Primo quadro
Muratore, poi Caposquadra, Primo Manovale e Secondo Manovale (che non parlano), poi Geometra.
Una piazzetta di Cosenza. In sottofondo il fruscio del fiume.
Un muro esterno della vecchia casa, semidiroccata, di Pasquale Rossi. A destra, un albero. Sul muro una grande scritta, tracciata a mano: “Pasquale Rossi è vivo”. A terra, a sinistra, due picconi. All’inizio la scena è vuota. Entra da sinistra il Muratore: con aria svogliata, si sgranchisce le mani come è abituato a fare prima di cominciare un lavoro faticoso. Poi si accovaccia ed esamina da vicino, uno dopo l’altro, i due picconi.
Muratore – Vediamo un po’ quale di questi picconi fa al caso mio. Questo ha la punta troppo pesante e il manico troppo leggero (lo scarta, con una smorfia di disgusto, ed esamina l’altro).
Quest’altro… ha la punta leggera, ma il manico è troppo pesante (pausa di indecisione).
Caposquadra – (entra da destra, con il Primo e il Secondo Manovale che trasportano una lapide appena staccata dal muro) Piano, per carità, fate piano, altrimenti chi lo sente il geometra. (avvicina, afferrandola fuori scena, a destra, una grossa pietra e la indica ai due) Ecco, poggiatela qui, lentamente (i due eseguono), così. Benissimo. Andate pure.
Primo e secondo manovale – escono a destra. Incuriosito, il Muratore si accosta, con un piccone in mano, per osservare la lapide da dietro le spalle del Caposquadra.
Caposquadra – (tra sé) Dopo tanta fatica per staccarla dal muro, la nasconderanno in qualche scantinato. (sospira con amarezza, estrae di tasca un fazzoletto e si accovaccia per spolverare la lapide, con movimenti accurati e commossi. Si accorge che il Muratore lo osserva e, sentendosi scoperto, chiede sgarbato) Beh? Si batte la fiacca?
Muratore – (con un gesto di disappunto si sposta a sinistra, fa un ampio respiro e si prepara a dare il primo colpo di piccone, mirando alla scritta sul muro)
Caposquadra – Fèrmati, che fai?
Muratore – (infastidito) Comincio.
Caposquadra – (entrando) Sei pazzo? Il geometra non è ancora arrivato, e lo sai che senza di lui non dobbiamo fare niente.
Muratore – (che ha appoggiato al muro il piccone) Chiariamo subito una cosa. Io ho ancora meno voglia di lavorare di te. Se voglio cominciare è per sbrigarmi e tornarmene prima a casa.
Caposquadra – Che non vedi l’ora di stare a casa te l’ho letto in faccia da stamattina. Quando non ti va di parlare significa che hai la luna storta.
Muratore – Ha parlato il re dell’allegria. Se domandiamo a uno che ci conosce chi è il più triste di noi due, ci mette più di un anno a decidere.
Caposquadra – Avrò anche la faccia triste, io, ma so rispettare gli ordini. Il geometra…
Muratore – (interrompendolo) Tutta questa devozione per i capi non ti raddoppia di sicuro la busta a fine mese. Ammesso che ci paghino, a fine mese. (più conciliante) Senti, il lavoro che c’è da fare lo sappiamo: abbattere quello che resta di questa casa. Ci pagano a cottimo, no? E quindi, prima ci sbrighiamo meglio è per noi (pensando di averlo convinto, riprende il piccone e si appresta a sferrare il colpo).
Caposquadra – Fèrmati! (gli afferra il piccone con la mano, poi gli chiede con aria di superiorità) Rispondimi: chi è il caposquadra?
Muratore – Sei tu; ma che c’entra?
Caposquadra – Quando non c’è il geometra, qui comando io.
Muratore – Uh, quante arie! L’Americano!
Caposquadra – (chiamando) Mario! Salvatore!
Primo e secondo manovale – rientrano da destra, in attesa di ordini.
Caposquadra – (indicando la lapide) Portatela nel magazzino ma, mi raccomando, piano, pianissimo. Metteteci sotto una coperta vecchia. (con precauzione i due Manovali sollevano la lapide e, barcollando, cominciano a trasportarla verso destra, osservati dal Caposquadra, che infine, scettico, sbotta) Aspettate, vengo anch’io. (esce a destra)
Geometra – (entrando da sinistra, al Muratore inoperoso) Eccolo lì: se ne sta con le mani in mano, lui. Il solito vagabondo. Questi due picconi ci stanno per ornamento o per sbatterli su quel muro? (al Muratore che tenta di giustificarsi) Niente scuse, ho capito tutto. Appena la ditta mi chiede di ridurre il personale, so io a chi dovrò dare la precedenza. Se ne sta con le mani in mano. Il caposquadra dov’è? Ora mi sente. (esce a destra, infuriato)
Muratore – (masticando imprecazioni, controvoglia dà i primi colpi di piccone)
Caposquadra – (entrando da destra con il Geometra, al Muratore) Ancora a questo punto? (mellifluo, al Geometra) Signor ingegnere, io non gli ho raccomandato altro: entro un’ora, così gli ho detto, almeno mezzo muro dev’essere smantellato. Poi, che potevo fare? Mi hanno chiamato quei due deficienti della lapide e sono andato da loro, non potevo certo dividermi in due; e questo fannullone, senza chi lo sorvegliava, ha approfittato della situazione…
Muratore – Posso parlare un po’ anch’io? Quello che dice questo tizio non è vero, e se mi lasciava fare a modo mio…
Geometra – (ironico) Già, se ti avesse lasciato fare a modo tuo, a quest’ora saresti già bell’e ubriaco nella prima cantina. Ti conosciamo bene, carogna. E lavora, invece di parlare! (avviandosi verso destra, al Caposquadra che vorrebbe seguirlo) Tu resta, e tienilo d’occhio. (esce a destra)
Muratore – (furioso, alza il piccone sulla testa del Caposquadra)
Caposquadra – (implorante) Amico mio, perdonami, ti spiego tutto. Ti darò una parte della mia mesata, ma non rovinarmi.
Muratore – (calmatosi di colpo) Giuramelo.
Caposquadra – Te lo giuro. Avevo capito male, avevi ragione tu… (dopo una pausa) Invece avevo ca...