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L’amore è…
La seconda storia che determinò probabilmente la partenza di Elena2, è stata quella con un ragazzo più giovane di lei, che al primo incontro sembrava un angelo caduto sulla terra solo per amarla in eterno.
Aveva occhi malinconici, magnetici, che si posarono su di lei discretamente e magicamente, come in una favola.
Era silenzioso, educato, timido e tutto quel che appare spesso è illusorio. Fu un amore tormentato, minacciato dalla distanza e dalle bugie.
Elena2 racconta nel suo diario le ore al cellulare con il suo amore, rese possibili da un contratto telefonico che permise loro di risparmiare.
“Vivevo nell’attesa delle sue chiamate che avvenivano nella pausa pranzo, quando staccava dal lavoro nel pomeriggio e la sera dopo cena, per raccontarci le nostre emozioni e per augurarci la buonanotte”.
Lui le scriveva dei messaggi pieni di poesia e tenerezza e lei emozionata si addormentava.
L’incontro tra i due era avvenuto in un hotel, dove si svolgeva un convegno e le due notti insonni passate a parlare fino al mattino, sembrarono ai due ragazzi una cosa spaziale. Infatti, non appena tornata a casa, Elena2 acquistò delle navicelle spaziali, pianeti e stelle di carta fluorescente che attaccò alle pareti della stanza da letto. Tali stelle si accendevano al buio e quella magia dello spazio proseguì nella sua camera, ogni notte, nell’attesa che il suo alieno tornasse da lei.
E tornò, sì, venne a trovarla nella casa romana dove lei viveva.
Giunse con leggero ritardo quel 1 maggio rispetto all’orario previsto, perché la sera prima era stato a un addio al celibato.
Fu tutto molto emozionante e la magia fu interrotta da una serie di telefonate ricevute da una sua amica che poi Elena2 scoprì essere la sua ex.
Così quando giunse il momento di salutarsi, la mia sorellina aveva il cuore turbato perché non riusciva a capire il motivo delle spiegazioni vaghe sulla telefonata della sua ex, da colui che poi divenne il suo ragazzo.
Trascorsero i mesi e la primavera divenne estate. Luglio. Il ragazzo decise di venire a trovare mia sorella perché lui abitava ancora con i genitori e trovava la cosa sconveniente. Lei accettò la sua scelta, anche se avrebbe voluto conoscere l’ambiente in cui viveva.
Fu un vero tormento per lei quella costante attesa, il dubbio e le incertezze la perseguitarono togliendole la serenità.
Lei sognava di passare dei giorni insieme e la vacanza estiva avrebbero permesso loro di realizzare questo sogno. Parigi sarebbe stata la meta ideale o almeno lei sperava.
Così lo comunicò telefonicamente a lui che si mostrava come sempre perplesso e indeciso. Prenotò un viaggio aereo online d’andata e ritorno per la seconda settimana d’agosto.
Era tutto pronto, un po’ di tempo insieme per capire, chiarire, provare a essere felici. Scrisse che pianse tutti quei giorni, un dispiacere dopo l’altro nella sua amata città.
Poi ci sono delle pagine scritte su di un foglio, devono essere le prime di un libro che Elena2 avrebbe voluto scrivere, con tanto di titoli. Vorrei leggerle con voi in silenzio, adesso. Ora non sarò più io ma la mia gemella a raccontare la sua storia.
Test e altre storie
Avevo dormito poco stanotte, a dir la verità verso le 6 mi ha svegliato una forte tachicardia. Così ho preso il cellulare e mi sono messa a leggere i messaggi, anzi il messaggio di chi è a tutti gli effetti, il padre del mio futuro bambino.
Il letto matrimoniale col materasso nuovo è confortevole, però dormirci da soli a volte è avvilente. Poi quando ti sei lasciata da circa tre settimane e sei affranta e con un ritardo di quattro giorni, non c’è cosa che possa colmare quel vuoto che sembra un abisso.
Eppure l’avevo considerato un alieno, un incontro a dir poco spaziale quello con Ernesto, tanto che le due notti passate insieme a parlare in una camera d’albergo, furono così leggere e splendide che abbiamo avuto la sensazione di essere stati catapultati nello spazio, di terrestre non c’era niente.
Mi sconvolse a tal punto questo incontro che ho acquistato in un centro commerciale, degli adesivi fluorescenti. Li ho attaccati alle pareti della stanza da letto e di notte s’illuminano e hanno la forma delle navicelle spaziali e dei pianeti, e che ogni notte sia come quelle due notti su Marte o Saturno, soli io e lui.
La notte è fatta per sognare e una settimana fa all’incirca, mi sono svegliata sfinita dopo aver sognato di partorire.
Ho raccontato il sogno a mia madre che col suo perpetuo ottimismo mi ha rassicurato, dicendomi che porta molto bene quel sogno.
Erano giorni che mi sentivo debole e attribuivo il tutto alla mia crisi sentimentale. Lasciare una persona che si ama, non è semplice, è a dir poco devastante, ma vorrei fermarmi sulla parola “amore” prima di andare avanti. Ognuno ha la sua personale idea sull’amore. Ci sono sensazioni che non so spiegare. Forse sono quelle che si provano con maggiore intensità, quelle che vorrei scoprire e che temo. Innamorata senza alcuna scelta, innamorata dell’amore. E’ una rovina per una masochista come me, ma non si può scegliere, decidere.
