Storia e memoria in Yo el Supremo di Augusto Roa Bastos
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Storia e memoria in Yo el Supremo di Augusto Roa Bastos

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Storia e memoria in Yo el Supremo di Augusto Roa Bastos

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Yo el Supremo è uno dei romanzi che meglio hanno definito i decenni durante i quali l'America Latina ha visto susseguirsi al potere dittatori e regimi militari. Argomento principale del romanzo è la ricerca del potere assoluto da parte di Gaspar Rodríguez de Francia, uno tra i dittatori più longevi della storia dell'America Latina, capo assoluto e indiscusso del Paraguay dal 1814 al 1840. L'analisi proposta vuole mettere in risalto le caratteristiche del romanzo nei suoi rapporti con la ricostruzione della storia e della memoria tanto paraguaiana come collettiva di tutta l'America Latina. Il testo si compone di tre capitoli: il primo è interamente dedicato a presentare la figura dell'autore e ad approfondirne certi elementi che ne caratterizzano la narrativa.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2013
ISBN
9788867051229
CAPITOLO III
Yo el Supremo: storia, memoria e linguaggio
1. Yo, el Supremo: Roa Bastos e la critica al potere assoluto
Nella narrativa roabastiana la scrittura è lo spazio nel quale confluiscono e convivono discorso scritto e discorso orale. Entrambi hanno come fine ultimo quello di offrire una visione della storia basata sull’universalità e vanno letti sempre attraverso la chiave di lettura della parola come entità “falsificatrice” della realtà1.
Dentro all’universalità del discorso roabastiano c’è però spazio anche per una critica più latinoamericana e, in tal senso, mirata a mettere in discussione i principi di comunicazione imposti dai regimi autoritari. Come indica Bekunuru Kubayanda il paradosso verbale creato dall’ambiguità del linguaggio in tutte le sue forme (scritto e parlato) e il paradosso filosofico alla base dell’idea di “storia assoluta” del Supremo che ritroviamo in Yo el Supremo disegnano il paradosso storico-sociale del Paraguay indipendente che, a sua volta, deve essere analizzato alla luce del rapporto che il Supremo stabilisce con il mezzo di potere, la scrittura:
el dictador, como manipulador de su propio discurso, tiene éxito al proyectar en la página escrita una relación peculiar entre el poder y el azar […] la novela refleja un temor real en la condición de Paraguay como estado soberano. Paradójicamente el dictador es quien aparentemente entiende con suficiente claridad el peso de la historia paraguaya2
ad un livello più macroscopico questi paradossi fotografano anche la politica latinoamericana del XX secolo, mettendone in luce le dinamiche socio-politiche che da una parte permisero l’istaurarsi dei regimi e dall’altra il perdurare degli stessi per un lungo periodo.
Yo el Supremo, che ridicolizza la figura del dittatore Francia – il Supremo, appunto –, è dunque da leggersi come un duro attacco alla concezione di potere che permea i regimi latinoamericani nei decenni ’60-’70, ma è anche un romanzo che discute del potere assoluto e della validità della scrittura come portatrice di verità a livello universale, di conseguenza aperto a molteplici contestualizzazioni.
Attraverso l’analisi delle modalità di scrittura operative all’interno del romanzo – in special modo Compilador e Letra desconocida – e di tre episodi narrativi che evidenziano la frustrazione del Supremo per il fallito tentativo di manipolazione della storia vedremo come Yo el Supremo sia in grado di destrutturare il mito del personaggio storico di Gaspar Rodríguez de Francia e, con lui, di qualsiasi uomo o gruppo che voglia ottenere il potere assoluto.
Yo el Supremo è scritto da Roa Bastos durante l’esilio di Buenos Aires ma la pubblicazione avviene solo nel 1974, vent’anni dopo il colpo di stato che permette ad Alfredo Ströessner di conquistare il potere in Paraguay e in piena crisi politica dell’America Latina. Il regime di Ströessner termina nel 1989, guadagnandosi un posto di rilievo tra le dittature più durature del continente. Non è un caso, quindi, che Roa Bastos abbia deciso di pubblicare un intero romanzo sul tema della dittatura scegliendo, come protagonista, un altro longevo dittatori: José Gaspar Rodríguez de Francia, dittatore Supremo del Paraguay dal 1814 al 1840.
