La verità sospesa. Tra mente e cuore, tra fantasia e realtà
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La verità sospesa. Tra mente e cuore, tra fantasia e realtà

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La verità sospesa. Tra mente e cuore, tra fantasia e realtà

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Informazioni sul libro

Diomiro intraprende un viaggio tra realtà e fantasia allo scopo di liberarsi da un passato ossessionante che lo condiziona; solo così potrà giungere ad una pienezza, qualitativamente responsabile della sua umanità.Il protagonista affronta un'avventura difficile ma affascinante, per combattere i mostri nascosti negli oscuri meandri della psiche e lì trovare i tesori con i quali arricchire la propria esistenza. E' un cammino doloroso, non lineare, né scandito da un tempo oggettivo, ma legato alla personale interiorità del viaggiatore.Con uno sviluppo continuo, Diomiro procede da un atteggiamento egocentrico, dove l'amore è dipendenza e/o possesso, ad uno fondato sull'amore verso l'altro, come dono, autentico sostegno nelle drammatiche vicende della vita. In questa dimensione "altra", la felicità è nello scoprire e nel gustare consapevolmente le gioie semplici, vere e vive presenti nella quotidianità dell'esistenza.La storia di Diomiro si offre come un esempio della complessa costruzione della mente umana; sottolinea come sia importante che l'individuo, per modificare una sua situazione di sofferenza psichica, possa tessere in un'unica trama significativa le esperienze di vita reale con quelle vissute in terapia. Rimane fondamentale la libertà del protagonista di decidere cosa fare della, per e con la propria esistenza, nel dilemma di seguire o meno i propri valori ed obiettivi.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788898037704
Argomento
Literature


A Tu per Tu
Gabriella Giordanella Perilli




La Verità sospesa.
Tra mente e cuore, Tra fantasia e realtà







logo


Indice



Parte Prima
Le due verità di Diomiro. Cammino tra fantasia e realtà alla ricerca di Sé
Introduzione – La Mostra
Stand 1 – Angoscia ed ebbrezza
Quadro N. 1 – Stordirsi nel Vortice
Quadro N. 2 – L’ebbrezza
Quadro N. 3 – Surrogati dell’Amore
Stand 2 – Dal Tempo Originario
Quadro N. 1 – Il sonno della ragione genera mostri
Quadro N. 2 – Rinnovamento dalla Morte
Quadro N. 3 – Le Tavole della Legge
Quadro N. 4 – Risalire dal sogno
Stand 3 – Dimensioni inesplorate
Quadro N. 1 – Rompere l’involucro, lasciare le impronte
Quadro N. 2 – Fuori dalle Tenebre
Quadro N. 3 – Cambio di passo
Stand 4 – Conoscere per cambiare
Quadro N. 1 – Il lato oscuro di Narciso
Quadro N. 2 – Affrontare l’Ignoto
Stand 5 – Molteplicità dell’essere
Quadro N. 1 – Odissea interiore
Quadro N. 2 – Sentirsi la pelle
Quadro N. 3 – Addio al passato
Quadro N. 4 – La Verità sospesa
Quadro N. 5 – Ritornare al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta
Stand 6 – Fuori la Fortezza
Quadro N. 1 – Libero dalle Mura
Parte Seconda
Conquistare il Presente
Ingannevole realtà. Ognuno ha in sé inferno e paradiso
La Fantasia della Realtà
L’Ignoto quotidiano
Il Gusto della Vita
Liberarsi dai fantasmi
Imparare a volare
Parte Terza
Governare il timone nella tempesta
La svolta inattesa
Accettare la Sfida
La Fragilità dell’Eroe: Non è forte chi non cade mai
Ma è forte colui che cadendo si rialza
E riprende a camminare
La pietra di scarto è diventata testata d’angolo
Il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi
Per congiungersi alla sorgente
Tutti i grandi avvenimenti hanno luogo nella nostra mente
Basta un solo raggio di luce per dissipare mille oscurità
Noi sappiamo ciò che siamo ma ignoriamo ciò che possiamo essere
La Complessità dell’Esistenza
In fondo al tunnel
Nell’abbraccio della Morte
Se non speri non troverai mai ciò che non avresti mai sperato di trovare
Cavalcare la Tigre
Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi
L’unica costante della vita è il cambiamento
Riscrivere la propria storia
Ognuno è artefice del suo destino
Appendice
Testi delle Canzoni



