IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry (extra: "Piccolo Principe, il viaggio continua" di Ilenia Iadicicco)
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IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry (extra: "Piccolo Principe, il viaggio continua" di Ilenia Iadicicco)

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IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry (extra: "Piccolo Principe, il viaggio continua" di Ilenia Iadicicco)

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Informazioni sul libro

Questa nuova edizione de "IL PICCOLO PRINCIPE", contiene la storica versione originale dell'opera di Antoine de Saint-Exupéry, con tutte le illustrazioni dello stesso autore, più un sequel-tributo scritto dalla giovane autrice Ilenia Iadicicco, in cui il principino compie il suo viaggio di ritorno a casa, dopo aver visitato la Terra. Si consideri la nuova storia un semplice omaggio al grande autore francese e al Piccolo Principe stesso, che con la sua sognante curiosità ha fatto innamorare e commosso lettori di ogni età, in ogni parte del mondo.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788893050388
Argomento
Literatura
Categoria
Clásicos
1. “Bentornato, principino!”
 
 
"Yaaauwn! Credo di aver dormito a lungo, eppure mi sento tanto stanco, come se avessi fatto un viag … Un momento: ma io l’ho fatto! Per tutti gli asteroidi! Questa è casa mia!"
Ero ritornato sul mio piccolo grande pianeta. Avevo viaggiato dalla Terra per non so quanto tempo, senza rendermene conto. Ero davvero indebolito e fiacco, ma felice. Ricordo quella notte, nel deserto del Sahara. Ero col mio amico aviatore, ero caduto come morto. Il mio corpo, che si era smaterializzato per attraversare lo spazio e ritornare a casa, aveva impiegato un anno, forse due, tre, per riaggregarsi attorno alla mia anima, non so dirlo con precisione. Ricordai che, dopotutto, il serpente con il quale avevo programmato la mia morte apparente, mi aveva spiegato che il suo veleno era diverso da quelli emessi dagli altri della sua specie.
L’avevo incontrato per primo in quella enorme distesa di sabbia, e per ultimo l’avevo salutato. Al nostro primo incontro mi aveva detto che, qualora io l’avessi voluto, mi sarei potuto ritrovare sul mio piccolo asteroide col suo aiuto. Infatti, attraverso i suoi denti, fluiva un potente filtro capace di dividere il mio corpo dalla mia anima e trasferire quest’ultima immediatamente a casa mia. Il corpo l’avrebbe raggiunta del tutto solo dopo vari mesi. Era questo l’accordo. Non avevo provato molto dolore: il morso era stato secco e deciso. Ma quanti anni avevo ora? Certo, non ero più un bambino, piuttosto ero un ragazzino.
Quanti principini, come me, avevano viaggiato nell’Universo? Quanti erano stati sulla Terra?
Che strano posto la Terra!
Là gli uomini erano tutti un po’ persi. Dove correvano? Dove erano diretti, sempre così di fretta? Ce ne fosse stato uno a chiedermi cosa ci facesse un bambino tutto solo a vagar per il mondo! Tuttavia, a volte credo sia stato meglio così: non avrei saputo rispondere. Ed anche se avessi risposto, son certo che comunque non mi avrebbero capito. Gli adulti non capiscono mai i bambini!
 
