A che punto è la città?
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A che punto è la città?

Bologna dalle politiche di "buongoverno" al governo del marketing

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A che punto è la città?

Bologna dalle politiche di "buongoverno" al governo del marketing

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Bologna è da sempre associata al "buongoverno", una parola che evoca concrete esperienze di governo locale ma anche rappresentazioni mitizzate. Oggi quella parola ha perso qualsiasi significato ed è stata sostituita da formule puramente retoriche: parole ricorrenti nel discorso pubblico, come partecipazione e rigenerazione urbana, oppure l'evocazione di modelli di sviluppo apparentemente promettenti sul piano economico ed occupazionale (la città del cibo, la città del turismo), hanno un significato opposto rispetto a quello evocato e nascondono la subalternità e l'impotenza dei poteri pubblici. Queste retoriche e le pratiche che le accompagnano rendono difficile l'interpretazione della rapida trasformazione della città. Ricostruire un pensiero critico e un'intelligenza collettiva è quindi un compito urgente.Queste pagine vogliono contribuire a questo processo, nel quale si incontrano teoria e prassi.Nel volume sono raccolti gli interventi diWerther Albertazzi, Alchemilla, Fulvia Antonelli, Arvaia, baumhaus, Lorenzo Betti, Mauro Boarelli, Paola Bonora, Camilla, Campi Aperti, Michele Caravita, Susanna Cattini, Antonio Faggioli, Patrizia Gentilini, Pierpaolo Lanzarini, Giovanni Notarangelo, Marco Pignatiello, Savino Reggente, Piergiorgio Rocchi, Alberto Veronesi.Le illustrazioni sono diElena Guidolin e Andrea Settimo.La copertina è di Andrea Settimo.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788863572391
La grande partita degli spazi dismessi Werhter Albertazzi e Piergiorgio Rocchi

Girando per Bologna si può affermare che buona parte della percezione collettiva del degrado urbano sia causata dalla cospicua quantità di aree ed edifici dismessi presenti nell’area metropolitana bolognese e dall’immagine che esse offrono.
La dismissione riguarda edifici funzionalmente riferibili alla residenza, al settore produttivo (il più vistoso), ai servizi pubblici (in particolare scuole, ma non solo), attrezzature militari, eccetera.
Non è questa la sede per analizzare in modo compiuto le cause del fenomeno, tuttavia fare riferimento alla crisi innescatasi a livello globale nel 2007-2008 può aiutare quanto meno a definire un periodo di partenza. Anche prima esistevano fenomeni analoghi e di dimensioni ragguardevoli, ma erano più ascrivibili a incomplete strategie immobiliari di rinnovamento urbano e/o a crisi isolate legate anche a situazioni aziendali/produttive. Attualmente non si tratta più di ferite isolate nel contesto urbano ma, continuando nella metafora, di un vero e proprio morbo urbano.
In uno studio realizzato di recente su Bologna, si è cercato di quantificare e descrivere il fenomeno. Gli immobili individuati sono 197, e rappresentano un discreto campione della realtà territoriale (sono compresi anche cinque comuni della prima cintura metropolitana). In fondo all’articolo alcune tabelle e grafici riassumono i risultati. Qui è utile citarne alcuni: il 42,6% dei siti risulta essere a vario titolo di proprietà pubblica (comprendendo anche le aree militari dismesse); il 61,4% in abbandono o inutilizzati; nel 6% dei casi sono anche riscontrabili segnali di riuso (progetti o cantierizzazione per interventi residenziali, commerciali e ristrutturazioni). 41 siti (il 20,8%) sono a destinazione produttiva, 21 sono siti militari e 37 residenziali, 9 sono strutture edilizie per l’istruzione.
Come già ricordato, non è la prima volta che succede, ma in anni passati si può dire che dietro l’abbandono e la dismissione di beni immobiliari, da un certo punto in poi, ci fosse una strategia precisa. Negli anni settanta del secolo scorso ci fu un consistente fenomeno allora definito “decentramento produttivo”: le fabbriche e gli opifici di cui il tessuto urbano era permeato venivano trasferite nella prima cintura metropolitana, dove con tempismo inquietante nuove consistenti previsioni insediative produttive facevano il paio con allettanti possibilità speculative, quasi sempre residenziali, offerte d...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione. Leggere la realtà fuori dagli schemi
  2. Retoriche
  3. Rigenerazione urbana: retoriche e schizofrenie del presente Paola Bonora
  4. Partecipazione senza potere Mauro Boarelli
  5. Quale città, quale cibo? Dalle campagne alle trasformazioni urbane. Dialogo con contadini e consumatori critici
  6. Prevenzione e salute tra passato e presente Intervista ad Antonio Faggioli
  7. Salute e ambiente in Emilia Romagna. Riflessioni di un medico Patrizia Gentilini
  8. La grande partita degli spazi dismessi Werhter Albertazzi e Piergiorgio Rocchi
  9. Microstorie
  10. Ignoti alla città Fulvia Antonelli e Savino Reggente
  11. Oggi all’Ippodromo non ci sono le corse Marco Pignatiello – baumhaus
  12. Spazi sociali e spazi abitativi. Breve cronaca di una sterilizzazione coatta Lorenzo Betti
  13. Gli autori
  14. In questa collana