Parte Prima

Le due verità di Diomiro

Cammino tra fantasia e realtà alla ricerca di Sé



Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le verità profonde, riconoscibili dal fatto che
l’opposto è a sua volta una profonda verità.
Niels Bohr

Introduzione - La Mostra



La stradina rimaneva nascosta tra i bassi edifici colorati. Girando a sinistra dalla via principale che portava alla parte a valle della cittadina, si vedevano le fiaccole guizzanti illuminare il percorso fino all’ingresso della mostra allestita nei sotterranei della Fortezza. Erano spazi imponenti con le volte a vela, costruite con migliaia di mattoncini rossastri. A suo tempo quella massiccia fortificazione costituiva la sicurezza per gli abitanti, lì c’erano i magazzini per le derrate alimentari, per la riserva d’acqua, così che in caso di bisogno erano disponibili le risorse per resistere a lunghi periodi di assedio. Data la resistenza ad oltranza, succedeva che gli assalitori, in genere pirati, se ne andassero stanchi dell’attesa a trovare una preda più facile, o arrivassero, nel frattempo allertati, i rinforzi armati del principe ad ingaggiare battaglia ed a mettere in fuga il nemico. Nei secoli la Fortezza non era mai stata espugnata da forze ostili, infatti gli architetti del tempo avevano previsto, con la loro conoscenza delle tattiche belliche e dei bisogni della popolazione, tutti gli accorgimenti possibili, comprese le eventuali vie di fuga per mare o per terra per sfuggire agli assalitori, in casi estremi. La Fortezza era posta sulla punta di un promontorio che delimitava e proteggeva una profonda insenatura, riparo sicuro per i naviganti in caso di tempesta, come anche luogo di scambi di merci e di rifornimenti di acqua e viveri. Dai suoi spalti, lo sguardo spaziava a trecento sessanta gradi, nei giorni sereni la visibilità consentiva di vedere le case di paesi lontani molte miglia e, perciò, di avvistare con notevole anticipo l’avvicinarsi di navi nemiche. All’interno delle mura possenti, per secoli c’erano stati campi coltivati, piccoli allevamenti di bestiame, per la sopravvivenza della popolazione e per gli scambi commerciali. I sotterranei erano stati recentemente restaurati per offrire spazi culturali; la struttura originale era stata ripristinata e si presentava in tutta la sua elegante bellezza ed armonia di proporzioni.
Damiana entrò nella Galleria dove era stata allestita la mostra personale del pittore esordiente. Si guardò in giro con attento interesse. La sala era gremita di gente sorridente. Le persone si spostavano commentando incuriosite i dipinti esposti. Lei apprezzò l’originale scenografia studiata per stupire i visitatori al primo impatto. Preferì non avvicinarsi ai dipinti, avrebbe atteso di farlo con l’artista, Diomiro. Dette uno sguardo panoramico. I quadri erano stati raggruppati su sei stand, a forma di solidi geometrici con un numero diverso di lati, montati su piattaforme girevoli. Ciascuno stand illustrava un argomento con uno o più dipinti: “Angoscia ed Ebbrezza”, “Dal Tempo originario”, “Dimensioni inesplorate”, “Conoscere per cambiare”, “Molteplicità dell’Essere” e “Fuori la Fortezza”. Nell’insieme i quadri componevano una narrazione che raccontava “Le due verità di Diomiro. Cammino tra fantasia e realtà alla ricerca di se stesso”. Il titolo della mostra veniva proposto nell’opuscolo, dove erano pure elencati i diversi contenuti rappresentati. I visitatori potevano seguire un percorso suggerito o scegliere un modo personale per giungere all’ultimo stand sul quale campeggiava un solo quadro. Un tessuto nero opaco ricopriva le pareti degli stand. L’illuminazione era stata studiata per mettere in risalto particolari salienti o l’intero soggetto del dipinto, con l’intenzione di sollecitare nell’osservatore la percezione di significati oltre l’immagine esplicita. L’impressione ricavata era un susseguirsi di scene narranti come quelle affrescate sui muri delle chiese trecentesche. Lo scopo era lo stesso, rappresentare una vita come se fosse una storia fantastica, metaforica. L’intento non era di far conoscere il dipanarsi cronologico di eventi o accadimenti reali, quanto di ripercorrere il cammino drammatico, doloroso, affrontato per guardarsi dentro, per incontrare i mostri angoscianti da sconfiggere prima di trovare le ricchezze nascoste nei reconditi meandri del proprio essere. Alcune immagini erano terrificanti, spaventose, il panico vissuto dal protagonista del dipinto era percepibile nelle pennellate tremolanti simili a quelle di Van Gogh nei momenti di crisi, assalito dai suoi deliri psicotici. In altri la posizione statica, priva di emozioni, in uno spazio piatto senza tempo, era emblematica dell’incapacità di movimento interno ed esterno degli stati depressivi. L’angoscia traspariva dai vortici scuri e dai colori verdatri delle figure di alcuni quadri. Il rifiuto tragico della vita e l’odio verso il proprio corpo apparivano nella violenza dei colori o nelle figure devitalizzate. C’erano poi stand inneggianti alla vita, all’amore, all’unione. Un’altro sembrava sprigionare un alone di energia quasi palpabile tutt’intorno. Molte persone portavano una guida audio munita di auricolare per ascoltare le spiegazioni su alcuni dipinti più significativi, insieme alla musica che li aveva ispirati. L’impatto era