Sicilia misterica
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Il libro, con un'analisi originale e con documenti spesso inediti, introduce alla scoperta filologica di un millenario filone della cultura siciliana, qui colto a partire dal suo specifico recupero umanistico: le mitologie misteriche del progressismo antico. Queste, dall'antichità in poi – con particolare riferimento, nel saggio, al Rinascimento, al Barocco, all'Illuminismo massonico e all'eclettismo cattolico – permeano, a loro modo, forme e ideologie dell'arte e della città. Misteri concretizzari sia in evocative strutture disiche che in figure riccamente simboliche – come la Sibilla di Marsala, la Trinacria, il Genio di Palermo, la fontana di Orione a Messina, l'Elefante di Catania – che sono, in vario grado, espressione di alcuni aspetti dell'identità collettiva siciliana, con significati complessi, labirintici e, proprio, occultistici, che s'insinuano in utopie talora visionarie, scaturite da bisogni irrisolti del "profondo". NOTE
Giuseppe La Monica (Alcamo, 1941) è dal 1980 professore ordinario nella Facoltà di Architettura di Palermo, dove insegna tuttora storia dell'arte; ha pubblicato molti saggi – alcuni particolarmente innovativi – si teoria e storia del restauro e di storia dell'arte moderna e contemporanea.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788878043343
Giuseppe La Monica
Sicilia misterica
FLACCOVIO EDITORE
Proprietà artistica e letteraria riservata all’Editore a norma della Legge 22 aprile 1941 n. 633. È vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, anche a mezzo di fotoriproduzione. Legge 22 maggio 1993, n. 159.
ISBN 9788878043343
www.flaccovio.com [email protected]
© 2010 copyright by S. F. Flaccovio s.a.s. - Palermo - via Ruggero Settimo, 37
Stampato in Italia - Printed in Italy
Premessa
Sollecitata dall’interesse di molteplici lettori, viene proposta la nuova edizione di un libro del 1982, che ha messo in evidenza un singolare e complesso filone della millenaria e composita civiltà siciliana: le mitologie misteriche del paganesimo antico, affiorate in età umanistica, rinascimentale e barocca con monumenti simbolici di “profondi” significati collettivi, emersi in cruciali occasioni storiche particolarmente pregnanti.
Al fine dell’attuale edizione, non si è mutato alcunché del testo originario, che sembra avere tuttora una sua compattezza, ma si è aggiunto un nuovo capitolo che ha proseguito la ricerca, anche da ulteriori punti di vista, sino alla Palazzina Cinese di Palermo. Il fenomeno indagato è polivalente e pare inesauribile a suo modo. È auspicabile infatti che l’odierna tecnologia possa agevolare un’esplorazione sistematica e capillare delle tipologie più “sapienti” dell’esoterismo internazionale, nell’arte e nell’architettura antiche e moderne.
Giuseppe La Monica
Introduzione
Alberti, Filarete, il Polifilo, Francesco di Giorgio Martini, Dürer, Bosch, Herrera (quello dell’Escorial), Parmigianino, Bernini, Borromini, Rembrandt, Guarini, Piranesi, Bruno Taut, Duchamp, Le Corbusier: sono alcuni, tra i molti che potrebbero richiamarsi, in cui ha operato, accanto a una differenziata dimensione razionale e “funzionale” dell’ideazione o progettazione e della rappresentazione, quella irrazionale del mito e del misticismo, che è più “funzionale” a implicazioni ulteriori, alle matrici o dimensioni “altre” delle epifanie magico-esoteriche: queste, per ciascun architetto e artista o trattatista, sono state attive in varia misura e in diversa relazione mediativa con più ampi contesti culturali (di ciascuno, dei committenti, del “pubblico”). Comunque è dimostrato e dimostrabile, tenendo sempre conto delle specifiche differenze, che nella storia dell’invenzione e produzione di forme simboliche – architettoniche, artistiche, urbane – ha agito, non raramente, un reciproco influsso, all’interno del laboratorio o “cantiere” mentale e manuale della figurazione, tra sapere ufficiale (divulgabile) e sapere ermetico: questo era visualizzato ma, coerentemente, non spiegato, perché in sé contiene, sempre, il nucleo più interiore dell’irrappresentabile: in realtà, la sua forma più consustanziale è l’invisibile.
