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Scenari di didattica digitale condivisa

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Scenari di didattica digitale condivisa

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Il testo nasce dalla collaborazione tra una rete di scuole e un gruppo di esperti che, a vario titolo, hanno collaborato con esse in questi anni.Il rapido cambiamento della società e del mondo del lavoro costringono infatti la scuola a ripensarsi per mantenere la sua efficacia. In questo testo sono proposti interessanti contributi sull'innovazione didattica, sulle opportunità offerte dalle tecnologie, sulle opportunità di crescita legate alle reti di scuole e sulle potenzialità di sviluppo che si possono innescare attraverso processi di collaborazione e di condivisione.Gli autori, professionisti attivi da molti anni in questo campo, offrono una visione delle tematiche emergenti e delle criticità non solo da un punto vista teorico ma da quello più strettamente pratico e operativo.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2018
ISBN
9788867055463
Capitolo 1
Come nasce e si sviluppa una rete di scuole per la didattica digitale
Marco Cau e Graziano Maino
1. Il contesto: la scuola evolve
1.1. La scuola è già cambiata
La scuola è già molto diversa dalla rappresentazioni stereotipate che circolano. E non si tratta solo delle modifiche introdotte dalla “Buona Scuola” (legge 107/2015) o delle indicazioni del Piano Nazionale Scuola Digitale. I cambiamenti nella e della scuola sono già in corso e sono strettamente connessi alle consistenti trasformazioni che in questi anni stanno complessivamente investendo la società: la diffusione di massa delle tecnologie, degli strumenti e delle forme della comunicazione digitale; la trasformazione del mercato del lavoro che prevede per le nuove generazioni percorsi di carriera più fluidi e imprevedibili; i diversi impatti della crisi economica, che ha modificato percezioni e condizioni di vita, stili di consumo, strutture familiari, approcci al sistema educativo, prospettive dei giovani, mobilità delle classi sociali (Carlini, 2015). In una società che si trasforma, può restare immobile sistema-scuola? Forse davvero la crisi (nel suo significato etimologico) è una fase decisiva, il momento delle scelte e delle decisioni, un insieme di opportunità per il cambiamento.
1.2. La scuola è un punto di riferimento
Sempre più, la scuola sta diventando un punto di riferimento per tutti. La rivista Vita ha dedicato il numero monografico dell’agosto 2016 a “La scuola che verrà”, sottolineando che le scuole sono “un cantiere aperto”, proponendo una ricognizione delle principali questioni all’ordine del giorno (alternanza scuola-lavoro, school bonus, laboratori territoriali per l’occupabilità, piano per l’innovazione digitale, aperture prolungate ed estive, impegno per contrastare la dispersione scolastica), sollecitando una riflessione sul tema dell’“architettura degli spazi”.
Le scuole sono anche protagoniste dei primi due bandi del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, nato da un accordo tra Fondazioni di origine bancaria e Governo (www.conibambini.org). Nei bandi, pubblicati nell’ottobre 2016 e in scadenza tra gennaio e febbraio 2017, le scuole sono indicate come attori chiave nella costruzione di “presìdi educativi” duraturi e sostenibili e di “comunità educanti” che devono coinvolgere famiglie, reti sociali, attori pubblici e privati che vogliano assumersi responsabilità educative.
Diventano quindi sempre più centrali sia il tema della sinergia tra scuole sia quello della collaborazione tra scuola ed ecosistema territoriale, attraverso la realizzazione di progetti trasversali ai temi e ai settori e nell’ambito di partenariati pubblico-privato-nonprofit dei quali, nei prossimi anni, il sistema scolastico sarà protagonista.
Ora che il tema dei beni comuni non è più considerato minoritario, ma è entrato nel dibattito pubblico in cui si parla apertamente di “beni culturali comuni”, riconoscendone una rilevanza crescente nella società della conoscenza (De Biase, 2014), è decisivo valorizzare le scuole come commons (sapere come bene comune immateriale, come indica la SIBEC – Scuola Italiana Beni Comuni), che contribuiscono in maniera decisiva a ri-costruire tessuto sociale e cultura civica, a consolidare relazioni umane e senso di appartenenza, a favorire coesione sociale in quanto spazio attrattivo di progetti promossi da attori impegnati a promuovere il territorio di appartenenza.
D’altra parte, ben al di là della loro funzione educativa nei confronti dei giovani, le scuole sono (e saranno) sempre più un punto di riferimento per tutti i cittadini e per le loro comunità di appartenenza, come dimostra l’elevato e crescente indice di fiducia di cui godono nei confronti degli italiani, documentato dal Rapporto annuale Demos&Pi 2015.
L’iniziativa Scuole Aperte (progetto promosso dal Ministero dell’istruzione in collaborazione con ANCI e VITA), è un primo grande catalogo dinamico a testimonianza di questo rinnovato protagonismo del sistema educativo italiano. Scuole Aperte si presenta così: “Le quarantatremila scuole italiane – prese tutte insieme – sono la più grande infrastruttura sociale del nostro Paese. Le scuole sono dappertutto e dappertutto accolgono la sfida della trasmissione del sapere, dell’educazione, dell’incontro tra generazioni, del confronto fra culture e linguaggi. Nulla più della scuola è il bene comune di questo Paese”.
