Una vita a 45 giri
eBook - ePub

Una vita a 45 giri

Da San Pietro a Sant'Ambrogio passando per Sanremo

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Una vita a 45 giri

Da San Pietro a Sant'Ambrogio passando per Sanremo

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

L'esaltante e divertente esperienza nel mondo della discografia di chi ci è capitato per caso.
Fra canzoni, cantanti e manifestazioni canore, l'autore ha lavorato sei anni a Roma con la RCA, ventisei facendo avanti e indietro Roma-Milano con Phonogram, CBS e DDD e infine ha partecipato a ventiquattro edizioni del Festival di Sanremo.
Qui sono raccontati episodi di cui Patriarca è stato testimone in prima persona, indelebili con le musiche che hanno scandito il trascorrere del tempo come appunti sonori di vita vissuta, insieme a una miriade di cantati, da Paoli a Morandi, da Tenco a Mia Martini, da Modugno a Patty Pravo, da Venditti a Fiorella Mannoia, da Jannacci a Renato Zero, da Orietta Berti a Baglioni, da Ramazzotti ad Amanda Lear, unitamente a molti altri che si ritrovano nelle pagine del libro. E ancora con vedette internazionali come Rod Stuart, Barry White, Sting, Miguel Bosé e Whitney Houston.
Tutte Star di prima grandezza, molte delle quali gli hanno regalato fiducia e amicizia, aiutandolo a crescere professionalmente; una crescita dalla quale hanno tratto beneficio anche gli stessi cantanti.
In Una vita a 45 giri Aldo Patriarca raccoglie finalmente aneddoti e ricordi che sarebbe stato un peccato riporre dimenticati nella soffitta della memoria.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Una vita a 45 giri di Aldo Patriarca in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Art e Artist Biographies. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788873817239
Argomento
Art
Capitolo IV
PHONOGRAM 1969-1979
A fine settembre del 1979 mi trovo in un bar di Milano con la mia collaboratrice Gianna Morello, la quale, stupita, mi chiede perché pochi minuti prima, all’improvviso, avessi dato le dimissioni dopo undici anni.
La mia risposta è precisa: «Vedi Gianna, sono tanti i motivi: il lavoro intenso, il personale da gestire, le riunioni, la stanchezza, dover essere due giorni alla settimana a Milano, stare poco con la famiglia. I successi del 1978, con un fatturato che è stato quasi il doppio di quello previsto, hanno fatto montare la testa ad Alain Trossat, il nostro amministratore delegato. Non ce la faccio più, è impossibile seguire ben 42 artisti italiani. Sono consapevole che sarebbe una presa in giro pensare di poter fare per questi 42 cantanti tutto quello che serve per portarli al successo, tenendo presente inoltre di dover promuovere anche gli artisti stranieri».
Saluto Gianna Morello e mi dirigo a piedi verso l’albergo. Tra una riflessione e l’altra, quasi senza accorgermene, giungo a destinazione.
Salito nella mia camera mi getto sul letto vestito. All’improvviso mille ricordi riappaiono nella testa e rammento tante situazioni che, fino a quel momento, avevo messo nella soffitta della memoria. Tutto torna a galla e, come in un film, rivivo gli avvenimenti più salienti a partire dal lontano 1969. Dieci anni di rivisitazione…
Nella primavera del 1969 ebbe inizio per me una nuova esperienza di lavoro. Le mansioni erano le stesse: occuparmi a Roma della promozione televisiva, radiofonica e a mezzo stampa. Questa volta non soltanto degli artisti italiani, ma anche di quelli stranieri. La sede della Phonogram era a Milano e per questo, due giorni a settimana, sempre il lunedì e il martedì, dovevo recarmi nella città meneghina per avere contatti con la direzione e impostare il programma di lavoro. Il mio capo diretto era Maso Biggero, un ex giornalista scaltro, ma allo stesso tempo simpatico e generoso. Il parco degli artisti italiani era, a parte Orietta Berti, sicuramente modesto; infatti c’erano il complesso de I Nuovi Angeli, Armando Savini e pochi altri, mentre quello degli stranieri era enorme e di grande livello. Nel pacchetto societario c’era la Deutsche Grammophon, colosso della musica classica e sinfonica, tra cui spiccava il maestro Von Karajan.
Si stava avvicinando il 28 giugno, data nella quale mi sarei sposato con Andreina al monastero di Santa Chiara a Napoli. Il nuovo lavoro e il notevole aumento di stipendio mi rendevano felice e pronto ad affrontare nuove esperienze.
