Dischi Ricordi tra lirica e cantautori
Come abbiamo visto, fino al 1958 l’attività della Ricordi è prevalentemente dedicata alla carta stampata (edizioni musicali e grafica). Nel corso di quell’anno cruciale, l’idea di entrare nel mercato discografico si concretizza ufficialmente con la nascita della Dischi Ricordi S.p.A., azienda autonoma di proprietà delle edizioni musicali. Nanni Ricordi ne assume la direzione artistica, affiancato da Franco Crepax. Il primo disco è Medea, opéra-comique di Luigi Cherubini, interpretata da Maria Callas, che esce in occasione del centocinquantesimo anniversario della casa editrice, per ribadire una sorta di continuità tra la nuova impresa e l’attività storica della Ricordi. Similmente a quanto era accaduto con le generazioni precedenti nel corso di tutto Ottocento, anche in questo momento storico ricco di prospettive la casa editrice vuole contribuire in maniera decisiva alla promozione e allo sviluppo di un settore strategico dell’industria culturale italiana. È il medesimo intuito familiare che agisce ancora una volta in maniera infallibile, perché Nanni, fedele alla tradizione dei suoi antenati, segue il principio che già nel secolo precedente aveva contribuito all’affermazione della casa editrice: la scoperta di nuovi talenti e la loro promozione, sullo sfondo di uno stretto sodalizio tra autore e editore.
Così, dopo il successo di Medea, Nanni si concentra sulle possibilità di sviluppare proficuamente la produzione discografica. Il suo interesse si rivolge quindi alla musica leggera, che nella strategia aziendale, malgrado gli sforzi di Mariano Rapetti era rimasta finora nell’ombra.
Ispirato dai successi riscossi dagli chansonniers francesi – soprattutto Georges Brassens e Jacques Brel, molto in voga in quel momento – e dall’ondata rock’n’roll, Nanni va in giro per Milano alla ricerca di talenti. In un locale del centro, il club Santa Tecla, fa la conoscenza di un tale Giorgio Gaberščik, chitarrista dei Rocky Mountains Ol’ Times Stompers, e lo incoraggia a comporre canzoni: con il nome Giorgio Gaber ne fa poi il primo cantautore della Dischi Ricordi. L’obiettivo di Nanni è di rivoluzionare il gusto antiquato delle tradizionali canzonette del Festival di Sanremo, al di là degli «stili nazionali» o dei confini di genere: «La difficoltà era trovare della musica che durasse nel tempo e che fosse esportabile, ma che fosse anche un bene di consumo, come successe con La traviata».
Una cartolina promozionale
per l’inizio di una grande carriera.
La Ricordi però mette in campo altre due idee vincenti. La prima è quella di «inventare» la figura dell’arrangiatore: ecco allora all’opera Giampiero Boneschi e i due fratelli genovesi Giampiero e Gianfranco Reverberi, che riuscirono a plasmare un suono originale, al tempo stesso spontaneo e stuzzicante, per un gran numero di canzoni destinate a clamorose fortune. La seconda è quella di trasformare i negozi di proprietà della casa editrice, che fino a quel momento vendevano per lo più spartiti, articoli e strumenti musicali, anche in negozi di dischi, per poter promuovere e vendere direttamente le proprie incisioni. Inoltre Nanni decide di creare una sotto-etichetta, Tavola Rotonda, con l’obiettivo di lanciare esclusivamente nuovi autori, da portare poi, in caso di successo, alla casa madre. Ecco allora consolidarsi il gruppo storico: dopo Gaber e Ornella Vanoni arrivano Luigi Tenco, Gino Paoli, Umberto Bindi, Ricky Gianco, Fabrizio De André, Sergio Endrigo ed Enzo Jannacci. La scuderia Dischi Ricordi inizia così a macinare un successo dietro l’altro.
Dopo tre anni di buon lavoro, Nanni Ricordi, a causa dei contrasti con il ramo delle edizioni musicali proprietarie del settore discografico, lascia l’azienda per diventare direttore artistico alla Rca Italiana, trasferendosi da Milano a Roma e portando con sé artisti come Endrigo e Paoli. Le due importanti realtà discografiche si scambiano i rispettivi dirigenti e Nanni viene rimpiazzato da Vincenzo Micocci della Rca.
La lettera di Giulio Rapetti (Mogol) dell’ufficio stampa Ricordi
all’Unione Italiana Fabbricanti Birra per la definizione di una strategia
di marketing legata alla canzone di Gaber intitolata «Birra».
