La divisione del lavoro sociale
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Con La divisione del lavoro sociale il Saggiatore riporta in libreria la prima opera di Émile Durkheim, padre della sociologia. Al centro di questo grande classico c'è uno dei temi più dibattuti e fertili per gli studi sulla modernità: la relazione tra individui e collettività. La società moderna comporta una differenziazione estrema di funzioni e mestieri: come può mantenere la necessaria coerenza intellettuale e morale? E, in generale, come può un gruppo di individui costituire una società?Le categorie che Durkheim ha forgiato per rispondere a questi interrogativi – dal concetto di coscienza collettiva alle distinzioni tra solidarietà meccanica e solidarietà organica, e tra società segmentarie e società in cui compare la distinzione del lavoro – concorrono a delineare un innovativo punto di vista olistico sui fatti sociali: la sociologia si fonda sulla priorità del tutto sulle parti, e il sistema sociale è irriducibile alla somma dei suoi elementi. È l'individuo a nascere dalla società, non la società dagli individui, poiché l'individuo è espressione della collettività.Per Durkheim, dunque, la divisione del lavoro struttura tutta la società, e non può essere ridotta alla mera organizzazione tecnica o economica delle attività produttive, come sembrano credere gli economisti. La differenziazione sociale, fenomeno caratteristico delle società moderne, è la condizione creatrice della libertà individuale. Ma è ingenuo credere che il progresso economico sia fonte di felicità: anche nei momenti di crescita la divisione del lavoro sociale può manifestarsi in forme patologiche. Insorge allora l'anomia, quello stato di dissonanza tra le aspettative di ciascuno e la realtà vissuta che ben presto si diffuse nelle società industriali: un concetto che – coniato da Durkheim per descrivere le contraddizioni della modernità – resta tra i più utili per indagare anche i malesseri della società del XXI secolo.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788865765364
Categoria
Sociologie

