Lettere dal carcere
eBook - ePub

Lettere dal carcere

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Lettere dal carcere

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"Credi che la corrispondenza mi preme molto: è il solo legame che mi unisce al mondo ed è ciò che rompe di tanto in tanto la mia segregazione e il mio isolamento" scriveva Antonio Gramsci (Ales, 1891 – Roma, 1937) alla cognata Tania nel maggio 1927 dal carcere.Gramsci era stato condannato a 20 anni nel 1926 per ordine del regime fascista. Durante la prigionia scrisse numerose lettere ad amici e familiari, fin quando gli fu concessa la piena libertà il 21 aprile 1937, per gravi problemi di salute che lo portarono alla morte una settimana più tardi.Questa raccolta comprende le lettere scritte tra il 1926 e il 1936, le quali offrono uno sguardo sul mondo intellettuale e privato di un personaggio chiave della storia italiana, tra aneddoti quotidiani e riflessioni morali, tra piccole gioie, come una rosa che fiorisce o un passerottino che si fa imboccare di briciole, e grandi dolori, come la malattia, l'isolamento o le incomprensioni e i rimproveri a coloro da cui Gramsci si sente sempre più abbandonato.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Lettere dal carcere di Antonio Gramsci in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Literary Letters. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2014
ISBN
9788867052202
Argomento
Literature

1

Lettere 1 - 30

1.

Gentilissima signora,
prima di tutto, voglio domandarle scusa per i disturbi e i fastidi che le ho arrecato, i quali non entravano, in verità, nell’accordo di inquilinato. Sto abbastanza bene e sono calmo e tranquillo.
Le sarò grato se vorrà preparare un po’ di biancheria e consegnarla a una brava donna, di nome Marietta Bucciarelli, se verrà a domandarla per me: non posso mandarle l’indirizzo della donna perché l’ho dimenticato.
Vorrei avere questi libri:
1° la Grammatica tedesca che era nello scaffale accanto all’ingresso;
2° il Breviario di linguistica di Bertoni e Bartoli che era nell’armadio di fronte al letto;
3° gratissimo le sarei se mi inviasse una Divina Commedia di pochi soldi, perché il mio testo lo avevo imprestato.
Se i libri sono rilegati, occorre strappare il cartone, badando che i fogli non si stacchino.
Vorrei avere notizie del bambino che era ammalato di scarlattina. Forse Marietta saprà qualche cosa.
Se la mia permanenza in questo soggiorno durasse a lungo, credo ella debba ritenere libera la stanza e disporne.
I libri può incassarli e gettar via i giornali quotidiani.
Le rinnovo le mie scuse, cara signora e tutto il mio rincrescimento, tanto piú grande quanto piú è stata grande la loro gentilezza.
Saluti al sig. Giorgio e alla signorina; coi piú sentiti ossequi
Antonio Gramsci

2.

Roma, 20 novembre 1926
Mia carissima Julca[1],
ricordi una delle tue ultime lettere? (Era almeno l’ultima lettera che io ho ricevuto e letto). Mi scrivevi che noi due siamo ancora abbastanza giovani per poter sperare di vedere insieme crescere i nostri bambini. Occorre che ora tu ricordi fortemente questo, che tu ci pensi fortemente ogni volta che pensi a me e mi associ ai bambini. Io sono sicuro che tu sarai forte e coraggiosa, come sempre sei stata. Dovrai esserlo ancora di piú che nel passato, perché i bambini crescano bene e siano in tutto degni di te. Ho pensato molto, molto in questi giorni. Ho cercato di immaginare come si svolgerà tutta la vostra vita avvenire, perché rimarrò certamente a lungo senza vostre notizie; e ho ripensato al passato, traendone ragione di forza e di fiducia infinita. Io sono e sarò forte; ti voglio tanto bene e voglio arrivare a vedere i nostri piccoli bambini. Mi preoccupa un po’ la quistione materiale: potrà il tuo lavoro bastare a tutto? Penso che non sarebbe né meno degno di noi né troppo, domandare un po’ di aiuti. Vorrei convincerti di ciò, perché tu mi dia retta e ti rivolga ai miei amici. Sarei piú tranquillo e piú forte, sapendoti al riparo da ogni brutta evenienza. Le mie responsabilità di genitore serio mi tormentano ancora, come vedi.
Carissima mia, non vorrei in modo alcuno turbarti; sono un po’ stanco, perché dormo pochissimo, e non riesco perciò a scrivere tutto ciò che vorrei e come vorrei. Voglio farti sentire forte forte tutto il mio amore e la mia fiducia. Abbraccia tutti di casa tua; ti stringo con la piú grande tenerezza insieme ai bambini.
Antonio

3.

