1.
«Spaziani ha la faccia da topo! Spaziani ha la faccia da topo!»
«Smettila Giovanni!»
«Sei un topo grasso!»
«Non è vero!»
«Ma ti sei visto?»
Emanuele Spaziani non riesce più a ribattere alla canzonatura del compagno di scuola. Le lacrime gli appannano la vista, il muco gli cola dal naso e gli bagna le labbra.
Giovanni fa una smorfia.
«Sei un frignone!»
Gli dà una spinta e lo fa cadere a terra, di fronte al resto degli studenti ammassati nel cortile scolastico.
«E magari pure frocio!»
Lo colpisce allo stomaco con un calcio, spezzandogli il fiato.
Emanuele si protegge la pancia con le braccia. Trema. Vorrebbe sparire. Intorno a lui le risate dei presenti. La polvere si aggrappa sulla sua pelle. Gli finisce nei capelli e nella bocca.
Giovanni gli sputa addosso. Si accovaccia con l’intenzione di afferrarlo per il bavero della camicia, ma viene tirato via. Stupito si volta di scatto. Una ragazzina bionda, dalle guance coperte di lentiggini, lo tiene per il colletto della maglia. I suoi occhi caffellatte sono pieni d’ira.
«Lascialo perdere!» gli dice con aria minacciosa.
Il bambino si scosta, mettendosi in piedi.
«E tu chi caspita sei?»
«Quella che ti mena se non te ne vai!»
«Tu? Con quelle quattro ossa che ti ritrovi?»
La compagna aggrotta la fronte. Dà un’occhiata a Emanuele, ancora sdraiato e impaurito. Assesta un pugno sul viso del bulletto. Giovanni lancia un urlo, coprendosi il naso sanguinante.
«Tu sei tutta scema! Mi hai rotto il naso!»
«Ti avevo avvertito!»
Il ragazzino indietreggia e corre nell’edificio scolastico.
Gli studenti tacciono sconcertati. La bambina si china su Emanuele.
«Stai bene?»
Lui si mette seduto senza dire niente. Si asciuga gli occhi, celesti quanto il cielo, con la manica della camicia. Timido e impacciato solleva appena lo sguardo su di lei.
«Grazie» sussurra.
«Di niente! Odio i bulli.»
La bimba gli porge la mano e un sorriso allegro si apre sul suo volto latte.
«Io sono Asia!»
Emanuele si alza, pulendosi gli abiti sporchi di terra. Raccoglie la merenda, finita in un angolo del cortile. Sospira deluso. Non può certo mangiarla adesso. Tante formiche camminano sopra il pane e il prosciutto. La getta nel cestino a malincuore.
Asia Rinaldi si guarda per un momento le dita, poi fruga nelle tasche del suo giacchetto. Tira fuori una brioche e la mostra all’altro.
«Facciamo a metà, vuoi?»
«Davvero?»
«Certo, non puoi mica stare a stomaco vuoto.»
Stavolta è Emanuele a sorridere. Accetta di buon grado la gentilezza e si siede con Asia sulla scalinata d’ingresso.
«Dici che la professoressa ti fa sospendere?» domanda mangiando un pezzo di dolce.
La ragazzina alza le spalle.
«Se sospende me allora a Giovanni lo deve buttare fuori dalla scuola!»
«Comunque sei proprio forte.»
Asia scoppia a ridere divertita.
«Tutto merito di mio fratello!»
La campanella suona. Gli alunni iniziano a rientrare nel complesso scolastico.
Asia ed Emanuele divorano gli ultimi pezzetti di merendina. Si alzano e insieme si accodano al resto degli studenti pronti a rientrare nelle loro classi.
Il ricordo di quel giorno di ottobre dipinse sul volto di Asia un sorriso incerto. Appoggiata alla credenza della cucina sorseggiava il cappuccino rivolta alla finestra. Il giardino risplendeva di sole. Le bocche di leone ondeggiavano scosse dal vento e il loro giallo acceso emergeva dal verde del prato.
Si fece accigliata. Suo fratello Cristiano varcò la soglia della proprietà con la sorella Michela. Lasciò la tazza nel lavandino e andò ad aprire la porta. Si sporse fuori, sul portico.
«Che ci fate qui di prima mattina?»
«Siamo venuti a rapirti!» rispose Michela.
Asia scosse la testa rientrando in casa.
«Non esiste! Vi ho già detto come la penso!»
«Abbiamo parlato con Emanuele e lui è d’accordo con noi!» replicò la sorella, buttando sul divano la propria borsa.
Cristiano aprì il mobile della cucina e prese una scatola di biscotti. Moro, a differenza delle donne, s’imponeva su entrambe per l’altezza.
«Non ti puoi sposare senza un degno addio al nubilato.»
«Devo lavorare, non posso permettermi di partire.»
«Oh dai, Asia! Lunedì sarai di nuovo in ufficio.»
Michela indicò la camera con un cenno della mano.
«Forza, vai a fare le valigie. Approfitteremo del viaggio anche per farti trovare questo benedetto vestito da sposa!»
Asia arrotolò una ciocca intorno alle dita, muta.
Il fratello morse un frollino.
«Qual è il problema Asia?»
«Nessuno, è solo che sono impegnata.»
«Anche per comprarti l’abito nuziale? Lo sa Emanuele che a meno di due settimane dalle nozze sei ancora nuda?»
«Non è affar suo.»
«Sì che lo è se hai cambiato idea.»
«Non essere assurdo. Ti pare che potrei fargli una cosa simile?»
Michela, prima di parlare, si scambiò un’occhiata con Cristiano.
«Asia, pace se non vuoi fare la festa di addio al nubilato ma è un po’ strano che non ti importi né del vestito né di come mamma stia organizzando le tue nozze.»
Asia alzò le braccia stizzita.
«Fatela finita di pressarmi!»
Il suo cellulare squillò e la voce di Elisa emerse nel silenzio. La ragazza esitò un istante poi prese il telefonino dal tavolo, aprendo la chiamata.
«Manu…»
Emanuele, accomodato sulla poltrona del suo studio legale, sorrise. Si passò una mano tra i capelli bruni, ben pettinati. Le basette mettevano in evidenza i tratti morbidi del suo viso.
«Buongiorno. Sono arrivati Cristiano e Michela?»
«Sì, qualche minuto fa.»
«Ti hanno convinta finalmente?»
«Ma perché sei così fissato con questa storia dell’addio al nubilato?»
«Non lo so, è una tradizione e poi io avrò il mio addio al celibato.»...