Identità e finalità del Pastoral Counseling
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Identità e finalità del Pastoral Counseling

L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo

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Identità e finalità del Pastoral Counseling

L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo

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Che cos'è, come funziona e quali sono le motivazioni del Pastoral Counseling? Questo libro offre una riflessione antropologica e teologica su tale prassi, al momento poco approfondita nella chiesa cattolica italiana. L'autrice, a partire dalla realtà ecclesiale statunitense, dove la relazione di aiuto pastorale vanta un'esperienza di alcuni decenni, offre le coordinate per dirne l'identità e la finalità. Attraverso la teoria della coscienza e della conoscienza di sé proposta dal noto teologo Bernard Lonergan, vengono delineati una mediazione teologica e un quadro interpretativo articolati di questa pratica pastorale. Inoltre, l'analisi di un caso individuale e un attività di gruppo diventano la cifra per comprendere anche praticamente lo scopo del Pastoral Counseling: offrire alla coscienza la consapevolezza di sé per un agire qualitativamente cristiano.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788838248504

1. Lo status quaestionis. Il fenomeno del pastoral counseling

Scegliamo di muovere i primi passi di questa ricerca proprio a partire dal fenomeno della pratica della relazione d’aiuto. La presente analisi fenomenologica ci permetterà di mettere in luce la dinamica della coscienza nel processo di consapevolezza di sé. Pertanto, l’esperienza del pastoral counseling ci consentirà di cogliere quali sono state le esigenze e i bisogni che, innanzitutto, le chiese protestanti hanno rintracciato per poter sostenere adeguatamente la coscienza nel proprio percorso di vita e di fede (1.1.). Da qui la possibilità di focalizzare la nascita e lo sviluppo della relazione pastorale d’aiuto (1.2.), mettendo in evidenza cinque tappe fondamentali che offrono uno sguardo d’insieme su una pratica pastorale ancora dai contorni indefiniti.


1.1. Il disagio della coscienza. La risposta delle chiese protestanti

Per comprendere correttamente la nascita del «fenomeno del pastoral counseling» è doveroso spendere qualche parola sulla situazione storica del Novecento. Ci troviamo in un periodo di forte cambiamento: economico, sociale, storico. Sullo sfondo il grande passaggio dalla cosiddetta società organica alla società industriale, nel quale il soggetto vive una serie di trasformazioni talmente repentine e decisive che porteranno a parlare della cosiddetta crisi del soggetto moderno:

A rendere ancora più difficile l’identità del soggetto contemporaneo, contribuiscono alcuni fattori assai rilevanti. In primis, la generale caduta di quei valori che una volta erano condivisi all’unanimità dalla stessa società, ad esempio il valore del lavoro, della fatica per un fine a lunga scadenza e il rispetto di norme di comportamento civico e morale. Inoltre, la perdita di credibilità da parte delle istituzioni e delle voci pubbliche in genere, influisce sulla fragilità dell’individuo.
Un aspetto incisivo, che caratterizza questa società postmoderna, è legato alla perdita di significato da parte delle agenzie formative per eccellenza: la famiglia e la scuola. L’indebolimento da parte di quest’ultime trova in parte la sua giustificazione nei fenomeni socio-culturali quali il pluralismo etico e religioso, l’agnosticismo e la secolarizzazione. A ciò si devono aggiungere altri fenomeni più soggettivi, quali l’orientamento ossessivo al consumismo che sembra occultare la ricerca di beni immateriali legati al vero, al bello, al buono e al giusto. Per di più la scarsa fiducia verso l’autorità, rappresentata da leader spesso inadeguati, induce a una deresponsabilità civile e a una chiusura nel privato che produce a sua volta relazioni interpersonali superficiali. Difatti, la nostra epoca è caratterizzata da legami che si indeboliscono fino a liquefarsi; l’impegno e il sacrificio sono banditi perché non vengono più riconosciuti nel loro rimando morale e di conseguenza ogni scelta diventa leggera e reversibile [1] .

