Ringraziamenti di Raffaella Bisson
Anzitutto voglio ringraziare tutte le mamme che hanno raccontato la propria storia per mettersi al servizio di tutte le altre mamme in difficoltà, per non farle sentir sole e per far conoscere il problema della depressione in gravidanza e nel post partum tanto nascosto e tanto poco conosciuto.
Con questa raccolta di racconti vogliamo abbattere il muro dell’ignoranza e dell’omertà di una malattia tanto grave e invalidante, perché porta dolore e scompiglio all’intera famiglia (madre, figlio, padre e persino nonni inclusi).
La bella notizia che vogliamo trasmettere è che quanto prima si comprende che la patologia è in atto, tanto prima si può curare la mamma con farmaci totalmente compatibili con la gravidanza e con l’allattamento, restituendo alla madre e alla famiglia la gioia e la serenità di una gravidanza normale.
Prima si cura la malattia, prima si guarisce: e non lo diciamo noi ma Onda, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna cui ci siamo appoggiate come gruppo di volontariato e che da anni conduce una serrata campagna contro la depressione in gravidanza e nel post partum (www.depressionepostpartum.it), mappando i centri che meglio possono curare le mamme sul territorio.
Ringrazio di cuore tutte le donne che hanno permesso la creazione dell’Associazione di Volontariato Progetto Ilizia in cui le mamy angels, mamme uscite dal tunnel, ogni giorno si adoperano per sostenere e aiutare le mamme ancora in cammino. È grazie a loro che ogni giorno le mamme non si sentono abbandonate, ma comprese e proprio da loro nascono le testimonianze che leggerete.
Ringrazio soprattutto Sara Bacciolo che è stata la prima che ha risposto al mio timido appello all’apertura della nostra pagina istituzionale (www.facebook.com/GruppoAutoAiutoDepressioneinGravidanzaePostPartum) e che ora ne è la colonna portante con la sua allegria e la sua immensa capacità di risolvere ogni tipo di allarme e problema.
Ringrazio il Prof. Marco De Santis per l’accorata e meravigliosa prefazione nonché la Dr.ssa Veronica Simeone per il suo sensibile e attento commento.
Ringrazio Elisabetta Ambrosi e Silvia Manzani che ci hanno aiutate a creare e curare questa raccolta tanto variegata ma unita dal fil rouge della nostra battaglia contro la “ladra di maternità” che è la depressione.
Ringrazio tutte le mamme che oggi ci sostengono con le loro famiglie e che ci aiutano in questo periglioso cammino. Speriamo con i nostri racconti di poter raggiungere sempre più mamme e famiglie bisognose, per creare un’unica grande famiglia, fatta di amore, solidarietà e consapevolezza.
Grazie ai papà e alle nonne che non si sono mai arresi e hanno combattuto al nostro fianco, riportando molte ferite ma alla fine anche la gioia della vittoria sulla depressione.
Grazie con tutto il mio cuore, perché questo progetto mi ha ridato la vita che credevo ormai persa, mi ha restituito il valore di un’esperienza che credevo solo tragica insegnandomi a trasformarla in un dono per le altre mamme ancora in cammino.
Coordinatrice del Gruppo di Auto Aiuto – Depressione in Gravidanza e nel Post Partum.
Quel dolore vissuto in una solitudine desolante di Marco De Santis
Voglio innanzitutto ringraziare Raffaella Bisson per avermi dato la possibilità di leggere questa raccolta di esperienze di vita certamente vere e toccanti che aprono uno squarcio di luce e di speranza su una realtà così frequente, ma spesso nascosta, com’è la depressione, mirabilmente da lei definita “ladra di maternità”. Ho trovato tante cose in queste preziose e sincere esperienze di mamme, nonne e mariti, che mi hanno sicuramente arricchito come uomo e come medico. Ho colto un grido di dolore che viene dal profondo dell’animo, una sofferenza vissuta in una solitudine desolante che stravolge la vita delle persone e delle famiglie. Esperienze di vita di madri che hanno sofferto ma che hanno reagito, trovando la forza in se stesse e nelle persone che avevano accanto e che hanno saputo aiutarle, la forza di ricominciare e di ricostruirsi come donne, come mamme e come compagne.
La gravidanza, il parto, l’accudimento del piccolo nato sono momenti bellissimi nella vita di una donna che diventa madre, momenti preziosi, particolari e unici per ogni figlio, irripetibili, di grande felicità e di grande crisi, che vanno vissuti fino in fondo con la gioia della vita che si rinnova e si alimenta, ma la depressione è un male oscuro che sembra distruggere la linfa vitale della persona, le sue relazioni e la capacità di gioire, di programmare e di costruire un futuro.
