Perché l'Europa
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Perché l'Europa

Dialogo con un giovane elettore

  1. 187 pagine
  2. Italian
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Perché l'Europa

Dialogo con un giovane elettore

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Informazioni sul libro

L'Unione europea è come una cattedrale incompiuta. Questo dialogo ha lo scopo di far capire cosa sia in gioco in questi mesi – per l'Italia, per l'Europa e non solo – con l'elezione europea del 2019. Occorre essere consapevoli di quanto del nostro futuro dipenda dalle scelte che saranno compiute dall'Italia e dall'Unione europea.Soprattutto i giovani, che in maggioranza sono favorevoli alla prospettiva europea, sono e saranno chiamati a svolgere un ruolo che potrà risultare decisivo.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2018
ISBN
9788867058631
I. Rischi e opportunità

Per cominciare
Marco Se noi giovani capissimo che il nostro futuro e quello del nostro Paese dipendono davvero dalle scelte che verranno fatte sull’Europa, la tentazione di non andare a votare nel maggio 2019, che ho raccolto da più parti, sarebbe molto minore. Saremmo più motivati a recarci al seggio elettorale e a votare sulla base di scelte ragionate.
Aps Le ragioni per le quali non solo tanti giovani, ma tanti elettori non più giovani oggi non vanno a votare sono molte. Forse più di tutto pesa una sfiducia generale verso la politica, verso l’intera classe politica, giudicata non solo distante e non di rado corrotta, ma soprattutto incapace di risolvere in modo adeguato i problemi che il cittadino affronta ogni giorno con il fisco, con le amministrazioni pubbliche di ogni livello nonché, specie per i giovani, quando si cerca un lavoro e si viene respinti.
Di queste difficoltà, di questa vera e propria crisi del sistema democratico spero che parleremo più avanti, a conclusione del nostro colloquio. Ora io vorrei invece cercare di spiegare perché è importante andare a votare per le elezioni europee.
Marco E allora mi piacerebbe cominciare col chiederLe un brevissimo giudizio di sintesi sulle ragioni per le quali vale la pena non solo di andare a votare ma di votare per l‘Europa e non contro l’Europa: perché si dovrebbe puntare sull’Unione europea per affrontare il futuro di questa e delle prossime generazioni?
Aps Ci provo. La ragione fondamentale può forse essere espressa così. La qualità della vita di ognuno di noi dipende da tutta una serie di fattori: salute, famiglia d’origine e di scelta, risposta ai bisogni primari a partire da alimentazione e casa d’abitazione; e gli affetti, le amicizie, la qualità e sicurezza del lavoro, la vita di relazione, gli svaghi ed altro ancora. Alcuni di questi beni dipendono da noi, dalle nostre scelte individuali e dal nostro comportamento, altri li troviamo già determinati alla nascita (positivi o negativi che siano) e non possiamo cambiarli, altri ancora sono il risultato della fortuna o della sfortuna, mentre ci sono beni e obbiettivi che possono essere più o meno soddisfacenti a seconda della qualità e dell’efficacia delle istituzioni sociali, economiche e politiche.
Quest’ultimo è il terreno in cui interviene l’organizzazione della vita collettiva, dunque la politica. Ebbene, si può mostrare con chiarezza che per raggiungere un assetto soddisfacente in alcuni campi fondamentali della nostra vita individuale e collettiva lo Stato nazionale non è in grado di provvedere in modo adeguato. Quale che sia la qualità delle sue politiche e dei suoi politici.
Marco Quali sarebbero questi campi fondamentali?
Aps Elenco i più importanti: la pace entro l’Europa; la difesa dai rischi delle guerre nei confronti degli Stati esterni all’Europa; un regolamento razionale delle migrazioni dai Paesi vicini e soprattutto dall’Africa; l’occupazione anzitutto giovanile; una crescita economica sostenibile (cioè, non distruttiva del pianeta); la tutela dei livelli occupazionali in un mondo ormai globalizzato; lo sviluppo e la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili che non minaccino il clima; il governo del nuovo mondo digitale. Solo l’Europa unita può essere in grado, già oggi e ancor più domani, di assicurare ai cittadini dei nostri Paesi il raggiungimento stabile di questi obbiettivi e dei diritti che sono essenziali per il benessere e per la sicurezza individuale e collettiva.
Marco Perché Lei dice “solo l’Europa”?
