto Rognoni. Il suo “buen retiro” affacciato sul mare, anche se di riposo e relax l’eclettico Conte non ha mai voluto sentir parlare.
Fondatore dell’Associazione Calcio Cesena ad appena 21 anni, nel 1940, e quindi artefice dell’arrivo del grande calcio in terra di Romagna, è stato editore del Guerin Sportivo per più di vent’anni. Temutissimo inquisitore della giustizia sportiva Italia, è stato lui ad inventare la Commissione di Controllo nel 1946, soprannominata il COCO, e oggi diventata l’Ufficio Indagini. L’ha guidata fino al 1960 e di episodi leggendari che raccontano le sue azioni a tutela del calcio pulito, ce ne sono a bizzeffe. Come quella serata in cui ha fatto dimettere sette arbitri, o quando si è nascosto nel bagagliaio di un’auto per carpire le confessioni di un dirigente truffaldino, o ancora quando si è travestito da frate per pedinare un tesserato, o da carabiniere per estorcere una confessione.
L’enciclopedia Treccani riporta così il suo impegno per combattere gli scandali del calcio:
“… Nel 1955 l’Udinese, protagonista del suo miglior Campionato in serie A (era al secondo posto dietro al Milan), scontò duramente un illecito commesso due anni prima: il 31 maggio 1953, a Busto Arsizio, durante l’intervallo della partita Pro Patria-Udinese, sul risultato di 2-0, un emissario dei friulani convinse la squadra di casa a non infierire sugli ospiti in cambio di una somma di circa...

Indice dei contenuti

  1. Tra Levante e Ponente
  2. Titolo
  3. Copyright
  4. SOMMARIO
  5. PREFAZIONE
  6. INTRODUZIONE
  7. IL CONTATTO
  8. L’IMPRONTA DEL GENIO
  9. POSTFAZIONE
  10. RINGRAZIAMENTI