Svegliatomi sul mio pianetino, non mi alzai subito. Preferii restare sdraiato su quell’erba, ormai alta, che qualche sciagurato dai capelli biondi e una sciarpetta al collo non aveva raso per svariati anni; lo stesso che ora se ne stava rilassato proprio su di essa, a godersi la brina posata su ogni filo d’erba.
Un’immensa distesa di verde mi circondava. Immensa, s’intende, per me, che sulla Terra ne avevo viste di molto più vaste, ma. Guardavo il cielo limpido e immaginavo che mi stesse sorridendo, sussurrandomi: “Bentornato, principino!”.
Ad occhi chiusi, poi, contemplavo quei profumi, quegli odori, e… che gioia! Prima che mi decidessi ad alzarmi, il mio pensiero volò ai vulcani, alla pecora, ai tramonti. Oh! Quanto mi erano mancati i tramonti! Sulla Terra non ne avevo mai visti di splendidi come quelli che, numerosi, potevo osservare sul mio pianetino. Che pazzo! Ora potevo farlo ed invece ero lì a pensarci come si pensa ad un qualcosa di perso e mai più ritrovato. Mi alzai velocemente e, cercando di scostare l’erba, patapunfete! Caddi. Mi risollevai, sorridendo. Mi tornarono alla mente le parole del mio amico aggiusta-aerei. Prima di salutarlo definitivamente, aveva detto: "Ah ometto, ometto, quanto amo ascoltare la tua risata!”. Passai dal riso al pianto, ma fu un pianto dolce: mi mancava il mio amico aviatore.
 
 
Image
 
Ed ecco che improvvisamente lo vidi: il più bello dei Soli che calano.
“Qui abbiamo tutti sentito la tua mancanza!” , mi disse.
“Anch’io”, risposi, “ho avuto tanta nostalgia, ma ora sono qua!”
Lo stavo cercando ed invece era stato lui a trovare me.
Se i grandi riuscissero a capire che le cose belle non vanno rincorse, che tante volte arrivano da sole, riuscirebbero a provare gioia anche guardando un semplice tramonto.
“Buonasera, principino!” disse il Sole e a poco a poco scomparve, senza che io riuscissi in tempo a ricambiare il saluto.
Stavo quasi per rattristarmi, ma subito:
“Buongiorno!”, sentii dall’altra parte.
Un pianeta piccolo come il mio ha molti “Buongiorno” e altrettanti “Buonasera”. L’uno sussegue subito l’altro.
Come un lampo mi tornò alla mente il lampionaio dell’asteroide 329, che io avevo visitato prima di atterrare sulla Terra.
In quel momento ricordai ogni momento del mio viaggio di ritorno.
È stato lungo ma entusiasmante.
Quante tappe! Quanti asteroidi avevo visitato.
In realtà, molti già li conoscevo: mi ci ero fermato durante il viaggio di andata.
 
2. “Ripasserò quando lei sarà bambino!”
 