La “Scuola” è “Aperta” agli studenti e alle loro famiglie, al quartiere e al territorio, a tutti i cittadini con particolare attenzione alle comunità straniere e agli alunni con disabilità, al fundraising e ai finanziamenti privati, agli strumenti di rendicontazione sociale, alle nuove tecnologie e alla didattica innovativa, alle esperienze di cittadinanza attiva. Le scuole sono viste dunque come luoghi di aggregazione sociale, fruibili oltre i tempi classici della didattica: il pomeriggio, il sabato, nei tempi di vacanza; sono spazi (come indicato dalla legge 107/2015) dove si organizzano e si potranno sviluppare – in collaborazione con famiglie, associazioni, organizzazioni del terzo settore e altri attori disponibili – attività educative, sociali, ricreative e culturali. Le scuole diventano così davvero beni comuni.
1.3. La scuola è un ecosistema per l’innovazione
Per andare oltre la crisi abbiamo un grande bisogno di innovazione. Una qualità che, come dimostrano molti studi, “non si può comprare”, ma che si sviluppa attraverso tracciati complessi ed anche per “motivazione profonde” degli individui, che coltivano il gusto di “fare qualcosa solo per il piacere di realizzarla” (Bergami e Morandin, 2015). Per dare vita a una generazione di giovani innovatori, è necessario dare loro l’opportunità di sperimentare, di sbagliare, di cimentarsi in “cose belle e nuove” (Bergami e Morandin, 2015); la scuola deve diventare “tempo del fallimento e dell’inciampo”, di “comprensione del desiderio”, di emersione delle attitudini e delle vocazioni, luogo di promozione della “bellezza della stortura”, che “esige l’eccezione, lo scarto, la divergenza, l’eresia” (Recalcati, 2015). Le scuole sono chiamate a costruire ecosistemi che favoriscano la voglia di fare, di sperimentare, di appassionarsi al nuovo; anche in questo caso, aprendosi ad altri attori: favorendo lo sviluppo di partenariati per obiettivi con imprese, fondazioni e altri partner privati, con i quali sviluppare una o più finalità specifiche (promozione di nuovi ambienti di apprendimento attraverso le tecnologie digitali, costruzione di laboratori per la creatività, sviluppo di metodologie didattiche innovative, esperienze di alternanza scuola lavoro qualificanti, soluzioni per la digitalizzazione dell’amministrazione scolastica o della didattica…).
1.4. La scuola è piattaforma di economia collaborativa
Se rileggiamo questo contesto contemporaneo attraverso il paradigma della sharing economy (Aa.Vv., 2015), l’orizzonte si amplia e le prospettive si fanno ancora più interessanti. Le scuole, infatti, possono essere considerate come vere e proprie piattaforme locali di economia collaborativa e di condivisione. In partenariato con enti locali, imprese, organizzazioni sociali e culturali, singoli istituti o reti di scuole possono realizzare progetti “aperti”, utili contemporaneamente ai propri alunni e all’intera comunità: spazi museali evoluti, archivi digitali, biblioteche diffuse (per esempio valorizzando il patrimonio documentale e bibliografico di cui molti plessi scolastici dispongono); spazi comuni di studio e di lavoro (realizzando coworking aperti sia a studenti sia a professionisti); fablab e laboratori digitali; ristoranti didattici con attività ristorativa aperta al pubblico; luoghi per lo sport indoor e outdoor (fruibili dagli alunni in orario scolastico e da tutti in qualsiasi altro orario e giorno della settimana); adozione di spazi cittadini abbandonati e/o sotto-utilizzati per la realizzazione di programmi didattici con ricadute sulla collettività (orti urbani, giardini, aiuole, piccoli beni immobili); organizzazioni di eventi simbolici e temporanei (mostre, installazioni urbane, eventi in occasione di ricorrenze). La scuola amplia così gli orizzonti della comunità e del territorio.
1.5. La scuola è ricerca sul campo
La scuola procede passo dopo passo, lungo molteplici itinerari e con ritmi asincroni. Tenere conto dei contesti di riferimento, degli ecosistemi e delle loro caratteristiche è decisivo: in alcune situazioni, proporre (o addirittura imporre) progetti troppo ambiziosi può portare al fallimento frustrante e alla disillusione. L’innovazione non deve essere un dovere, ma un piacere; l’ingiunzione a progettare è paradossale (Boutinet, 2014): i progetti, pur avendo bisogno di leader, di trascinatori, di mentor, di facilitatori, hanno anche bisogno di consenso, radicamento, supporto e non possono essere forzati dall’alto. E se anche non è necessaria la piena e consapevole adesione di tutti i componenti di un’organizzazione, è certamente importante operare con il consenso convinto di un buon numero di persone, in grado di svolgere una funzione di esempio e di promozione. Laddove manchi cultura della progettazione, è importante rompere il ghiaccio iniziando a realizzare progetti semplici, progetti apripista, puntando a risultati intermedi e a traguardi raggiungibili. Collezionare una serie di iniziative piccole ma di successo, oltre che a “fare squadra” e a consolidare esperienze e competenze, è anche utile a far crescere la reputazione della scuola nei confronti di altre scuole, di possibili partner e finanziatori, d...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Indice
  5. Introduzione
  6. 1. Come nasce una rete di scuole
  7. 2. Organizzazione di interventi formativi
  8. 3. Osservatorio didattico sulle scuole
  9. 4. La scuola che comunica
  10. 5. Il diritto d'autore
  11. 6. Navigazione online e riflessi penali