Alla luce di questa perdita di credibilità da parte delle agenzie formative, tra le quali anche lo Stato e la Chiesa, il soggetto si sente più fragile e confuso di fronte a una società in forte cambiamento sociale, culturale e religioso. Le verità di un tempo, condivise dalla medesima società, sembrano essere spazzate via in un battibaleno e le relazioni interpersonali e professionali risultano precarie e sospettose.
Per comprendere le motivazioni che portano il soggetto moderno a vivere tale disagio, che assume sempre di più i tratti di una «crisi d’identità», è necessario collocare la vicenda sotto l’egemonia prodotta dai tre maestri del sospetto: Marx, Nietzsche e Freud.
Il filosofo francese Paul Ricoeur conierà il termine «scuola del sospetto» ad indicare il compito che i tre maestri si prefiggevano, ossia di indagare la verità come menzogna.

Se risaliamo alla loro intenzione comune, troviamo in essa la decisione di considerare innanzitutto la coscienza nel suo insieme come coscienza “falsa”. Con ciò essi riprendono, ognuno in un diverso registro, il problema del dubbio cartesiano, ma lo portano nel cuore stesso della fortezza cartesiana. Il filosofo educato alla scuola di Cartesio sa che le cose sono dubbie, che non sono come appaiono; ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del senso coincidono; di questo, dopo Marx Nietzsche e Freud, noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del dubbio sulla coscienza. […] Ora tutti e tre liberano l’orizzonte per una parola più autentica, per un nuovo regno della Verità, non solo per il tramite di una critica “distruggitrice”, ma mediante l’invenzione di un’arte di interpretare. […] A partire da loro, la comprensione è una ermeneutica; cercare il senso non consiste più d’ora in poi nel compitare la coscienza del senso, ma nella decifrazione delle espressioni [2] .

Come vedremo, anche per Lonergan, l’ermeneutica diventa per eccellenza la funzione privilegiata del livello d’intelligenza della coscienza. Per il teologo canadese, consapevole degli avvenimenti storici e sociali che stiamo tratteggiando, diventerà chiara la sua intenzione speculativa: quella di offrire al lettore la chiarezza del processo dell’atto del comprendere, insight, per diventare responsabile e maturo nei confronti del proprio metodo di «intelligere». Per fare questo, Lonergan si concentrerà sui dinamismi coscienziali che il soggetto vive nel processo conoscitivo di sé e del reale.
Riprendendo la nostra descrizione storica, caratterizzata dal fenomeno della secolarizzazione e del pluralismo socio-religioso, dobbiamo sottolineare come la medesima crisi d’identità invada inevitabilmente anche la coscienza del credente, che si trova più solo e più confuso davanti ad un contesto in forte evoluzione e allo stesso tempo si trova disorientato rispetto alla dinamica vita e fede, scelte e valori, teoria e pratica.
In questo clima di forte cambiamento, nascerà e si svilupperà la pratica del pastoral counseling nel tentativo di offrire un servizio ecclesiale alla coscienza alla luce delle grandi trasformazioni antropologiche. La Chiesa protestante americana, da sempre più attenta ai risvolti sociali, sarà la prima a fare da apripista anche alla Chiesa cattolica nord-americana.
Per inquadrare meglio la vicenda storica del pastoral counseling in USA, è necessario tenere sullo sfondo la grande spinta promossa dalla cultura clinica che la psicoanalisi fondamentalmente diffuse. Anticipiamo qui un dato importante per la nostra ricerca, ossia il fatto che il pastoral counseling nasce e si configura indubbiamente a partire dalle acquisizioni teoriche e cliniche di Sigmund Freud, ma in Carl Rogers, ossia nella psicologia esistenziale-umanistica, troverà sostanzialmente la sua piena identità e finalità. Segnaliamo, dunque, la nascita “incompleta” del pastoral counseling.