Francia fu, oltre che dittatore longevo, un personaggio ambiguo. Governó il Paraguay per oltre 20 anni ma della sua vita privata non si sa praticamente nulla, si conoscono solo i documenti ufficiali, governativi, e quasi nessuna notizia biografica. Egocentrico e fervido “illuminato” Francia fu il promotore, già nel 1811, dell’inizio dei processi di indipendenza del Paraguay – terminatisi poi ufficialmente nel 1842 – ma anche il responsabile della chiusura che caratterizzò politicamente ed economicamente il Paraguay per lungo tempo. Per la sua volontà di controllare la popolazione in qualsiasi risvolto sociale e politico3 e nel nome della totale indipendenza dai paesi confinanti e della totale emancipazione dell’uomo paraguaiano guaranì – escludendo quindi gli oligarchi venuti dalla Spagna – Francia chiuse le frontiere e immobilizzò il paese in una burocrazia e un accentramento del potere che lo ridussero ad uno stato di torpore protrattosi anche dopo la fine della sua dittatura4. Dopo la morte, la figura di Francia permase come spettro politico e ideologico anche nell’azione dei governi seguenti – quelli di Carlos Antonio López e del figlio Francisco Solano López – che continuarono la sua linea politica trascinando il Paraguay in guerre disastrose5 che esasperano l’economia e il tessuto sociale paraguaiano.
Oltre ad essere la figura responsabile di molte delle sfaccettature politiche che caratterizzarono il Paraguay del XVIII secolo Francia fu anche una figura enigmatica6, singolare nel panorama politico latinoamericano per l’ideologia profondamente illuminista che caratterizza il suo governo.
Analizzare Yo el Supremo ci dà la possibilità di evidenziare come il legame che lega il Paraguay a Francia sia quello di una relazione tra figlio e padre padrone, ben rappresentata dalla triade YO/ÉL/SUPREMO. Nel sovrapporsi di queste tre entità che nel testo vengono utilizzate per identificare le diverse prospettive che un solo uomo può avere sulla storia, e sul passato in generale, si riassumono i due princìpi cardine della narrativa roabastiana: relazione dominante/dominato e fallacia della parola come mezzo di trasposizione dei fatti. Alla presenza della triade si aggiunge il gioco testuale organizzato da Roa Bastos per desautorare il testo scritto e dimostrarne l’arbitrarietà, gioco che dà, come risultato, una ponderazione negativa dell’assolutezza offerta dai testi storiografici nel momento in cui non siano il risultato di processi di costituzione della memoria collettiva organizzati in Democrazia.
Nell’affrontare l’analisi del romanzo procederemo per livelli. Cercheremo innanzitutto di collocare Yo el Supremo dal punto di vista letterario nel genere della nueva novela histórica e, a seguire, analizzeremo le parti che lo compongono, per arrivare poi all’analisi specifica di alcune scene significative.
1.1 Il genere
Per quanto concerne il genere di appartenenza di Yo el Supremo, Roa Bastos rinnega in più occasioni l’inserimento della sua opera nella categoria del “romanzo storico”:
Yo el Supremo no era una novela histórica, sino en todo caso una novela anti-histórica, precisamente porque irrumpía y se sublevaba contra todos los cánones conocidos de la Historia, de escribir la Historia como establecimiento de estructuras significativas con respecto a los hechos, con respecto al encadenamiento de hechos de la historia general de un país7.
La discriminante che secondo l’autore segna il dinstinguo tra Yo el...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. Indice
  6. Capitolo I Roa Bastos, Etica E Letteratura
  7. Capitolo II Letteratura E Identità
  8. Capitolo III Yo El Supremo: Storia, Memoria E Linguaggio
  9. Cronologia
  10. Bibliografia