Avevo, infatti, già conosciuto il geografo che abitava tutto solo il sesto pianeta, l’asteroide 330.
Lo ricordo benissimo.
Con stupore, lo trovai addormentato sulle sue carte.
“Pssss, si svegli!” feci con delicatezza e a voce bassa, ma quello si svegliò di colpo.
“Chi sei? Da dove vieni? Cosa hai da dirmi?” disse agitandosi sulla sedia mentre si sistemava la camicia e poi la folta barba. Ma non mi guardò.
“Ci siamo già conosciuti” risposi.
“Oh caro, certo, mi ricordo dei tuoi capelli dorati”, mi disse ora rivolgendosi a me.
“Se non erro, eri diretto sulla Terra. Allora, dimmi, cosa hai visto?”, continuando a muoversi goffamente, prendendo già la penna tra le dita al fine di appuntare qualche informazione.
“Sono venuto per ringraziarla, lei mi ha dato un ottimo consiglio. La Terra è davvero bella. È così grande! Ogni giorno si scoprono e s’imparano nuove cose.”
“Non star lì impalato, siediti e raccontami” disse mentre scuoteva ancora la penna, come se non ne avesse mai usata una. Emozione? Trepidazione? Beh, non ne ho idea, ma fu una scena davvero buffa.
Iniziai a parlare.
“Ho conosciuto vari uomini, tra i quali un mercante, un deviatore di binari, un aviatore. Ho incontrato anche un fiore piccolo e tante rose. Credevo che la mia rosa fosse unica!”.
“Suvvia, ragazzetto, perché mai dovrebbero interessarmi queste cose?” fece spazientito.
“Ho anche addomesticato una volpe.”
Subito mi interruppe:
“Mi prendi per stupido? Non ho tempo da perdere io!” urlò.
Ricordo ancora che un pensiero passò nella mia mente, rimbombando: “Sì, si è stupidi se non si apprezzano i racconti; si è sciocchi se non si amano i dettagli, che siano essi di un viaggio, di un oggetto o, perché no, di esperienze vissute, anche se da altri!”. Ho sempre ritenuto che l’ascolto sia un fondamentale: ascoltando gli altri, conosciamo noi stessi. È conoscendo altre storie che impariamo ad apprezzare o a migliorare le nostre. Si impara più ascoltando che parlando!
“Signor geografo, io proprio non capisco cosa lei voglia sentirsi dire da me!” ribattei intimorito.
“Non ho tempo da perdere! Vai via!” borbottò.
Andare via. Cos’è questo “andar via”?
Ci si allontana veramente dalle cose o dalle persone?
Riusciamo veramente a cancellare le cose dalla nostra mente o, invece, esse rimangono dentro di noi, nascoste in un angolino buio, pronte, prima o poi, a riaffiorare?
Almeno per quanto mi riguarda, porto dentro più chi mi ha dato motivo di riflettere che chi mi ha semplicemente assecondato.
Avrei voluto dirgli tante di quelle cose ma …
“Lei mi sembra quasi l’eco che ho incontrato su quell’alta montagna! Tolgo il disturbo!” risposi amareggiato.
“Fermati! Montagna? Quale montagna? Quanto era alta? Cosa hai tu potuto osservare da lì?” mi fermò interessato. Notai che risplendeva di una nuova luce. In effetti non so chi rilucesse di più: se lui, che aveva la speranza di racimolar notizie, oppure io, che mi illudevo che lui avesse realizzato di non esser stato poi tanto gentile e che si fosse improvvisamente interessato a me, al mio racconto. Ero felice anche qualora lui lo stesse facendo unicamente per cancellare il mio broncio (ipotesi possibile e che considerai). Ero ancora molto ingenuo: un bambino, appunto!
“Ho conosciuto l’eco e…” non finii nemmeno che si alzò arrabbiato.
“Senti, biondino” disse “non mi faccio prendere in giro! Va’ via, se non riesci a dare notizie geografiche!” e si grattò la barba stizzito.
“Volevo raccontarle tutte le cose belle che ho vissuto, le esperienze che ho fatto. La mia amica volpe avrebbe ascoltato! Volevo che lei fosse felice per me, con me. Veda, è tutto qui, volevo farla sorridere, ed invece ho appena scoperto che la felicità non esiste, per gli adulti, e che se quest’ultima si presenta a loro bussando alla porta, essi fingono di non aver sentito il campanello! Ripasserò quando lei ritornerà bambino!”. Stavo per andar via ma mi fermai e tornai davanti alla scrivania.
“Sono ancora qui... per scusarmi!” dissi a testa bassa e mortificato. Avevo riconosciuto in un momento i miei errori.
“E fai bene!” urlò l’uomo con arroganza. “Il tempo è prezioso! Me ne hai fatto perdere fin troppo.”
“Anche il mio tempo lo è ma volevo trascorrerne un po’ con lei. Non mi ero scusato per questo, comunque. Mi son scusato per i miei toni, che si addicono agli adulti, non ai bambini”, ed andai via.
Da lontano sentii mugugnare: “La volpe, l’eco… che sciocchezze! Forse però la sua volpe era davvero importante per lui, così come l’eco”. Pensai di ritornare da lui per riprendere il discorso: dopotutto aveva riflettuto, ma contemporaneamente ritenni che non gli avrebbe fatto male riflettere ancora un po’. Magari avrebbe riscoperto il bambino che era in lui.
 
