Economia, politica, etica nel dispiegarsi del pensiero occidentale
eBook - ePub

Economia, politica, etica nel dispiegarsi del pensiero occidentale

Una narrazione sulla storia d'Italia per fatti essenziali: radici, tappe fondamentali, realtà attuale

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Economia, politica, etica nel dispiegarsi del pensiero occidentale

Una narrazione sulla storia d'Italia per fatti essenziali: radici, tappe fondamentali, realtà attuale

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il libro procede per tappe essenziali e si propone di fornire un'interpretazione delle vicende essenziali della storia d'Italia considerando come e quanto, al dispiegarsi storico degli eventi, hanno contribuito l'economia, la politica e l'etica: dalle origini al Medioevo, dal Rinascimento all'epoca moderna ed a quella contemporanea.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Economia, politica, etica nel dispiegarsi del pensiero occidentale di Ferruccio Marzano in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788865126684
Argomento
Storia

Sul coesistere, nel pensiero etico occidentale tra Seicento e Settecento, di posizioni portate avanti su basi religiose e di quelle di tipo laico e laicista

Premessa
Certo, la riflessione occidentale sull’etica era nata laica nella Grecia antica, con Socrate, Platone ed Aristotele.
A seguire, con la rivoluzione cristiana, quella riflessione era stata “nobilitata”, ma non “ribaltata”. Così che, con lo sviluppo della filosofia cristiana, sia nella Patristica (IV secolo e prima metà del V) che nella Scolastica (dalla seconda metà del V secolo a tutto il secolo XIII), si sarebbe ritrovato un riflesso della grande tradizione della filosofia greca.
D’altro canto, mentre con l’Umanesimo ed il Rinascimento si era avuta una ripresa dell’etica laicista, dal Seicento in poi – con il contribuito di pensatori di diversi Paesi europei – vi sarebbe stata un’espansione del pensiero d’impostazione sia laica che religiosa.
Col Seicento, infatti, si era avuto il rifiorire dell’etica in ambito religioso; e ciò in particolare, come visto, col grande Blaise Pascal.
Sul fronte laico, va richiamato il caso di un pensatore geniale, ma “isolato”, come Baruch Spinoza (1632-77).
Tuttavia, Spinoza perseguiva l’idea di un mondo composto da un’unica sostanza – Dio – che consta di infiniti attributi ed in particolare è il principio che garantisce l’ordine razionale delle cose, così che la stessa etica si risolve nell’amor Dei intellectualis, cioè nel riconoscimento di quell’ordine che assicura la vera libertà.
D’altro canto, un’ulteriore “svolta” si sarebbe avuta nel Settecento, allorché si sarebbe affermato il razionalismo illuministico. L’Illuminismo laico si sarebbe concluso con un “gigante” come Immanuel Kant (1724-1804), che però avrebbe dato adito anche a forti “derive”.
Eppure, non va trascurata la presenza di importanti pensatori cattolici, tra cui vanno specificamente richiamate due personalità ben diverse tra loro, ma parimenti essenziali per stili di vita di lucida testimonianza del Vangelo. Si è trattato, da un lato, di Papa Benedetto XIV e, dall’altro, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
In quel che segue, procederò allora col fare riferimento, in sequenza, a tali differenti posizioni e personalità che, dal Rinascimento in poi, si sarebbero ri-affermate nella società occidentale, per così dire, “in competizione” l’una con l’altra, cioè l’impostazione laica e quella religiosa, ed in particolare cattolica.
Preliminarmente, si rifletta sul Contrattualismo e sul Giusnaturalismo, precorritori dell’Illuminismo.

Sul Contrattualismo. Ipotesi e svolgimenti
Il Contrattualismo si riferisce a quelle teorie politiche che hanno visto l’origine della società in un contratto, tra governati e governanti, il quale implica obblighi precisi per ambedue le parti. In tale concezione, cioè, anche il potere politico si fonda su un contratto, il contratto sociale, che pone fine allo “stato di natura”, segnando l’inizio dello Stato politico.
In effetti, secondo alcuni pensatori, il contratto sociale è stato sempre alla base della nascita della società, ossia di quella forma di vita in comune che sostituisce lo stato di natura, in quanto, in questo, gli esseri umani vivono in una condizione di instabilità e insicurezza per la mancanza di regole riguardo a quelli che sono i loro diritti e doveri.