Ho colto come spesso traspaia l’assenza del medico o la sua incapacità di capire e affrontare questo disagio e questa sofferenza psichica e quindi la solitudine della donna che troppe volte viene consigliata o indotta a smettere le terapie o a non assumerle, così che il suo malessere si amplifica e cresce a dismisura tanto da distruggere tutto il positivo della esperienza della maternità, fino al suo rifiuto, pensato o addirittura esplicitato attraverso l’aborto. Eppure si sa quanto i disturbi dell’umore non trattati possano influenzare negativamente la gravidanza, dalla sua accettazione al suo decorso, quanto fragili possano essere le donne di fronte ai cambiamenti che si determinano nel corpo e nella mente e quanto importante sia il lavoro di sostegno e di supporto e non soltanto di tipo medico.
Quanto è facile dire alla donna che fa terapie di sospenderle, spesso senza neanche uno scalaggio, in nome di un’ipotetica protezione del concepito, protezione presunta e millantata. La maggior parte dei farmaci è compatibile con la gravidanza e con l’allattamento e i rischi se presenti sono minimi, quantificabili e qualificabili e ben contenibili e valutabili con una buona assistenza in gravidanza e dopo il parto. La cessazione della terapia espone invece la donna al rischio di un peggioramento dei sintomi o a ricadute con possibili gravi conseguenze per la sua salute e per quella del concepito. Nel Servizio di consulenze teratologiche che dirigo, e nell’esperienza professionale che vivo come ginecologo, sperimento quotidianamente l’abbandono assistenziale della paziente con disturbi dell’umore sia che essi siano già stati diagnosticati prima del concepimento sia che insorgano in gravidanza. L’80% delle nostre consulenze sui rischi dei farmaci in gravidanza e in allattamento è su farmaci ansiolitici e antidepressivi e la quasi totalità delle donne riferisce una esagerata percezione di un rischio di malformazione e di danno al feto che risulta invece ingiustificato e notevolmente amplificato e purtroppo tale percezione è spesso condivisa dal medico curante .
È ora che ci sia un impegno a migliorare le modalità di assistenza in gravidanza e in allattamento, a cominciare se possibile dalla fase preconcezionale. Preparare la gravidanza in pazienti con depressione o disturbi dell’umore significa scegliere il momento migliore dal punto di vista dello stato di salute generale, significa poter modificare le terapie farmacologiche, prediligendo se possibile la monoterapia, significa cercare i dosaggi minimi efficaci e i farmaci con migliori profili di sicurezza in gravidanza, significa migliorare gli stili di vita e assumere acido folico per ridurre il rischio naturale di malformazioni.
Esistono poi in Italia centri per la valutazione del rischio teratologico eventualmente correlato ai farmaci dove medici esperti possono aiutare la donna e il medico curante a scegliere le terapie più idonee alla gravidanza e in allattamento e possono dare consigli utili anche per il percorso diagnostico e assistenziale da seguire. Questi stessi centri garantiscono poi una sorta di farmacovigilanza, molto importante, poiché raccogliendo dati aumentano le conoscenze sulla sicurezza e sui rischi dei farmaci in gravidanza e in allattamento, migliorando le possibilità future di cura.
Nel concludere voglio nuovamente ringraziare Raffaella Bisson non solo per il suo impegno nel promuovere questa iniziativa ma anche per la creazione di vari gruppi di aiuto e di sostegno tra donne, perché ritengo questa la forma più vera ed efficace di promozione della salute della donna con disturbi dell’umore. È la donna che deve pretendere iniziative capaci di stimolare nuove azioni di sanità pubblica per favorire su tutto il territorio nazionale una migliore formazione professionale di psichiatri, ginecologi, pediatri e ostetriche e che deve pretendere percorsi assistenziali dedicati e centri di consulenza teratologica di riferimento; ma è sempre la donna che deve trovare per sé e per le altre compagne di viaggio la forza di riprendersi, di farsi aiutare e di ricominciare e questo è più facile farlo insieme ad altre.
Infine alle donne che hanno avuto il coraggio di parlare e di riferire cose così intime e dolorose dico, con ammirazione, grazie, perché avete avuto il coraggio e la forza di aprire quella finestra che oscurava la stanza della vostra vita, avete fatto entrare di nuovo la luce del sole e vi siete affacciate al balcone per parlare alle persone che passano in strada, non solo delle sofferenze ma anche e soprattutto delle gioie della vita e dell’essere madri che lottando avete ritrovato.
Ginecologo, Responsabile del Telefono Rosso –Teratology Information Service, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
Non perdere mai la speranza di Veronica Simeone
Questo non è un libro facile da leggere, contiene paure, ansie, pensieri, ossessioni, terrore e dolore, e tutti noi sappiamo quanto non sia facile avere a che fare con la maggior parte di questi concetti: come siano pericolosi e avvezzi a ...