Le disuguaglianze di salute e le ricadute comunicative
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Le disuguaglianze di salute e le ricadute comunicative

Le disparità socioeconomiche come fattore di rischio per la salute

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Le disuguaglianze di salute e le ricadute comunicative

Le disparità socioeconomiche come fattore di rischio per la salute

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Informazioni sul libro

Che cosa si intende per diseguaglianze di salute? Quali sono gli effetti della gerarchia sulla salute? Quali sono le basi biologiche dello svantaggio sociale? Chi rischia di più? Quali sono le differenze tra i vari paesi? Che cosa accade in Italia? Che effetti ha avuto la crisi economica? I migranti portano malattie o le subiscono? Come si comportano i mass media? Le risposte e queste e altre domande in un pratico ebook

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Informazioni

Editore
Zadig
Anno
2016
ISBN
9788888734927

Le politiche dell’equità

Le disuguaglianze di salute sono ingiuste e in buona parte evitabili. Questa è la prima ragione per cui la politica dovrebbe occuparsene. Inoltre esse - come ha sottolineato il libro bianco L’equità nella salute in Italia - sono anche inefficienti per il paese, perché rappresentano un freno allo sviluppo sociale ed economico. Esse infatti determinano l’uscita precoce dal mercato del lavoro di individui altrimenti produttivi, un maggior costo a carico del servizio sanitario, delle politiche assistenziali e del welfare, così come una ragione di minore coesione sociale, con un impatto complessivo stimato intorno al 10% del PIL. Secondo tali stime, il costo attribuibile alle disuguaglianze di salute inciderebbe per il 15% sui costi complessivi del sistema di sicurezza sociale e per il 20% sui costi del sistema sanitario. Se si potesse intervenire sui meccanismi che generano queste disuguaglianze fino a eliminarle si potrebbero ottenere notevoli miglioramenti di salute, con riduzioni della mortalità che arrivano fino al 50% tra i giovani adulti maschi.
Se confrontata con il resto d’Europa, l’Italia si difende ma non eccelle. Secondo l’Euro Global Burden of Disease, che ha fatto il punto sulle politiche di contrasto messe in campo dai Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si trova a metà classifica. Più avanti nelle politiche dell’equità sono Belgio, Danimarca, Olanda, Francia, Germania e Spagna e meglio ancora i paesi nordici come Regno Unito, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, ma anche l’Irlanda.
In realtà anche in Italia qualcosa è stato fatto negli ultimi anni: dal nuovo Piano nazionale di prevenzione del Ministero della salute (che cita espressamente le disuguaglianze di salute), alla creazione dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP). Ma limitarsi alla sanità non basta. Come recita il programma Salute 2020 (Health 2020) promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità, un’attenzione alla salute deve entrare in tutte le politiche. In particolare quelle del lavoro e del welfare, che più possono fare contro le disuguaglianze. Ma anche l’istruzione, abbassando per esempio le barriere economiche e sociali di entrata all’università (l’Italia ha una percentuale di laureati che è la metà rispetto a tedeschi e francesi), o facendo educazione sanitaria a tappeto nelle scuole dell’obbligo, come in Toscana (leggi qui). E imponendo infine a ogni nuovo provvedimento di legge un “equity audit” per accertarsi che non si vadano in realtà ad approfondire le differenze sociali e di salute.
L’impegno dell’Europa
L’Europa ha fatto da anni delle disuguaglianze di salute una priorità politica, almeno a parole. Già la strategia di Lisbona del 2000 citava la riduzione delle disuguaglianze fra i suoi obiettivi per realizzare una società più inclusiva e giusta.
Nel 2005, con la presidenza della Gran Bretagna, la riduzione del divario di salute dentro e fra gli Stati dell’Unione diventò una missione centrale della presidenza. Un primo rapporto, commissionato a Johan Mackenbach (Mackenbach J, “Health inequalities: Europe in profile”, Department of Health, United Kingdom, 2006) evidenziava - fra l’altro - una marcata disuguaglianza di salute fra le persone con diversi livelli educativi. E concludeva: “A giudizio di molti, le attuali disuguaglianze socio economiche di salute sono inaccettabili e rappresentano una delle sfide più importanti che devono affrontare i paesi europei”.