Certo, accettando spontaneamente le leggi che vengono loro imposte, le persone perdono una parte della loro assoluta ma (potenzialmente) pericolosa libertà, per assicurarsi una maggiore tranquillità e sicurezza sociale. Tuttavia, nel momento in cui il “patto” viene violato, il potere politico diventa illegittimo; di conseguenza il diritto di resistenza e ribellione viene legittimato.
Si considerano allora contrattualisti quei pensatori che si riconoscono in tale discorso. Tuttavia, lo “stato di natura”, benché sia solitamente considerato punto di partenza del discorso contrattualista, non ha una definizione universalmente accettata, essendo essenzialmente un’ipotesi logica.
Dunque, la riflessione sulla posizione dell’individuo all’interno della società, ossia inteso come cittadino, costituisce il fondamento di qualsiasi teoria politica. Ciò, mentre, nella mia impostazione, a fondamento della politica – teoria (o pensiero) e prassi – occorre porre una certa posizione etica, così come, a fondamento dell’economia, occorre porre una certa posizione etica ed una politica.
Storicamente, come già argomentato, in Occidente, oltre all’archè biblico, affermatosi sulle rive del Mediterraneo orientale, è stato nell’antica Grecia che il pensiero affrontava la distinzione tra il “politico” e il “prepolitico”, sostanzialmente, tra la norma (nomos) e la natura (physis).
Esempio paradigmatico della concezione dicotomica norma-natura, è stata, nella civiltà mitologica dell’antica Grecia, la vicenda di Antigone, come narrata dal grande tragediografo Sofocle. Il re Creonte ordinava che Polinice, reo di avere attaccato militarmente la sua città, non avesse sepoltura. Antigone, sorella di Polinice, disobbediva, però, all’ordine del re, per adempiere ad un ordine superiore, quello divino, che imponeva agli umani di seppellire le spoglie dei parenti morti.
Una concezione di questo tipo spinse alcuni sofisti (Trasimaco, Protagora) ad elaborare una teoria della genesi dello Stato di matrice individualistica. Lo Stato nasceva per superare la condizione primitiva nella quale ciascun individuo è pienamente libero di perseguire i propri fini senza alcuna limitazione e che è, quindi, caratterizzata dallo scontro perenne delle singole volontà. Come già richiamato, tale impostazione sarebbe stata superata nella grande filosofia greca classica (Socrate, Platone, Aristotele).
D’altro canto, a parte Socrate – concentratosi sul problema etico –, tale concezione della società civile come prodotto di un accordo, quindi frutto di una convenzione tra gli uomini, trovava, nell’antica Grecia, due soluzioni diverse, anzi contrastanti, in Platone e in Aristotele.
Il primo considerava la società organizzata in quanto assegnasse ad ognuno il suo posto e i suoi doveri, essendo quindi il solo luogo in cui la natura umana, con le attitudini e i valori diversi dei singoli, potesse trovare completa espressione. Nel Critone, Platone avrebbe dato un’esposizione chiara della dottrina contrattualistica per il mondo greco. Le leggi della pòlis vengono personificate, così che implicano un consenso implicito al patto originario con il quale fu fondata la convivenza civile. In effetti, la teoria del consenso implicito avrebbe avuto un ruolo determinante in un certo pensiero politico successivo, servendo come argomentazione, nelle teorie assolutistiche alla Hobbes, per la conservazione dello status quo. Ma fu anche ripresa da un pensatore liberale come Locke, interessato a superare con essa le aporie derivanti dalla sua posizione individualistica.
Su una linea diversa di pensiero, rispetto a Platone, si era, però, attestato Aristotele che considerava lo Stato l’unico luogo in cui l’uomo, quale “animale politico”, fosse in grado di manifestare la sua superiorità rispetto al resto del mondo animale mediante la repressione della ferinità, quindi l’unico luogo nel quale poteva svelare la sua natura morale con la scoperta del giusto e dell’ingiusto. La creazione di uno Stato, dunque, ossia la costituzione di una comunità politica attraverso l’opera legislatrice di un nomothètes è sì la conseguenza di un atto cosciente, ma ciò non vuol dire che sia un prodotto innaturale, bensì la manifestazione più compiuta della natura umana.
