Note
Introduzione
1 Lawrence 1967, p. 8. Miei i corsivi.
2 Kristeva 1982, p. 38.
3 All’interno della produzione della Factory di Andy Warhol pensiamo soprattutto a Trash (1970) di Paul Morrissey. L’aspetto artistico del discorso dei rifiuti è senza dubbio una componente culturale affascinante. Tuttavia, per ragioni di competenza, questo libro se ne occuperà soltanto marginalmente (trattando cioè di alcune opere fotografiche). Per uno studio approfondito del lato più estetico-filosofico dello stesso argomento rimandiamo a Scanlan 2006 e Daniele 1994.
4 Merchant 2005, «Preface».
5 Ibidem.
6 Ibidem.
7 Emma Lazarus, «The New Colossus» (1883), in Lazarus 2005.
8 Pasolini 1956, p. 112.
PRIMA PARTE. QUEL CHE RESTA DI 160 ACRI
1 Steinbeck 2007, p. 18.
2 Merriam-Webster Unabridged 2005. Interessante notare come lo sviluppo semantico dell’aggettivo «vasto» da «vuoto, spopolato» a «grande» sia «[…] giustificato dall’idea di “deserto” che evoca quella di grandezza […]». Si vedano inoltre Cortelazzo e Zolli 1999; vedi Scanlan 2006, p. 23: «La parola inglese waste abbraccia un campo semantico molto vasto: in quanto aggettivo, significa sia “desolato”, “arido”, sia “inutile”, “di scarto”. Come sostantivo indica “spreco”, “sciupio”, ma anche più specificamente “scoria”, “residuo”, mentre al plurale, ancor più specificamente, connota un “terreno incolto”, o “distesa sterile”».
3 Ovvero «senza re né comando», «Sine rege: sine imperio: et unusquisque sibipsi dominus est», Amerigo Vespucci, Mundus Novus, citato in Rossi 1988, vol. II, p. 33. Da rilevare come nell’opera di William Shakespeare il Nuovo Mondo non compaia nella toponomastica ma sia presente «in contesti allusivi oppure in metafore e similitudini», che ne rimandano un’immagine virata in chiave mercantile: «[…] regno dell’oro e delle pietre preziose, fonte inesauribile di profitti per la nazione che l’ha occupato […], terra di uomini insipienti, selvaggi, pagani o di strani ibridi, gli uni e gli altri destinati a mercificazione, da vivi o da morti, nel paese ove vengano importati». Ivi, vol. III, p. 29.
4 In Down to Earth, Ted Steinberg mette in guardia di fronte all’idea di una «pristine wilderness», ricordando il ruolo centrale ricoperto dai nativi e dall’uso degli incendi nel modellare l’ambiente americano alla vigilia della colonizzazione europea. Steinberg 2002, p. 20.
5 L’espressione «grembo generoso» è del francese J. Hector St. John de Crèvecœur che la usa nel 1782. Vedi Stone 1963, p. 64: «Egli [l’uomo americano] diventa un Americano mentre è accolto nel grembo generoso della nostra grande Alma Mater». Per edizioni non tradotte in italiano, sempre mie, da qui in poi, le traduzioni dall’inglese.
6 Riportiamo la definizione di wilderness tratta dal Merriam-Webster: «Una regione non coltivata e non abitata da esseri umani». Vedi Merriam-Webster’s Unabridged 2005.
7 Si veda Schivelbusch 2003, p. 92; Melosi 1985, p. 3.
8 Victor 2001, p. VIII.
9 Zinn 2010, p. 15.
10 L’oppressione di genere è secondaria rispetto alle prime due, classe e razza, nella misura in cui vi è sussunta: per quanto esposte più di ogni altro a una «giurisdizione parallela», le donne cambiano il loro statuto a seconda della classe e della razza cui appartengono. Il grado di esclusione democratica di un’immigrata italiana del Lower East Side che vive della raccolta di stracci e spazzatura a inizio Novecento è ben più profondo di quello delle donne borghesi che danno vita alle prime organizzazioni per la salvaguardia della pulizia cittadina in quegli stessi anni.
11 Corner 2003, p. 11. Ricordiamo che «quarry» significa sia «cava» sia «preda».
12 Vedi Steinberg 2002, p. 69.
13 Stein 1976. Si veda Harrison 1965, p. 53: «Non posso smettere di provare piacere nell’osservare le linee tracciate col righello che separano uno stato dall’altro… Be’, c...