Filosofia dell'automatismo. Verso un'etica della corporeità
eBook - ePub

Filosofia dell'automatismo. Verso un'etica della corporeità

  1. 230 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Filosofia dell'automatismo. Verso un'etica della corporeità

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Le nostre vite, singolari e collettive, sono attraversate da forme di automatismo che agiscono al di sotto della soglia cosciente e determinano parte dei nostri comportamenti: automatismi naturali, automatismi acquisiti (l'abitudine come seconda natura) ma anche automatismi sociali. Il presente studio interroga tale problema approfondendo la questione etica e politica della de-automatizzazione, attraverso un originale percorso di riflessione teorica sulle nozioni di automaton, abitudine, habitus e postulando la necessità di un "apprendimento critico" dei nostri automatismi. Lungo un asse che da Aristotele giunge a Merleau-Ponty, Bourdieu, Sennett e Bateson, il libro disegna i tratti preliminari di un'etica della corporeità: solo nelle resistenze del corpo, inteso come mediazione vivente tra ripetizione e variazione, tra passività e attività nell'azione, potrà aver luogo la de-automatizzazione, cioè quell'interruzione dall'interno dei nostri automatismi che è in grado di spiazzare il soggetto etico ma, al contempo, di ri-formarlo.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Filosofia dell'automatismo. Verso un'etica della corporeità di Igor Pelgreffi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Filosofia e Mente e corpo in filosofia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Orthotes
Anno
2019
ISBN
9788893141819
Capitolo secondo
Automatismo, abitudine, ripetizione. Cenni teorici
Imparare, dunque, non significa mai divenire capaci di ripetere lo stesso gesto, bensì di fornire alla situazione una risposta adeguata con mezzi diversi. E non è più esatto dire che la reazione venga acquisita nei confronti di una situazione individuale. Si tratta invece di una nuova attitudine a risolvere una serie di problemi che hanno la stessa forma.
Maurice Merleau-Ponty
1. L’automatismo in Janet e Bergson
La concezione che emerge dalla definizione di automatismo analizzata nel capitolo precedente, è caratterizzata da un’apertura al problema piuttosto che dalla rassicurante perimetrazione. L’aspetto prevalentemente psichico dell’automatismo vi arretra decisamente in funzione di una sua estensione alla corporeità e, in un senso che chiariremo in seguito, ai suoi schemi corporeo-motori, in una pseudoevocazione della nozione di Körperschema di Schilder.1 Tuttavia l’automatismo in senso psicologico non svanisce, come si può evincere dalle considerazioni conclusive sull’automatismo autoctono, preriflessivo, impulsivo, biologico: esso non può venire ridotto. Un certo automatismo permane sullo sfondo, senza venire mai del tutto ricompreso nelle figure degli automatismi traducibili nei termini via via più complessi, che vedremo, di ripetizione, esercizio, abitudine, costume, ethos.
Questa definizione, scritta alla fine degli anni Venti, può essere un buon punto di partenza anche perché tende a riflettere la complessità del quadro storico del sapere dell’epoca sul tema “automatismo”. Se essa non arriva a una sintesi filosofica, nondimeno contiene riferimenti alle diverse aree di ricerca che in qualche modo avevano tentato una prima riflessione sul tema. Vi ritroviamo, sia pure in modo indiretto, le teorie di Pierre Janet2 come pure quelle sulla suggestione di Alfred Binet3 e più in generale il portato delle ricerche della biologia neuroscientifica e della psicofisiologia della seconda metà dell’Ottocento. Si ode l’eco di certe tesi nietzschiane: non va dimenticato che Nietzsche elabora in quegli stessi anni le sue più importanti concezioni in ambito fisiologico-filosofico,4 nutrendosi spesso di letture scientifiche da cui maturerà le sue idee tipiche sull’organismo come campo di forze che, in un certo senso, agiscono in modo automatico, e più in generale sul valore dell’ involontario. Nella definizione risuonano, insomma, queste modalità di approccio che nel loro complesso, come ha mostrato Henri Ellenberger in La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica,5 aprono il campo anche alla riflessione di Freud sulla dimensione inconscia dei processi psichici. L’inconscio è direttamente citato, benché subito auto-censurato. Si avverte anche un carattere più filosofico e morale di riflessione sulla ripetizione nel vivente, probabilmente via Bergson, e un riferimento a quel filone di studio dell’abitudine che era ormai “nell’aria” almeno in Francia (Chevalier6 e, prima, Ravaisson7) e che non così facilmente, però, risolveva le tensioni tra biologico e morale.8 Pavlov ha già ricevuto il Nobel e pubblicato i suoi studi più importanti di neurofisiologia:9 in effetti, lo schema euristico del riflesso è anch’esso presente. Così come lo è un rapporto alla Gestaltpsychologie e alla nozione di Körperschema.