Nel mondo romano maturo, il centralismo imperiale portò alla stasi della riflessione politica e, sostanzialmente, coloro che se ne occuparono non fecero altro che rielaborare teorie precedenti, sempre in un clima di diffuso conservatorismo. Così, Seneca ripropose la teoria stoica della degenerazione dello sviluppo umano, sostenendo che la nascita dello Stato fu imposta dalla necessità di arginare il ciclo distruttivo della violenza reciproca. A quel punto, però, l’affermarsi del Cristianesimo spostava del tutto la prospettiva. Specificamente, a cavallo tra i secoli III e IV Lucio Cecilio Lattanzio, meglio noto semplicemente come Lattanzio (250 ca – dopo il 317), scrittore, retore e apologeta romano di fede cristiana, fra i più celebri del suo tempo, intse compiere un deciso “passo avanti”. Sostenne nelle Divinae institutiones che, se la causa delle istituzioni era stato per l’umanità il bisogno diffuso di protezione, nella società cristiana compito e dovere dell’uomo era quello di prestare assistenza al proprio vicino; ed era per tale ragione, morale oltreché politica, che sarebbe stato massimamente esecrabile il comportamento di chi, volontariamente, si fosse allontanato dal consorzio sociale.
A sua volta, il pensiero politico medievale fu influenzato in maniera rilevante sia dai principi del diritto romano, conservati grazie all’immensa opera di catalogazione promossa da Giustiniano, sia dalla dottrina della Chiesa.
In un periodo come quello altomedievale, caratterizzato dalla notevole instabilità dei centri di potere, la riflessione politica fisiologicamente riguardò soprattutto i limiti del potere sovrano, alla luce del conflitto tra Chiesa e potere secolare. Tuttavia, il diritto romano ed i precetti del Cristianesimo portavano ad ispirare concezioni divergenti della sovranità e dei suoi limiti.
Specificamente espresso con la formula “Date a Cesare quel che è di Cesare”, nel Cristianesimo iniziale si contrapponeva al diritto romano la concezione agostiniana dell’origine dello Stato, per la quale l’affermazione del potere secolare era stata una necessaria conseguenza del peccato. In particolare, Agostino d’Ippona non parlò certamente di contratto sociale, né tanto meno di consenso popolare; tuttavia, la sua teoria dell’origine peccaminosa dello Stato (in base alla quale dalla città di Dio si scende alla città dell’uomo) dette alla Chiesa un potente argomento per giustificare la sua presenza nelle dinamiche del potere secolare.
D’altro canto, nella teoria del governo dei Popoli germanici, un principio costante è stato quello della bilateralità, per il quale i Re, al momento dell’assunzione del potere, ossia durante la cerimonia dell’incoronazione, erano tenuti a prestare un giuramento coram populo, con il quale, solennemente, si impegnavano a garantire a tutti giustizia, sicurezza e buon governo in cambio della fedeltà dei sudditi. Così, il Re era sì titolare del potere sovrano, ma non per questo era autorizzato a legiferare arbitrariamente, dovendo la legge positiva sempre e comunque operare in uno spazio limitato stabilito da principi di diritto naturale, di origine consuetudinaria, dei quali il popolo si considerava depositario.
Il pactum diffuso tra i Franchi e gli altri popoli teutonici non è certamente un contratto sociale, ossia non ha la funzione di giustificare l’origine del consorzio civile, rispondendo invece ad esigenze pratiche di obiettiva definizione dei limiti della sovranità. Esso è, quindi, un “contratto di governo”. L’uso di tali accordi tra sovrano e sudditi, il cui esempio “storico” è stato quello avutosi nel secolo XIII in Inghilterra con la Magna Charta di Giovanni Senzaterra, consente di affermare che il concetto assolutistico (hobbesiano) della solutio legibus del sovrano è ancora di là da venire. Costituirà, infatti, una delle conseguenze di un cambiamento generale degli assetti della società, dovuto all’accentramento del potere da parte del Principe, mediante la conquista del monopolio degli eserciti, e la simultanea perdita di potere contrattuale della nobiltà feudale, e con la conseguente affermazione del diritto pubblico come strumento regolativo dei rapporti tra i poteri.
