1. Enneagramma, organizzazioni e tipi di personalità
Le origini dell’Enneagramma, come già indicato nell’introduzione, sono remote e, ancora oggi, non c’è una chiara individuazione della sua genesi.
Può valere la pena aggiungere alcune considerazioni sul fatto che alcuni studiosi lo fanno risalire alle Scuole dei Sufi, un antico ordine religioso del Medio Oriente, a lungo perseguitato dai fanatici religiosi islamici, perché i loro seguaci avevano diverso concetto della“guerra santa”. Secondo i Sufi, infatti, la guerra santa non era diretta contro i nemici dell’Islam, ma nei confronti di se stessi e delle proprie tendenze negative.
L’Enneagramma compare anche negli insegnamenti di Pitagora. Esso era, infatti, la nona figura geometrica tra le dieci contemplate dal grande matematico.
È anche interessante notare che la presentazione dell’Enneagramma nel mondo occidentale agli inizi del Novecento, a opera del Maestro Georges Gurdjieff, coincise con il periodo in cui avvenne la “scoperta” dell’inconscio da parte di Sigmund Freud.
Successivamente la conoscenza e le possibilità di applicazione del modello sono state integrate dai contributi di Oscar Ichazo, dello psichiatra Claudio Naranjo e dei padri Gesuiti.
Dopo un periodo iniziale che considerava questo modello solo come il frutto di un’antica conoscenza a carattere prettamente esoterico, l’Enneagramma si è gradualmente diffuso ed ha consentito di svelare le sue straordinarie potenzialità in rapporto alla conoscenza del genere umano, delle sue strategie di azione e delle modalità con cui si manifestano i comportamenti.
L’Enneagramma è rappresentato da una figura a nove punte inscritta in un cerchio. Ogni punta tende a rappresentare un determinato tipo di personalità identificato da un numero (da uno a nove).
La cosa che rende questo modello straordinariamente interessante, non deriva solo dalla descrizione dei nove tipi di carattere, ma anche dalle possibilità di evoluzione (o involuzione) che essi hanno per rapporto agli altri diversi tipi.
Esso non identifica un certo tipo di carattere come migliore degli altri, ma definisce aspetti positivi e negativi di ognuno dei nove tipi di personalità, evidenziando inoltre le specifiche aree di miglioramento per ogni carattere e le trappole che è necessario evitare.
Una particolare considerazione merita il rapporto tra Chiesa cattolica ed Enneagramma; infatti una parte del clero ha mostrato un’a perta diffidenza per una dottrina che proveniva da ambienti esoterici, ciò nonostante a partire dal 1970 è divenuto uno strumento e uno degli indicatori di personalità molto utilizzato nei seminari e nelle università cattoliche.
Secondo Wikipedia, ad esempio, il gesuita Robert Ochs, tenne presso la Jola University di Chicago il primo corso sull’uso cristiano dell’Enneagramma, che da allora prese a diffondersi in numerose comunità cristiane.
Ogni organizzazione, dalla più semplice alla più complessa, è un “network” di persone. In essa vivono e lavorano personalità diverse che manifestano obiettivi e modalità di relazione differenti.
Con alcune di loro abbiamo maggiore facilità di comunicazione, mentre con altre le relazioni sono più difficoltose.
Il pensiero occidentale corrente, generalmente tende a fornire interpretazioni usando la logica, la razionalità, ma non tutto ciò che riguarda i comportamenti umani è spiegabile con tali categorie concettuali.
Ci sono cose che sfuggono alla logica e possiedono dimensioni più ampie che spesso ne rendono difficile il controllo. Non sempre essa è in grado di spiegare completamente la complessità degli eventi che ci circondano o che nascono all’interno di noi stessi.
Con ogni probabilità l’irrazionalità e la componente emotiva, fattori assolutamente determinanti nella vita delle persone, rivestono anche nella vita organizzativa una componente maggiore di quella che normalmente si attribuisce loro.
Quando parliamo del nostro cervello, non dobbiamo dimenticare che esso è costituito da due emisferi che operano con modalità e funzioni differenti.
L’emisfero sinistro è deputato alla definizione degli aspetti razionali, logici, riferibili, ad esempio, al calcolo e al linguaggio verbale. L’emisfero destro (che per secoli in Occidente era definito “emisfero muto”) invece, è preposto alla gestione degli aspetti emotivi, irrazionali, della creatività, della comunicazione non verbale e dei sogni.
Ora questi fattori giocano un ruolo determinante anche nella vita aziendale. Essendo ogni organizzazione definibile, tra l’altro, come una grande “rete” relazionale, la componente riferibile alle persone raggiunge un’importanza determinante. Certo sappiamo bene che conoscere le persone è un compito difficile, ma esistono modelli che possono rendere il compito meno arduo e la nostra vita più semplice.