Note

Prefazione alla prima edizione
1 Prima edizione: la frase è interrogativa. [N.d.T.]
2 Ci è stato rimproverato (L. Beudant, Le droit individuel et l’état, Paris 1891, p. 244) di avere una volta qualificato di sottile questa questione della libertà. Tale espressione non aveva per noi nulla di spregiativo. Scartiamo questo problema soltanto perché la soluzione che se ne dà – qualunque essa sia – non può ostacolare le nostre ricerche.
3 Accenniamo a tale argomento più avanti, nel Libro secondo, «Le cause», pp. 251-252.
4 Prima edizione: «… il cui valore dipende dalla sua conformità alla dottrina proposta». [N.d.T.]
5 Non abbiamo bisogno di ricordare che la questione della solidarietà sociale è già stata studiata nella seconda parte del libro di F.M. Marion, De la solidarité morale, Paris 1880. Ma Marion ha affrontato un altro lato del problema, cioè si è soprattutto preoccupato di stabilire la realtà del fenomeno della solidarietà.
Prefazione alla seconda edizione
1 Ci siamo limitati a sopprimere nell’Introduzione originaria una trentina di pagine che oggi ci sono sembrate inutili. D’altronde, spiegheremo la ragione di tale soppressione quando saremo arrivati al punto in cui è stata fatta.
2 Cfr. Le suicide, Paris 1897, Conclusione.
3 Si veda più avanti, pp. 200-206 e p. 229.
4 Si veda più avanti, pp. 228-229 e pp. 339-340.
5 Cfr. il Libro terzo, «La divisione anomica del lavoro, par. iii.
6 Torniamo più avanti su questo punto, a p. 343 sgg.
7 Cfr. K.F. Herrmann, Lehrbuch der griechischen Antiquitäten, Heidelberg 1885-1870, vol. iv, p. 398. Talvolta l’artigiano veniva perfino privato – in virtù della sua professione – del diritto di cittadinanza (ivi, p. 392). Resta da chiarire se, in mancanza di un’organizzazione legale e ufficiale, non ve ne fossero altre clandestine. È certo però che vi erano corporazioni di commercianti. (Si veda H. Francotte, L’industrie dans la Grèce antique, Bruxelles 1900-1901, vol. ii, p. 204 sgg.).
8 Plutarco, Numa; Plinio il Vecchio, Hist. nat., xxxiv. Si tratta indubbiamente soltanto di una leggenda, ma essa prova che i romani vedevano nelle corporazioni una delle loro più antiche istituzioni.
9 G.P. Waltzing, Étude historique sur les corporations professionnelles chez les Romains, Louvain 1895, vol. i, pp. 56-57.
10 Alcuni storici ritengono che le corporazioni fossero fin dal principio in rapporto con lo stato. Ma è evidente in ogni caso che il loro carattere ufficiale si sviluppò ben diversamente durante l’Impero.
11 É. Levasseur, Histoire des classes ouvrières en France depuis la conquête de Jules César jusqu’à la Révolution, Paris 1859, vol. i, p. 194.
12 G.P. Waltzing, op. cit., vol. i, p. 194.
13 La maggior parte degli storici ritiene che almeno alcuni collegi fossero società di mutuo soccorso.
14 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 330.
15 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 331.
16 G. Boissier, La religion romaine, Paris 1874, vol. ii, pp. 287-288.
17 É. Levasseur, op. cit., vol. i, pp. 217-218.
18 Ivi, vol. i, p. 221. Si veda a proposito del carattere morale della corporazione, per la Germania O. Gierke, Das deutsche Genossenschaftswesen, Berlin 1868, vol. i, p. 384 e per l’Inghilterra G.W. Ashley, Histoire des doctrines économiques, trad. fr., Paris 1900, vol. i, p. 101.
19 É. Levasseur, op. cit., p. 238.
20 É. Levasseur, op. cit., pp. 240-261.
21 Si veda in particolare l’Année sociologique, vol. i, p. 313 sgg.
22 Abbiamo sviluppato questa idea nel volume Le suicide, p. 433.
23 Sembra più probabile che le centurie così denominate non comprendessero tutti i carpentieri, tutti i fabbri, ma soltanto quelli che fabbricavano o riparavano le armi e le macchine da guerra. Dionigi di Alicarnasso ci dice formalmente che gli operai così aggruppati avevano una funzione puramente militare, εἰς τòν πόλεμoν; non erano quindi collegi nel vero senso della parola, ma piuttosto suddivisioni dell’esercito.
24 Tutto quello che diciamo a proposito della situazione delle corporazioni non risolve per nulla la questione controversa se lo stato sia intervenuto fin da principio nella loro formazione. Anche se, fin dagli inizi, esse fossero state alle dipendenze dello stato (il che non sembra probabile), resta il fatto che non incidevano sulla struttura politica – ed è quello che ci interessa.
25 Se si scende a un grado più basso dell’evoluzione, la loro situazione è ancora più eccentrica. Ad Atene esse non sono soltanto extra-sociali ma quasi extra-legali.
26 G.P. Waltzing, op. cit., vol. i, p. 85 sgg.
27 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 31.
28 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 191
29 Cfr. S. Rietschel, Markt und Stadt in ihrem rechtlichen Verhältnis, Leipzig 1897, passim, e tutti i lavori di R. Sohm su questo punto.
30 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 193.
31 É. Levasseur, op. cit., vol. i, p. 183.
32 È vero che, quando i mestieri si organizzano in caste, essi occupano talvolta molto presto un posto eminente nella costituzione sociale; è il caso delle società dell’India. Ma la casta non è la corporazione: essa è essenzialmente un gruppo familiare e religioso, non un gruppo professionale. Ognuna di esse ha un grado di religiosità che le è proprio e, siccome la società è organizzata religiosamente, questa religiosità – che dipende da cause diverse – assegna a ogni casta...

Indice dei contenuti

  1. Collana
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Introduzione
  5. Nota di traduzione
  6. La divisione del lavoro sociale
  7. Prefazione alla prima edizione
  8. Prefazione alla seconda edizione
  9. INTRODUZIONE
  10. Il problema
  11. LIBRO PRIMO
  12. Il metodo per determinare questa funzione
  13. La solidarietà meccanica o mediante uniformità
  14. La solidarietà derivante dalla divisione del lavoro o solidarietà organica
  15. Un’altra prova di quanto precede
  16. La progressiva preponderanza della solidarietà organica e le sue conseguenze
  17. La progressiva preponderanza della solidarietà organica e le sue conseguenze (continuazione)
  18. Solidarietà organica e solidarietà contrattuale
  19. LIBRO SECONDO
  20. I progressi della divisione del lavoro e i progressi della felicità
  21. Le cause
  22. I fattori secondari. La progressiva indeterminatezza della coscienza comune e le sue cause
  23. I fattori secondari. L'ereditarietà
  24. Conseguenze di quanto precede
  25. LIBRO TERZO
  26. La divisione anomica del lavoro
  27. La divisione coercitiva del lavoro
  28. Un’altra forma anormale
  29. Conclusione
  30. Note