Roma, 20 novembre 1926
Carissima mamma[2],
ho pensato molto a te in questi giorni. Ho pensato ai nuovi dolori che stavo per darti, alla tua età e dopo tutte le sofferenze che hai passato. Occorre che tu sia forte, nonostante tutto, come sono forte io e che mi perdoni con tutta la tenerezza del tuo immenso amore e della tua bontà. Saperti forte e paziente nella sofferenza sarà un motivo di forza anche per me: pensaci e quando mi scriverai all’indirizzo che ti manderò rassicurami.
Io sono tranquillo e sereno. Moralmente ero preparato a tutto. Cercherò di superare anche fisicamente le difficoltà che possono attendermi e di rimanere in equilibrio. Tu conosci il mio carattere e sai che c’è sempre una punta di allegro umorismo nel suo fondo: ciò mi aiuterà a vivere.
Non ti avevo ancora scritto che mi è nato un altro bambino: si chiama Giuliano, e mi scrivono che è robusto e si sviluppa bene. Invece Delio in queste ultime settimane ha avuto la scarlattina, in forma leggera, sia pure, ma in questo momento non conosco le sue condizioni di salute: so che aveva già superato la fase critica e che stava rimettendosi. Non devi avere preoccupazioni per i tuoi nipotini: la loro mamma è molto forte e col suo lavoro li tirerà su molto bene.
Carissima mamma: non ho piú la forza di continuare. Ho scritto altre lettere, ho pensato a tante cose e il non dormire mi ha un po’ affaticato. Rassicura tutti: di’ a tutti che non devono vergognarsi di me e devono essere superiori alla gretta e meschina moralità dei paesi. Di’ a Carlo che egli specialmente ora ha il dovere di pensare a voi, di essere serio e laborioso. Grazietta e Teresina devono essere forti e serene, specialmente Teresina, se deve avere un altro figlio, come mi hai scritto. Cosí deve essere forte papà. Carissimi tutti, in questo momento specialmente mi piange il cuore nel pensare che non sempre sono stato con voi affettuoso e buono come avrei dovuto essere e come meritavate. Vogliatemi sempre bene lo stesso e ricordatevi di me.
Vi bacio tutti. E a te, cara mamma, un abbraccio e una infinità di baci.
Nino
P.S. – Un abbraccio a Paolo e che voglia sempre bene e sia sempre buono con la sua cara Teresina.
E un bacio a Edmea e a Franco.

4.

