Trans-migrazioni
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Trans-migrazioni

Lavoro, sfruttamento e violenza di genere nei mercati globali del sesso

  1. 176 pagine
  2. Italian
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Trans-migrazioni

Lavoro, sfruttamento e violenza di genere nei mercati globali del sesso

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Negli ultimi anni, i discorsi intorno allo sfruttamento delle donne migranti nei mercati del sesso sembrano essersi cristallizzati nella contrapposizione tra le retoriche antitrafficking, da un lato, e quelle prosex work, dall'altro. Questo scontro non permette di cogliere la porosità dei confini tra coercizione e autodeterminazione che molto spesso convivono nello sfruttamento, così come le combinazioni e le geometrie non sempre lineari tra libertà di esercitare e libertà di scegliere, nelle quali le diseguaglianze sociali giocano un ruolo di rilievo disegnando traiettorie e opportunità.
Ma l'aspetto forse più critico è che concentrarsi sulla contrapposizione tra chi ritiene che le migranti sfruttate dalle reti criminali siano solo vittime e chi invece sottolinea la loro agency, rischia di distrarre dalle contraddizioni del sistema. In quale tipo di mercato queste migranti esperiscono la loro attività? Come si configura la loro vita lavorativa? Quali sono le ricadute sulla salute? A quali forme di violenze sono sottoposte? E, infine, lo sfruttamento delle migranti nei mercati del sesso – riduttivamente indicato solo come violazione dei diritti umani – non è forse una delle modalità nella quale si esprime quella stessa violenza di genere che attraversa, almeno in potenza, le biografie di tutte le donne?
In questo saggio, l'autrice cerca di rispondere a questi e ad altri interrogativi. L'analisi di un corposo materiale di ricerca sullo sfruttamento delle donne migranti (cisgender e trans) in quattro mercati del sesso occidentali, diventa così un'occasione per superare le contrapposizioni e per riflettere su alcune grammatiche di genere che attraversano le nostre società.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788878856134

1. Prostituzione o sex work?
Oltre il paradigma della scelta

1.1. Diseguaglianze e traiettorie. I mille volti dei mercati del sesso

A partire dagli anni Settanta e Ottanta, i mercati del sesso occidentali sono stati attraversati da cambiamenti di rilievo, riconducibili a un’espansione quanti-qualitativa del sex business e della compravendita di prestazioni sessuali (Massari 2009). I sexy shop e i locali a “luci rosse” si diffondono rapidamente, il porno vive la sua golden age, grazie anche alla nascita delle videocassette e alla diffusione dei videoregistratori nelle case (Popolla 2018), e, più avanti con l’avvento di Internet, comincerà a prendere forma il business delle webcam e dei siti porno. Negli stessi anni, anche il commercio di prestazioni sessuali in senso classico vede trasformazioni significative, declinabili in termini di diversificazione dei luoghi – non solo strada, ma anche locali, saune, centri massaggi, oltre ai più classici appartamenti – ampliamento dell’offerta con l’arrivo di lavoratrici e lavoratori migranti, nonché di crescita del turismo sessuale organizzato verso i paesi dell’est Europa, dell’Asia e del sud America (Kempadoo, Doezema 1998; Bimbi 2001; Monzini 2005; Massari 2009).
L’arrivo delle migranti nei mercati del lavoro occidentali, modifica visibilmente lo scenario e consente di riflettere su ambivalenze e contraddizioni della globalizzazione che, come dicono Enrenreich e Hochschild, è anche «globalizzazione dei ruoli tradizionali femminili [e] pone sfide importanti a chiunque sia interessata/o alle diseguaglianze economiche e di genere» (2004: 19)».
Com’è noto, gli ingenti flussi migratori, che hanno caratterizzato la storia europea degli ultimi decenni del secolo scorso ridefinendo confini e gerarchie, hanno prodotto reazioni, paure e profonde ambivalenze nei paesi riceventi. Le/i migranti, ora come allora, sono sempre “richieste/i ma non benvenute/i”, per riprendere una celeberrima quanto efficace espressione coniata da Zolberg (1997), per cui ovunque vi siano fenomeni percepiti come migratori, si assiste a una contraddizione forte tra apertura economica, da un lato, e chiusura politica e sociale, dall’altro (Ambrosini 2011a). L’economia ha bisogno di forza lavoro in alcune specifiche nicchie del mercato la cui domanda è inevasa dall’offerta autoctona, e ciò rende le persone che arrivano da alcuni paesi richieste, necessarie, utili, ma al contempo invasori (Ambrosini 1999). Il mercato ha bisogno di queste persone, ma la società si difende dall’Altra/o, dalla/o straniera/o, costruendo delle barriere simboliche, oltre che fisiche. La/lo straniera/o che arriva da paesi considerati non al pari del nostro per ragioni economico-culturali è, infatti, percepita/o come Altra/o da Noi. L’Alterità, letta come differenza che spaventa, disturba, innervosisce, deve quindi essere contenuta, e tale contenimento può avvenire seguendo tre strade tra loro complementari:

– agendo sul linguaggio (vu cumprà; extracomunitario; badante);
– producendo e rafforzando stereotipi (Colombo 1999);
– definendo e circoscrivendo gli ambiti di manovra e i gradi di libertà concessi alle/agli straniere/i.

Nascono così i quartieri per straniere/i, i lavori per straniere/i, gli spazi urbani adibiti alle/agli straniere/i, e prende forma un processo di integrazione subalterna (Ambrosini 1999) per cui la/lo straniera/o è accettata/o solo a patto che sia gerarchicamente inferiore. Come scrive Ambrosini: «gli/le immigrati/e sembrano essere accettati/e, forse, sul piano personale, quando hanno un nome e un posto definito nella società – utile, modesto, possibilmente invisibile» (2011a: 175, trad. mia).
Per certi versi le donne migranti sono percepite come meno minacciose, più facilmente assimilabili, e dunque più accettate rispetto agli uomini (Ambrosini 2004), ma queste donne, spesso benvolute e sostenute nei percorsi di inserimento professionale, sono generalmente anch’esse confinate in ruoli subalterni, riferibili alle dimensioni più tradizionali della femminilità oggi messe in discussione dalle donne occidentali. È così che le migranti, tramite un processo che potremmo definire di proiezione simbolica, divengono ai nostri occhi: colf, assistenti familiari, mogli tradizionali (quantomeno nell’immaginario degli uomini occid...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. RINGRAZIAMENTI
  3. 1. Prostituzione o sex work?Oltre il paradigma della scelta
  4. 2. Migranti, sfruttamento e violenza di generenei mercati del sesso mediterranei
  5. 3. Lo sfruttamento delle ragazze romenevisto dalla Romania
  6. 4. Lo sfruttamento sessualedelle migranti brasiliane
  7. 5. «Sesso da catena di montaggio».Lavoro e salute nello sfruttamento
  8. Conclusioni (provvisorie)Violazione dei diritti umani o violenza di genere?
  9. Vocabolario essenziale di riferimento