L’ufficio di Roma era costituito da un bel gruppo: Claudio e Adriano Fabi si occupavano dell’aspetto artistico, io della promozione e Sabina Arbore con Silvia Rosica della segreteria.
Spesso, dopo cena, andavamo al Titan Club di Massimo Bernardi, dove s’incontravano molti artisti che come noi frequentavano il locale. E là avemmo l’opportunità di conoscere le sorelle Berté.
Un giorno ci recammo in un locale della costiera adriatica per assistere ad un loro piccolo spettacolo. Volevamo valutarne le capacità. Mentre Loredana, al di là della sua prorompente bellezza tipica di alcune donne del Sud, non ci trasmise particolari emozioni, al contrario la sorella Domenica ci fece venire la pelle d’oca per il suo speciale modo di cantare. La voce ti entrava dentro.
Tornati a Roma, Claudio, con l’aiuto di un famoso tastierista, Toto Torquati, fece dei provini alla Berté “talentuosa”, mentre io le organizzai addirittura un servizio fotografico, con l’intenzione di proporla solo con il nome di Domenica.
I provini furono in seguito inviati a Milano, ma – incredibile a raccontarsi! – il progetto venne scartato.
Cominciammo allora a capire che l’ufficio di Roma “non se poteva allarga’…”.
Nel 1966 ebbe inizio un programma radiofonico, ideato e condotto da Renzo Arbore, dal titolo Per voi giovani, che si occupava di sola musica, un po’ sofisticata, tra jazz e soul. Successivamente, a luglio del 1970, quando Renzo Arbore e Gianni Boncompagni iniziarono Alto gradimento, questo programma cult venne in parte modificato: oltre ai brani musicali scelti da Paolo Giaccio, si occupò di problemi di attualità, di libri, di giornali, ma sempre esclusivamente rivolti al mondo dei giovani. Mi ricordai di Carlo Massarini che per qualche anno fu uno dei conduttori. Una persona di indubbie qualità. Dopo aver conseguito la laurea in medicina, oltre a cimentarsi in radio, diventò il fotografo dei più grandi eventi musicali in tutto il mondo e, successivamente, anche presentatore di programmi televisivi. Sono certo che in molti lo ricordano come “Mister Fantasy”.
A settembre venne pubblicato anche in Italia un 45 giri che stazionò per un lungo periodo ai primi posti delle hit di vendita. Il brano era Je t’aime... moi non plus, interpretato dall’attricecantante Jane Birkin insieme al marito Serge Gainsbourg. La canzone venne giudicata così oscena che le radio non poterono mandarla in onda; anzi, in Francia la Birkin venne anche processata.
Mi venne in mente Patty Pravo! Proprio in quell’anno, dopo tanti successi ottenuti in RCA, Nicoletta Strambelli, all’anagrafe, attraversò un momento difficile della sua carriera, ritenendo che su di lei non ci fosse l’attenzione che meritava. Di questo ne soffriva molto avendo un gran bisogno d’essere sempre al centro dell’attenzione. Si mise in contatto con me ed io andai a trovarla a casa sua con entusiasmo. Mi accolse Linda Wolf che in quel periodo era la sua più diretta collaboratrice. Anche il gatto mi accolse facendo le fusa. Patty ne fu contenta sottolineando che le fusa del gatto erano un segnale di buon auspicio. Ci sedemmo in salone a prendere un tè e, tra un discorso e l’altro, le proposi di venire da noi. Le dissi inoltre che se avesse deciso per il sì avrei cercato di farle ottenere un ingaggio di molti milioni. Patty ne fu felice e nei giorni che seguirono firmò un contratto discografico con la Phonogram.
Anche Orietta Berti mi ritornò in mente! Oltre ad essere stata la punta di diamante della casa discografica, che aveva ottenuto un numero notevole di successi legati alla sua splendida voce, si distingueva tra gli artisti – fatto più unico che raro – per il carattere dolce, corredato da una innata umanità. La ricordo con molto affetto. Oltre alla voce, a contribuire al suo successo fu, senza dubbio, la presenza affettuosa del marito Osvaldo Paterlini, che le faceva da manager accompagnandola a tutte le serate e riportandola a casa a notte fonda dopo lo spettacolo, lui stesso alla guida dell’auto. Era la sola tra le cantanti che arrivava regolarmente in finale a Canzonissima. Di lei si diceva: «La Berti è come la DC, nessuno la vuole ma tutti la votano!».