L’amore è un’alchimia o un veleno, dipende... un’alchimia velenosa? Forse è solo un antidoto alla solitudine, a quel senso di vuoto che pur di colmarlo si patirebbe qualsiasi pena. Ebbene, è questo per me l’amore. Patimento e pena, ansia e dolore.
Mi basta sentirti... stasera per esempio mentre ti ascoltavo, ho visto un ragazzo attraente che indossava un maglione grigio e jeans a vita bassa. Occhi belli, mani da accarezzare, un uomo profumato e sensuale, dallo sguardo triste, un cucciolo di uomo, malinconico, silenzioso: l’amore mio.
La prova del nove
Il tempo di questa notte sembrava interminabile. La sveglia del cellulare era pronta per suonare alle otto e un quarto. Erano le sei ed io ero ancora lì a rimirare l’orologio a cuore che segnava le ore piccole. Poi un incubo impressionante e il suono della sveglia mi hanno invitato ad andare in bagno per preparare il secondo esame da portare in laboratorio: il test immunologico di gravidanza attraverso l’analisi delle urine.
Ho indossato, per scaramanzia, gli stessi jeans di ieri, poi le scarpe Puma nere comprate a Parigi quest’estate e la felpa dei Negramaro, gli occhiali e via in ambulatorio.
“Buongiorno, devo fare il test di gravidanza”, ho detto con voce assonnata e tesa. Qual è il suo nome, cognome, lei abita in via Labbiano? No si scrive Labieno come lo pronuncio, insomma cinque minuti a spiegare poi nel foglio del test il tipo ha scritto Galieno… lasciamo stare.
“Allora ora deve attendere di là che la chiameranno”.
Mi ha consegnato un foglio con il tipo di esame e dopo cinque minuti è uscita una signora grassa ed ha gridato: Elenaaaaa.
“Sa - ho spiegato - io è la prima volta che faccio un esame simile” e mentre mi parlavo addosso, la signora col camice mi guardava in maniera compassionevole.
“Dalle diciassette, può venire a ritirare il risultato”.
Ho salutato e sono uscita dal laboratorio, stanca come se avessi consumato tutte le energie, mi sentivo disidratata, esausta, esanime.
Ho fatto un giro per i negozi, la spesa, comprato il giornale in edicola, passata dal corniciaio, fatto la ricarica Vodafone, e poi una volta a casa ho attivato dal pc la promozione you&me che avevo disattivato. Ho misurato i pantaloni che ho acquistato e messo a lavare i maglioni di lana.
Intanto ricevevo qualche messaggio di Ernesto in cui mi chiedeva novità.
I pantaloni erano sicuramente troppo attillati e da cambiare.
C’era la scatola con l’albero di Natale poggiato a terra nel salotto da giorni e forse era il caso di iniziare a montarlo, lo avrei fatto dopo pranzo.
Mi sentivo tranquilla e soddisfatta e soprattutto dovevo colmare quell’attesa fino alle diciassette.
Ho sentito per telefono Ernesto, poi mamma. Ho mangiato penne con il cavolo, del formaggio bianco da spalmare una spremuta d’arancia e caffè.
Tra una pallina dell’albero da attaccare e una tazza di thè, si son fatte le cinque.
Occhiali e giacca e giù al laboratorio.
Ho ritirato il foglio col risultato del test che era in pratica sigillato per la privacy, così sono uscita per leggere anche se non riuscivo ad aprirlo, ho chiesto a un signore se poteva aiutami.
Una volta aperto quel foglio pieghevole, è emersa la scritta ‘positivo’.
Positivo significa sì? Ho intuito questo ma non ne avevo la certezza così sono rientrata ed ho chiesto spiegazioni.
Il segretario mi ha fatto parlare con la dottoressa la quale mi ha detto: “Lei è incinta”. In quell’istante sentivo le mie guance andare a fuoco.
Ho vagato per il viale, dove si trova il laboratorio analisi, poi sono tornata a casa, ho scritto sms a Ernesto, ci ho parlato, insomma… sto vivendo una cosa che non avrei mai immaginato succedesse proprio a me.
Lo stupore misto alla paura, mi hanno tenuto sospesa in quello stato di grazia indicibile che mi ha accompagnato per tutta la giornata. “Sarò mamma” pensavo, mentre tutto sembrava avvolto da un alone di magia, come quando viaggiai nello spazio con Ernesto quelle due notti in albergo.
La tempesta
Come un mare in tempesta, un cielo carico di nuvole grigie, la mia testa oggi ha tuonato pensieri negativi accompagnati da lacrime e ansia.
Sarà la reazione, il carico di stress accumulato in questi venti giorni, non so spiegarlo eppure oggi sono stata intrattabile.
Ho discusso con mia madre, con mia sorella e anche con Ernesto al quale tento di descrivere tutto ciò che provo mentre lui mi ascolta dall’altra parte della cornetta a volte assorto altre distratto e scazzato secondo le mie affermazioni.
Mi sono sentita part...