Ustica, 9 XII, 926
Carissima Tatiana[3],
sono arrivato a Ustica il 7 e il giorno 8 ho ricevuto la tua lettera del 3. Ti descriverò in altre lettere tutte le impressioni del mio viaggio, a mano a mano che i ricordi e le emozioni diverse si andranno ordinando nel cervello e che sarò riposato dalle fatiche e dalle insonnie. A parte le condizioni speciali in cui esso si è svolto (come puoi comprendere non è molto confortevole, anche per un uomo robusto, percorrere ore e ore di treno accelerato e di piroscafo coi ferri ai polsi ed essendo legato a una catenella che ti impegna ai polsi dei vicini di viaggio), il viaggio è stato interessantissimo e ricco di motivi diversi, da quelli shakespeariani a quelli farseschi: non so se potrò riuscire, per esempio, a ricostruire una scena notturna nel transito di Napoli, in un camerone immenso, ricchissimo di esemplari zoologici fantasmagorici; credo che solo la scena del becchino nell’Amleto possa eguagliarla. Il pezzo piú difficile del viaggio è stata la traversata da Palermo a Ustica: abbiamo tentato quattro volte il passaggio e tre volte siamo dovuti rientrare nel porto di Palermo, perché il vaporetto non resisteva alla tempesta. Tuttavia, sai che sono ingrassato in questo mese? Io stesso sono stupefatto di sentirmi cosí bene e di avere tanta fame: penso che tra quindici giorni, dopo che mi sarò riposato e avrò dormito sufficientemente, sarò completamente liberato da ogni traccia di emicrania e inizierò un periodo nuovissimo della mia esistenza molecolare.
La mia impressione di Ustica è ottima sotto ogni punto di vista. L’isola è grande otto chilometri quadrati e contiene una popolazione di circa milletrecento abitanti, dei quali seicento coatti comuni, cioè criminali parecchie volte recidi. La popolazione è cortesissima. Non siamo ancora tutti accomodati: ho dormito due notti in un camerone comune con gli altri amici; oggi mi trovo già in una cameretta d’albergo e forse domani o dopodomani andrò ad abitare una casetta che stanno ammobigliando per noi: noi siamo trattati da tutti con grande correttezza.
Siamo assolutamente separati dai coatti comuni, la cui vita non saprei descriverti con brevi tratti: ricordi la novella di Kipling intitolata: Una strana cavalcata nel volume francese L’uomo che volle essere re. Mi è balzata di colpo alla memoria tanto mi sembrava di viverla. Finora siamo 15 amici. La nostra vita è tranquillissima: siamo occupati a esplorare l’isola che permette di fare passeggiate abbastanza lunghe, di circa 9-10 chilometri, con paesaggi amenissimi e visioni di marine, di albe e di tramonti maravigliosi: ogni due giorni viene il vaporetto che porta notizie, giornali, e amici nuovi, tra i quali il marito di Ortensia che ho avuto tanto piacere di incontrare. Ustica è molto piú graziosa di quanto appaia dalle cartoline illustrate che ti invierò: è una cittadina di tipo saraceno, pittoresca e piena di colore. Non puoi immaginare quanto io sia contento di girellare da un angolo all’altro del paese e dell’isola e di respirare l’aria del mare dopo questo mese di traduzioni da un carcere all’altro, ma specialmente dopo i sedici giorni di Regina Coeli passati nel piú assoluto isolamento. Penso di diventare il campione usticese nel lancio del sasso a distanza, perché ho già battuto tutti gli amici.
Ti scrivo un po’ balzelloni, cosí come mi viene, perché sono ancora un po’ stanco. Carissima Tatiana, non puoi immaginare la mia emozione quando a Regina Coeli ho vista la tua calligrafia sulla prima bottiglia di caffè ricevuta e ho letto il nome di Marietta; sono letteralmente ridiventato un bambino. Vedi, in questo tempo, sapendo con certezza che le mie lettere sarebbero state lette secondo le disposizioni carcerarie, mi è nato una specie di pudore: non oso scrivere intorno a certi sentimenti e se cerco di smorzarli per adeguarmi alla situazione, mi pare di fare il sacrestano. Perciò mi limiterò a scriverti alcune notizie sul mio soggiorno a R. C. in relazione a quanto tu mi domandi. Ho ricevuto la giacca di lana che mi è stata estremamente utile, e cosí le calze ecc. Avrei sofferto molto freddo senza di esse, perché sono partito col paltò leggero e, sceso al mattino prestissimo, quando abbiamo tentata la traversata Palermo-Ustica faceva un freddo cane. Ho ricevuto i piattini che mi è dispiaciuto lasciare a Roma, perché ho dovuto mettere tutto il mio bagaglio nella foderetta (che mi ha reso servizi inestimabili) ed ero sicuro di romperli. Non ho ricevuto il Cirio, né la cioccolata, né il pane di Spagna che erano proibiti: li ho visti segnati nella lista, ma con l’avvertenza che non potevano passare; cosí non ho avuto il bicchierino per il caffè, ma ho provveduto io costruendomi un servizio di mezza dozzina di gusci d’uovo montati superbamente su un piedestallo di mollica di pane. Ho visto che ti sei impressionata perché i pranzi erano quasi sempre freddi: niente di male, perché ho sempre mangiato, dopo i primi giorni, almeno il doppio di quanto mangiavo in trattoria e non ho mai sentito il piú piccolo disturbo, mentre ho saputo che tutti i miei amici hanno avuto malesseri e hanno abusato di purganti. Vado convincendomi di essere molto piú forte di quanto mai potessi credere, perché, a differenza di tutti, me la sono cavata con la semplice stanchezza. Ti assicuro che, eccettuate pochissime ore di tetraggine una sera che hanno tolto la luce dalle nostre celle, sono sempre stato allegrissimo; lo spiritello che mi porta a cogliere il lato comico e caricaturale di tutte le scene era sempre attivo in me e mi ha mantenuto giocondo nonostante tutto. Ho letto sempre, o quasi, riviste illustrate e giornali sportivi e mi stavo rifacendo una biblioteca. Qui ho stabilito questo programma: 1° star bene per stare sempre meglio di salute; 2° studiare la lingua tedesca e russa con metodo e continuità; 3° studiare economia e storia. Tra noi faremo della ginnastica razionale, ecc. ecc. È necessario che in questi primi giorni, fino a sistemazione ultimata, ti dia degli incarichi di lavoro. Vorrei avere un sacco da viaggio che sia però sicuro come serratura o lucchetto: è migliore di ogni valigia o cassetta, nell’ipotesi non esclusa di ulteriori miei movimenti nelle isole o verso la terra ferma. Cosí avrei bisogno di tutte quelle piccole cose, come il rasoio di sicurezza con lamette di ricambio, le forbicine per le unghie, la limetta ecc. ecc. che servono sempre e che qui non sono in vendita; vorrei qualche tubetto di aspirina per il caso che i venti fortissimi mi diano flussioni ai denti. Per il vestito, il cappotto e la biancheria rimasta credo che tu farai bene. Mandami subito, se puoi, la grammatica tedesca e una grammatica russa; il dizionarietto ted. it. e it. ted. e qualche libro (Max und Moritz — e la storia della letteratura it. del Vossler, se riesci a scovarla tra i libri). Mandami quel volumone di articoli e studi sul risorgimento italiano che è intitolato, mi pare, Storia politica del secolo xix e un libro intitolato: R. Ciasca, La formazione del programma dell’unità nazionale, o qualcosa di simile. D’altronde vedi tu stessa e decidi arbitralmente. Per questa volta, scrivi tu a Giulia: non riesco a vincere quel senso di pudore di cui ti ho parlato dianzi: sono rimasto molto felice di sapere le buone notizie su Delio e Giuliano; aspetto le fotografie. L’indirizzo da te usato è ottimo, come hai visto: qui la posta funziona semplicemente, perché io vado allo sportello a domandare come alle fermo in posta e a Ustica esiste un solo ufficio postale. A proposito dei telegrammi inviati, quello di Roma annunziante la mia partenza sapevo con quasi certezza sarebbe arrivato tardissimo, ma volevo far sapere la notizia e non escludevo che potesse essere utile per un colloquio nel caso che il ricevente avesse saputo che era possibile venire fino alle 11 di notte. Di cinque partenti, il solo Molinelli, che ha viaggiato sempre con me, ha ricevuto la visita della moglie alle 11 precise: gli altri nulla.
Carissima Tatiana, se non ti avevo ancora scritto, non devi credere che ti abbia neppure per un momento dimenticata e non abbia pensato a te; la tua espressione è esatta, perché ogni cosa che ricevevo e in cui vedevo in rilievo il segno delle tue care mani era piú che un saluto, ma anche una carezza affettuosa. Avrei voluto avere l’indirizzo della Marietta; forse vorrei scrivere anche alla Nilde; che te ne pare? Si ricorderà di me e gradirà il mio saluto? Scrivere e ricevere lettere è diventato per me uno dei momenti piú intensi di vita.
Carissima Tatiana, ti ho scritto un po’ confusamente. Credo che oggi, 10, il vaporetto non riuscirà a venire perché c’è stato tutta la notte un vento violentissimo, che non mi ha lasciato dormire, nonostante la morbidezza del letto e dei cuscini ai quali mi ero disabituato; è un vento che penetra da tutte le fessure del balcone, della finestra e delle porte con sibili e suoni di trombetta molto pittoreschi, ma alquanto irritanti. Scrivi a Giulia e dille che sto veramente bene, sotto tutti i punti di vista e che la mia permanenza qui, che del resto non credo sarà cosí lunga come l’ordinanza ha deciso, mi sradicherà dal corpo tutti i vecchi malanni: forse un periodo di riposo assoluto era proprio una necessità per me.
T’abbraccio teneramente carissima, perché abbraccio con te tutti i miei cari.
Antonio
Se la Nilde gradisce i miei saluti, inviami il suo indirizzo.