Per registrare un programma televisivo che avevo organizzato, mi recai nella sua casa a Montecchio, un paese della bassa reggiana. Orietta fu subito felice di mostrarmi la sua collezione di bambole di tutte le fattezze e provenienza. Ne aveva più di cento! Era davvero una donna tenera e sensibile. Ricordo che quando entrammo nella sala da pranzo notai due grandi quadri esposti su di una parete al centro della quale vi era un arco. Orietta si accorse che li stavo guardando e, con tutta la calma di cui era capace, mi spiegò che il quadro di destra era di Guido Reni, mentre quello a sinistra lo aveva comprato per poche lire ad un mercatino.
«Ma Orietta, hai messo accanto ad un capolavoro, che di sicuro varrà una fortuna, una crosta?», esclamai.
Lei, con una tranquillità disarmante, mi rispose: «Non è il valore di un oggetto a renderlo importante, ma quanto ti piace!».
Anche questo è Orietta Berti.
Si riaffacciarono alla memoria anche i tre grandi artisti francesi Georges Moustaki, Johnny Hallyday e Serge Reggiani, uniti da un comune denominatore: le suggestive traduzioni in italiano delle loro canzoni ad opera di Bruno Lauzi.
Partii per la Sicilia con Moustaki, reduce dalla vittoria alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con il brano Lo straniero dove conquistò la “Gondola d’oro”. Andammo nell’isola per registrare un video da inserire in un programma televisivo realizzato e diretto da Enzo Trapani. Atterrammo a Palermo e da lì, sempre in aereo, raggiungemmo Trapani. Ma il nostro viaggio non terminò lì. All’aeroporto ci attendeva una macchina, alla cui guida c’era Danilo Ciotti, un collaboratore della produzione. Sembrava non dovessimo arrivare mai a destinazione. Due ore interminabili di curve su strade dissestate e strette. Georges cominciò ad innervosirsi. Chiedeva di continuo quanto tempo mancasse per giungere alla meta. Danilo cercò di tranquillizzarlo: «Manca poco, siamo quasi arrivati». Dopo l’ennesima curva con l’inevitabile sballottamento, Moustaki perse la pazienza urlando: «È un’ora che mi dici che stiamo per arrivare, ma qui non si arriva mai!». Non sapevo cosa dire, aveva ragione lui. Mi venne da pensare: “Ma era proprio necessario venire fin quaggiù per registrare un video?”. Finalmente arrivammo ed andammo a dormire esausti. Al mattino compresi il perché di tante ore di viaggio e di tanta strada: davanti agli occhi mi si presentò uno scenario indescrivibile, un’insenatura sul mare da togliere il fiato con un colore dell’acqua che soltanto la fantasia di un impressionista come Monet avrebbe potuto dipingere. Invece era lì ed era stupendo. La mattinata trascorse tra sole e mare, in attesa dell’arrivo di un vascello a bordo del quale Georges avrebbe registrato Le Métèque. Ma non tutto va sempre per il verso giusto: il mare era incantevole, il sole eccezionale ma… il vascello non arrivava e Moustaki, a ragione, cominciò ad innervosirsi di nuovo. Fregene lo aspettava per una serata e le ore stavano trascorrendo senza che la ripresa venisse effettuata. Dopo svariati “merde, merde, merde” urlati dall’artista infuriato, fu deciso di girare il video sulla spiaggia. Poi via di corsa all’aeroporto per far ritorno a Roma.
Di Johnny Hallyday ricordo che, dopo aver ottenuto il secondo posto a Venezia con il brano Quanto t’amo, venne a Roma per registrare un LP in italiano. Era accompagnato dalla moglie Sylvie Vartan, che conobbi ai tempi della RCA. Johnny era un personaggio completamente diverso da Moustaki, un vero rockman. Aveva una fisicità ed una energia a livello degli artisti anglosassoni, senza perdere il bon ton del vero gentiluomo.
Serge Reggiani, infine, al contrario di quanto la maggior parte delle persone possa pensare, oltre ad essere un ottimo attore, era un cantante bravo e raffinato. Lo ricordo a Piazza di Spagna, in cima alla scalinata di Trinità dei Monti, mentre stava girando un servizio per il TG1. Di sicuro era una bella persona, sorridente con tutti, disponibile con gli addetti ai lavori e con la folla sottostante che lo acclamava. Un gran signore.