Aps Lo vedremo meglio, ma anticipo questo dato. Nel mondo di domani molte grandi scelte saranno compiute da un piccolo numero di grandi Stati, dagli Usa alla Cina, all’India al Brasile alla Russia. Nessuno Stato europeo sarà tra questi, perché sono tutti troppo piccoli. Già oggi la percentuale della popolazione europea a livello mondiale è di meno del 7%, meno di 500 milioni su 7 miliardi di uomini e donne, quanti ne conta il pianeta. Tra pochi decenni la quota degli europei scenderà al 4%. Ma oggi l’euro è la seconda moneta mondiale. Il mercato europeo è al primo posto nel mondo. E la qualità della vita e del modello sociale europei sono al vertice. Su queste basi l’Europa potrà svolgere un grande ruolo nel futuro. Ma solo se politicamente unita.
Marco L’elenco dei settori in cui l’Europa dovrebbe agire unitariamente è senz’altro impressionante. Ma le cose stanno davvero così? Ciascuno di questi obbiettivi è davvero raggiungibile solo con l’Europa unita? E se fosse, allora i nostri Stati nazionali, compresa l’Italia, perderebbero ogni funzione?
Aps È proprio così; si può dimostrarlo punto per punto, come spero di fare. Ma sia chiaro, gli Stati nazionali non scomparirebbero affatto con l’unione politica dell’Europa: molte funzioni importanti resterebbero di loro competenza, ed è giusto che sia così. L’identità storica e attuale di ogni nazione e di ogni regione non verrebbe meno, guai se così fosse. Al livello europeo vanno affrontate solo le sfide alle quali la dimensione nazionale non è in grado di rispondere. È qui il principio di base di un’unione federale.
Marco Noi giovani apparteniamo – per carattere oltre che per appartenenze famigliari, sociali e culturali – a tanti mondi distinti, ci formiamo e diventiamo adulti in condizioni di vita e con ideali anche molto distanti tra loro. Lei a chi intende rivolgersi nel corso del nostro dialogo?
Aps Ha ragione nel chiedermi questo. Pensandoci, direi che la mia aspirazione sarebbe di parlare a più categorie di giovani, molto diverse per il loro approccio alla politica e all’Europa. Ci sono giovani come Lei, Marco i quali sono in linea di principio favorevoli all’Europa (i sondaggi e le statistiche dicono che in Europa e anche in Italia siete in maggioranza!) ma vorrebbero capire meglio cosa sia davvero l’Unione, come sia organizzata, come operi e come sia possibile rispondere alle critiche ampiamente diffuse sui media e nei giornali, specie in tempi recenti. Ci sono giovani che disprezzano la politica e pensano che ciò che conta nella vita sia soprattutto raggiungere con le proprie forze il successo personale: Roberto la pensa così. Altri giovani ritengono che la sfera della politica e la stessa democrazia siano una prerogativa dello Stato nazionale e solo di questo: Matteo la pensa così. Altri aspirano a dedicare una parte della loro attività al bene del prossimo attraverso il volontariato, non con gli strumenti della politica: Luisa la pensa così. Altri considerano l’idea di un’Europa unita un’utopia, che mai vedrà la luce: Luca la pensa così. Altri ancora sostengono che solo una rivoluzione culturale, volta a sostituire il modello consumistico-capitalistico, possa salvarci dall’anarchia della globalizzazione finanziaria, e nutrono sfiducia non solo nel sistema economico e finanziario del capitalismo ma anche nelle attuali istituzioni pubbliche, nazionali o internazionali che siano: Elena la pensa così. Altri infine hanno una visione globale del mondo di oggi, sono sensibili alle esigenze del Terzo mondo, sono per così dire cosmopoliti, favorevoli a iniziative quali “Amnesty International” o “Medici senza frontiere”, sono pacifisti, mondialisti e pertanto ritengono ormai superato dalla storia l’obbiettivo dell’unione politica europea: Mario la pensa così. Ecco, io vorrei parlare, oltre che a te, a ciascuno di loro, a Roberto, a Matteo, a Luisa, a Luca, ad Elena e a Mario: ai primi cercando di convincerli che sono in errore, agli altri mostrando che l’ideale europeo non è in contrasto, ma invece complementare, integrativo e addirittura funzionale rispetto a ciò in cui essi giustamente credono.
Alcune obiezioni ricorrenti
Marco Vorrei allora citare subito alcune obiezioni, alcuni pungenti rilievi che ho sentito ripetere da amici e compagni quando il discorso cade sull’Europa: giudizi negativi dei quali penso si debba tenere conto e sui quali desidererei che Lei si pronunciasse.
Se Lei è d’accordo, ne riporto alcuni.
“I parlamentari europei sono distanti dai cittadini.”
“L’Europa impone diktat dall’alto senza alcun riguardo per i cittadini dei vari Stati.”
“A scuola ci insegnano l’Unione Europea e i suoi valori con tante belle parole, mi sembra una bella favola che nella realtà non funziona.”
“L’Europa fa gli interessi delle banche e della grande finanza.”
“Le regole europee sono una messa i...

Indice dei contenuti

  1. Start
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Indice
  5. Prefazione
  6. 1
  7. 2
  8. 3
  9. 4
  10. 5
  11. 6
  12. Bibliografia
  13. Siti
  14. Note