In fondo ognuno di noi sa di non essere perfetto e di non avere il completo controllo di se stesso e delle proprie emozioni. Certe volte abbiamo paura e non sappiamo quali possano essere le scelte professionali migliori per noi. Altre volte ci sentiamo stranamente scontenti e demotivati e facciamo fatica a trascorrere l’intera giornata in azienda. In altre circostanze possiamo entrare in conflitto con qualche collega e trovarci poi in grande imbarazzo.
Il modello dell’Enneagramma non è certo la soluzione totale a questi problemi, tuttavia esso può aiutarci a comprendere la natura dell’animo umano, allo scopo di liberare le nostre potenzialità e scoprire i limiti che ci vincolano e ci impediscono di essere liberi, e di farci vivere in armonia con la realtà che ci circonda.
L’Enneagramma può essere usato sostanzialmente in due modi: come strumento per la comprensione del sé (e quindi per sapere cosa eventualmente cambiare di noi stessi) e, in secondo luogo, per la comprensione degli altri (allo scopo di migliorare le relazioni).
Sappiamo bene che la natura umana è rappresentata da una grande varietà di forme e pertanto ci saranno comunque aspetti che non riusciremo a controllare, di cui tratteremo in questo libro. Essa non è cambiata dai tempi degli antichi maestri Sufi, i quali scoprirono i tipi di personalità. Lo studio del modello che qui proponiamo, prevede un percorso strutturato su tre tappe fondamentali. La prima si riferisce alla necessità di imparare l’autosservazione, al fine di valutare (per quanto possibile) il nostro comportamento in modo distaccato e obiettivo. La seconda tappa prevede la necessità di migliorare la nostra autocomprensione, così da conoscere quali sono i motivi alla base dei nostri comportamenti. Infine la terza tappa del percorso ha a che fare con l’inizio dell’autotrasformazione, così da abbandonare i comportamenti maggiormente disfunzionali per noi e adottare quelli maggiormente proficui.
Spesso la comprensione può essere solo parziale o incompleta. Ci sono misteri nella natura umana che forse nessuno riuscirà a comprendere completamente. Tuttavia esistono oggi notevoli possibilità per migliorare la conoscenza di noi stessi e delle persone che vivono e lavorano con noi.
Nella gestione delle organizzazioni, è frequente e importante il problema di come riuscire a mettere assieme tutte le tessere che compongono il mosaico, dove le tessere sono le persone e il mosaico rappresenta il disegno organizzativo “a regime”, persone e strutture. Trovarsi davanti, magari come capita spesso, mucchi disordinati di tessere, da mettere in ordine o ricomporre, non è esattamente come quando si compra una nuova scatola del “puzzle” che preferiamo. All’interno della scatola troviamo, infatti, un numero ben definito di pezzi (non uno di più, non uno di meno) e pezzi esattamente corrispondenti, uno per uno, alle caselle “diverse”, da ricoprire, fino alla soluzione finale che è quella di comporre, in maniera esatta, il disegno… avendo a disposizione anche le istruzioni.
Il gioco, nelle organizzazioni, è molto più complicato; il numero di pezzi può essere incommensurabile e li hai tutti, più o meno, davanti a te, scombinati, molti sulla scrivania, alcuni nei cassetti, a volte altri per terra… può anche succedere di non sapere o di non essere certi che appartengano veramente tutti allo stesso disegno, che siano tutti da inserire nella stessa cornice…
È come avere centinaia di tessere, per comporre un mosaico col dubbio, o la certezza, che alcune o addirittura molte delle tessere disponibili siano estranee al disegno finale.
A questo punto, alcuni pezzi dovranno essere scartati senza pietà, e magari saranno quelli più belli nei colori o nella forma… ma se non c’entrano col gioco, con quella composizione…
Non prendere questa decisione o non attuarla per mancanza di visione di insieme, di determinazione o coraggio, potrebbe rendere impossibile la soluzione. Sarebbe, infatti, come voler forzare pennellate di Picasso o Dalì all’interno di un dipinto di Piero della Francesca, Giotto o Michelangelo.
Occorre, invece, saper comporre insieme esclusivamente i pezzi giusti, dovremo scartarne alcuni, cercarne altri, magari non disponibili al momento, conquistarli dopo una certa fatica ed esperienza.
Ti capita di avere in mano quel numero interminabile di tessere che quasi ti soffocano, ti sommergono, se non riesci a ricomporle rischi l’incubo, la frustrazione, la disfatta. Devi riuscirci, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione: le energie, la competenza, il tempo, la creatività e la resistenza alle forzature da parte di chi vuole “regalarti” altri pezzi, di cui non hai bisogno, magari belli, rari, ma che non ti servono, inutili per il tuo gioco.
Molte volte avviene che dei pezzi finiscano nel puzzle sbagliato, in quello che...