Quanto al Medioevo, si consideri che, già a cavallo tra i secoli XI e XII, nel periodo della “Lotta per le investiture”, la Chiesa aveva affermato il proprio diritto di veto nell’elezione dei Re, ricorrendo alla teoria agostiniana sulla nascita del potere secolare, indicando quindi nel Pontefice l’unica autorità in grado vagliare la giustizia o l’ingiustizia di un monarca. Addirittura, i concetti di giustizia ed ingiustizia nella gestione del potere e l’adozione della teoria contrattuale dell’origine dello Stato spinsero un certo Manegoldo di Lautenbach ad elaborare la prima versione democratica del contrattualismo. Egli sosteneva che, poiché il sovrano possiede una gran quantità di poteri sul resto degli uomini, è necessario che sia il migliore tra loro, perché solo in quel caso potrà governare il suo popolo con equità.
L’affermarsi della filosofia scolastica, in particolare con Tommaso d’Aquino, avrebbe poi contribuito in maniera decisiva allo sviluppo della riflessione politica in senso speculativo e maggiormente orientata all’indagine “variegata” sulle origini dello Stato rispetto alla teoria del buon governo che aveva impegnato gli scrittori politici altomedievali. Il problema centrale era quello di riuscire a conciliare la dottrina di Aristotele, la cui opera, riscoperta da poco, aveva acquisito un’immensa autorità, con quella contrattualistica affermatasi nei secoli precedenti e risalente alla teoria del Re come “primus inter pares”. In effetti, il grande filosofo greco considerava l’uomo “animale sociale” e quindi lo Stato un fenomeno meramente naturale, generatosi per aggregazione di unità più elementari, gli individui, le famiglie, le collettività.
D’altro canto, San Tommaso, riprendendolo, considerava l’uomo “impronta del volto divino” e, quindi, la collettività statuale come “rappresentazione della città celeste”.
Nel Rinascimento, dominato, specialmente in Italia, da un “ritorno all’antico”, nonché in presenza di una divisione profonda in Europa tra gli Stati nazionali, la teoria politica, invece, avrebbe “preso altre strade”.
Specificamente, in Nicolò Cusano (1401-64) e specialmente nell’opera De concordantia catholica, troviamo il ruolo dell’elemento spontaneistico dell’aggregazione e di quello volontaristico della sottomissione, ma rinveniamo anche il ruolo della natura come limite al potere sovrano. Da ciò, l’inferenza per cui il soggetto costituito (il Sovrano) non può assumere nei confronti del soggetto costituente (il popolo) poteri ulteriori rispetto a quelli trasmessi mediante accordo, senza con ciò inficiare la “tenuta” del processo di costituzione dello Stato.
A sua volta, Ugo Grozio (1583-1645), olandese, filosofo, teologo, umanista, storico, poeta, filologo, politico, e specialmente esimio giurista, anzi considerato da Pufendorf come il fondatore della «scuola del diritto naturale», nonché del diritto internazionale moderno, avrebbe distinto tra diritto naturale e diritto positivo. In effetti, mentre prima di lui non ci fu nessuno che distinguesse rigorosamente i diritti naturali dai positivi, e si sforzasse di disporli in «sistema chiuso e completo», nel De iure belli ac pacis (1625) contribuì, durante i travagliati anni delle Guerre di religione europee, all’individuazione di alcune norme da rispettare anche in condizioni di guerra e, così, alla formulazione del diritto internazionale moderno. Tuttavia, per lui, i diritti naturali “competevano” soltanto agli uomini “civili”, quindi, sostanzialmente, agli Europei. “quae ad utilitatem communem proficiunt”.
D’altro canto, fra i teorici del consenso popolare che si affermarono nel secolo XVI ebbe per un certo periodo seguito la teoria del rapporto popolo-sovrano fondata sull’istituto dell’amministrazione fiduciaria, una versione certamente più audace rispetto a quella tipicamente contrattualistica, in quanto prevedeva per i governati il diritto, esercitabile ad libitum, di revocare la fiducia nei confronti dei governanti, per l’amministrazione della cosa pubblica. Questo punto di vista fu espresso chiaramente in Inghilterra da John Milton (1608-74), ministro degli esteri di Oliver Cromwell, nella sua opera The Tenure of Kings and Magistrates, dove sostenne che, dato che il potere del sovrano deriva direttamente dal popolo, questo “tutte le volte che lo giudicherà come la cosa migliore, potrà sceglierlo o rigettarlo, mantenerlo o deporlo anche quando non si tratti di un tiranno, semplicemente per la libertà e il diritto di uomini liberi di essere governati come sembra loro meglio”.