L’avventura di Lally Stott in Phonogram fu a dir poco particolare. Ex componente del gruppo inglese The Motowns, che con la RCA vinsero nel 1967 il Cantagiro – il brano era Prendi la chitarra e vai –, vivendo a Roma frequentava i nostri uffici. Sia Claudio Fabi che il fratello Adriano si dettero da fare per trovare dei brani in lingua italiana da far incidere a Lally. Tutto ciò fino a quando Adriano, con grande intuizione, propose all’artista di cantare le canzoni da lui stesso scritte nella sua lingua. L’ascolto si protrasse fino al punto in cui Lally gli cantò un motivetto molto orecchiabile. Adriano ne rimase colpito al punto che, di lì a poco, venne deciso di pubblicare un 45 giri. Il brano in questione aveva per titolo Chirpy Chirpy Cheep Cheep, che riscosse un notevole successo discografico in Italia. La RCA, che ne aveva i diritti editoriali, ne pubblicò una versione discografica con il gruppo inglese Middle Of The Road, che ottenne un enorme successo internazionale.
Nell’autunno Claudio Fabi ebbe modo di conoscere l’attrice greca Irene Papas, donna di grande temperamento, attrice di notevole spessore e di una bellezza tipicamente mediterranea. Il pubblico italiano l’aveva potuta apprezzare nel 1968, quando interpretò il personaggio di Penelope, nel kolossal televisivo Odissea. Claudio le fece incidere un disco e con il brano La soglia, musica del grande Mikis Theodorakis, la Papas prese parte alla Mostra Internazionale di Musica Leggera a Venezia. Non ottenne il successo sperato, né di pubblico, né di vendite, comunque fu un bel “colpo” dell’ufficio di Roma.
Nel 1971 Ronnie Thorpe approdò alla Phonogram. Per tante persone il suo nome può non voler dire molto, ma qualche amante della discografia certamente lo ricorderà immortalato sul retro della copertina del disco The Famous Carisma Label di cui curò la realizzazione nel 1974. Ronnie, figlio di padre inglese e madre italiana, adorava la musica ed era un collezionista di musicassette. Nel 1971 andò alla Phonogram di Milano dove conobbe la signorina Flora, responsabile di quel settore, la quale gli dette un consiglio: «Vai a Roma dal signor Aldo Patriarca, vedrai che saprà darti una mano. Sei così determinato a cercarti un lavoro in questo ambiente… E poi tu vivi a Roma con la tua mamma!». Fece così. Si presentò da me. Lo conobbi e all’istante intuii che aveva una grande passione per la musica, che la conosceva bene e, valore aggiunto, parlava bene l’inglese, una prerogativa in quegli anni non comune a molti giovani. Lo feci assumere subito nell’ufficio stampa romano, con compiti anche di promozione radiofonica.
A fine febbraio del 1971 andai con Patty Pravo allo studio Ortophonic di Roma dove doveva registrare la versione italiana di Love story. Come al solito impiegò un mare di tempo a sovrapporre la voce per la sua innata pignoleria. Uscimmo dallo studio alle otto di sera. La neve, che aveva iniziato a cadere da un po’, veniva giù fitta imbiancando a vista d’occhio tutto ciò che ci circondava. La nevicata si intensificò al punto che decine di macchine presero a slittare, mettendosi di traverso a causa del ghiaccio che si formò sull’asfalto e, soprattutto, per l’assoluta incapacità dei romani a guidare con la neve. Impiegai oltre quattro ore per tornare a casa. Percorso che in condizioni normali avrei fatto in pochi minuti. Trovai mia moglie Andreina con le lacrime che le rigavano il viso, preoccupata per il mio enorme ritardo. Era normale che stesse in quello stato di agitazione perché stava aspettando Cesare, il nostro primo figlio. La tranquillizzai e, dopo averla accompagnata a letto, andai in salone a farmi un drink. Mi venne spontaneo ripensare alle considerazioni che Patty Pravo fece sul mio matrimonio quando ancora ero in RCA, poco meno di due anni prima: «Aldo, ma cosa fai? Ti sposi? Vedrai, il tuo matrimonio durerà al massimo sei mesi; tu sei un playboy, non resisterai a lungo con la stessa donna!». In occasione della registrazione di un passaggio televisivo per promuovere il brano Love story, Patty, memore dell’errata previsione sul naufragio del mio matrimonio, mi volle mettere alla prova. Quando andai a chiamarla per dirle di recarsi in studio, si fece trovare in camerino con un atteggiamento che sembrava volermi mettere davvero alla prova, ma non mi scomposi, anzi, con un po’ d’ironia, fui pronto ed esclamai: «Nicoletta, ma che stai a fa’, nun ce prova’. Per me tu, oltre che una grande artista, sei una sorella più piccola, ma sempre una sorella!».