emotivamente forte, permetteva al visitatore una partecipazione complessa e l’evocazione di proprie esperienze dimenticate, nascoste negli angoli reconditi della memoria. Come già sapeva, lei non appariva direttamente in alcun dipinto se non sotto forma di metafore e simboli, come l’acqua, la luce. Lei era stata la Guida che aveva accompagnato Diomiro nel suo cammino di conoscenza, era stata la presenza sicura alla quale lui si era potuto affidare, l’aveva sostenuto nei momenti laceranti ed in quelli gioiosi, l’aveva aiutato a capire le infinite possibilità del suo essere e a realizzarne alcune. Lo vide, rilassato e determinato, intrattenere gli ospiti di riguardo, rilasciare interviste ai giornalisti di testate prestigiose. Ebbe la prova che aspettava a conferma del lavoro fatto insieme: finalmente lui aveva trovato la sua identità integrale ed era felice. Damiana lo guardò con attenzione, come se lo vedesse per la prima volta: Diomiro era un bell’uomo di mezza età, attraente con il suo fisico sportivo messo in evidenza da una camicia bianca aperta; non era particolarmente alto, ma aveva il corpo ben proporzionato, il volto, dai lineamenti delicati, incorniciato da capelli castani, ondulati, una ciocca ribelle ricadeva sulla fronte spaziosa, gli occhi verdi intensi sorridevano insieme alla bocca ben disegnata; la voce aveva un’intonazione calda, ricca di armonici. Diomiro si muoveva con morbidezza, quasi danzando nello spazio circostante, creava un’atmosfera invitante intorno a sé. Diomiro scorse Damiana e la salutò da lontano con un sorriso complice e compiaciuto. Con la sua Guida, Diomiro si era sentito subito tranquillo, dal primo incontro l’aveva percepita una persona affidabile e prevedibile per la sua coerenza ed autenticità. Si erano conosciuti ad una cena. In quel periodo lui soffriva di depressione per una delle crisi matrimoniali in atto. Lei era una donna matura, seduta al tavolo con commensali più giovani; Diomiro aveva notato il suo elegante completo grigio con dei sobri ricami in tinta che rendeva attraente il corpo piuttosto in carne; si era divertito alle sue battute umoristiche; gli era piaciuto lo sguardo schietto col quale osservava gli altri commensali; aveva ascoltato intento il suono della sua voce fresca, ricca di emozioni; si era lasciato contagiare dalla sua risata argentina e genuina. Soprattutto aveva apprezzato la ragionevolezza della donna nel sostenere il proprio punto di vista, scevro da rigidità o da antagonismi. Avevano parlato di argomenti vari, incluso il proprio lavoro. Così lei aveva illustrato, con semplicità e chiarezza, il suo originale metodo terapeutico. Questo era basato su esperienze immaginative evocate dalla musica, effettuate mentre la persona si trovava concentrata sul proprio mondo interiore, in una sorta di stato modificato di coscienza. Diomiro aveva raccontato di aver partecipato ad esperienze di gruppo piuttosto inusuali ed aveva mostrato la sua curiosità per qualcosa che gli sembrava particolarmente eccitante. Lei aveva sorriso mostrandosi empatica e disponibile. Lo aveva invitato a provarlo in modo da potersi rendere conto, di persona, dell’effetto che poteva avere il metodo su di lui. Dalla prima seduta Diomiro capì che, proprio con lei, avrebbe avuto la possibilità di mettere un po’ di ordine nel caos presente in lui dalla fanciullezza: la sua condizione presentava delle componenti ricorrenti, quali la depressione, l’ansia con attacchi di panico ed il disturbo dissociativo di coscienza, disagi che si riaffacciavano puntualmente come risposte messe in atto nelle situazioni di crisi. Diomiro, durante i primi colloqui con la Guida, aveva detto di rendersi conto della sua incapacità a gestire le proprie emozioni, con passaggi da uno stato di umore depresso ad uno stato di umore euforico. Ed era, altresì, consapevole delle conseguenze portate dallo squilibrio dell’umore sui suoi rapporti affettivi, alternanti tra la paura di essere dipendente ed il desiderio di vicinanza e protezione. Questo lo aveva capito ma non sapeva come fare per cambiare la sofferenza provata, né i suoi comportamenti. Il suo scopo era stato di riuscire a conoscersi meglio e poter trovare, per questa via, una certa serenità e fiducia in sé. Da lì era iniziato il loro cammino.
Dopo che tutti se ne furono andati ed i camerieri ebbero riordinato la sala, loro due si sedettero a celebrare soddisfatti il risultato raggiunto. Poi, in silenzio, lui si alzò, le prese una mano invitandola a seguirlo, le porse un auricolare collegato ad una guida audio e pose l’altro nel suo orecchio. Si mossero a ritmo lento, a passi sincronizzati verso il primo stand. In quell’atmosfera surreale, metafisica, volevano, loro due soli, ripercorrere e gustare le tappe significative del cammino di ricerca durato anni, ora rappresentato nello spazio circoscritto della mostra. Desideravano poter integrare le esperienze immaginative ed i ricordi di situazioni di vita con le illustrazioni dei dipinti. Era un’opportunità per Diomiro di ricostruire la sua storia sviluppatasi tra realtà e fantasia. Si sarebbero, perciò, soffermati sui singoli quadri, descrivendo l’esperienza con la musica sulla base della quale erano stati creati, quindi Diomiro avrebbe ri-narrato a Damiana le situazioni di vita associate a ciascun episodio fantastico.