 
3. “[…] per te che brilli già di tuo.”
Sul quinto pianeta ritrovai il lampionaio.
“Buongiorno!” esclamai.
“Buonasera!” rispose l’uomo che lavorava ininterrottamente, spegnendo il lampione.
“Ci siamo già incontrati!” dissi. “Sono stato qui tempo fa. Ero in viaggio.”
“Sì, mi ricordo.”
“Volevo semplicemente dirle che stimo l’impegno con il quale svolge il suo lavoro. Lei accende e spegne questo lampione a distanza di un minuto.
Dev’esser stancante, ma dalla Terra una notte, mentre ero nel deserto, ho visto una luce ad intermittenza che brillava nel cielo.
Mi son chiesto cosa fosse mai quel puntino che si accende e si spegne ed ho pensato a lei.
Poi ne ho visto un altro ed un altro ancora e giuro di averne contati almeno sei.
Ed è tanto bello che nell’Universo ci siano altri lavoratori seri come lei. Capisce?”
“Cosa?”
“Lei non è solo!”
“Ragazzino, se avessi contato meglio, ti saresti accorto che ci sono altri sette lampionai oltre me. Il nostro non è certo un lavoro tranquillo ma siamo felici di averne uno!”
E spense il lampione.
Pensai: “Ma ‘noi’ chi?”, e quasi come se mi avesse letto nel pensiero…
“Sai, siamo nove fratelli. È importante lavorare. Il lavoro ci fa sentire utili. Abbiamo un ruolo, noi, nell’Universo!” rispose con orgoglio mentre riaccendeva il lampione.
“Vedi, abbiamo ...

Indice dei contenuti

  1. INTRODUZIONE: IL PICCOLO PRINCIPE È IN OGNUNO DI NOI
  2. Note biografiche sull’autore
  3. IL PICCOLO PRINCIPE
  4. Capitolo II
  5. Capitolo III
  6. Capitolo IV
  7. Capitolo V
  8. Capitolo VI
  9. Capitolo VII
  10. Capitolo VIII
  11. Capitolo IX
  12. Capitolo X
  13. Capitolo XI
  14. Capitolo XII
  15. Capitolo XIII
  16. Capitolo XIV
  17. Capitolo XV
  18. Capitolo XVI
  19. Capitolo XVII
  20. Capitolo XVIII
  21. Capitolo XIX
  22. Capitolo XX
  23. Capitolo XXI
  24. Capitolo XXII
  25. Capitolo XXIII
  26. Capitolo XXIV
  27. Capitolo XXV
  28. Capitolo XXVI
  29. Capitolo XXVII
  30. APPROFONDIMENTI
  31. Dalla “Terra degli uomini”
  32. La rosa
  33. L’Amore
  34. PICCOLO PRINCIPE, IL VIAGGIO CONTINUA
  35. 1. “Bentornato, principino!”
  36. 2. “Ripasserò quando lei sarà bambino!”
  37. 3. “[…] per te che brilli già di tuo.”
  38. 4. “Era lei a farmi luce”
  39. 5. “[…] lascia che risplenda!”
  40. 7. “In quale vita ti ho incontrato?”
  41. 8. “[…] nessuno conosce la mia Bumpuff!”
  42. 9. “[…] occhi per vedere, non solo per guardare.”
  43. 10. Un limite degli adulti
  44. 12. Un sogno stranissimo
  45. 13. “Chi è il più felice tra noi due?”
  46. 15. “Cara sei tu.”
  47. 16. Supergalassia e il Tutto
  48. 17. “Un matto posso perdonarlo.”
  49. 18. La donna-fiamma
  50. 19. Nessun bisogno di cercare altrove
  51. 20. La verità e la magia
  52. 21. “Ecco a voi … Turbinella!”
  53. 22. Ping, Pong ed il Principe Pang
  54. 23. Un Piccolo Principe, non più tanto piccolo.
  55. 24.Grande Re, Signor Creatore o ‘TUTTO’
  56. 25. “Ti dedico tutto”
  57. POSTFAZIONE