Con molti artisti già sotto contratto e i nuovi talenti nati dall’esplosione della musica beat, la posizione della Dischi Ricordi negli anni successivi si consolida all’interno del mercato discografico italiano, anche grazie agli accordi per la distribuzione di etichette estere attive su pop, rock, blues, folk e classica come Vanguard, Wea, Manticore, Islands, Melodiya, Supraphon. Importanti accordi di distribuzione vengono poi firmati anche con alcune case discografiche indipendenti italiane, e, parallelamente, con la fortunata serie economica Orizzonte vengono ristampati dischi fuori catalogo ma con un mercato ancora molto ampio.
All’inizio degli ottanta, Nanni Ricordi rientra per un paio di anni in azienda per poi abbandonare definitivamente il mondo discografico.
Come atto conclusivo, nel 1994, nonostante i buoni successi commerciali dell’azienda, Guido Rignano, amministratore delegato e direttore della Ricordi, firma l’atto di vendita del gruppo alla multinazionale Bertelsmann Music Group, che, dopo diversi passaggi, avvia una ristrutturazione aziendale attraverso la vendita dei negozi al gruppo Feltrinelli, la chiusura delle Arti Grafiche e la divisione tra edizioni a stampa e catalogo discografico, che entrano rispettivamente in Universal Music Publishing e gruppo Sony.
Un discografico dal volto umano
di Mario De Luigi
Mario De Luigi (1944-2018) è stato per sessant’anni il più importante storico della discografia italiana, seduto nel suo ufficio milanese del mensile «Musica e Dischi». Da lì ha seguito lo svolgersi di tutto ciò che è accaduto alla canzone italiana, con particolare attenzione a quello che Nanni fece dal 1958 sino agli anni ottanta. — 2009
Quando, nel 1958, gestendone la direzione artistica, Nanni Ricordi assunse l’incarico di costruire e guidare la Dischi Ricordi – divisione discografica delle edizioni G. Ricordi & C., che in quell’anno celebravano il 150º anniversario – io ero appena entrato a lavorare nella redazione di Musica e Dischi, il mensile che mio padre aveva fondato nel 1945 con l’intento (raggiunto) di gettare un ponte fra il mondo della produzione e quello della distribuzione all’interno del settore fonografico in Italia. Quest’ultimo proprio in quell’anno viveva la sua fase di decollo, grazie a una concomitanza di felici circostanze: il boom del supporto a 45 giri (con l’ingresso in scena di personaggi come Celentano e Mina), la clamorosa affermazione mondiale di «Volare» di Modugno, il debutto della stereofonia e la nascita di numerose nuove etichette destinate a svilupparsi negli anni.
Correggevo bozze, scrivevo recensioni di dischi – come poteva farlo un ragazzo di quattordici anni appassionato di musica, e di rock’n’roll – e iniziavo a occuparmi di classifiche di vendita, che l’anno seguente avrei cominciato a gestire per conto del settimanale americano Billboard, con cui Musica e Dischi aveva consolidato una stretta collaborazione. Il mio rapporto personale con Nanni Ricordi si sarebbe però stretto solo parecchi anni dopo. All’epoca, titolare ufficiale della rubrica di recensioni del nostro mensile nell’area musica leggera era Vittorio Zivelli (disc-jockey radiofonico del Discobolo), che curava direttamente i rapporti con le case fonografiche, e in redazione i dischi con il marchio Ricordi arrivavano molto raramente. La comunicazione dell’azienda attraverso le nostre pagine era in prevalenza orientata alla presenza pubblicitaria, notiziari informativi e pubblicazione del catalogo delle nuove uscite.
Seguivo comunque con attenzione il lavoro di Nanni, dalle prime produzioni di Gaber (l’ep comprendente «Ciao ti dirò») alle «canzoni della malavita» della Vanoni, fino all’esordio – nel corso del ’59 – di artisti come Bindi, Paoli, Tenco e Jannacci (nel gruppo dei Cavalieri), cui in seguito si aggiunse Endrigo, e al rilancio di parecchi altri nomi legati a modelli più tradizionali, come il Quartetto Cetra, Nuccia Bongiovanni (voce fissa al Musichiere in tv), Emilio Pericoli (che nel ’61 avrebbe sbancato le charts Usa con «Al di là») e tanti altri. In un mercato così ricco di fermenti e di emissioni d’ogni genere come quello italiano dell’epoca, l’impresa di sviluppare una nuova azienda non era certo semplice: anche se una mano preziosa veniva offerta dall’appoggio delle edizioni collegate – «Arrivederci» di Bindi conquistò i primi posti in classifica nella versione di Marino Barreto jr., e permise all’autore di farsi conoscere a una più ampia cerchia di pubblico –, furono necessari molti mesi prima che il marchio Dischi Ricordi s’imponesse come una delle più solide realtà dell’industria musicale in Italia.
La partecipazione a Sanremo, sempre come autore, di Um...