1.2. Dalle conquiste della psicologia umanistica alla configurazione del pastoral counseling

Sullo sfondo dei complessi cambiamenti antropologici, culturali e sociali del tempo proviamo a rintracciare alcune tappe cruciali dal XX secolo [3] , che ci aiutino a decifrare lo sviluppo della pratica del pastoral counseling. Scegliamo di suddividere la nostra descrizione in cinque passaggi [4] :
1. Il contesto americano del XX secolo: tra psicologia e movimenti religiosi
2. Nascita del Clinical Pastoral Education (CPE)
3. Il pastoral counseling come diaconia ecclesiale
4. Sviluppo e configurazione del pastoral counseling
5. Uno sguardo ad oggi

Naturalmente, senza la pretesa di esaurire un discorso storico assai complesso, cercheremo di mettere in luce quegli aspetti, a nostro avviso fondamentali, per comprendere come il fenomeno del pastoral counseling si sia costituito e in parallelo tenteremo di delineare la specificità dell’esperienza della chiesa protestante e cattolica americana. L’originalità americana e la differenza culturale, anticipa i tempi europei e potrebbe offrire spunti riflessivi interessanti per la pastorale cattolica italiana. Pertanto, la descrizione storica che seguirà non vuole essere semplicisticamente una ricapitolazione della vicenda del pastoral counseling in America, ma desideriamo già mettere in luce quelle coordinate teologiche, affinché l’esperienza della relazione d’aiuto pastorale trovi anche nel contesto italiano il suo terreno fertile, alla luce di una riflessione speculativa che proponiamo in questo lavoro di ricerca. Il che non significa trasportare un’esperienza oltre oceano sul nostro territorio, bensì saper osservare in modo critico e lungimirante quelle dinamiche antropologiche-esistenziali per saperne cogliere la dimensione teologica sottesa, in vista di un pieno compimento della persona in Dio nell’attuale contesto storico. Riteniamo di grande valore confrontarsi con una ormai consolidata esperienza pastorale vissuta dalle chiese americane, con l’augurio che tale confronto generi reciprocamente e teologicamente crescita, dialogo internazionale e arricchimento ecclesiale.


- Il contesto americano del XX secolo: tra psicologia e movimenti religiosi

Il XX secolo si caratterizza come «secolo americano» [5] a indicare, dopo la seconda guerra mondiale, l’egemonia degli Stati Uniti a livello politico, economico e culturale. Inoltre, i notevoli progressi, ottenuti in ambito scientifico e tecnologico, rafforzano quell’ottimismo dilagante che, in particolar modo in Europa, sembra offuscare le forti tensioni soggiacenti le questioni sociali dell’epoca.
L’autorevole storico Niall Ferguson arriva a definire il XX secolo come quello più sanguinario della storia, nonostante il progresso esponenziale che vive. Egli cerca di analizzarne le ragioni [6] e si concentra su tre forze, definite da lui «oscure»: se da una parte l’instabilità economica degli anni Trenta minò quell’equilibrio precario presente in quelle aree dell’Europa centro-orientale, in cui i conflitti etnici erano già tesi, dall’altra parte in contemporanea il declino politico di alcun imperi fece esplodere quei gruppi etnici che per lungo tempo erano stati controllati da dittatori.
Su questo scenario inquietante, il soggetto si trova davanti a un mondo in forte evoluzione tecnologica e scientifica e al tempo stesso e colpito da tensioni laceranti che modificheranno per sempre l’assetto socio-politico europeo. Ci sembra significativo anticipare qui che l’evoluzione intellettuale di Bernard Lonergan sarà proprio influenzata dalla crisi economica del 1930. Il tema economico sarà sempre un argomento caro al teologo canadese; nel 1944 terminerà il suo primo manuale sull’economia e nel 1975 ritornerà sul tema enfatizzando la dimensione etica [7] .
In questo quadro storico la psicologia moderna nacque e si diffuse maggiormente in Europa, grazie al laboratorio di Lipsia [8] e alla psicologia della Gestalt. Le acquisizioni della psicologia arrivarono anche oltre ocea­no e tramite due importanti psicologi si diffuse ampiamente. Il primo fu Edward Titchener (1867-1927), discepolo di Wilhelm Wundt (1832- 1920) che, dopo aver studiato presso il suo laboratorio, tradusse l’opera del maestro e cominciò a diffonderla. Egli divenne fondatore di una nuova scuola di psicologia, lo strutturalismo.
In America il principale esponente dello strutturalismo fu Edward Titchener, allievo di Wundt, che aveva notevolmente implementato la diffusione in America della Psicologia. Egli era riuscito a definire maggiormente gli ambiti di interesse della psicologia sperimentale ripartendo dalle teorie proposte dal suo maestro. Si partiva dal presupposto della necessità di comprensione della struttura della mente attraverso l’analisi delle formazioni psichiche come insieme di elementi singoli che interagiscono tra di loro. Nello studio della mente secondo Titchener era auspicabile procedere gradualmente attraverso tre fasi che coincidevano con analisi di singoli elementi, analisi delle interazioni e analisi della relazione tra elementi e condizioni fisiologiche vissute dalla persona. Lo strutturalismo di Titchener, dunque, mirava a delineare la morfologia e struttura dei fenomeni sotto osservazione. Come nel caso di Wundt, il metodo elettivo per lo studio della mente e dei fenomeni di coscienza era l’introspezione, ovvero il resoconto del soggetto sperimentale formato, di ciò che era occorso durante l’esperimento a livello del suo proprio esperire. In più Titchener aveva un’attitudine personale a pensare in termini di immagini e una grande abilità nel cogliere introspettivamente le sfumature del proprio esperire. Ciò rendeva la sua psicologia (Tichnener, 1909) ben più radicata nell’introspezione di quanto non concedesse Wundt, e anche il fatto che egli nel tradurre il libro del proprio maestro non avesse rispettato la distinzione wundtiana tra percezione interna e auto-osservazione (tradotte entrambe come introspezione) contribuì senz’altro a dare alla psicologia americana un’impronta ben più introspezionista rispetto a quella europea [9] .