5.

Ustica, 11, XII, 926
Carissimo amico[4],
sono giunto a Ustica il 7 dicembre, dopo un viaggio alquanto disagiato (come puoi comprendere), ma molto interessante. Sono in ottime condizioni di salute. Ustica sarà per me un soggiorno abbastanza piacevole dal punto di vista dell’esistenza animale, perché il clima è ottimo e posso fare passeggiate saluberrime: per le comodità generali, tu sai che non ho molte pretese e posso vivere con pochissimo. Mi preoccupa un po’ il problema della noia, che non potrà essere risolto unicamente dalle passeggiate e dal contatto con gli amici: siamo finora 14 amici, tra i quali Bordiga. Mi rivolgo a te perché mi faccia la cortesia di inviarmi qualche libro. Desidererei avere un buon trattato di economia e di finanza da studiare: un libro fondamentale, che tu potrai scegliere a tuo giudizio. Quando ti sarà possibile mi manderai qualche libro e qualche rivista di cultura generale che riterrai interessante per me. Carissimo amico, tu conosci le mie condizioni famigliari e sai quanto sia difficile per me ricevere libri altro che da qualche amico personale: credi che non avrei osato darti un tale fastidio, se non spinto dalla necessità di risolvere questo problema dell’abbrutimento intellettuale che specialmente mi preoccupa.
Ti abbraccio affettuosamente
A. Gramsci
Il mio indirizzo: A. G. – Ustica (prov. di Palermo).

