Tre
Imparare ad Amarsi
“L’amore è una delle grandi
categorie formative dell’esperienza”
1. L’amore è una sfida
Le pagine dedicate da Simmel all’amore in un breve saggio del 1907, ancor più di altri suoi scritti, hanno al centro un soggetto corporeo e concreto, composto da istinti, emozioni e passioni.
Per Simmel l’amore è un uragano che coinvolge tutto l’individuo. Solo nell’amore si può entrare in contatto con l’altro come con un tutto, mentre nelle interazioni di tipo utilitaristico, si mostrano e si mettono in gioco solo parti di sé, e l’altro viene conosciuto ed avvicinato solo come parzialità. L’amore si distingue da qualsiasi altra forma d’interazione perché mette in relazione due totalità: due soggetti che si svelano l’uno all’altro per quello che sono e non solo per quella parte di sé che vogliono o devono mostrare. Uno dei tanti paradossi dell’amore si origina proprio da questo potersi reciprocamente presentare come persone intere e non come parzialità, senza però mai riuscire a conoscersi e possedersi interamente.
Ambedue i soggetti della relazione amorosa sono infatti destinati a nascondersi sempre, a mantenere il proprio inafferrabile segreto, a restare nella propria individualità. Nell’amore ciascuno dei due cerca spazio, conferma e legittimazione per la propria individualità e si pone di fronte all’altro come un mondo. E ognuno è sempre posto – come scrive Luhmann – davanti all’alternativa di confermare o rifiutare l’egocentrico progetto mondano dell’altro. Ma nello stesso tempo si trova di fronte all’unica possibilità d’interazione in cui può far valere il proprio mondo. Si incontrano e si scontrano così non solo due individualità, ma due aspettative, due progetti che tendono entrambi alla propria autorealizzazione. Se si conferma pienamente “l’egocentrico progetto mondano dell’altro”, si rinunzia necessariamente al proprio, ma se lo si rifiuta categoricamente, si abbandona ogni possibilità d’interazione amorosa.
L’amore è così stretto in questa contraddizione e si realizza attraverso un alternarsi di conferme e di sconferme delle proprie aspettative e del proprio sé. Da qui nasce quel succedersi dell’esaltazione e della frustrazione, della gratificazione e della delusione, dell’onnipotenza e dell’impotenza che fanno dell’amore un’interazione unica, indefinibile e non paragonabile a nessun’altra. Nell’amore non è coinvolta solo una parte dell’individualità, poniamo le sue emozioni e i suoi sensi, ma è il soggetto come tutto che si riferisce a un altro tutto: l’amore mette in relazione sempre due totalità.
Non c’è dunque possibilità di controllo di una parte di sé sulle altre parti o di scelte definitive, il soggetto rischia ed è messo alla prova continuamente, e può cercare il senso dell’esperienza solo in se stesso, ascoltando tutte le parti di sé. Un soggetto concreto, infelice e moderno è il soggetto a cui si riferisce Simmel in queste pagine, ma anche un soggetto saldamente ancorato nel proprio corpo.
Per Simmel l’amore non è riducibile a un singolo stato emozionale, ad un impulso dell’animo, ma piuttosto costituisce un’entità immanente e irrazionale che non può essere spiegata da nessuna motivazione o ragione esterna; è una qualità fondamentale dell’individuo; uno dei modi di configurarsi del rapporto del soggetto con il mondo, simile al conoscere, al credere o al formulare giudizi.
Formazione dell’amore, nel suo significato più puro, e formazione dell’individualità vanno di pari passo, sono una imprescindibile dall’altra. Ma quella stessa cultura della modernità che rende possibile l’amore lo trasforma da valore, attività in sé, in funzione; da categoria formativa dell’esperienza in una delle tante forme dello scambio.
Nella cultura della modernità convivono l’affermazione dell’individualità, che genera la dilatazione dell’esperienza, e quindi anche l’amore, e la svalutazione del mondo oggettivo, il progressivo indebolimento della soggettività che invece producono disagio, “nausea” via via che esperienza, interazione e persone vengono ridotte a strumento e funzioni.
L’amore, come possibilità per il soggetto di stringersi in contatto con tutte le parti di sé e di comprendere se stesso e il mondo, e la “nausea”, generata dall’estraniazione e dalla perdita di senso, sono due esperienze, due strade aperte dalla modernità ugualmente percorribili. Le riflessioni di Simmel sull’amore sono riflessioni sulla modernità e sulle emozioni nella modernità, perché evidenziano il rischio, il possibile, l’incerto. L’amore, lungi dall’essere considerato come rifugio o armonia, è concepito piuttosto come “una delle grandi categorie formative dell’esperienza” e, in quanto tale, inquietante, difficile. Non è dunque l’amore come utopica interazione che Simmel celebra, bensì la sfida, contenuta in esso, ad un’oggettivazione che rende i rapporti fra persone sempre più estraniati e nei quali l’individuo non riesce più a riconoscersi. Ma l’amore proprio perché si fonda sulla differenziazione e l’individualità è esperienza e condizione tragica, infatti pur portando all’estremo limite la possibilità del fare esperienza dell’altro, si scontra sempre e necessariamente con i confini che dividono e separano l’Io e il Tu. L’amore è dunque l’esperienza più intensa e più dolorosa dell’irriducibile solitudine della condizione umana.
2. L’amore è indefinibile
La diversità dei fenomeni designata con la parola “amore” indurrebbe a credere che molti siano gli elementi che compongono l’amore e che ognuno di questi possa sussistere al di fuori dell’esperienza amorosa. Affermare che l’amore è composto, ad esempio, di ammirazione e di stima, di attrazione e rispetto, sensualità e sentimento, fa pensare a una somma di elementi scomponibili e preesistenti in colei o colui che diviene l’oggetto d’amore. Tale concezione, frutto del senso comune, contraddice, per Simmel, l’essenziale unità dell’amore che non è il risultato di diverse componenti, né può essere definito in alcun modo attraverso successive scomposizioni. D’altra parte il pensare l’amore come una somma di elementi ri...