Infatti, sia che gli adepti fossero stati consulenti o “colleghi” di quegli architetti e artisti che n’erano interessati, sia che i loro trattati (più spesso manoscritti, non a caso, che editi) fossero stati di questi una delle fonti dottrinarie, l’esito era un comune artificio, animistico e “finzionista”: fermarsi alla soglia della parola, vincolarsi all’inesplicito o soltanto ai simboli analogici dell’insondabile. Il fatto è che, più in generale, gli iniziati sono stati fedeli, perlopiù, alla raccomandazione del “maestro” Plotino: «Questo vuol significare quel famoso comando dei nostri misteri: “non divulgare nulla ai non iniziati”; appunto perché il divino non è da divulgarsi, fu vietato di manifestarlo altrui, tranne che quest’altro, già di per se stesso, non abbia avuto la ventura di contemplare»; per vederci chiaro bisogna scrostarsi dagli occhi il peso della superficie, farsi «chiaro-veggenti».
Il sacro si separa dal profano e, specie quand’è misterico, si istituisce sulla interruzione della comunicazione quotidiana – sulla scissione tra significante e significato –, come parentesi degli esemplari, fondativi “segreti”, intemporali e inaccessibili: il linguaggio verbale e le geometrie visive del sacro, poiché questo è «radicalmente altro» dal comune, sono già anti-linguaggio (comune), sono già un «mistero fascinoso e terribile» (R. Otto): tanto più, allora, quando la sacralità è intenzionalmente misterica: in questo caso, la ierofania e la ierografia si assolutizzano come extra-linguaggio iper-simbolico. Il sacro, specie quand’è misterico, ha l’intensa magia d’una sapienza strenuamente sibillina, come nella sfinge. La ricerca del “senso” primario fu l’avventura di Edipo, Teseo, Ulisse, Faust.
I significati dell’esoterico, non manifestandosi a prima vista (in superficie), possono essere trovati solo alla fine di peripezie dedaliche, di ardui itinerari, come un sottile baluginio “numinoso”, talora o spesso imprendibile, al fondo di oscuri meandri diramati e tortuosi – che sono poi, in parte, quelli della psiche, dell’immaginario e dell’ideologia, o dei multiformi meccanismi della censura – dietro forme e significati sovrap­posti che li celano o vi alludono appena. L’occulto è come un equivalente dei bisogni e sogni rimossi del “profondo” o del “profondissimo” che s’insinuano nell’opaco con indizi minimi, e in genere affiora con tracce, residui, dettagli marginali ed emarginati – ma sostanziali –, soprattutto nelle epoche in cui fu interdetto ufficialmente come eretico e pericoloso. Accanto a tutto ciò, è diffuso pure l’occultamento come tecnica, verbale e visiva, dell’ambiguità depistante; c’è anche il piacere sociale (privato e pubblico) del travestimento malizioso; c’è inoltre il gioco salottiero, ch’è tanto futile quanto credulone; ci sono infine i trucchi ciarlatani. Insomma il misterico non è monovalente: va da Pitagora all’occultismo pour dames. Perciò i precetti professionali del complesso esoterismo – apotropaico, sacrale, aristocratico, frivolo, truffaldino, ecc. – sembrano, pur nelle loro diverse finalità non confondibili, essere: “il silenzio è d’oro (alchemico: metafisico-metallico); a buon intenditor poche sillabe, qualche cenno d’intesa, chi ha da capire, capirà, chi non capisce, peggio per lui; muti, la spia nemica è in agguato”.
Non essendo io un veggente o un adepto, non ho ricevuto rivelazioni di verità apodittiche e non ho una sapienza da nascondere o trasmettere con profezie velate; essendo solo un ricercatore e filologo – e poiché le complessità storiche non possono semplificarsi ed esse mantengono spesso “sensi” inesauribili e, quindi, arcani –, ritengo allora indispensabile precisare con chiarezza ciò che questo libro può dare e ciò che invece, al momento, non può dare. E, preliminarmente, dà per scontata la conoscenza delle rinascite, in Sicilia, delle forme simboliche del paganesimo antico, occidentale e orientale, in architettura, pittura e scultura, pur non esistendo alcuna indagine sistematica e capillare del tema (ricchissimo): il che rende molto più difficile la ricerca sull’“altro”.
Il libro si occupa di un filone interno e “sotterraneo” al suddetto tema, che è anche il più ostico a cogliersi, trattandosi appunto del rapporto tra esoterismo, architettura e arte, che qui viene considerato nel quadro più largo delle idee e ideologie di città, le quali includono l’occulto ma, certamente, non vi si esauriscono tout court...

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