6.

17. XII. 26
Carissimo amico,[5]
ho ricevuto la tua lettera del 13 e ti ringrazio cordialmente della tua cortesia. La mia salute è ottima; qui fa ancora caldo. Ti scriverò a lungo. Ti abbraccio.
Antonio

7.

Ustica, 19 XII 1926
Carissima Tania,
ti ho scritto una cartolina il 18 per avvertirti che avevo ricevuto la tua assicurata del 14: antecedentemente avevo scritto una lunga lettera per te all’indirizzo della signora Passarge, che avrebbe dovuto esserti consegnata l’11 o il 12. Riepilogo gli avvenimenti principali di tutto questo tempo.
Arrestato l’8 sera alle 10½ e condotto immediatamente in carcere, sono partito da Roma il mattino prestissimo del 25 novembre. La permanenza a Regina Coeli è stato il periodo piú brutto della detenzione: 16 giorni di isolamento assoluto in cella, disciplina rigorosissima. Ho potuto avere la camera a pagamento solo negli ultimi giorni. I primi tre giorni li ho trascorsi in una cella abbastanza luminosa di giorno e illuminata di notte; il letto era però molto sudicio; le lenzuola erano già adoperate; formicolavano gli insetti piú diversi; non mi è stato possibile avere qualcosa da leggere, neanche la «Gazzetta dello Sport», perché non ancora prenotata: ho mangiato la minestra del carcere che era abbastanza buona. Sono quindi passato a una nuova cella, piú oscura di giorno e senza illuminazione la notte, ma che è stata disinfettata con la fiamma di benzina e il cui letto aveva biancheria di bucato. Ho incominciato a comprare qualcosa dal bettolino del carcere: le steariche per la notte, il latte per il mattino, una minestra con brodo di carne e un pezzo di lesso, formaggio, vino, mele, sigarette, giornali e riviste illustrate. Sono passato dalla cella comune alla camera a pagamento senza preavviso, cosa per cui rimasi un giorno senza mangiare, dato che il carcere passa il vitto solo agli abitatori delle celle comuni, mentre quelli delle camere a pagamento devono «vittarsi» (termine carcerario) del proprio. La camera a pagamento consistette per me nel fatto che aggiunsero un materasso di lana e un cuscino idem al saccone di crine, e che la cella fu arredata di un lavabo con catinella e boccale e di una sedia. Avrei dovuto avere anche un tavolino, un reggipanni e un armadietto ma l’amministrazione mancava di «casermaggio» (altro termine carcerario): ebbi anche la luce elettrica ma senza interruttore, sicché tutta la notte mi rigiravo per proteggere gli occhi dalla luce. La vita trascorreva cosí: alle 7 del mattino sveglia e pulizia della camera; verso le 9 il latte, che poi divenne caffè e latte quando incominciai a ricevere il vitto dalla trattoria. Il caffè giungeva di solito ancora tiepido, il latte invece era sempre freddo, ma io facevo allora una abbondantissima zuppa. Dalle nove a mezzogiorno capitava l’ora del passeggio: un’ora o dalle nove alle dieci, o dalle dieci alle undici, o dalle undici alle dodici; ci facevano uscire isolati, con la proibizione di parlare e di salutare chiunque, e si andava in un cortile diviso a raggi con muri divisori altissimi e con una cancellata sul resto del cortile. Eravamo sorvegliati da una guardia issata su un terrazzino dominante la raggera e da una seconda guardia che passeggiava dinanzi ai ca...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Pagina del Titolo
  3. Copyright
  4. Sommario
  5. Lettere 1 - 30
  6. Lettere 31 - 60
  7. Lettere 61 - 90
  8. Lettere 91 - 120
  9. Lettere 121 - 150
  10. Lettere 151 - 180
  11. Lettere 181 - 210
  12. Lettere 211 - 240
  13. Lettere 241 - 270
  14. Lettere 271 - 300
  15. Lettere 301 - 330
  16. Lettere 331 - 360
  17. Lettere 361 - 390
  18. Lettere 391 - 428
  19. Digital Classics