Il 5 giugno nacque Cesare. Purtroppo rimasi con lui e mia moglie soltanto due giorni. Il lavoro mi reclamava e dovetti partire per Saint Vincent dove si svolgeva la manifestazione canora Un Disco per l’Estate. Quella non fu l’ultima volta in cui il lavoro mi avrebbe tenuto lontano dagli affetti familiari.
All’inizio del 1972 Maso Biggero fu spostato da Milano a Roma, con mansioni certamente meno importanti; non accettò questo declassamento con molto entusiasmo e ciò incise negativamente sul clima del nostro ufficio, rendendo il tutto meno piacevole.
Nello stesso anno, con la regia di Antonello Falqui, Alberto Lupo e Mina presentarono Teatro 10, in cui cantavano la sigla di coda Parole, parole per otto fantastiche puntate. Gli ospiti musicali furono scelti dalla stessa Mina e da Guido Sacerdote. Ad ogni puntata, per la musica, partecipò, oltre ai più importanti cantanti italiani, Lucio Battisti, il quale fu protagonista di un indimenticabile e storico duetto con Mina. Nella trasmissione vi fu una grande novità nella scenografia poiché, durante l’esibizione, alle spalle dell’artista appariva a caratteri cubitali il suo nome. Per la Phonogram riuscii ad inserire i brasiliani Elis Regina e Jorge Ben, i fratelli Gibb, da tutti conosciuti come i Bee Gees e l’americano di colore James Brown. Altri ospiti musicali furono: Mireille Mathieu, Harry Belafonte, Burt Bacharach e Astor Piazzolla.
I dischi di Elis Regina in Italia stentarono a vendersi, per questo mi misi in contatto con il suo manager in Brasile proponendogli un passaggio televisivo di prestigio. Elis accettò e venne a Roma. Era minuta, vestita modestamente, ma… accadde un fatto… a dir poco straordinario! Giunti al Teatro delle Vittorie, la signora Mina mi fece chiamare e mi chiese di essere presentata ad Elis.
«Certamente, vado a prenderla e la conduco qui da lei», risposi.
Mina rispose in modo perentorio: «No, vengo io nel suo camerino!»
Con Elio Gigante, il suo manager, ci guardammo meravigliati, ma Mina ribadì: «Voglio andare IO nel suo camerino». Tutti e tre ci dirigemmo dall’artista brasiliana. Una volta entrati, Mina prese la mano di Elis, si complimentò con lei per la sua voce straordinaria. Aggiunse che aveva consumato i suoi dischi a forza di ascoltarli, ma cosa più incredibile, le dichiarò: «In molte delle mie interpretazioni ho attinto ispirazione dalla sua voce».
Questo fu la grande, ed ancora oggi lo è, Mina, l’insuperabile.
L’altro brasiliano che riuscii ad inserire nello spettacolo di Mina fu Jorge Ben. Lo ricordo come una persona di grande amabilità. La sua esibizione fu esaltata da una canzone dal titolo Pais tropical, un samba molto accattivante ed orecchiabile. Parlando con lui mi chiese della mia vita e così gli raccontai che da meno di un anno ero diventato padre di un bimbo. Il giorno seguente si presentò a colazione con sette bavaglini di spugna, su ognuno dei quali era ricamato un giorno della settimana. Me li consegnò dicendo: «Vorrei che ti ricordassi di me ogni giorno!». Fu un regalo che mi commosse e credo che Andreina ne conservi ancora qualcuno come ricordo di una persona eccezionale e tanto sensibile.
Sempre a Teatro 10, due settimane dopo vennero i Bee Gees per presentare in televisione il loro successo Massachusetts. Nei giorni seguenti...

Indice dei contenuti

  1. Una vita a 45 giri
  2. Copyright
  3. Titolo
  4. Indice
  5. Premessa
  6. Capitolo I: L’INIZIO
  7. Capitolo II: IL PRIMO CANTAGIRO
  8. Capitolo III: 1965-1969: UN PEZZO DI VITA
  9. Capitolo IV: PHONOGRAM 1969-1979
  10. Capitolo V: I MIEI SEI MESI SABBATICI
  11. Capitolo VI: CBS 1980-1982
  12. Capitolo VII: IL DIRETTORE ARTISTICO 1982-1987
  13. Capitolo VIII: DDD – LA DROGUERIA DI DRUGOLO 1982-1994
  14. Capitolo IX: COSE DELLA VITA
  15. Capitolo X: CONSULENTE RAI 1988-2004
  16. … e per concludere: IL DISCO
  17. Ringraziamenti