Comunicazionepuntodoc numero 4. Più Italia
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Comunicazionepuntodoc numero 4. Più Italia
Più Italia
Informazioni sul libro
Il quarto numero di Comunicazionepuntodoc, intitolato Più Italia, è dedicato alle modalità in cui il discorso politico è riuscito e riesce a contribuire alla costruzione dell'identità nazionale, con specifico riferimento ai centocinquant'anni dell'Unità d'Italia. La struttura del volume prevede la realizzazione di interviste a esponenti politici e istituzionali, e a docenti di livello nazionale e internazionale, cui si affiancano i contributi degli allievi del Dottorato, volti ad approfondire questioni quali le dinamiche di costruzione dell'identità civile italiana, le metamorfosi sociali e culturali del paese, l'evoluzione del sistema dei media e della comunicazione politica, fino all'analisi delle forme di valorizzazione del brand legato alla celebrazione del centocinquantenario, del ruolo e della rappresentazione della donna, della centralità dei movimenti migratori.
Domande frequenti
Informazioni
Sguardi sull’Italia Unita
Contributi dei docenti del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
Abstract
Allo scopo di valorizzare ulteriormente i contributi degli allievi del Dottorato in Scienze della Comunicazione e della Scuola Mediatrends, e per fornire un contributo di conoscenza che comprendesse le diverse sensibilità scientifiche del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale che genera il Dottorato ed ospita la gran parte delle iniziative della Scuola, nel corso del Consiglio di Dipartimento del 14 giugno 2011 è stato chiesto ai docenti di collaborare attivamente al numero. La sfida di rendere conto dell’intersezione tra i propri interessi di studio e le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha generato otto diversi sguardi sul nostro paese, un complesso puzzle che va dal diritto al marketing, dal cinema all’industria.Parole chiave
Cittadinanza, Racconto audiovisivo, Brand, Elezioni, Identità, Storia e memoria, Lavoro, Città.Abstract
To increase the value of the contribution provided by Phd students attending the Science of Communication Doctorate or the Doctorate School Mediatrends, and to include in a single paper the different scientific interests of the Communication and Social Research Department, that organizes the Doctorate and hosts most of the School’s activities, during the Department council Held on June the 14th, 2011, the professors were required to actively collaborate to this issue of Comunicazionepuntodoc. The challenge to describe the intersections between one’s study interests and the celebrations for the 150 years of Italian unity generated eight different outlooks on our country, a complex puzzle including Law and Marketing, Cinema and Industry.Keywords
Citizenship, Audiovisual narration, Brand, Elections, Identity, History and memory, Labour, City.
Cittadinanza e diritti politici in una dimensione sovranazionale
di Maria Romana Allegri
Tradizionalmente, la nozione di cittadinanza insita in tutte le Costituzioni moderne, basate sul principio della sovranità popolare, presuppone la tendenziale coincidenza fra “popolo” titolare della sovranità e “corpo elettorale” titolare dei diritti politici. Quindi, tutte le Costituzioni contemporanee – salvo rare eccezioni – riconoscono l’inviolabilità dei diritti elettorali e la loro protezione costituzionale soltanto ai propri cittadini, sebbene non vietino espressamente l’estensione di tali diritti ai non cittadini. Questa visione della cittadinanza, di tipo giuridico-formale, convive con quella di tipo storico-sostanziale secondo cui i membri della comunità politica sono identificati in base ai legami concreti che li legano – il comune patrimonio storico e culturale – anche a prescindere dalle disposizioni di legge relative all’attribuzione della cittadinanza. Due casi pervenuti all’attenzione della Corte di Lussemburgo, sui quali essa si è pronunziata il 12 settembre 2006, hanno posto in evidenza il problema dell’attribuzione dei diritti politici – segnatamente, il diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo – a quanti sono legati alla comunità politica da rapporti di tipo sostanziale a prescindere dal requisito della cittadinanza. In particolare, con la sentenza Matthews del 12 settembre 2006 (Causa C-145/04) la Corte europea di Giustizia ha stabilito che spetta agli Stati membri il potere di definire la titolarità del diritto di voto attivo e passivo per le elezioni del Parlamento europeo, all’occorrenza anche ampliandolo o restringendolo rispetto alla cerchia dei propri cittadini.
Ciò considerato, quanto più i cittadini europei usufruiranno dei diritti di libera circolazione e soggiorno garantiti dal TUE e dalla direttiva 2004/38/CE, tanto più è probabile che coloro che risiedono permanentemente, o anche solo temporaneamente, in uno Stato membro dell’Unione diverso da quello di cui sono cittadini scelgano di esercitare il proprio diritto di elettorato attivo e passivo per il Parlamento europeo in tale paese.