Ancora, è stato agli albori dell’Occidente moderno che si sono affermati i grandi pensatori della teoria politica contrattualistica, tra i quali “spiccavano” Thomas Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau.
Dapprima, nel mondo anglosassone, il superamento della dicotomia “sovrano-popolo”, “governante-governati”, si è avuto con Thomas Hobbes (1588-1679), secondo cui nella società iniziale vige la situazione del bellum omnium contra omnes, cui solo l’intervento del sovrano assoluto può dare soluzione. Così, gli uomini, consci dell’aleatorietà della loro condizione, addiverrebero ad un accordo di astensione reciproca dalla violenza. Hobbes ripose la propria soluzione sulla sua teoria della natura umana, della società e dello Stato, così che il Leviatano, una sorta di “patrono” in grado di fornire i criteri della necessaria “disciplina” naturale, sarebbe stata la soluzione. Allora, gli uomini, nello stato di natura, si ritrovavano ad avere tutti quanti gli stessi diritti su qualsiasi cosa e ingaggiavano “una guerra che vedeva tutti contro tutti” (= bellum omnium contra omnes); ciò, il quanto “l’uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo” ( = homo homini lupus). D’altro canto, avevano un comune interesse ad arrestare tale guerra, per assicurarsi un’esistenza che, altrimenti, sarebbe impegnata soltanto nella guerra per difendere beni di cui non si potrebbe mai godere, Così, essi formano una società organizzata, stipulando un contratto sociale (da Hobbes chiamato “Patto”), in cui limitano la loro libertà, accettando però delle regole sull’organizzazion e sociale che saranno fatte rispettare dal leviatano-Sovrano (o Capo dello Stato). Specificamente, si legge nel Leviatano (p. 167) che ciascuno pronuncia un sonoro impegno quale: «Io autorizzo e cedo i...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Economia, politica, etica nel dispiegarsi del pensiero occidentale
  3. Indice dei contenuti
  4. Introduzione
  5. PARTE I
  6. Parte IA. Caratteristiche fisiche e culturali dell’Italia, Paese d’Europa collocato al centro del Mar Mediterraneo
  7. Parte IB. Sulla collocazione dell’Italia sia tra i Paesi dell’Europa occidentale, sia – in quanto immersa nel Mediterraneo – quale “Paese-ponte” tra l’Occidente e l’Oriente
  8. L’evolversi del concetto di realtà nel tempo ed il realismo
  9. IC. Sui rapporti fra l’economia ed altri comparti “limitrofi” del teorizzare e del fare
  10. PARTE II
  11. Premessa. La nascita dell’economia politica
  12. Sulla teoria economica del capitalismo affermatasi, per prima, nel mondo anglosassone dalla 2a metà del Settecento
  13. Sulla teoria di Ricardo sul capitalismo
  14. Su tre linee di sviluppo dell’analisi economica, in Occidente, a partire da Ricardo
  15. Gli sviluppi della teoria economica contemporanea
  16. Sull’economia dello sviluppo in alcune analisi specifiche quanto al processo di sviluppo economico duale in Italia. Rosenstein Rodan, Saraceno, Romeo, V. Lutz, Spaventa
  17. Sull’approccio neokaleckiano, da me perseguito dal 1968 in poi, quanto all’analisi della crescita o trend nell’economia italiana contemporanea
  18. Intermezzo. Sulle teorie economiche del ciclo e della crescita ciclica nel capitalismo contemporaneo
  19. Sull’analisi di tipo neokaleckiano da me perseguita per l’interpretazione degli andamenti di crescita ciclica nell’economia dualistica dell’Italia contemporanea
  20. PARTE III
  21. Parte IIIA. Il dispiegarsi della riflessione sul pensiero politico o filosofia politica nella tradizione occidentale
  22. Sulla teoria politica di Hegel e la sua influenza nel tempo
  23. Parte IIIB. Precisazioni su scienza politica e movimenti politici nel mondo contemporaneo
  24. Pensiero e prassi politica nel mondo moderno e contemporaneo
  25. Parte IIIC. Un riferimento a come, nella modernità, si siano poste in Occidente le opzioni fondamentali su Destra e Sinistra