Veniamo così al saggio di Pierre Janet del 1889, L’automatismo psicologico. Saggio di psicologia sperimentale sulle forme inferiori dell’attività umana, testo fondamentale nella storia della psicologia medica e dinamica.10 Prima di Janet altri, in Francia, avevano utilizzato l’espressione automatismo psicologico, tra cui Despine nel suo libro Psychologie naturelle.11 Ma fu Janet il primo a fare un uso consistente del termine ponendo le basi per lo studio unitario dei fenomeni automatici caratterizzati, a vario livello, da un’assenza di consapevolezza, dunque dall’involontario e dalla ripetizione: ipnagogia, sonnambulismo, suggestione, isteria, compulsione a ripetere (idee fisse). Evidentemente, l’approccio di Janet risente di un interesse di tipo clinico. Nella sua ottica, l’automatismo è una patologia, un disturbo che il buon equilibrio della personalità dovrà confinare, rendendone trascurabile gli effetti nella vita cosciente. Non va dimenticato anche il coté medico in cui opererà Janet, che fu direttore del laboratorio di psicologia sperimentale alla Salpêtriere di Parigi, in contatto con Charcot, ambiente come noto frequentato anche da Freud.
Ma anche da un punto di vista filosofico,12 le acquisizioni di questo studio sono rilevanti per i nostri scopi. In qualche modo l’intero costrutto di Janet rivela la forma di un’indecidibilità. Si tratta esattamente di quale sia il posto (e il tempo) dell’automatismo in una teoria del comportamento umano. Da un lato all’automatismo viene riconosciuto un paradossale valore di verità per il soggetto pensante: l’automatismo è un elemento che sfugge alla souveraineté del soggetto, ma che al contempo non è estraneo (sia pure in negativo) alla sua strutturazione, al suo assumere una forma. Dall’altro lato, ma nello stesso movimento, Janet certifica l’esistenza e l’attività di una sfera inconscia del soggetto, una dimensione legata all’involontario, radicata nelle emozioni elementari e nell’istinto, come ad esempio nel caso degli acts inconscients.13 Ma, come detto, tale attività lascia le proprie tracce passive non nella luce della coscienza, da cui per definizione sono escluse, ma nella concavità oscura che ne contiene la forma. Janet intende ricondurre l’automatico all’«attività elementare»14 dell’essere umano nelle «sue forme più semplici, più rudimentali», constatate «negli animali» ma anche «nell’uomo stesso dai medici alienisti». Tale attività, prosegue Janet, è denotabile come « automatica»,15 termine la cui etimologia « autos, stesso, e mao, ho in me la facoltà di operare (Littré), sembra applicarsi molto bene ai caratteri che queste azioni presentano».16
La definizione che ne segue, tuttavia, è tutt’altro che lineare. Per Janet automatico è difatti quel movimento caratterizzato dal fatto che «deve avere qualcosa di spontaneo, almeno in apparenza, avere origine nell’oggetto stesso che si muove e non provenire da un impulso esterno», come «una bambola meccanica».17 In questa definizione, spicca il riferimento alla bambola meccanica, che richiama immediatamente l’immagine dell’automa (che una certa tradizione – anche filosofica, da Cartesio a Husserl – ha lungamente pensato), come oggetto che ha due caratteristiche: è inanimato e si muove da sé. Naturalmente, l’attributo della spontaneità (uno dei significati maggiori di to automaton, in Aristotele) complica le cose, tanto che Janet si affretta a ridimensionarne il ruolo, come in quel «almeno in apparenza». In ogni caso, aggiunge Janet, «è necessario che il movimento rimanga quindi molto regolare e sia soggetto a un rigoroso determinismo, senza variazioni o capricci».18
Ora, ed è proprio questo il nodo centrale da evidenziare, tale inerire all’automa, al movimento da sé, alla meccanica senza senso del corpo, non è estraneo all’essere-umano. Sarebbero difatti proprio le fasi incoative della motilità antropica, quello strano rapporto e sconfinamento col dehors, ovvero «i primi sforzi dell’attività umana [che] presentano esattamente questi due caratteri: sono provocati e non creati da impulsi esterni; provengono dal soggetto stesso e tuttavia sono così regolari che non si può parlare nei loro confronti del libero arbitrio richiesto dalle facoltà superiori».19
Janet ha così scolpito, sin dalle prime pagine de L’automatismo psicologico, il quadro problematico, che, anche per lui, rimane quello della coscienza. Che ne è del soggetto, dell’attività spirituale superiore, se l’automatismo basale, origine poi dell’organizzazione spirituale futura, è di tipo meccanico, inumano, soltanto sensibile? «Molti filosofi si rifiutano di riconoscer...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio Collana
  3. Title
  4. Copyright
  5. Dedication
  6. Indice
  7. Capitolo primo Soggetti “di” automatismo ed etica della de-automatizzazione
  8. Capitolo secondo Automatismo, abitudine, ripetizione. Cenni teorici
  9. Capitolo terzo Figure dell’automatismo
  10. Capitolo quarto La corporeità come centro logico ed etico della de-automatizzazione
  11. Capitolo quinto Automatismo e societ
  12. Capitolo sesto Per una gestione critica dei nostri automatismi
  13. Capitolo settimo Verso un’etica della corporeità
  14. Indice dei nomi
  15. Backcover