PASSIONE E MORTE. Claretta e Ben
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PASSIONE E MORTE. Claretta e Ben

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Informazioni sul libro

L'amore di Claretta Petacci per Benito Mussolini è la tragica allegoria di una passione in cui recita e teatro si frantumano e tutto sembra avere l'ironia del sogno. In questo amore il sogno, pur in un terribile finale, ha uno strascico tra le rughe e tra le righe che la storia, questa storia indivisibile, trascrive. L'incontro con Claretta ha il peso e la leggerezza delle pietre preziose.
Una donna che si lascia morire per troppo amore. Può essere il tentativo di un sogno che non passa. Ma la storia ha le sue note, le sue virgolette, le sue citazioni.
Il sogno che si fa diario e romanzo non ha la necessità obbligata di raccogliere le note a fine capitolo. Perché non c'è capitolo.
Tra l'amore e la morte si resta come volo appeso tra i venti dell'attesa.
Dunque. Passione e morte di un amore. Sulle piazze si giudica.
La rappresentazione è aperta al pubblico, ovvero ingresso libero.
Claretta, austera, ha lo sguardo stanco ma senza i segni dell'oblio. Ora parla più piano e si avvicina al suo Ben.
È mai possibile processare la passione e la morte di un amore?
Claretta cammina, con il visone sulle spalle, con la luce negli occhi e il suo passo sembra danzare. Saranno le scarpe con i tacchi alti.
Una danza che ha onde di giovinezza e di forza.
Nei suoi ricci capelli il volto ha la bellezza dell'amore. Danza sulle scarpe con i tacchi alti e riesce a tracciare il vento di un gioco inesorabile.
Verranno altri racconti. Altri racconti porteranno la cifra di testimonianze e di ulteriori annotazioni.
Altri racconteranno di questo amore ma le parole non basteranno più. Neppure quelle che recitano "Parla più piano…".
Ma cosa resta?
L'amore, la passione, il rischio e la bellezza di una donna che ha saputo morire per il suo uomo.
Cosa si dirà ancora?
Una donna dagli occhi di tenerezza lunare, sui tacchi alti, stretta al suo uomo.
Claretta, sempre nella sua eleganza, non ha mai avuto il timore di morire per amore. E poi basta.
Senza più parole. Il punto è un obbligo.

Domande frequenti

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Informazioni

Quando la tragedia è nella storia

Il tragico ha il sorriso dei vinti

La tragedia è nella storia. Ma la storia si fa memoria lungo i corridoi dei labirinti. I labirinti abitano il nostro sentiero. Fu, indubbiamente, un destino tragico quello di Clara Petacci. Un destino tragico in una tragedia che coinvolse tutto un popolo. Un popolo impaurito, tradito ma anche abbandonato e forse proprio per questo risentito.
In quei giorni del 1945 si consumarono vendette. Vendette politiche ma anche vendette personali che avevano altre motivazioni. E tutto portava odio, tristezza, angoscia.
L’uccisione di Clara Petacci era stata fomentata nell’odio che sconvolse quei giorni. Fu un atto terribile. Ma il tragico ha il sorriso dei vinti e supera la storia.
Si può uccidere una donna soltanto perché ha troppo amato?
La sua unica colpa (o il suo peccato) era quello di essere (stata) la “favorita” di Mussolini. Ovvero nel suo amore per il Duce c’era la felicità e il dolore di una donna. Ma il popolo, in quei giorni, insorse e condannò tutti coloro che erano stati in odore di Fascismo.
Clara non fu soltanto una donna in odore di Fascismo. Questo è più che vero. Ma non amò il fascista Mussolini. Amò piuttosto l’uomo: nella sua gloria e nella sua decadenza.
Che ricordo resta di questa donna? Di una donna che per amore preferì morire. Di una donna che non cercò la salvezza. Né la fuga. Né la protezione. Ma si lasciò morire proprio accanto al suo uomo.
Era un destino non solo tragico ma anche segnato.
Già da quella notte di luglio del 1943 l’epilogo aveva una sua precisa chiave di lettura. E tutto fu detto in quella telefonata che intercorse tra Benito e Clara dopo la notte del Gran Consiglio.
In quella telefonata l’inizio della fine.
“… Siamo giunti all’epilogo… alla più grande svolta della storia…”.
“… Ma che hai, Benito mio?… Non ti capisco”.
“La stella s’è oscurata”.
In poche battute tutto era detto e cominciava così una nuova tragedia per un popolo che invece chiedeva sicurezza.
Anche per Clara l’epilogo era all’inizio e si annunciava con risvolti oscuri ma consapevoli di ciò che da lì a qualche ora sarebbe precipitato nella sua vita.
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Claretta Petacci
Furono due anni di tormento.
L’amore di Clara per il suo Ben si fortificò quotidianamente. Proprio questo amore le diede il coraggio di superare ogni ostacolo e di cucire ogni ferita. Non volle lasciare l’Italia. Non volle abbandonare ad una solitudine immane il suo amante. Lo stesso Mussolini trovò in Clara quello stimolo che gli fece riacquistare la forza per andare avanti. Erano diventati sempre più l’uno per l’altra e viceversa.
L’amore vince.
Nella loro storia l’amore si trasformò in tragedia e si lasciò raccontare attraverso l’avventura della tragedia.
Gli interrogativi sono tanti. Si ripropongono in termini storici, esistenziali e sentimentali. Una storia fatta di misteri e di segreti, di annunci e di abbandoni, di riprese e di sconfitte.
Ma fu vero amore! Questo è il dato certo.
Roberto Gervaso parla di un “destino atroce”. È vero. Franco Bandini sostiene che “La fine di Mussolini e di Clara nasconde sempre un mistero”. È vero anche questo. Destino, tragedia e mistero.
Fu proprio in quei giorni che il loro amore divenne eterno e si cercarono ritrovandosi. Si amarono per non dividersi. E non si divisero.
“… Sei l’unica donna che io (…) abbia veramente e profondamente amato”. Scrisse Mussolini. Un epitaffio per una donna che è vissuta per amare. Ed è morta per amore.
Cosa ci resta oggi?
Forse una profonda nostalgia per non aver capito nella sua completezza l’amore di questa donna? Ma anche una profonda tristezza per un amore vissuto dentro un contesto storico drammatico.
“… non c’è nulla al di fuori di questa tragedia che ha sconvolto il mondo…”. Scriveva Clara rievocando le meditazioni di Benito o pensando alle cose che lui potesse pensare.
Non tutto restava circoscritto ad una dimensione storica e l’amore non aveva storia, non conosceva sentieri ma si intrecciava nella passione.
Ci resta oggi il sapere di quell’amore che va oltre ogni inutile giustificazione data per una morte che ha segnato lo stadio più vile dell’umiliazione.
Quella morte è, forse, il riscatto di quell’amore che continua a far parlare di sé. Ogg...

Indice dei contenuti

  1. Un lontano giorno con Clara e Ben
  2. Quando la tragedia è nella storia
  3. LETTERE
  4. Clara Io ho amato e amo
  5. Bibliografia