  26. Parte IIID. Sul centrismo nella politica italiana nel periodo post-Seconda Guerra mondiale
  27. PARTE IV
  28. Premessa
  29. Sul ruolo fondamentale di Benedetto da Norcia nella vita della Chiesa e nella stessa civiltà occidentale
  30. Sul dispiegarsi dell’etica cristiana nel pensiero medievale
  31. Sul dispiegarsi, nella storia dell’Occidente, del pensiero etico
  32. Sui rapporti fra etica laica ed etica cattolica dal Rinascimento in poi
  33. Sul ruolo di Blaise Pascal nell’approfondimento dell’etica cristiana (secolo XVII)
  34. Sul coesistere, nel pensiero etico occidentale tra Seicento e Settecento, di posizioni portate avanti su basi religiose e di quelle di tipo laico e laicista
  35. PARTE V
  36. Premessa
  37. Sulla storia d’Italia nell’età medioevale
  38. Sugli andamenti in Italia attraverso i secoli, dal dominio del Longobardi alla ricostituzione dell’Impero Romano nella forma, dapprima, di Sacro romano Impero e, successivamente, di Sacro romano Impero germanico, mentre in Italia si sarebbe avuto un certo declino che durerà per una prima parte del Medioevo
  39. Dall’Impero carolingio o Sacro romano Impero alla Battaglia di Lepanto, in un’Italia trovatasi inerme tra gli alti e i bassi della storia civile, ma splendidamente attiva nel pensiero e nella cultura
  40. Sulle difficoltà del Papato, dalla “cattività avignonese” allo Scisma d’Occidente, e sul loro superamento
  41. PARTE VI
  42. Premessa. Dalle scoperte geografiche alla colonizzazione di vari e vasti territori del mondo da parte delle (allora) potenze europee
  43. Sulla Guerra di successione spagnola, la fine della Spagna come grande Potenza, le Guerre di successione polacca ed austriaca, e le novità rivenienti per l’Italia
  44. PARTE VII
  45. L’Italia, dal Congresso di Vienna in poi
  46. Sulle specificità delle vicende storiche dell’Italia contemporanea considerate per tappe essenziali, ovvero in termini di fatti ed aspetti stilizzati
  47. Considerazioni sul Regno d’Italia (1861-1946)
  48. PARTE VIII
  49. Una ricapitolazione sulla narrazione completa del presente lavoro
  50. Dati empirici rilevanti in tema di trend per l’economia dell’Italia contemporanea
  51. Sui fatti storici e sui fatti stilizzati per la politica italiana contemporanea
  52. Sulle vicende per tappe essenziali, nel periodo post-Seconda Guerra mondiale, quanto al dispiegarsi parallelo della politica tout court, da un lato, e degli andamenti delle fondamentali grandezze socioeconomiche prese nella media dei “corrispondenti” quinquenni, dall’altro lato
  53. Fatti, aspetti e riflessioni rilevanti, per l’Italia contemporanea, sul fronte dell’economia, della politica e dell’etica, sempre espressi in termini essenzializzati
  54. Sulle vicende per tappe essenziali, quanto al dispiegarsi parallelo dell’economia, della politica tout court, e dell’etica nell’Italia contemporanea, da considerarsi per quinquenni, a fronte dell’andamento delle fondamentali grandezze socioeconomiche prese nella media dei “corrispondenti” quinquenni, dall’altro lato
  55. Sulle novità che all’inizio del nuovo secolo hanno interessato il nostro Paese
  56. Gli andamenti delle forze politiche e dei Partiti, nelle consultazioni elettorali e nel Governo del Paese, dal 2005 all’autunno 2011
  57. Sugli andamenti della politica nell’Italia di oggi
  58. Sulle forze politiche nel periodo post-elezioni generali del 2013
  59. Sull’“era Renzi” e la complessa situazione a seguire
  60. Sull’evolversi, nella pratica, dei comportamenti degli Italiani quanto ai cosiddetti “temi sensibili” della morale e del costume
  61. Sugli aspetti concreti in tema di rapporti e diritti inalienabili oggi in Italia
  62. Uno sguardo ai fatti e ai dati sulla povertà oggi in Italia
  63. Conclusioni
  64. Biografia selettiva