Stand 1 – Angoscia ed ebbrezza


Quadro N. 1- Stordirsi nel Vortice


Damiana osservò attentamente il dipinto dove era raffigurata una palude verdastra con rami spezzati galleggianti ed un vortice scuro al centro. Un’atmosfera nebbiosa offuscava i colori.
Diomiro stava galleggiando in un’acqua torbida in mezzo ad innumerevoli oggetti disparati. Sentiva il suo corpo pesante in quel liquido denso. La sua mente era confusa. Improvvisamente avvertì un rumore sordo provenire dal punto centrale di quella specie di palude. Il centro somigliava alla pupilla di un occhio gigantesco ricorrente nei suoi sogni; da lì le vibrazioni sonore dettero inizio ad un movimento vorticoso ed inarrestabile. La forza del gorgo lo stava risucchiando inesorabilmente. Diomiro fu assalito da una folle angoscia, dal panico, quasi non avvertiva il suo corpo paralizzato in quell’acqua fredda e buia. Cercò di aggrapparsi a qualcosa per evitare di essere inghiottito. Un ramo appuntito e marcio lo colpì al fianco destro provocandogli una fitta acuta e lancinante. Provò comunque ad afferrare il legno maleodorante. Le mani affondarono nella materia molliccia.
Si mossero verso il quadro successivo che rappresentava il completamento dell’esperienza immaginativa.
Un manichino di pezza rotea in uno spazio grigio.