Nel 2009, dopo il primo fondamentale rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità “Closing the gap in a generation” (Closing the gap in a generation — Health equity through action on the social determinants of health, final report della World Health Organisation Commission on Social Determinants of Health, 2008), viene approvata dalla Commissione europea una Comunicazione sulle disuguaglianze sociali: “Solidarity in health: reducing health inequalities in the EU (Commission Communication Solidarity in health: reducing health inequalities in the EU).
Nel 2010 viene pubblicato Fair society health lives, rapporto finale della revisione affidata dal Ministero della salute britannico a Michael Marmot, che sintetizza lo stato di conoscenza sulle disuguaglianze di salute, e che elenca sei raccomandazioni di policy per ridurre le disuguaglianze di salute:
  • dare a ogni bambino la partenza migliore nella vita;
  • consentire a tutti i bambini, giovani e adulti, di realizzare al massimo le loro capacità e di avere un controllo sulla loro vita;
  • creare un giusto impiego e un buon lavoro per tutti;
  • assicurare standard salutari di vita per tutti;
  • creare e sviluppare luoghi e comunità salubri e sostenibili;
  • rafforzare il ruolo e l’impatto della prevenzione delle malattie
Nel 2013 la Commissione Europea pubblica Health inequalities in the EU, che rappresenta la fonte principale di dati a oggi disponibile sui 28 Paesi dell’Unione. Il Rapporto aggiorna sulle disuguaglianze di salute entro e fra gli stati dell’UE. Rispetto al passato, alcune disparità si sono ridotte, altre invece si sono approfondite. Nelle conclusioni, la Commissione europea osserva che la crisi rischia di approfondire le disuguaglianze e di indebolire i sistemi di protezione sociale e sanitaria necessari per contrastare il fenomeno. Persiste l’incomprensione da parte di molti governi europei sulla natura pervasiva delle disuguaglianze di salute, cosa che spinge a focalizzare l’azione solo sulle popolazioni più vulnerabili e la povertà estrema, e non sull’intero gradiente sociale.
Il Rapporto europeo raccomanda: strategie chiare di contrasto delle disuguaglianze di salute che vedano la leadership della Commissione europea; un’azione di governo complessiva e non limitata alla sola sanità; la disponibilità di dati scientifici che indichino le giuste priorità e piani di azione adeguati; un monitoraggio delle politiche che consenta la valutazione e la successiva correzione.
Nel 2013 viene pubblicata anche un’altra revisione a livello europeo dell’OMS (European Review of the Social Determinants of Health and the Health Divide, 2013).
Quali politiche adottare per promuovere l’equità nella salute?
Le azioni di contrasto delle disuguaglianze di salute non devono coinvolgere solo la sanità ma tutti i settori di governo.
In sanità i principali interventi suggeriti sono:
Prevenzione: offrire gli interventi rivolti agli stili di vita e gli screening (mammella, colon-retto, Pap test) in modo attivo e personalizzato ai ceti più svantaggiati che di solito mostrano una scarsa adesione.
Le modalità di intervento che riguardano gli stili di vita di gruppi a rischio sono diverse. In particolare gli interventi “ambientali” risultano più protettivi per i gruppi più vulnerabili; per esempio, il divieto di fumo nei locali pubblici introdotto a gennaio 2005 ha causato una riduzione dell’11,2% degli eventi coronarici per il gruppo d’età 35-64 e del 7,9% per la fascia 65-74 anni. La maggiore riduzione è stata rilevata per i giovani di basso status socioeconomico.
Assistenza specialistica: migliorare l’equità di accesso all’assistenza specialistica, per la quale si evidenziano deficit di utilizzo da parte di chi occupa una bassa posizione sociale (istruzione e status).
Finanziamento dell’assistenza sanitaria: garantire una copertura sanitaria veramente universale, aumentando l’offerta gratuita delle cure. Negli ultimi anni infatti si registra il fenomeno dell’abbandono delle cure (intorno all’8%) per motivi economici, in particolare le spese odontoiatriche, oculistiche e quelle dei farmaci.
Nei settori non sanitari:
Scuola: la scuola può dare un grande contributo alla riduzione delle disuguaglianze, con programmi rivolti al benessere mentale, la corretta alimentazione, l’attività fisica. Riguardo al consumo di droga, gli interventi di prevenzione condotti nella scuola sono in grado di ritardare e di ridurre l’...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. La riscoperta delle disuguaglianze
  3. Le disuguaglianze di salute: la storia
  4. Status syndrome: gli effetti della gerarchia sulla salute
  5. La biologia dello svantaggio sociale: stili di vita e stress
  6. Le disuguaglianze di salute durante il corso della vita
  7. Chi rischia di più?
  8. Le differenze di salute fra paesi
  9. La situazione in Italia
  10. La salute durante la crisi economica
  11. La salute dei migranti
  12. Le politiche dell’equità
  13. Media e disuguaglianze di salute
  14. Sitografia