Le mie vie senza tempo. Una voce libera per un'epoca che cambia
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Le mie vie senza tempo. Una voce libera per un'epoca che cambia

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Le mie vie senza tempo. Una voce libera per un'epoca che cambia

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Informazioni sul libro

Una piccola luce dal varco delle coscienze, un messaggio ad una umanità al bivio tra libertà e regressione, alla ricerca dei significati ultimi dell’esistenza.
Il sentimento delle cose giuste, intrise di verità. Uno dei più bei messaggi del libro, nati dal progetto radiofonico “FUTURA”, il desiderio che un giorno i bambini possano chiedere alle loro madri: “cosa ERA la ’ndrangheta?”, “cosa era l’emigrazione?”, “cosa era il Femminicidio?” e che nella loro vita torni ad esistere la parola FUTURO. E la parola Umanesimo. E la parola Rinascimento. Un libro che si annusa, si gusta, tra realtà e racconto, tra autobiografia e saggio; destinato ad un lettore sensibile, assetato di un sapere autentico, un lettore non solo che ama riflettere ma empatico, capace ancora di abbandonarsi al Sentire. Un lettore pronto a farsi scuotere, animare da ciò che troverà nel viaggio. Un lettore al quale, senza volerlo, accadrà di identificarsi con i valori antichi e nuovi e con i sentimenti e che avvertirà, leggendo, di respirare il cambiamento epocale in atto. Un invito, quello dell’autrice, a mantenere sempre in noi la Sete indomita e la capacità di “Saper Vedere”, di “Sentire” la Bellezza, e a non chiudersi a riccio nei nostri orticelli. Dalla Prefazione di Giovanni Cacia

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788868228248

Capitolo 1

La libertà

1.1 “… Questo è tempo di trovare un’altra immensità di diventare liberi, di cercare un mondo nuovo e nuove identità, di restare semplici, questo è tempo di guardare con ingenuità, di tornare piccoli, di salvare la speranza nella verità, di morire giovani…”