Il secondo fu William James (1842-1910). Pubblicò nel 1890 il celebre testo Principi di psicologia, rendendo accessibile a chiunque i contenuti psicologici. Fu tra i primi ad insegnare psicologia ad Harvard e fondò anche lui una nuova scuola di psicologia, prendendo le distanze dallo strutturalismo di Titchener: il funzionalismo.
Nello stesso periodo, ad opera di Wiliam James, si sviluppava il funzionalismo, approccio in cui la mente era vista come un insieme di processi e funzioni finalizzate al raggiungimento di uno scopo. In contrapposizione al...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Identità e finalità del Pastoral Counseling
  3. Indice dei contenuti
  4. Prefazione
  5. Introduzione
  6. PARTE I
  7. Le questioni della coscienza in ordine alla pratica del pastoral counseling
  8. 1. Lo status quaestionis. Il fenomeno del pastoral counseling
  9. 2. La coscienza in relazione alla pratica del pastoral counseling
  10. Sintesi I parte – Antropologia dell’agire
  11. PARTE II
  12. Le dinamiche che la coscienza vive nel percorso di conoscenza di sé. Il contributo di Bernard Lonergan
  13. 1. La Teologia di Bernard Lonergan: un viaggio tra Insight e Method of Theology
  14. 2. Il processo evolutivo della coscienza tra conoscenza di sé e interiorità
  15. 3. Il vissuto della coscienza. Una possibile analisi fenomenologica
  16. Sintesi II parte – Antropologia teologica
  17. PARTE III
  18. L’interazione tra le questioni del pastoral counseling e la dottrina sulla coscienza elaborata da Lonergan
  19. 1. L’interazione tra teoria (dinamismo coscienziale) e pratica (pastoral counseling) supporta l’esperienza (conoscere se stessi)
  20. 2. La sinergia offerta dai differenti ministeri ecclesiali
  21. 3. Identità e finalità del pastoral counseling in relazione alla dinamica coscienziale proposta da Lonergan
  22. Sintesi III parte - Ermeneutica dell’agire
  23. Sintesi del percorso: sei acquisizioni e quattro questioni aperte
  24. Bibliografia
  25. Postfazione
  26. Indice dei nomi