Quadro N. 2 – L’ebbrezza


Cambiò la musica che lo accompagnava e lui, dallo stagno maleodorante, si trovò in una pineta a correre in bicicletta, con molta energia, insieme ad una sua amante. Improvvisamente una sensazione di vuoto allo stomaco lo fece fermare, percepiva di avere un tubo di plastica dura dallo stomaco fino alla gola; avvertiva una sensazione di angoscia e confusione, non capiva cosa gli stesse accadendo. Era rimasto solo. Sentiva girargli tutto intorno simile al vortice di prima pieno di oggetti. Il turbinio gli procurò inizialmente paura, trasformatasi in un senso di stordimento, di perdita del senso di sé e di stabilità, poi gli trasmise una vibrazione profonda, un penetrante piacere fisico, sensuale. Iniziò a ruotare in un ballo vorticoso, come se fosse sotto l’effetto dell’alcool, sorretto da qualcuno che non conosceva. Continuando a volteggiare velocemente ebbe la sensazione di riuscire a volare. Così poteva osservare tutto dall’alto. In questa dimensione, nello spazio aperto, provava un’esaltante euforia, una sensazione di unione e di grande energia con l’universo.
Diomiro guardò Damiana e commentò: “La sensazione di nausea provata mi aveva riportato, con prepotenza, indietro ad un’altra esperienza quando, diciottenne, ero stato travolto dalla passione per una mia coetanea, Ada. Non prendevamo alcuna precauzione tanta era la foga dei nostri incontri. Quando lei si accorse di essere rimasta incinta, fummo sconvolti. Nessuno di noi due voleva che la gravidanza continuasse. Non ci potevamo permettere di mettere al mondo un figlio, dovevamo pensare ai nostri studi all’università, a costruire il nostro avvenire. La nascita di un bimbo sarebbe stata inopportuna e indesiderata. Avrebbe costituito una catastrofe, infranto i nostri progetti giovanili, seppellito ogni speranza per un futuro di successo. Le nostre animate discussioni vertevano sul provare la ragionevolezza del nostro rifiuto. Non prendemmo in considerazione soluzioni alternative, tanto i nostri due punti di vista coincidevano e si rafforzavano a vicenda. Raccogliemmo i nostri risparmi e decidemmo di ricorrere alle pratiche di una anziana ostetrica per evitare che quanto stava accadendo potesse trapelare ai nostri familiari. L’ostetrica dette delle pozioni di erbe alla mia compagna, rassicurandola della loro efficacia. L’aspetto e gli atteggiamenti della donna non suscitarono in noi una particolare fiducia. Comunque ci sembrava che quella fosse l’unica strada percorribile per disfarci del problema. Ada prese le erbe con una certa titubanza, le ingurgitò facendo smorfie per il loro sapore amaro e, specialmente, in quanto si stava rendendo conto del loro effetto distruttivo. Cominciava a capire la gravità del suo gesto. Andammo a dormire augurandoci che l’indomani quell’incubo sarebbe passato. Durante la notte, mentre eravamo nel letto, l’uno al fianco dell’altra, Ada fu assalita da dolori lancinanti. Io la sorressi accompagnandola al bagno. Un’improvvisa emorragia la piegò in due. Fui assalito dall’angoscia non sapendo come fare per aiutarla a calmare le contrazioni alternate con conati di vomito. L’emorragia sembrava non arrestarsi, la ragazza era terrorizzata mano a mano che sentiva venirle meno le forze. Eravamo in una spirale, non intravedevamo alcuna speranza di uscirne. Disperati, decidemmo di telefonare alla vecchia ostetrica la quale ci suggerì di mettere tanto ghiaccio sulla pancia e tamponare la fuoriuscita di sangue con cotone idrofilo, asciugamani, lenzuola. Finalmente l’emorragia fu arrestata. Ada, sfinita, si addormentò. Io ripulii il pavimento con ondate di disgusto fortissimo. Fu un’esperienza terribile per tutti e due. La nostra relazione finì subito dopo, vederci procurava ad entrambi una sensazione di disagio, un senso di vergogna insopportabile.
Considerando come era proseguita l’esperienza, mi potei rendere conto di una modali...

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  1. La Verità sospesa.Tra mente e cuore, Tra fantasia e realtà