La crescita di questo fenomeno – che potremmo definire della transnazionalità del voto – in termini quantitativi potrebbe essere considerata, se dimostrata, un indizio, della accresciuta consapevolezza nei cittadini europei dell’appartenenza ad una comunità sovranazionale e, conseguentemente, della graduale formazione di un demos europeo.
L’applicabilità dei diritti di cui sopra a partire dalle elezioni politiche europee del 1994 è stato garantito dalla direttiva 93/109/CE del 6 dicembre 1993, relativa alle modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo per i cittadini dell’Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non sono cittadini. La direttiva consente ai cittadini europei di esercitare il diritto di voto e di presentazione della propria candidatura nel paese di residenza alle medesime condizioni dei cittadini di tale paese, prevedendo altresì alcuni strumenti – la cui efficacia però si è dimostrata finora debole – per prevenire il doppio voto e la doppia candidatura, bastai essenzialmente su un sistema di scambio di informazioni fra gli Stati membri.
Nelle tornate elettorali del 1994, 1999, 2004 e 2009, in un contesto caratterizzato dalla progressiva diminuzione del tasso di partecipazione elettorale, la percentuale di cittadini residenti nei diversi Stati membri dell’UE che hanno scelto di iscriversi nelle liste elettorali del paese di residenza, anziché del paese di origine, appare comunque in crescita, pur rimanendo complessivamente bassa: si è passati dal 6% all’11,6% del totale dei potenziali elettori UE residenti in Stati diversi da quello di origine1. In particolare in Italia, tali percentuali sono passate dall’1,8% del 1999 al 10,6% del 2004, mentre per quanto riguarda le elezioni del 2009 il dato non è stato reso noto. In termini assoluti, tuttavia, sappiamo che nel 2009 si sono iscritti nelle liste elettorali italiane per partecipare elle elezioni del PE 65.906 cittadini di altri paesi UE2. Coloro che invece hanno presentato la propria candidatura al PE nello stato di residenza, anziché in quello di origine, sono sempre stati poche decine e pochissimi fra loro sono stati eletti. Tuttavia, il dato relativo alle elezioni europee del 2009 testimonia una leggera crescita quantitativa (81 candidati) rispetto alle precedenti tornate elettorali (62 candidati nel 1999 e 57 nel 2004). Il fenomeno della transnazionalità del voto appare quindi in crescita, sia pure lieve. Inoltre, da un sondaggio Eurobarometro del 20103, risulta che il 50% dei cittadini europei è favorevole all’ipotesi che i cittadini europei possano partecipare anche alle elezioni politiche nazionali nello Stato di residenza diverso da quello di origine e il 54% è favorevole alla medesima ipotesi applicata alle elezioni regionali. In prospettiva, ciò potrebbe essere interpretato come una graduale affermazione del senso di comune appartenenza ad un unico demos, sebbene non vada trascurato il deciso dissenso rispetto alle due ipotesi espresso da più della metà dei cittadini dei paesi scandinavi e dell’Europa centro-orientale.
Nuncius
di Federico Di Trocchio
Non perché volessero darsi delle arie ma semplicemente perché trasmettevano dal Vaticano. Il programma si chiamava “Scientiarum NunciusRadiophonicus”eandavainondasuRadioVaticana una voltaalmese(disolitoattornoal25) alle10dimattinaconreplica alle 19. Iniziò nel 1931 vale a dire l’anno stesso in cui Marconi consegnò a Pio XI la stazione radio più avanzata di allora.
A dirigerla fu chiamato Giuseppe Gianfranceschi, un padre gesuita già presidente dell’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, che essendo un ottimo fisico aveva collaborato con Marconi alla messa a punto della stazione. E fu proprio Gianfranceschi a ideare il programma. Che era diviso in due parti: la prima era una rassegna dellememoriediscussenella PontificiaAccademiadelleScienzeela seconda era costituita da “notitiunculae” ovvero brevi informazioni di carattere scientifico o tecnico. Il testo letto dagli speaker veniva poi pubblicato in un opuscolo allegato agli Atti dell’Accademia.
Ma se pure il Nuncius era rivolto al mondo intero all’Italia veniva comunque riservato un occhio di riguardo tanto che, ad esempio, nel giugno del 1931 il biologo Vito Zanon illustrava i metodi migliori per contrastare l’invasione periodica dell’Adriatico da parte di alghe e mucillagini che evidentemente già allora tra luglio e agosto deturpava il nostro mare; enel 1933 l’illustre accademico Luigi Lombardi affrontava il problema del blocco degli scambi ferroviari a causa del freddo che aveva paralizzato la stazione di Milano. Spiegavainchecosaconsistevailsistema diriscaldamentoelettrico appena ideato e, sulla base di un rapido conto, ne dimostrava l’utilità: per sbloccare a mano gli scambi occorrevano 800 uomini che si alternavano in turni di otto ore; in totale 3.000 operai che nell’inverno 1932-33 erano costati 1.300.000lire.L’impiantodi riscaldamentoelettricocostava pocopiùdi1milioneequando era in funzione richiedeva una spesa per l’energia elettrica di 180 lire all’ora. A conti fatti, concludeva Lombardi, è evidente la convenienza “recurrendi ad calefactionem electricam”.