Con Voi - Claudio Baglioni

Questo è tempo in cui l’individuo vuole sperimentare da sé, non gli basta sentirsi rassicurato e confortato dalle regole della chiesa, della famiglia o dalla tranquillità di sentirsi pienamente inserito in modelli conformi alle norme sociali.
L’individuo oggi vuole giungere a una verità attraverso la sperimentazione diretta della conoscenza della vita e del mondo, sviluppando sempre più un pensare libero e svincolandosi dai legami di sangue per trovare, attraverso la sperimentazione del pensare libero, una propria e più autentica identità.
Mi rammentava, Angelo Testa[1], persona amica, seduti al tavolino del bar il “Mont Blanc” di Roccella Jonica, che prima di parlare di libertà bisognerebbe parlare di identità e capire chi siamo veramente e che cosa vogliamo.
Intuivo che, per parlare di identità, avevo bisogno, come molti giovani, di recuperare la storia e soprattutto il suo valore, sentivo che era importante partire dalla conoscenza del nostro passato per capire il presente e gettare le basi per il futuro.
La storia a scuola non mi era mai piaciuta, mi annoiava tutto ciò che richiedeva memoria, e qui vi erano molte date di “battaglie e battagline” da dover ricordare, che per me rappresentavano solo numeri.
Grazie a questo incontro ho riconosciuto il valore della storia tentando, da quel momento in poi, di recuperarla e incrementare il mio bagaglio di conoscenza.
Divenuta così vicepresidente dell’associazione culturale “Radici” di Cirò Marina ho avuto modo di fare degli studi sulla vera storia del Sud.
Ho appreso che il Sud non è una terra di briganti e assassini, una terra di poveri e ignoranti, come in parte la storia e qualche luogo comune vuol far credere. Interessante è stato scoprire che la cultura nasce al Sud e che nel quinto secolo d.C. a Crotone Pitagora insegnava la matematica mentre al Nord tutto questo non avveniva.
Il recupero della storia ci consente di conoscere chi siamo e i segni che porta con sé la nostra cultura, come patrimonio culturale ma anche come sofferenza e rabbia di riscatto. Si dice, infatti, che i calabresi sono “incazzusi” come l’ex calciatore di Corigliano Calabro, Gennaro Gattuso, soprannominato “Ringhio” perché, quando segnava un goal la squadra avversaria, reagiva con rabbia. La rabbia che proviene da un popolo che è stato razziato, depredato e ridotto in povertà, soggetto alle incursioni barbariche e all’invasioni dei popoli turchi, saraceni e normanni, dai quali ci siamo nel tempo dovuti difendere rifugiandoci nei nostri paesi arroccati sul mare, dai quali era possibile avvistare le navi degli invasori che cercavano di raggiungere la costa del territorio calabrese.
Dare importanza alla storia ha rappresentato un modo per trovare una parte della mia identità ma ancor di più riuscire a conoscere la storia dell’umanità e capirne più a fondo i problemi attuali, sociali e politici che caratterizzano l’oggi.
Partendo dal pensiero di alcuni grandi saggi, come Osho e Crisnamurti, ai quali si sono rifatti tanti autori contemporanei, ho introdotto in puntata il tema della libertà partendo dalla seguente citazione: “Il mondo è dentro di me”. Questa frase racchiude una grande saggezza anche se spesso viene banalizzata. Può rappresentare un approccio alla vita ma anche un modo per liberarci dalla convinzione che tutto ciò che accade al di fuori di noi sia indipendente da noi, e collegarlo quindi al concetto che la realtà che sta al di fuori di noi non è altro che lo specchio di noi stessi.
Questa frase racchiude un senso di massima libertà perché, se la sposassimo come nostra, smetteremmo di lamentarci, come spesso capita a molti dando la colpa all’esterno se ciò che tanto desideriamo non accade, se il mondo non risponde alle nostre aspettative o se la sfortuna sembra accanirsi su di noi. Se siamo noi con il nostro atteggiamento interiore a determinare la realtà, allora l’esterno non può che dipendere da noi ed è proprio da qui che dovremmo partire per cambiare ciò che più non ci piace. Certo sarebbe stato molto più comodo dare colpa all’esterno o al caso piuttosto che metterci in discussione e scoprire che siamo gli artefici del nostro destino.
Se ritenete valido quanto appena affermato allora convenite con me che occorre lavorare su di sé per portare un cambiamento nel mondo e che le cose non accadono ma bisogna volerle aumentando le nostre capacità volitive.
Scopriamo in questo modo che l’azione del singolo che può apparire come qualcosa di piccolo o anche infinitesimale può sviluppare una energia devastante. Si pensi alla bomba atomica, creata per distruggere, se invece la stessa energia la investissimo per costruire, allora l’azione libera di un solo uomo potrebbe portare a un reale cambiamento.
Spesso pensiamo che la libertà sia qualcosa di irraggiungibile e che per vivere oggi bisogna adattarsi, modellarsi sulla base delle necessità imposte dall’esterno[2]; in realtà, in primis è da noi stessi che dovremmo liberarci ovvero dal modello vincente con il quale tendiamo a identificarci, dai nostri pregiudizi e condizionamenti morali che non ci consentono di contattare la nostra parte autentica.
“Realmente chi siamo?” Viene da chiedersi, citando Pirandello. Risponderei: “Uno, nessuno e centomila”. Ognuno di noi ogni giorno indossa una o più maschere ma generalmente ce n’è sempre una che ci sta stretta più delle altre, forse perché è quella che siamo costretti a indossare tutti i giorni per motivi di lavoro o per rispettare il buon costume del tempo o semplicemente perché quella maschera sembra in quel momento la più riconosciuta socialmente. Ecco allora quella sensazione di gabbia dalla quale sembra impossibile liberarsi. Khalil Gibran scrive “Sulla libertà”:
… sarete liberi
quando i vostri giorni
non saranno privi di pena
e le vostri notti di angosce ed esigenze.
Quando di queste cose
sarà circonfusa la vostra vita
allora vi leverete al di sopra di esse,
nudi e senza vincoli.
[…]
E cos’è mai se non parte di voi stessi
ciò che vorreste respingere per essere liberi?
L’ingiusta legge che vorreste abolire
è la stessa che la vostra mano
vi ha scritto sulla fronte.
Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto
né lavando la fronte dei vostri giudici,
neppure riversandovi sopra le onde del mare.
Se è un despota colui che volete detronizzare
badate prima che il trono eretto dentro di voi
sia già stato distrutto.
Poiché come può un tiranno
governare uomini liberi e fieri,
se non per una tirannia
e un difetto della loro stessa libertà
e del loro orgoglio?
E se volete allontanare un affanno,
ricordate che questo affanno non vi è stato imposto,
ma voi l’avete scelto.
E se volete dissipare un timore
cercatelo in voi e non nella mano di chi
questo timore v’incute.
In verità, ciò che anelate e temete,
che vi ripugna e vi blandisce,
ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire,
ognuna di queste cose muove nel vostro essere
in un costante e incompiuto abbraccio.
[…]
E così quando la vostra libertà
getta le catene,
diventa essa stessa la catena
di una libertà più grande.
Spesso la gabbia è quella che ci siamo costruiti, fatta da pensieri fissi, schemi e pregiudizi su di noi e sugli altri, sulla vita e sulle cose. È un’idea su “noi stessi” stagnante.
Baglioni canta un tempo di cercare la speranza nella verità e di morire giovani. A volte la verità ci fa paura, poiché la verità come la libertà richiede coraggio, assunzione di responsabilità.
La libertà si conquista ricordandoci sempre che esiste un luogo nel quale siamo assolutamente liberi e nessuno vi può entrare ed è dentro di noi: nel nostro pensare, nel nostro desiderare, nel nostro volere e credere.
Con l’età, se non rimaniamo ancorati alle certezze e abbiamo il co...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Introduzione
  3. Capitolo 1
  4. Capitolo 2
  5. Capitolo 3
  6. Capitolo 4
  7. Capitolo 5
  8. Conclusioni