È difficile dire quanti ascoltatori seguissero le trasmissioni dello “Scientiarum Nuncius”, vale a dire quanti di quelli che capivano il latino fossero ansiosi di sintonizzarsi una volta al mese su Radio Vaticana per tenersi aggiornati sull’evoluzione della scienza e della tecnica. Del resto sappiamo che neppure Round Table, un programma didivulgazionescientificatrasmessoinAmericadalla NBC incollaborazioneconl’universitàdiChicagoapartireda quello stesso 1931, era molto seguito.
Ma Round Table andò in onda fino al 1955 mentre il “Nuncius” vaticano dopo la morte di Gianfrancesci nel 1934 cominciò ad avere vita sempre più difficile, finchè cessò definitivamente di andare in onda nel gennaio del 1936.
Quali immagini, per quale identità? Il racconto dei 150 anni dell’Unità d’Italia negli spot istituzionali
di Franca Faccioli, Serena Fabrizio, Linda Manzone
In questa nota si considerano gli spot televisivi – la parte più visibile delle campagne – per offrire alcuni spunti di riflessione sui contenuti che contribuiscono a rappresentare la memoria e l’identità del paese. Il tema dell’unità nazionale viene declinato attraverso due dimensioni principali: la ricostruzione del passato e la tensione verso il futuro. Tappe, simboli e immagini animano un racconto che tenta di creare una continuità tra il 1861 e il 2011. Gli spot si soffermano su alcuni percorsi segnati da avvenimenti5 che hanno guidato il difficile processo teso a fare di un’espressione geografica uno Stato unitario moderno. A testimonianza ed eredità del passato, a guida dello slancio verso il futuro (Ciampi 1999), è in questi eventi che si possono ricercare alcuni dei segni distintivi dell’Italia di oggi. La continuità tra passato e presente è affidata ad alcune immagini simboliche ricorrenti, prima tra tutte la bandiera: nel logo, assume la forma stilizzata di tre tricolori in moviment...
Indice dei contenuti
- Frontespizio
- Ci vogliono i riti... Sociologia e comunicazione di un evento identitario: 150 anni d’Italia. Editoriale di Mario Morcellini
- Unità nazionale e attuazione del federalismo. Editoriale di Marcello Fedele
- Un compleanno difficile. Contributo di Nicola Tranfaglia
- L’istruzione universitaria in Italia dall’Unità ai giorni nostri. Contributo di Gianluigi Rossi
- Un’identità non basta. Intervista ad Arrigo Levi
- L’Italia fatta dagli italiani. Unità, solidarietà, sussidiarietà. Intervista a Gianluigi Da Rold
- Fenomenologia dell’Arcitaliano. Intervista a Giuliano Ferrara
- Rubrica: La comunicazione timbra il cartellino
- Comland 150. La penisola che non c’è. Contributo di Silvia Leonzi e Giovanni Ciofalo
- Sguardi sull’Italia Unita. Contributi dei docenti del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
- Rubrica: Trame testuali
- Media e rappresentanza politica in Italia e Francia. Dialogo con Pierre Musso
- L’altra storia. L’Unità d’Italia attraverso il racconto della satira politica. Contributo di Sara Ritucci e Alessandra M. Straniero
- Rubrica: Impronte digitali
- Marca e territorio: il brand Italia. Contributo di Luisa Chiellino
- L’Italia dei 150. Migrazioni interne e scambio culturale come mattoni dell’identità nazionale. Contributo di Rosanna Consolo
- Rubrica: Comunicazione oltre il confine
- Il mondo è delle donne? Politica, visibilità e rappresentazione femminile in Italia. Di Enrica Bolognese
- Dal bene comune all’interesse generale della nazione. Costruire l’identità collettiva. Di Francesca Belotti
- Rubrica: Metafore dell’industria culturale
- Un paese (dis)unito. Le celebrazioni dell’unificazione nella rappresentazione giornalistica: il caso de La Stampa. Di Antonio Di Stefano
- 150° anniversario dell’Unità d’Italia tra Tv e Web. Analisi del portale Rai. Di Anna Angela Franchitto
- Rubrica: BLURP!
- 150%. La Statistica ufficiale e l’Italia unita: brevi appunti di una storia in parallelo. Di Corrado Peperoni
- C’è più gusto ad essere italiani... L’Unità d’Italia alla prova dei sondaggi. Di Paolo Fedeli
- Rubrica: Del dialogo e del confine
- La didattica ri-vista. Appunti di viaggio sugli eventi della community dottorale della Sapienza
- Colophon